La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Ritorno: differenze tra le versioni

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{{q|Tuttavia nell misura in cui le facoltà del corpo sono indebolite ed il fuoco dei desideri è smorzato, l'intelleto viene rafforzato, le sue luci ottengono una maggiore estensione, il suo apprendere è purificato e gioisce di ciò che apprende. Il risultato è che quando un uomo perfetto è afflitto dagli anni e si avvicina alla morte, questo apprendimento aumenta molto potentemente, gioia per questo apprendimento e un grande amore per l'oggetto del suo apprendimento diventano più forti, fintanto che l'anima è separata dal corpo in quel momento in tale stato di piacere.<ref>''Guida'' iii.51 (p. 627).</ref>}}
È possibile che, mettendola in questa strana posizione prima di "Leggi dei Re e Loro Guerre", Maimonide intenda alludere alla forza redentrice della morte, alla morte come tipo di immersione nelle acque dell'intelletto, mettendola in linea con le altre fini che abbiamo esaminato nella ''Mishneh Torah''? Se è così, sarebbe un altro esempio di forma che completa il significato: "Leggi del Lutto" riguarda gli aspetti formali della morte, ma la sua forma ci porta oltre la formalità.
 
Se gli ultimi quattro libri rappresentano la riparazione della società ed il progresso verso lo stato ideale, in un'inversione del movimento dei primi dieci libri dall'ideal del perseguimento della conoscenza giù fino al più concreto dei rituali, allora l'accoppiamento di "Leggi del Lutto" con "Leggi dei Re e Loro Guerre" incapsula tale inversione. Le prime due sezioni della ''Mishneh Torah'', "Leggi delle Fondamenta della Torah" e "Leggi delle Qualità Etiche", si spostano dalla virtù intellettuale alla virtù morale, dalla conoscenza all'etica, nell'individuo. Come "Leggi delle Qualità Etiche", "Leggi del Lutto" arriva ad un compromesso con la nostra condizione materiale, deperibile, mentre nella transizione da "Leggi del Lutto" a "Leggi dei Re e Loro Guerre" ci spostiamo dalla società etica alla società beninformata, culminando con la terra colma di conoscenza di Dio.
 
"Leggi del Lutto" insegna la forma suprema di bontà morale, cioè la benevolenza (''[[:en:w:Chesed|ḥesed]]''). Compiangere per lutto viene presentato come un comandamento della Torah. Essere in lutto per un parente stretto è obbligatorio, i rispettivi rituali sono ordinati, e anche il dolore è regolato — non poco, non troppo.<ref>Vedi "Leggi del Lutto", 13:10-12.</ref> confortare i partecipanti al lutto, invece, è una prescrizione rabbinica. Come atto di benevolenza, non ha limiti. A proposito di tale atto di benevolenza, Maimonide ne discute anche di altri simili: visitare gli infermi, rallegrare una sposa e sposo, accompagnare ospiti verso casa, tutti sono teoricamente senza limiti (sebbene, in realtà, siano definiti alquanto attentamente).<ref>Vedi "Leggi del Lutto", 14:1.</ref> Sono tutte prescrizioni rabbiniche, ma Maimonide le collega al comandamento della Torah "Tu amerai il tuo prossimo come te stesso",<ref>Levitico {{passo biblico|Lev|19,18}}.</ref> descritto da Rabbi Akiva come il "grande principio della Torah".<ref>''Sifra'', ad loc.</ref>
 
Quel comandamento ''per se'' è discusso in "Leggi delle Qualità Etiche", 6:3. Fa parte della progressione negli ultimi due capitoli di quella sezione da qualità etiche come modo d'essere, lo stato di somiglianza a Dio, verso l'etica pratica nella sfera sociale. Ciò imita il traboccamento della perfezione di Dio verso il mondo, ed è lo stesso movimento descritto alla fine della ''Guida'' riguardo alla perfezione individuale che trabocca in benevolenza.<ref.''Guida'' iii.54 (p. 638).</ref> La discussione dei comandamenti sociali motivati da amore riecheggia anche la conclusione di "Leggi del Pentimento", con il suo richiamo al servizio di Dio per amore.
 
