Teatro greco/I Greci e il teatro: differenze tra le versioni
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{{Teatro greco}}
Il teatro greco sviluppatosi nell'Atene democratica tra VI e IV secolo a.C. rappresenta uno dei momenti più alti della cultura europea. Dall'antichità
== Il teatro come evento religioso, politico e agonistico ==
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Nell'antica Atene, il teatro era allo stesso tempo un evento religioso, politico e agonistico. L'opera teatrale si rivolgeva sempre alla collettività e presupponeva una fruizione diretta del testo, che avveniva non attraverso la lettura ma mediante la rappresentazione scenica con danze e canti, offrendo quindi un'esperienza visiva e auditiva.<ref name="DelCorno165">{{cita libro|autore=Dario Del Corno
Fin dalle origini il teatro fu anzitutto un fenomeno religioso, che si svolgeva all'interno delle celebrazioni in onore di Dioniso: per i Greci assistere a una rappresentazione equivaleva a partecipare a un rito. Questo aveva delle
Le rappresentazioni teatrali avevano però anche
Terzo aspetto da tenere presente è il carattere agonistico delle rappresentazioni teatrali. I primi concorsi drammatici furono inventati – o almeno organizzati – dal tiranno Pisistrato attorno al 535 a.C.<ref name="Giulio Guidorizzi 2000, p. 32">{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi
== L'organizzazione teatrale ==
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Le rappresentazioni teatrali nell'antica Grecia si svolgevano in determinati periodi dell'anno, in corrispondenza di particolari festività
▲Le rappresentazioni teatrali nell'antica Grecia si svolgevano in determinati periodi dell'anno, in corrispondenza di particolari festività dionisiache. Le più importanti in assoluto erano le '''Grandi Dionisie''' o '''Dionisie urbane''', che si tenevano tra il 9 e il 14 del mese di Elafebolione (marzo-aprile).<ref>Davide Susanetti, ''Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni'', Roma, Carocci, 2003, p. 27.</ref> Con la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, i mari diventavano più navigabili e Atene era popolata di forestieri. L'evento teatrale si svolgeva quindi in un clima di festa e in un periodo dell'anno durante il quale le attività lavorative erano sospese. A conferire solennità alle cerimonie era poi il fatto che queste durassero per varie giornate consecutive. La comunità usciva quindi dalla sfera del quotidiano e, come scrive Del Corno, entrava in «una dimensione mimetica che contribuiva ad abolire ogni soluzione di continuità fra lo spettacolo e i suoi spettatori».<ref name="DelCorno166" />
Le rappresentazioni per le Dionisie iniziavano alla mattina e terminavano al tramonto. Gli spettacoli teatrali veri e propri avevano inizio l'11 del mese; i primi due giorni erano dedicati a rituali religiosi e civili e da una gara di ditirambi (canti connessi al culto di Dioniso), che si svolgeva il secondo giorno e vedeva affrontarsi dieci cori di ragazzi e dieci di adulti, in rappresentanza delle dieci tribù che costituivano la ''polis''.<ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti
In via preliminare, gli autori dovevano sottoporre i loro drammi a un magistrato, l'arconte epònimo,
Il numero delle competizioni crebbe con il passare del tempo. La gara per il migliore poeta tragico risale
All'arconte epònimo spettava anche il compito di designare i coreghi. Si trattava di tre facoltosi cittadini che,
▲[[File:Dionysos kantharos BM B589.jpg|thumb|left|upright = 1.3|Dioniso in un dipinto risalente al VI secolo a.C.]]
