La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/La "Mishneh Torah" come Microcosmo: differenze tra le versioni

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Il lettore che apprezza l'intensità del momento adamico, la sua evocazione dell'alba della conscienza, inizia ad essere coinvolto nel processo di trasformazione della "conoscenza che" in "conoscenza di", e quindi è anche capace di apprezzare la cristallizzazione artistica nella ''Mishneh Torah'' delle pulsioni in movimento. La rappresentazione del cosmo è una scorta necessaria di idee, ma anche un modello, un modo di conoscere.
 
Nel raffigurare la meraviglia per l'universo come l'inizio del desiderio di conoscenza ("le sue grandi e meravigliose opere") la nostra ''halakhah'' ha un sapore aristotelico, poiché Aristotele afferma in ''[[w:Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'' che "è dovuto alla loro meraviglia che gli uomini ora inizino e in principio iniziarono a filosofare",<ref>Aristotele, ''Metafisica'', 982''b''.</ref> e nello stesso passo cita la meraviglia del mito. Mentre per Aristotele la meraviglia era l'inizio di un percorso intellettuale verso la conoscenza cognitiva, Avicenna assegnava alla meraviglia, particolarmente alla meraviglia per poesia e mito, una validità di per se stessa: la poesia ci colpisce con un senso di timore piacevole.<ref>Vedi Kemal, ''Poetics of Alfarabi and Avicenna'', 157-69. Proprio come amore e timore fanno sorgere il desiderio di conoscenza, e alla fine del ''Libro della Conoscenza'', la conoscenza porta all'amore, così la ''Mishneh Torah'' stessa si può dire porti dalla meraviglia ad una meraviglia plausibile — cfr. le osservazioni di Black su Avicenna in ''Logic and Aristotle’s'' Rhetoric ''and'' Poetics, 256-8.</ref> In questa prospettiva, l'idea della forma della ''Mishneh Torah'' come correlativo obiettivo del sentimento di amore e timore sembra meno improbabile.<ref>Confrontando l'approccio alla razionalizzazione dei comandamenti nella ''Guida'' con quello della ''Mishneh Torah'', Rabbi [[Torah per sempre/Joseph Dov Soloveitchik e la Torah a priori|Joseph B. Soloveitchick]] scrive: "Il ''Codice'' non ricerca la causalità oggettiva del comandamento, ma tenta di ricostruire il suo correlativo soggettivo" (''The Halakhic Mind'', 94). Si veda anche il Capitolo 4.4.</ref>
 
La figura adamica in "Leggi delle Fondamenta della Torah", 2:2, si unisce ad altri attori. Abbiamo visto nel precedente capitolo che Maimonide incorpora l'esperienza religiosa in modelli di ruolo, il più vicino quello dello studioso, il più remoto quello di Abramo. Se parliamo delle qualità letterarie della ''Mishneh Torah'', questo è un ulteriore esempio del modo in cui Maimonide crea profondità di prospettiva e coinvolge il lettore immaginativamente e cognitivamente. La testimonianza dell'esistenza del Primo Essere, o Dio, sta nel moto delle sfere: "Poiché la Sfera rotea sempre; ed è a lei impossibile di roteare senza che qualcuno non la faccia roteare. Dio, che Egli sia benedetto, è Colui che, senza mano o corpo, la fa ruotare."<ref>"Leggi delle Fondamenta della Torah", 1:5.</ref> Questo è precisamente ciò con cui Abramo arrivò alla conoscenza di Dio:
 
==Origine dei Comandamenti==