La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/La "Mishneh Torah" come Microcosmo: differenze tra le versioni

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''Mishneh Torah'' ha un tema simile, ma andando oltre la Torah fino ai profeti, finisce con una restaurazione che è sia nazionale che universale. Per tutto il tempo, la sua tensione drammatica, tra monoteismo e idolatria, tra intelletto e materia, tra amore e timore, sta sotto rigido controllo autoriale.
 
Ma come fa l'autore a catturare la partecipazione immaginativa del lettore in questa epopea? Per tornare al paragone con il ''Kuzari'', il contrasto tra il punto di riferimento di Maimonide in filosofia e quello di Halevi in storia è un modo standard di distinguere i due pensatori ebrei più vibranti del periodo medievale e spiegare la presunta lontananza del primo e l'immediatezza del secondo. Nel caso della ''Mishneh Torah'', tuttavia, Maimonide inizia proprio con la storia: la storia del lettore.
 
[[File:Chovothalevavot.jpg|190px|left|"Chovot ha-Levavot" (I Doveri del Cuore) di Bahya ibn Paquda, frontespizio dell'antico manoscritto in ebraico, 1161]] ''Mishneh Torah'' potrebbe iniziare così: "Il fondamento delle fondamenta ed il pilastro delle scienze è che esiste un Primo Essere che ha fatto esistere ogni cosa esistente." È praticamente in questo modo che Alfarabi inizia il suo ''Al-madinah al-fadilah'': "Il Primo Esistente è la Prima Causa dell'esistenza di tutti gli altri esistenti."<ref>Alfarabi, ''Perfect State'', 57.</ref> [[w:Bahya ibn Paquda|Ibn Pakuda]], usando immagini simili a quelle di Maimonide, inizia il capitolo 1 del ''[[w:Chovot ha-Levavot|Libro di Direttiva ai Doveri del Cuore]]'' con un tocco più personale: "Quando cercavo il pilastro più importante della nostra religione e la radice principale, trovai questo principio basilare nella pura affermazione dell'unità del nostro Creatore."<ref>Ibn Pakuda, ''Duties of the Heart (Doveri del Cuore)'', 109 {{en}}.</ref>
 
Ibn Pakuda qui apre con la propria storia ("Quando cercavo") e poi invita il lettore ad unirsi alla sua ricerca. Maimonide, al contrario, con una sola parola assegna la ricerca al lettore, poiché infatti la ''Mishneh Torah'' inizia così: "Il fondamento delle fondamenta ed il pilastro delle scienze è ''conoscere'' che esiste un Primo Essere che ha fatto esistere ogni cosa esistente."<ref>In ebraico "conoscere" è una sola parola, ''leida''.</ref>
 
Questa ''halakhah'' non è tanto sull'esistenza di Dio quanto sulla coscienza dell'esistenza di Dio. L'aggiunta del verbo "conoscere" trasforma un'affermazione di dogma su un"Primo Essere" remoto (si confronti "nostro Creatore" di Ibn Pakuda) in qualcosa che richiede la partecipazione del lettore. A questo punto, tale partecipazione potrebbe esser vista come ristretta al consenso del dogma, con la sua implicazione che Dio quale origine di tutte le cose esistenti ha l'autorità di imporre i comandamenti. Questo è il significato basilare dell'ebraico ''leida she''. L'immagine statica di "fondamento delle fondamenta ed il pilastro delle scienze" rinforza l'impressione di qualcosa di fisso e stabilito.
 
D'altronde, Bernard Septimus asserisce che l'uso maimonideo della parola ''mada'', come in ''Sefer hamada'' (''Il Libro della Conoscenza''), si riferisce a "una proprietà della mente" piuttosto che ad un corpo di conoscenza, e commenta, "In ''Mishneh Torah'', ''yada'' significa sia «conoscere» sia «venire a conoscere»".<ref>Septimus, "What Did Maimonides Mean by ''Maida''?", 86.</ref> Nel caso particolare dell’''halakhah'' iniziale, Septimus sembra considerare ''leida'' (infinito dalla radice ''yada'') semplicemente come "conoscere", ma forse c'è spazio per prenderla in entrambi i sensi, che si riferisca sia al riconoscimento dell'esistenza di Dio come fatto oggettivo, sia come inizio di un processo di venir a conoscere Dio.
 
Certamente per Maimonide conoscere qualcosa non è semplicemente esserne informato o assentire alla sua verità, bensì interiorizzarla. Nella ''Guida'', traccia il percorso da credenza a conoscenza:
{{q|credenza è l'affermazione che ciò che è stato rappresentato è fuori dalla mente proprio come è stato rappresentato nella mente. Se, insieme a questa credenza, uno comprende che una credenza differente da quella non è assolutamente possibile e che non si può trovare un punto d'inizio nella mente per rifiutare questa credenza o per la supposizione che una credenza differente sia possibile, c'è certezza. Quando ti sarai liberato da desideri e abitudini, sarai dotato di comprensione e rifletterai su quello che dirò nei successivi capitoli, che tratteranno della negazione degli attributi positivi, di necessità ne otterrai una conoscenza certa.<ref>''Guida'' i.50 (p. 111). Sulle fasi di cognizione, vedi Nuriel, "Maimonides' Epistemology".</ref>
Ottenere conoscenza è un processo sia morale che intellettuale ("Quando ti sarai liberato da desideri e abitudini"). ''Mishneh Torah'' dice, e la sua forma mostra, che tutti i comandamenti, in verità proprio tutte le azioni, rientrano nella rubrica della conoscenza di Dio.<ref>"Leggi della Qualità Etiche", 3:3.</ref> Può essere considerata come una trasformazione di "conoscenza che" in "conoscenza di". Il suo incipit può essere letto sia come un'istanza di divenire convinti oltre ogni dubbio dell'esistenza di Dio, che è di certo richiesta, sia anche come un chiaro invito ad unirsi ad un processo intellettuale e morale di sviluppo della conoscenza di Dio, un processo the la ''Mishneh Torah'' insegna e incorpora. Ciò non è solo questione di prova deduttiva obiettiva; riguarda ogni aspetto di esperienza rituale, morale e sociale. ''Mishneh Torah'' è totalmente fedele alla sua dottrina che non esiste conoscenza diretta di Dio; possiamo conoscere Dio solo tramite le cose che ha fatto, e possiamo farlo solo diventando come le cose che ha fatto. ''Mishneh Torah'' è un lungo processo di "divenire come", un'epopea di coscienza umana in evoluzione.
 
==Origine dei Comandamenti==