La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/La "Mishneh Torah" come Microcosmo: differenze tra le versioni

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Non siamo in possesso del ''Commentario sulla Costruzione del Tempio'', ma Rabbi [[w:Abraham ibn ‛Ezra|Abraham Ibn Ezra]] lo cita nel suo ''Commentario Lungo'' di Esodo {{passo biblico|Esodo|25,40}}, dove afferma: "Poiché colui che conosce il segreto della sua anima e la formazione del suo corpo può conoscere le cose del mondo superiore. Dato che l'uomo è la figura di un piccolo mondo... Il Gaon menzionò che ci sono diciotto cose nel Tabernacolo, che è il mondo mediano, e le loro somiglianze sono nel mondo superiore, e parimenti nel mondo minore."<ref>Vedi anche il ''Commentario Corto'' su Esodo {{passo biblico|Esodo|25,7}}.</ref> Lo stesso Ibn Ezra, nello stesso punto, paragona il Tempio al mondo minore, cioè l'uomo, per poter affermare che proprio come nel corpo umano certe parti, come il cuore, sono più importanti di altre, così nel mondo, sebbene Dio sia ovunque, certi luoghi sono più permeati di altri della Sua presenza.
 
L'opinione di Maimonide sullo ''status'' del Tempio differisce dall'interpretazione essenzialista di ibn Ezra; non considera che il Tempio sia intrinsecamente santo,<ref>"Leggi del Tempio", 6:16, potrebbe essere interpretato come dicesse l'opposto, ma vedi Kellner, ''Maimonides' Confrontation with Mysticism'', 107-15.</ref> e probabilmente avrebbe considerato specioso il paragone di Ibn Ezra col corpo umano. Infatti abbiamo visto nel precedente capitolo esattamente come Maimonide si astenesse proprio da tale paragone. Avendo proposto che Dio è per il mondo quello che il cuore è per il corpo, asserisce poi che l'analogia non è valida perché il cuore sta nel corpo, mentre Dio non sta nel mondo. La tentata analogia di Ibn Ezra fallirebbe il test maimonideo perché viola la dottrina dell'assoluta non-fisicità di Dio, la sua separatezza dal mondo e da tutti i concetti umani, che non possono sfuggire alla condizione fisica umana.<ref>Su Maimonide e Ibn Ezra, si veda Twersky, "Did Ibn Ezra Influence Maimonides?" {{he}}. Sull'uso maimonideo dell'analogia nella ''Guida'', si veda Schwartz, "Maimonides' Philosophical Methodology" {{he}}.</ref> La versione maimonidea della teoria microcosmo-macrocosmo supporta l'argomentazione per analogia da Dio a uomo, ma non viceversa.
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Più interessante ai nostri fini è il tipo di parallelismo suggerito da Sa`adyah, perché è così vicino, seppur così differente, a quello suggerito da Maimonide. Al pannello mediano di Sa`adyah, nel suo trittico di uomo, Tabernacolo e cosmo, Maimonide sostituisce i comandamenti. Se stesse o meno rispondendo specificamente a Sa`adyah in questa materia, l'idea di Tempio-come-microcosmo aveva diffusione e quindi è legittimo presentarlo nella versione di Sa`adyah come un complemento all'approccio di Maimonide alla teoria microcosmo-macrocosmo.
 
Maimonide non assegna un'importanza cosmica al Tempio.<ref>Ma si veda Hadad, "Nature and Torah in Maimonides" {{he}}, 132-47. Hadad interpreta il resoconto di Maimonide riguardo al Tempio come una parabola destinata a rimpiazzare una comprensione pagana dei processi cosmici con una vera.</ref> Nella ''Guida'', egli classifica il rituale del Tempio come parte della seconda intenzione della legge, la sistemazione della natura umana ed il distacco graduale dal paganesimo.<ref>Vedi ''Guida'' iii.32.</ref> Come tale, il tempio non ha valore assoluto. È destinato ad instillare solo timore; il cosmo instilla sia timore che amore. Il rituale del tempio non può quindi portare di per se stesso alla conoscenza e amore di Dio, e pertanto non ci sono termini di paragone col sistema ssoluto e perfetto del cosmo. Qualsiasi paragone di tal fatta sarebbe stato alquanto incongruo nella ''Guida''.
 