Gli spettacoli erano preceduti dal ''proagón'' (προαγών), che si teneva alcuni giorni prima nell'Odeon (Ὠιδεῖον), un edificio che sorgeva nei pressi del teatro, fatto costruire da Pericle nel 444 a.C. I poeti, insieme a coreghi, attori e coreuti sfilavano con ghirlande e indossando i costumi di scena, ma senza
▲All'arconte epònimo spettava anche il compito di designare i coreghi. Si trattava di tre facoltosi cittadini che, in cambio dell'affermazione del proprio prestigio personale, si facevano carico delle spese e dell'organizzazione delle rappresentazioni. In questo modo ogni poeta aveva il proprio corega.<ref name="DelCorno167" /> La coregia era una liturgia, cioè uno degli obblighi a cui erano tenuti i cittadini più agiati di Atene, che per legge dovevano sostenere economicamente alcuni servizi rivolti alla collettività. Non era raro che l'arconte subisse pressioni da parte di politici che, facendosi assegnare la coregia, speravano di averne un ritorno di immagine. Poteva però capitare che il prescelto rifiutasse il compito, affermando di non essere in grado di sostenere la spesa: in questo caso, doveva indicare come proprio sostituto un cittadino più abbiente. Anche quest'ultimo aveva, a sua volta, la possibilità di rifiutare, ma questa decisione avrebbe comportato l'obbligo di scambiare il proprio patrimonio con quello del cittadino che l'aveva indicato. Questo scambio era regolato da un apposito procedimento giudiziario, l<nowiki>'</nowiki>''antìdosis'' (ἀντίδοσις, «scambio dei beni»).<ref>Giulio Guidorizzi, ''Il mondo letterario greco. L'età classica'', Torino, Einaudi, 2000, vol. 1, pp. 30-31.</ref>
Prima delle rappresentazioni veniva nominata anche la giuria composta da dieci cittadini, uno in rappresentanza di ciascuna tribù. Per evitare ingerenze, la legge prevedeva un meccanismo di estrazione a sorte, lo stesso che veniva adoperato per assegnare le magistrature. Alla conclusione degli spettacoli, ogni giurato scriveva su una tavoletta i nomi dei poeti, ordinati in base al merito; tutte le tavolette erano poi raccolte in un'urna, dalla quale l'arconte ne estraeva solo cinque, sulla base delle quali stabiliva il vincitore dell'agone. Questi veniva incoronato con una ghirlanda di edera, pianta sacra di Dioniso, e molto probabilmente riceveva anche un premio economico corrisposto dalla ''polis''. Ai coreghi era invece assegnato un tripode. L'estrazione a sorte era poi motivata dalla necessità di evitare ingerenze sui giurati;<ref name="Guidorizzi31" /><ref name="Susanetti32" /> tuttavia i giurati finivano comunque per essere influenzati dalle reazioni del pubblico, che manifestava la propria approvazione con urla. In certi casi poteva inoltre essere determinante l'appoggio di personaggi politici in vista.<ref name="Susanetti33">{{cita libro | autore=Davide Susanetti
▲Gli spettacoli erano preceduti dal ''proagón'' (προαγών), che si teneva alcuni giorni prima nell'Odeon (Ὠιδεῖον), un edificio che sorgeva nei pressi del teatro, fatto costruire da Pericle nel 444 a.C. I poeti, insieme a coreghi, attori e coreuti sfilavano con ghirlande e indossando i costumi di scena, ma senza la maschere. In questa occasione venivano illustrati sommariamente al pubblico i drammi che dopo pochi giorni sarebbero stati messi in scena.<ref name="Guidorizzi31" /><ref name="Susanetti32" />
▲Prima delle rappresentazioni veniva nominata anche la giuria composta da dieci cittadini, uno in rappresentanza di ciascuna tribù. Per evitare ingerenze, la legge prevedeva un meccanismo di estrazione a sorte, lo stesso che veniva adoperato per assegnare le magistrature. Alla conclusione degli spettacoli, ogni giurato scriveva su una tavoletta i nomi dei poeti, ordinati in base al merito; tutte le tavolette erano poi raccolte in un'urna, dalla quale l'arconte ne estraeva solo cinque, sulla base delle quali stabiliva il vincitore dell'agone. Questi veniva incoronato con una ghirlanda di edera, pianta sacra di Dioniso, e molto probabilmente riceveva anche un premio economico corrisposto dalla ''polis''. Ai coreghi era invece assegnato un tripode. L'estrazione a sorte era poi motivata dalla necessità di evitare ingerenze sui giurati;<ref name="Guidorizzi31" /><ref name="Susanetti32" /> tuttavia i giurati finivano comunque per essere influenzati dalle reazioni del pubblico, che manifestava la propria approvazione con urla. In certi casi poteva inoltre essere determinante l'appoggio di personaggi politici in vista.<ref name="Susanetti33">Davide Susanetti, ''Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni'', Roma, Carocci, 2003, p. 33</ref>
Terminate tutte le cerimonie e le celebrazioni per le Dionisie, un'assemblea all'interno del teatro aveva infine il compito di valutare se la festa si era svolta correttamente e giudicare l'operato dei magistrati preposti all'organizzazione.<ref name="Susanetti33" />
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Le Grandi Dionisie non erano le uniche occasioni nel corso dell'anno durante le quali tenessero spettacoli teatrali.
