La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Da teoria a storia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 186:
Mettendo insieme la scala di Giacobbe e le creature viventi di Ezechiele in "Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:3, Maimonide trasmette alcune delle implicazioni più profonde dell'affermazione "Le cose rese note al profeta nella visione profetica sono da lui apprese tramite parabola". La parabola rifletterà sia l'aspetto teorico sia quello divinatorio della visione ottenuta tramite la congiunzione del profeta con l'intelletto agente. Recepito dalla facoltà razionale, il contenuto della profezia deve presumibilmente essere sempre lo stesso, sebbene un profeta possa riceverne di più di un altro, proprio come, mentre una persona può conoscere più formula matematiche di un altro, ciò che entrambi conoscono fa parte dello stesso tutto. Quando però si tratta della rappresentazione simbolica immaginativa di tale contenuto, c'è spazio per variazioni. Come non ci sono due persone che dipingeranno lo stesso paesaggio allo stesso modo, così non ci sono due persone in grado di produrre identiche espressioni simboliche di un concetto astratto. Nella ''Guida'', le due parabole molto differenti di Giacobbe ed Ezechiele riflettono entrambe il funzionamento della natura. Nell'interpretazione esposta da ''Guida'' i.15, la scala di Giacobbe trasmette anche verità riguardo alla profezia stessa, specialmente che la conoscenza del profeta dei paricolari e la sua abilità di divinare il futuro nella regione sublunare di generazione e corruzione derivano dalla sua conoscenza dei moti costanti delle sfere eterne. La sua "discesa" avviene dopo la sua "ascesa".
 
Pertanto la giustapposizione della scala di Giacobbe e delle creature di Ezechiele ci evidenzia la profezia. La predizione dell'ascesa e della caduta degli imperi deriva dal tipo di conoscenza teorica che le creature rappresentano. Gli eventi sulla Terra sono influenzati dai moti delle sfere e delle stelle, e quindi la conoscenza di tali eventi deriva dalla conoscenza di quei moti e dei loro effetti.<ref>La molteplicità di interpretazioni della scala di Giacobbe è ammissibile nell'ambito dei canoni di esegesi, secondo cui "la stessa cosa per virtù di aspetti diversi di sé può dimostrare una ''analogiaἀναλογία'' con elementi differenti della realtà" (Dillon, "Image, Symbol and Analogy", 256).</ref>
 
Dalla sua ''halakhah'' Maimonide omette completamente di citare il numero quattro, che collega la scala di Giacobbe fatta di quattro pioli con quattro angeli sopra, come esposto dal Midrash,<ref>Con l'eccezione di ''Pesikta derav kahana'', dove gli angeli sono quattro ma la scala ha molti pioli.</ref> con le quattro creature viventi di Ezechiele. Se lascia fare al lettore quella connessione, che è ovvia a chiunque conosca la Bibbia e il Midrash, ciò è, in primo luogo, un ulteriore segnale che invita ad una più attanta analisi della nostra ''halakhah'' e, in secondo luogo, una possibile indicazione che la connessione dovrebbe essere fatta ad un livello più profondo di una semplice coincidenza numerica. Sembra probabile che Maimonide abbia considerato la successione dei quattro imperi connessa al numero delle sfere, con la quinta età, quella del messiah, associata alla sfera diurna che, con il suo moto costante, evidenzia assai direttamente l'esistenza di Dio e la sua incorporeità,<ref>Leggi della Fondamenta della Torah", 1:7.</ref> o forse la corrispondenza sta con i quattro elementi e il quinto corpo.
 
Un'altra domanda che sorge è cosa possa voler significare Maimonide includendo "le creature viventi che vide Ezechiele" tra le profezie "che espongono la parabola e la sua interpretazione". Passa i primi sette capitoli della terza parte della ''Guida'', più l'introduzione a tale parte, ad illustrare questa visione e anche allora solo in "titoli di capitolo". Questa dovrebbe essere il mistero dei misteri; come può dire Maimonide che la profezia sia stata esposta con la sua interpretazione, come se l'interpretazione fosse chiara e semplice?
 
Si propongono due risposte possibili. Una è che "le creature viventi che vide Ezechiele" sia veramente una visione profonda e difficili, ma non ci perviene senza un aiuto a comprenderla, poiché in ''Guida'' iii.3 Maimonide tratta la seconda versione della visione delle creature, in Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|10}}, come glossa alla prima, in Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|1}}. Questa dovrebbe essere l'interpretazione di accompagnamento a cui si riferisce la nostra ''halakhah''. Una seconda possibilità è che la ''Guida'' tratta la visione di Ezechiele a livello esoterico, come parabola di fisica e metafisica, ma che la visione ha anche una significato più semplice, nelle ammonizione e predizioni che seguono ciascuna delle visioni delle creature e che sono forse da interpretarsi tramite loro, perciò quando Ezechiele dice, "E la parola del Signore venne a me", egli si riferisce ad una trascrizione "in chiaro" di qualcosa criptata in una visione. Questa non è una risposta che si adatti bene al testo, che è progressivamente pieno di ulteriori visioni e simboli, come per esempio il rotolo visto e ingerito da Ezechiele nei capitoli 2 e 3. Significherebbe tuttavia che la giustapposizione con la scala di Giacobbe punti ad una duplicità parallela: ciascuna visione ha un'interpretazione politica/storica nella nostra ''halakhah'' e un'interpretazione scientifica/metafisica nella ''Guida''.
 
Si potrebbe obiettare che, quando scrisse "Leggi delle Fondamenta della Torah", Maimonide non sapesse cosa avrebbe scritto nella ''Guida''. La ''Guida'' pertanto non può essere usata come un aiuto all'interpretazione di "Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:3. Una cosa è suggerire che gli argomenti discussi a lungo nella ''Guida'' siano accennati nella ''Mishneh Torah'', del tutto un'altra suggerire che la ''Mishneh Torah'' sia stata scritta come se la ''Guida'' la complementasse. In realtà, il rapporto temporale tra le due è complicato. In parte, la ''Guida'' è un tentativo riveduto di trasmettere i significati delle parabole profetiche e del Midrash rabbinico dopo che Maimonide decise di abbandonare opere precedenti intese ad esplicare queste materie,<ref>Vedi ''Guida'' i, Introduzione (pp. 9-10).</ref> opere che sono già progettate nel ''Commentario alla Mishnah''.<ref>Vedi "Introduction to ''Perek ḥelek''" (''Commentario alla Mishnah'', Ordine ''Nezikin'', 140). L'opera sulla profezia viene annunciata come già iniziata.</ref> Sembra quindi molto probabile che Maimonide avesse deciso le sue varie interpretazioni del sogno di Giacobbe e della visione di Ezechiele prima di scrivere "Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:3, nel qual caso è legittimo vedere la ''Guida'' come se riflettesse idee che già gli stavano in mente a quel tempo precedente.<ref>Vedi Langermann, "Fusul Musa". Langermann propone che la ''Guida'' metta insieme brevi memoranda che Maimonide compose in un lungo arco di tempo, cosa che supporta l'idea che ''Mishneh Torah'' e ''Guida'' possano in una certa misura essere viste in parallelo. Si confronti comunque Kasher, "Early Stratum".</ref>
 
===Maimonide e il processo storico===