Nella ''Mishneh Torah'', le cose sono più complicate. Là, come verrà dimostrato nei successivi capitoli, Maimonide rivela una duplice opinione del Tempio. La forma della ''Mishneh Torah'' può essere interpretata sia come esaltasse l'importanza del Tempio sia come se anche la deprecasse in linea con la posizione della ''Guida'': esaltando nell'aspetto pubblico della legge; deprecando nel suo aspetto privato. Come sorge la duplicità verrà spiegato in seguito; il punto qui è che anche nell'interpretazione esaltata, non c'è parallelismo cosmico. Senza dubbio esercitando un po' di ingegnosità si ''potrebbe'' leggere una corrispondenza cosmica nel ''Libro del Servizio al Tempio'' ma, a differenza di "Leggi delle Fondamenta della Torah" e "Leggi delle Qualità Etiche" e della ''Mishneh Torah'' presa nel suo complesso, quel libro non fornisce traccia che io possa decifrare e che inviti a tale interpretazione. Supponendo che non ne esista alcuna, il contrasto tra Maimonide e Sa`adyah può quindi essere espresso sia nel negativo che nel positivo: Sa`adyah vede il Tabernacolo/Tempio come microcosmo; Maimonide no, ma presenta invece la legge nel suo insieme come microcosmo.
 
Per far corrispondere parti del Tabernacolo/Tempio a parti del Cielo significa iniziare a commettere l'errore madornale commesso dalla generazione di [[w:Enos|Enosh]], che considerava i corpi celesti intrinsecamente degni di rispetto come minstri di Dio, dando inizio ad un processo di degenerazione che finiva con templi dedicati alle stelle.<ref>Vedi "Leggi dell'Idolatria", 1:2.</ref> Al livello più basilare, l'errore era uno di logica, consistente del tipo di applicazione illegittima (dal punto di vista maimonideo) di analogia come abbiamo visto fare a Ibn Ezra. Maimonide non avrebbe mai approvato qualcosa che potesse accidentalmente mandaci giù per quella china scivolosa.
 
Abbiamo già notato che per Maimonide, peccato o errore consiste nel prendere mezzi per fini o la parte per il tutto, e sfortunatamente ciò è proprio quello che fa Sa`adyah col Tempio. Rende una parte del sistema dei comandamenti – il Tabernacolo/Tempio – trascendente collogandola al cosmo, concedendole quindi la condizione di un fine, il luogo dove gli esseri umani incontrano l'universale. Poiché, per Maimonide, il Tabernacolo/Tempio appartiene alla seconda intenzione dei comandamenti, non è altro che un mezzo; è soltanto una parte dei comandamenti e non sta per il tutto. La parti ottengono la loro piena importanza solo in relazione al tutto, e solo il tutto può essere trascendente, mai le parti. Pertanto Maimonide sposta il parallelo cosmico dalla parte al tutto.
 
Un altro approccio alla stessa idea è tramite il concetto di ''imitatio Dei''. Secondo Jonathan Klawans, ''imitatio Dei'' sta alla base dell'idea del tempio-come-microcosmo. Come afferma in relazione alla versione di Flavio Giuseppe di quell'idea: "Proprio come Dio crea il mondo, così anche le persone creano il simbolo terreno di quel mondo, il tempio."<ref>[https://www.bu.edu/religion/people/faculty/bios/klawans/ Klawans], ''Purity, Sacrifice,and the Temple'', 115.</ref> Maimonide, come abbiamo visto, usa una nozione molto differente di ''imitatio Dei'', una collocata non nel Tempio ma nell'intelletto. L'intelletto, non il Tempio, è il centro da cui illuminazione e moralità si diffondono esternamente, e ''imitatio Dei'' è una questione di portarsi sotto la regola dell'intelletto come l'universo è sotto la regola di Dio.
 
===Proto-Kabbalah e Microcosmo Mistico===