Biografie cristologiche/Stereotipi giudaici: differenze tra le versioni

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L'ebreo è rimpiazzato dal giudeo, e quindi otteniamo un testo ''Judenrein'' ("esente/libero/ripulito da ebrei", alla maniera nazista), un testo depurato da ebrei. Integrando questa cancellazione, gli studiosi proclamano che Gesù non è un ebreo e neanche un giudeo, bensì un galileo. Come la mette John H. Elliot nella sua "chiamata alle armi" del 2004 presentando un saggio alla ''Catholic Biblical Association'' intitolato "Jesus Was Neither a «Jew» nor a «Christian»": "Evitiamo del tutto il nome «ebreo» o il termine «ebraismo» quando parliamo del popolo definito dal Tempio e dalla Torah nei primi tre secoli dell'era comune."<ref>John H. Elliott, "Jesus Was Neither a «Jew» nor a «Christian»": Pitfalls of Inappropriate Nomenclature", 2004.</ref>
 
La traduzione di ''Ioudaios'' con "giudeo" ha una qualche credibilità storica. Come sostiene lo storico Robert Doran nel suo commentario a 2 Maccabei: "Forte è la tentazione di tradurre ''Ioudaios'' con 'Giudeo', poiché questa parola ha il connotato di una persona che proviene dalla terra di Giudea e riflette la pratica [[w:Dinastia tolemaica|tolemaica]] di identificare i non-cittadini col loro punto d'origine, che siano macedoni, lici, ateniesi o giudei, anche se a volte la città-stato d'origine non esisteva più e coloro che venivano designati così erano vissuti in Egitto da generazioni."<ref name="Jude">Robert Doran, ''2 Maccabees: A Critical Commentary'', Fortress, 2012. Doran cita Elias Bickermann, "Beiträge zur antiken Urkundengeschichte", ''Archiv für Papyrusforschung und verwandte Gebiete'' 8, 1927, pp. 223-225; Claire Préaux, "Les Étrangers à l'époque hellénistique (Égypte-Delos-Rhodes)", in ''L'Étranger/Foreigner'', Recueils de la Société Jean Bodin pour l'histoire comparative des istitutionsinstitutions 9 (Dessain et Tobra, 1984), pp. 189-193. Vedi anche Koen Goudriaan, ''Ethnicity in Ptolemaic Egypt'' (Gieben, 1988); Per Bilde, Troels Engberg-Pedersen, ''et al.'' (curatori), ''Ethnicity in Hellenistic Egypt'' (Aarhuis UP, 1992); Margaret H. Williams, "The Meaning and Function of ''Ioudaios'' in Graeco-Roman Inscriptions", ''Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik'' 116 (1997), pp. 249-262; infine Shaye J. D. Cohen, ''The Beginning of Jewishness: Boundaries, Varieties, Uncertainties'', University of California Press, 1999.</ref> Sembra giusto.
 
Tuttavia la designazione geografica sminuisce l'importante spostamento del pensiero ebraico almeno fino al secondo secolo [[w:e.v.|p.e.v.]], se non prima ancora, quando "l'autodefinizione etnico-geografica [di giudeo] venne integrata da definizioni religiose (o 'culturali') e politiche, perché fu soltanto in questo periodo che l'''ethnos'' giudeo si aprì all'incorporazione di estranei."<ref>Cohen, ''Beginnings of Jewishness, cit.'', p. 70.</ref> Tale testimonianza include, per esempio, l'uso che fa Flavio Giuseppe di ''Ioudaios'' per descrivere i membri convertiti della casa reale di Adiabene (''Antichità'' 20.38-39); include 2 Maccabei 6:6, che afferma che "il popolo non poteva osservare lo Shabbat, né osservare i festival dei propri antenati, e neanche professare di essere ''Ioudaioi''." In tali casi, la designazione etnica non viene utilizzata bene, mentre quella "religiosa" si adatta perfettamente. Anche il termine ''Ioudaismos'' appare per la prima volta in 2 Maccabei (2:21; 8:1; 14:38); Cohen asserisce che potrebbe essere tradotto con "giudeità", ma il termine deve essere più di un marcatore etnico o geografico. La traduzione migliore sarebbe "Ebraismo".<ref>Cohen, ''Beginnings of Jewishness, cit.'', p. 106.</ref>