La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/La "Mishneh Torah" come Microcosmo: differenze tra le versioni

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{{q|credenza è l'affermazione che ciò che è stato rappresentato è fuori dalla mente proprio come è stato rappresentato nella mente. Se, insieme a questa credenza, uno comprende che una credenza differente da quella non è assolutamente possibile e che non si può trovare un punto d'inizio nella mente per rifiutare questa credenza o per la supposizione che una credenza differente sia possibile, c'è certezza. Quando ti sarai liberato da desideri e abitudini, sarai dotato di comprensione e rifletterai su quello che dirò nei successivi capitoli, che tratteranno della negazione degli attributi positivi, di necessità ne otterrai una conoscenza certa.<ref>''Guida'' i.50 (p. 111). Sulle fasi di cognizione, vedi Nuriel, "Maimonides' Epistemology".</ref>
Ottenere conoscenza è un processo sia morale che intellettuale ("Quando ti sarai liberato da desideri e abitudini"). ''Mishneh Torah'' dice, e la sua forma mostra, che tutti i comandamenti, in verità proprio tutte le azioni, rientrano nella rubrica della conoscenza di Dio.<ref>"Leggi della Qualità Etiche", 3:3.</ref> Può essere considerata come una trasformazione di "conoscenza che" in "conoscenza di". Il suo incipit può essere letto sia come un'istanza di divenire convinti oltre ogni dubbio dell'esistenza di Dio, che è di certo richiesta, sia anche come un chiaro invito ad unirsi ad un processo intellettuale e morale di sviluppo della conoscenza di Dio, un processo the la ''Mishneh Torah'' insegna e incorpora. Ciò non è solo questione di prova deduttiva obiettiva; riguarda ogni aspetto di esperienza rituale, morale e sociale. ''Mishneh Torah'' è totalmente fedele alla sua dottrina che non esiste conoscenza diretta di Dio; possiamo conoscere Dio solo tramite le cose che ha fatto, e possiamo farlo solo diventando come le cose che ha fatto. ''Mishneh Torah'' è un lungo processo di "divenire come", un'epopea di coscienza umana in evoluzione.
 
Né manca di ''dramatis personae''. La prima non viene nominata:
{{q|E qual'è la via che condurrà al Suo amore e al Suo timore? Quando una persona contempla le sue grandi e meravigliose opere e creature e da loro ottiene una rapida visione della Sua saggezza che è incomparabile e infinita, [tale persona] lo amerà immediatamente, lo loderà, lo glorificherà e ambirà con estrema bramosia di conoscere il Suo grande Nome, proprio come disse David "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente" ({{passo biblico|Salmi|42,3}}). E quando pondererà queste materie, si ritrarrà spaventato e si renderà conto di essere una piccola creatura, umile e oscura, dotata di un'intelligenza leggera e sottile, che sta alla presenza di Colui che è perfetto nella conoscenza. Equindi David disse "Se guardo il Tuo cielo, opera delle Tue dita — che cosa è l'uomo perché Te ne ricordi?" ({{passo biblico|Salmi|8,4-5}}).<ref>"Leggi delle Fondamenta della Torah", 2:2.</ref>}}
Questo passo precede il resoconto di fisica e metafisica in "Leggi delle Fondamenta della Torah". Potrebbe esser visto semplicemente come un preludio al resoconto abbastanza comune dell'universo, o potrebbe esser visto come un invito, come offre la grande arte, a dimenticare, almeno per un istante, i nostri concetti e categorie abituali, un invito a provare di nuovo. Se ciò sembra troppo paradossale da riferire ad un codice di legge, dato che la legge riguarda principalmente l'imposizione di regole e convenzioni, ci si dovrebbe ricordare quello che la Torah rappresenta per Maimonide: non un ''nomos'' convenzionale destinato a regolare gli affari dello stato, ma una legge divina che porta alla perfezione intellettuale nella conoscenza di Dio. E se, come accennato nell'Introduzione, i primi quattro capitoli di tale sezione sono equivalenti ai primi capitoli di Genesi, allora il protagonista innominato qui è Adamo come Uomo-comune, che guarda l'universo come fosse la prima volta.
 
Come nell’''halakhah'' sull'ascesa del profeta discussa nell'Introduzione, Maimonide usa la lingua poeticamente onde poter drammatizzare questo momento, imbevendolo di verità psicologica e di forza emotiva. In ebraico, nella fase dell'amore, i suoni e le cadenze sono solide, espansive e risonanti, con parole che si dividono in frasi che danno un modello tipo versetto risolto soddisfacentemente, di due piedi metrici con due tensioni, seguito da due con tre tensioni: ''miyád hu ohév / umeshabé`aḥ umefa`ér / umitavéh ta`aváh gedoláh / leidá et hashém hagadól'' ("Lo amerà immediatamente / Lo loderà, Lo glorificherà / e ambirà con estrema bramosia / di conoscere il Suo grande Nome"). Questo lascia il posto ad una cadenza del tutto differente nella fase di timore: ''miyád hu nirtá la`aḥoráv / veyirá veyifḥád / veyedá shehu beri`áh ketanáh shefeláh afeláh / omédet bedá`at kaláh me`utáh / lifnei temím de`ót'' ("si ritrarrà spaventato / e si renderà conto di essere una piccola creatura, umile e oscura, / dotata di un'intelligenza leggera e sottile, che sta / alla presenza di Colui che è perfetto nella conoscenza"). Qui abbiamo suoni aperti, timorosi, un ritmo incerto, un tono floscio, persino lugubre.
 
==Origine dei Comandamenti==