La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/La "Mishneh Torah" come Microcosmo: differenze tra le versioni

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Ciò pone la conoscenza e le azioni sullo stesso piano per quanto riguarda l'immortalità e, inoltre, la conoscenza citata è quella della Torah, non quella delle forme incorporee. Si potrebbe argomentare che, quello che Maimonide intende veramente qui siano le azioni come preparazione all'acquisizione della conoscenza, ma nella stessa ''halakhah'' continua a spiegare che le ricompense terrene promesse per l'adempimento dei comandamenti sono tali da "far avere tempo libero per divenir saggi nella Torah e impegnarsi in essa e quindi ottenere vita nel Mondo a Venire", e conclude "poiché, quando uno è agitato qui sulla terra a causa di malanni, guerre o carestie, non si può occupare di saggezza e dei comandamenti, con cui ottenere vita nell'aldilà". Se la vita nell'aldilà si può ottenere solo con l'apprensione di una forma incorporea, l'insistenza in questa ''halakhah'' sull'adempimento dei comandamenti sembra esagerata, anche se presumiamo una necessità di soddisfare nozioni religiose convenzionali.
 
L'idea che i comandamenti realizzino la forma microcosmica dell'essere umano fornisce una scappatoia alla difficoltà. Significa che l'adempimento dei comandamenti ha valore intrinseco come mezzo per ottenere il tipo di conoscenza tramite il Sé discusso precedentemente nel Capitolo 1. I comandamenti ottengono anche quello spostamento dell'Ego dal centro dell'interesse umano descritto in ''Guida'' iii.12 quale inizio della conoscenza.<ref>Si veda Halbertal, ''Maimonides'' {{he}}, 177.</ref> La conoscenza oggettiva la natura ed i comandamenti, rendendoli percorsi d'amore piuttosto che mezzi di gratifica. Pertanto, più grande è la conoscenza, più grande l'amore. Quando ci identifichiamo con la creazione nel suo complesso, possiamo percepirla come buona, indisturbata dall'indifferenza della natura verso i desideri umani. Ciò spiegherebbe la citazione dei comandamenti in tale contesto:
{{q|D'altra parte, uomini d'eccellenza e conoscenza hanno afferrato e capito la saggezza manifesta in ciò che esiste, come ''David'' ha affermato, dicendo: ''Tutti i sentieri del Signore sono benignità e verità per chi osserva il Suo patto e le Sue testimonianze''.<ref>Salmi {{passo biblico|Salmi|25,10}}.</ref> Con questo egli dice che coloro che si mantengono nella natura di ciò che esiste, osservano i comandamenti della Legge e conoscono i fini di entrambi, apprendendo chiaramente l'eccellenza e la vera realtà del tutto. Per questa ragione prendono come loro fine quello per cui furono intesi come uomini, cioè l'apprensione.<ref>''Guida'' iii.12 (p. 446).</ref>}}
 
Nella forma microcosmica della ''Mishneh Torah'', "ciò che esiste" e "i comandamenti della Legge" si uniscono insieme, simbolizzando il ruolo previsto in questo passo per i comandamenti nel realizzare l'"apprensione". Naturalmente, la sola osservanza dei comandamenti non potrà mai essere sufficiente. In "Leggi del Pentimento", il mondo a venire non è promesso a colui che fa solo "ciò che sta scritto"; uno deve anche conoscere la Torah "completamente e accuratamente". Parimenti, in ''Guida'' iii.12, dobbiamo "conoscere i fini di entrambi". Ma l'implicazione è che colui che osserva i comandamenti in base alla conoscenza della loro forma e del loro fine, si allinea con una forma permanente e prossimo ad assicurarsi un qualche tipo di immortalità.<ref>Avicenna descrive i gradi di immortalità e inoltre assegna alla moralità un ruolo per raggiungerli. Si veda Davidson, ''Alfarabi, Avicenna and Averroes on Intellecte''.</ref> ''Mishneh Torah'' promuove sia l'osservanza sia le comprensione. Se capiamo la sua forma, possiamo vedere come è sia concepita per accompagnare gli esseri umani verso il mondo a venire.<ref>Sull'aspetto cognitivo dei comandamenti si veda anche "Razionalizzando i comandamenti" al Capitolo 4.</ref>
 
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