È importante distinguere tra atti di benevolenza e atti di carità. Atti di benevolenza sono superiori alla carità perché sono eseguiti di persona, invece che con denaro, e verso le persone, non solo i poveri, e anche, nel caso di una sepoltura, verso i morti.<ref>Vedi TB ''Suk.'' 49''b''. In ''Guida'' iii.53 (pp. 630-2), la carità, o rettitudine, è definita col dare a qualcuno il suo dovuto, e la benevolenza col dare a qualcuno più del dovuto; entrembi sono visti come attributi delle azioni di Dio.</ref> Sono rappresentati nel Talmud come ''imitatio Dei'',<ref>Vedi TB ''Sot.'' 14''a'' e ''supra'', [[La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Emanazione#cite note-53|Cap. 3, nota 53]].</ref> la base di "Leggi delle Qualità Etiche". In altre parole, "Leggi del Lutto" riguarda il tipo più elevato di etica pratica.
 
Ciò dà simmetria all'inizio e alla fine della ''Mishneh Torah''. Nelle due sezioni di apertura del primo libro, il ''Libro della Conoscenza'', la conoscenza di Dio precede ''imitatio Dei''; nelle due sezioni di chiusura del libro finale, il ''Libro dei Giudici'', ''imitatio Dei'', come viene incorporato negli atti di benevolenza prescritti da "Leggi del Lutto", precede la conoscenza universale di Dio con cui si conclude l'opera. Questa simmetria è un'espressione del nostro tema della restaurazione,<ref>Per l'idea della fine della ''Mishneh Torah'' come ritorno all'inizio, vedi Blidstein, ''Political Concepts'' {{he}}, 249.</ref> specialmente perché riflette una simmetria simile nell'ambito dello stesso ''Libro della Conoscenza'', dove abbiamo visto l'amore come stimolo alla conoscenza in "Leggi delle Fondamenta della Torah" abbinarsi alla conoscenza come una scala di ritorno all'amore in "Leggi del Pentimento".
 
Tutto considerato, non si potrebbe desiderare un esempio più chiaro dell'influenza del ''Libro della Conoscenza'' che filtra attraverso gli ultimi quattro libri della ''Mishneh Torah'' o, finanche, dell'unità organica del pensiero di Maimonide.
 
In un passo talmudico chforma anche parte della liturgia quotidiana, eseguire azioni di benevolenza in generale e "accompagnare i defunti" in particolare, sono tra le cose delle quali una persona gode i frutti in questo mondo ed il capitale nel mondo a venire.<ref>TB ''Shab.'' 127''a''.</ref> Il mondo a venire è quindi in gioco per coloro che sono in lutto e per il defunto, e pare possibile che Maimonide intenda fare un'allusione a questa maggiore ricompensa prima di trattare del bene supremo in terra, i giorni del messiah.<ref>Vedi "Leggi del Pentimento", 9:2.</ref>
 
Soprattutto, la giustapposizione di "Leggi del Lutto" con "Leggi dei Re e Loro Guerre" può essere vista come un messaggio di speranza. Nell'atteggiamento traddizionale ebraico verso il lutto, tutto il lutto si collega al senso nazionale di lutto per la distruzione del Tempio e la perdita di Gerusalemme. Non è chiaro quanto ciò fosse radicato negli ebrei durante il tempo e luogo di Maimonide,<ref>[154]</ref> ma troviamo un confronto tra lutto nazionale e lutto personale nel capitolo della ''Mishneh Torah'' che tratta delle tradizioni del digiuno durante il [[w:Tisha b'Av|Nove di Av]], data in cui viene commemorata la distruzione di entrambi i Templi,<ref>Vedi "Leggi dei Giorni del Digiuno", 5:11. In realtà, una connessione più esplicita viene fatta in TB ''Ta`an.'' 30''a''.</ref> e che, come per gli altri giorni di digiuno che commemorano la distruzione e l'esilio, si trasformeranno in un giorno di gioia durante l'era messianica.<ref>[156]</ref> Letta in tal senso, la sequenza di "Leggi del Lutto" seguita da "Leggi dei Re e Loro Guerre" assume proprio tale senso di conversione da dolore a benessere, tanto più potente in quanto trasmesso obliquamente. Il lutto viene seguito dalla resurrezione nazionale e dalla salvezza, rappresentando l'istanza finale di perdita e restaurazione.
 
Tutto considerato, la posizione di "Leggi del Lutto" può essere vista come un'anomalia inspiegabile, oppure come un colpo di genio artistico, un preludio totalmente adeguato alla sezione culminante di "Leggi dei Re e Loro Guerre" e all'era messianica.
 
==Riassunto==