* Le '''Lenee''' (il cui nome è forse legato a ''lenos'', ληνός, il torchio per pigiare l'uva, oppure a ''lênai'', λῆναι, le donne invasate del dio) erano feste in onore di Dioniso istituite attorno al 440 a.C. e si svolgevano tra il 12 e il 14 del mese di Gamelione (gennaio-febbraio).<ref name="Guidorizzi30">{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi
* Le '''Dionisie rurali''' si svolgevano invece nel mese di Posideone (dicembre-gennaio) in diversi demi dell'Attica, in alcuni dei quali le celebrazioni erano accompagnate da agoni drammatici. In queste occasioni venivano messe in scena nuove opere, ma talvolta
== Struttura del teatro greco ==
Il teatro greco aveva una peculiare struttura architettonica. Ad Atene le rappresentazioni delle Dionisie si svolgevano nel teatro di Dioniso, che si trovava sulle pendici meridionali dell'Acropoli, nel recinto sacro di Dioniso Eleutheros. Inizialmente costruito in legno, subì nel corso degli anni varie trasformazioni, fino a diventare un edificio in pietra, che però fu completato solo nel IV secolo a.C., ai tempi di Licurgo.<ref name="DelCorno167" /> Un secondo palco ligneo, provvisorio, veniva allestito nell<nowiki>'</nowiki>''agorá'' in occasione delle Lenee.<ref name="Giulio Guidorizzi 2000, p. 32"/> Di seguito sono elencate le principali parti di un teatro greco.▼
[[File:Theatre of Dionysus 5.jpg|thumb|upright = 1.5|Veduta del teatro di Dioniso, sul versante meridionale dell'Acropoli]]▼
[[File:Teatro di Dioniso (Theatre of Dionysus).JPG|thumb|upright = 1.5|Primo piano dell<nowiki>'</nowiki>''orchestra'' del teatro di Dioniso ad Atene]]▼
[[File:Theatre of Dionysus 01.JPG|thumb|upright = 1.5|L'''orchestra'' vista dalle gradinate del teatro di Dioniso]]▼
▲Il teatro greco aveva una peculiare struttura architettonica. Ad Atene le rappresentazioni delle Dionisie si svolgevano nel teatro di Dioniso, che si trovava sulle pendici meridionali dell'Acropoli, nel recinto sacro di Dioniso Eleutheros. Inizialmente costruito in legno, subì nel corso degli anni varie trasformazioni, fino a diventare un edificio in pietra, che però fu completato solo nel IV secolo a.C., ai tempi di Licurgo.<ref name="DelCorno167" /> Un secondo palco ligneo, provvisorio, veniva allestito nell<nowiki>'</nowiki>''agorá'' in occasione delle Lenee.<ref name="Giulio Guidorizzi 2000, p. 32"/>
* ''Theatron'' (θέατρον), la parte destinata al pubblico. A forma di semicerchio, era sopraelevata perché poggiava su un rilievo naturale dell'Acropoli. Secondo le stime, aveva una capienza di 15-20 mila spettatori, quindi ben superiore rispetto ai teatri moderni. I posti migliori spettavano alle autorità, cioè magistrati e sacerdoti, mentre il resto del pubblico poteva accedere solo se provvisto di biglietto.<ref name="DelCorno167" /> Il prezzo era però molto basso (un gettone di bronzo), e i cittadini meno abbienti potevano chiedere allo Stato un apposito contributo (''theorikon'', θεωρικόν).
