Guida alle costellazioni/Appendice: la strumentazione: differenze tra le versioni

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Il '''binocolo''' è il più semplice fra gli strumenti di osservazione, nonché il più comune. Restituisce un'immagine "dritta" e non capovolta, facilitando così l'orientamento. La dimensione dei binocoli varia dai piccoli modelli 3x10 fino ai grossi modelli 20x80 o persino 25x140, passando per modelli comuni 7x50 o 10x50, per uso amatoriale in ambiente aperto. Nella navigazione sono comunemente usati modelli 4x30, 6x30, 7x35, 7x50, 8x40, 10x50. La prima cifra indica l’ingrandimento (7x, 10x, 20x); la seconda cifra indica il diametro (apertura) in millimetri della lente d’ingresso (30, 50, 80).
 
Il '''telescopio rifrattore''' è formato da una successione di lenti che catturano la luce e la inviano all’oculare, situato sul fondo dello strumento. Come tutti i telescopi, la capacità risolutiva di rifrattori è data dal diametro (apertura) della lente in ingresso. Fra i pregi di questo tipo di telescopio vi è la resa molto precisa delle immagini, specialmente dei pianeti. Fra i difetti vi è, nei modelli più economici, l’aberrazione cromatica, per cui una sorgente luminosa appare con un leggero alone rosso da un lato e blu dall’altro lato. Per ovviare a ciò si utilizzano focali molto lunghe, ma ciò sacrifica l’osservazione degli oggetti celesti di grandi dimensioni. I modelli più costosi presentano (detti apocromatici) presentano tre lenti invece di due, allo scopo di correggere meglio l’aberrazione cromatica, ma i prezzi diventano molto alti a parità di diametro. Tuttavia, sono eccellenti strumenti per l’astrofotografia. Nei rifrattori gli oggetti si presentano all’oculare come “riflessi”, come se fossero visti allo specchio.
 
Il '''telescopio riflettore''' di tipo '''Newton''' si basa su ottiche costituite da due specchi: la luce entrante attraversa il tubo ottico fino a raggiungere lo specchio primario, sul fondo, dove viene riflessa a uno specchio secondario posto presso l’apertura, che la riflette a sua volta di 45° verso l’oculare, posto di lato. Il più grande vantaggio è la sua economicità, che permette di poter usufruire di grandi diametri (aperture) a costi contenuti; la focale di solito non troppo lunga permette una facile osservazione degli oggetti estesi, specie del profondo cielo, mentre sui pianeti occorre utilizzare degli oculari di focale molto corta. Fra gli svantaggi vi è la scarsa praticità se utilizzato su una montatura motorizzata di tipo equatoriale, che porta l’oculare spesso in posizioni molto scomode. Questo problema non si presenta con la montatura Dobson (vedi immagine), che rende però inadatti questi strumenti alle fotografie a lunga posa. Si tratta spesso di telescopi da muovere a mano e quindi comportano, da parte dell’utilizzatore, la capacità di sapersi orientare in cielo e di utilizzare bene le carte celesti. I costi dei telescopi Dobson sono tuttavia davvero molto contenuti (questa è la base della filosofia di John Dobson) e la qualità delle ottiche è ormai molto elevata.
 
Lo '''Schmidt-Cassegrain''' è un modello di telescopio che cerca di risolvere le aberrazioni proponendo uno schema misto di lenti e specchi per correggere le aberrazioni. Fra gli indiscutibili vantaggi vi è un’ottima resa visiva, evidente specialmente sui pianeti, nonché per le fotografie astronomiche. Fra gli svantaggi vi è il costo alto a parità di diametro; inoltre presentanopresenta uno specchio secondario di grandi dimensioni che, sempre a parità di diametro, costituisce un’otturazione maggiore (fino a 1/3 del diametro), facendo quindi raccogliere meno luce. Un altro leggero svantaggio può essere la lunga focale, sfavorevole per osservare gli oggetti estesi, e il fatto che gli oggetti si presentino all’oculare come “riflessi”, come se fossero visti allo specchio. Simili pregi e difetti si riscontrano anche in altri strumenti molto diffusi con schemi ottici misti, come i '''Maksutov-Newton''' e i '''Maksutov-Cassegrain'''.
 
==Oculari e filtri==