▲* ''Theatron'' (θέατρον), la parte destinata al pubblico. A forma di semicerchio, era sopraelevata perché poggiava su un rilievo naturale dell'Acropoli. Secondo le stime, aveva una capienza di 15-20 mila spettatori, quindi ben superiore rispetto ai teatri moderni. I posti migliori spettavano alle autorità, cioè magistrati e sacerdoti, mentre il resto del pubblico poteva accedere solo se provvisto di biglietto.<ref name="DelCorno167" /> Il prezzo era però molto basso (un gettone di bronzo), e i cittadini meno abbienti potevano chiedere allo Stato un apposito contributo (''theorikon'', θεωρικόν). È inoltre possibile che potessero accedere come spettatori anche donne, bambini e schiavi.<ref name="Guidorizzi31" />
* ''Orchestra'' (ὀρχήστρα), la piattaforma circolare che si trovava al centro del teatro, sulla quale era posto un altare. Qui si svolgeva l'azione del coro, ma si suppone che, in epoca arcaica, vi trovassero posto anche gli attori, prima che la struttura fosse dotata di un edificio di sfondo.
* ''Skēné'' (σκηνή), l'edificio di sfondo, collocato di fronte al ''theatron'' e tangente all<nowiki>'</nowiki>''orchestra''. In origine era una tenda dietro la quale gli attori
* ''Parodoi'' (πάροδοι), passaggi laterali collocati tra il ''theatron'' e la ''skēné'', consentivano al coro di accedere all<nowiki>'</nowiki>''orchestra''.
* ''Proskénion'' (προσκήνιον) o ''logheion'' (λογεῖον), un palcoscenico sopraelevato che fu però introdotto solo più tardi, nel IV secolo a.C., dopo la scomparsa del coro.
<gallery caption="Il teatro di Dioniso ad Atene (V secolo a.C.)" perrow="3">
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== Macchine teatrali ed elementi di arredo ==
Durante le rappresentazioni poteva essere necessario utilizzare alcune macchine teatrali, che servivano a ovviare a particolari esigenze sceniche. Per esempio, poiché il teatro era all'aperto, per le scene che si svolgevano all'interno veniva utilizzata una piattaforma mobile detta ''ekkýklema'' (ἐκκύκλημα), che veniva portata fuori dalla ''skēné'' e su cui era montata una generica ambientazione simbolica.
C'era poi la ''mechané'' (μηχανή), una gru che consentiva agli attori che impersonavano divinità o esseri soprannaturali di venire sollevati per simulare il volo. Gli dèi
Infine, per imitare il rumore di tuoni e fulmini venivano utilizzati, rispettivamente, il ''bronteion'' (βροντεῖον) e il ''keraunoscopeion'' (κεραυνοσκοπεῖον).<ref name="DelCorno168">{{cita libro|autore=Dario Del Corno
Potevano
== La messa in scena ==
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Il teatro non era coperto e l'illuminazione era quella naturale del sole. La struttura architettonica era inoltre progettata
L'azione drammatica era affidata
Agli attori (detti ''hypokritai'', ὑποκριταί) spettavano invece le parti dialogate
Il numero di attori variò nel corso degli anni. Alle origini
[[File:Arheologicheski-Masks.jpg|thumb|left|upright = 1.5|Maschere teatrali esposte al museo archeologico di Nicosia (Cipro)]]
L'uso delle maschere consentiva a ogni attore di interpretare più ruoli, compresi quelli femminili (non erano previste infatti attrici donne).<ref name="DelCorno168" /> In particolare, le fonti attribuiscono al poeta Tespi (che è considerato anche il primo tragediografo) l'invenzione della maschera, mentre si deve a Frinico la maschera femminile, con un incarnato più chiaro rispetto a quella maschile.<ref name="Susanetti40">{{cita libro | autore=Davide Susanetti
Per quanto riguarda i costumi, gli attori tragici vestivano abiti sontuosi. Stando alle fonti, sembra che l'inventore della costumistica tragica sia stato Eschilo. Gli abiti degli eroi tragici erano di color porpora o croco, mentre le vesti del coro erano estremamente sontuose, allo scopo di impressionare il pubblico e dimostrare la generosità del corega. Euripide, invece, avrebbe introdotto la pratica di mandare in scena attori con vesti lacere, un'innovazione che fu forse imitata da Sofocle.<ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti
▲Per quanto riguarda i costumi, gli attori tragici vestivano abiti sontuosi. Stando alle fonti, sembra che l'inventore della costumistica tragica sia stato Eschilo. Gli abiti degli eroi tragici erano di color porpora o croco, mentre le vesti del coro erano estremamente sontuose, allo scopo di impressionare il pubblico e dimostrare la generosità del corega. Euripide, invece, avrebbe introdotto la pratica di mandare in scena attori con vesti lacere, un'innovazione che fu forse imitata da Sofocle.<ref>Davide Susanetti, ''Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni'', Roma, Carocci, 2003, p. 41.</ref> A partire dall'età ellenistica si diffuse poi l'uso dei coturni, calzari dotati di un'alta suola. Decisamente grottesco era invece il travestimento degli attori comici, che indossavano abiti comuni a cui erano però applicate vistose imbottiture sul deretano e sul ventre. Sul davanti avevano inoltre un fallo di cuoio, un elemento anch'esso derivato, molto probabilmente, dagli antichi riti da cui la commedia ha tratto origine. Questo sarebbe poi stato abolito nel IV secolo a.C.<ref name="DelCorno169" /><ref>Giulio Guidorizzi, ''Il mondo letterario greco. L'età classica'', Torino, Einaudi, 2000, vol. 1, p. 34.</ref> Nei drammi satireschi, infine, i coreuti indossavano una calzamaglia su cui erano aggiunti un enorme fallo sul davanti e una coda equina sul di dietro, allo scopo di impersonare i satiri.<ref name="Susanetti42" />
Maschera e travestimento erano parte integrante dell'idea stessa di teatro, che costituiva una realtà alternativa rispetto alla quotidianità. Tuttavia, questa realtà non era considerata fittizia o immaginaria: al contrario, per i Greci la realtà teatrale era dotata di autonome leggi a aveva una propria concretezza che la rendeva "vera" al pari della realtà quotidiana. Solo nel IV secolo, con la trasformazione del teatro in spettacolo e forma di intrattenimento, questa concezione verrà meno; gli spettatori antichi, invece, identificavano la propria biografia con l'evento scenico, e si lasciavano assorbire dalla realtà del teatro.<ref name="DelCorno169" />
L'importanza del teatro nell'Atene classica fu tale che i cittadini continuarono ad assistere agli spettacoli anche nei momenti più critici della loro storia. Secondo le stime, dall'inizio delle competizioni alla fine del V secolo a.C., tra Grandi Dionisie e Lenee furono rappresentate circa 2 300 opere, tra tragedie, commedie e drammi satireschi. Di questo patrimonio ci sono giunte integre solo sette tragedie di Eschilo e altrettante di Sofocle, oltre a undici commedie di Aristofane; più fortuna ha avuto Euripide, del quale possediamo i testi di diciassette tragedie e di un dramma satiresco. Oltre a questo, possediamo vari frammenti e testimonianze relative ad altri tragediografi.<ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti
== Note ==
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[[Categoria:Teatro greco|Greci e il teatro]]
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