Torah per sempre/Demografia contro ragione: il futuro della religione ebraica: differenze tra le versioni

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Tutto ciò rende molto difficile predirre le forme che potrà prendere l'identità religiosa ebraica futura. Ovviamente, la forma più forte, più adattata dell'ebraismo sopravviverà meglio di tutte le altre; ma questa è tautologia dato che "più adattata" nel senso darwiniano significa semplicemente "più adatta a sopravvivere". Inoltre, domandarsi quale saranno le forme future di identità ebraica ''religiosa'' nasconde un presupposto che potrebbe essere errato, cioè che la comunità ebraica "più adattata" sarà caratterizzata da una forma specifica di religione ebraica. Forse non sarà così. Forse quello che permetterà ad una comunità ebraica di sopravvivere in condizioni moderne non sarà l'orientamento religioso, ma il fatto che consiste di persone alte, o corte, o nere, o ricche, o persone resistenti a certe epidemie, o che hanno certe vedute politiche, o una data combinazione di alcuni o tutti questi fattori con o senza religione. Innumerevoli studi sull'identità ebraica hanno considerato fattori attualmente visti come pertinenti, tra cui sono prominenti la rimembranza dell'Olocausto e la lealtà verso lo Stato di Israele; ma nessuno dei due ha necessariamente una dimensione religiosa e potrebbe ben essere, come sostiene [[:en:w:Lionel Kochan|Lionel Kochan]], che entrambi svalutino il passato, staccando gli ebrei dagli elementi costruttivi del loro retaggio.<ref>Kochan, ''Jewish renaissance'', specialmente cap. 4.</ref>
 
Supponendo che la religione ''sarà'' un fattore nella continuazione dell'identità ebraica, possiamo speculare su ''quale'' forma di ebraismo sia la più adatta a sopravvivere, cioè ad assicurare la continuità di un gruppo di persone che si considerano ebrei per religione. Gli elementi importanti che compongono questo tipo di idoneità includono conformità con i fatti concreti della vita dei fedeli, attrattiva emotiva, politica riproduttiva e coerenza interna del sistema.
 
La demografia è certamente importante, più della ragione. [[w:Rodney Stark|Rodney Stark]] ha spiegato la crescita del cristianesimo da una setta sconosciuta con solo quaranta convertiti nell'anno 30 ad una maggioranza dell'Impero Romano nel quarto secolo, un rateo di crescita del 40 percento a decennio per oltre due secoli, dovuta non solo alla sua attrattiva per i pagani ellenistici, ma alla più bassa mortalità e alta fertilità, includendoci un'enfasi sulla fedeltà dell'uomo e sul matrimonio che attrassero una più alta percentuale di convertite donne che a loro volta allevarono più bambini cristiani.<ref>Stark, ''Rise of Christianity''. E. Kaufmann, "Breeding for God", ha esaminato le prove di un'inversione delle tendenze laicizzanti del secolo passato e l'impatto della maggiore fertilità tra le persone religiose.</ref>
 
Se esaminiamo le politiche riproduttive delle tre principali suddivisioni degli ebrei, vediamo che gli ortodossi sono i più vigorosi nel promuovere la riproduzione come virtùreligiosa; tra gli ortodossi, gli ''ḥaredim'' non solo predicano ma praticano attivamente quella che considerano la virtù di produrre grandi famiglie. La demografia attuale suggerisce che nel futuro prossimo il grosso della popolazione identificabilmente ebraica consisterà di ebrei ortodossi, la maggioranza dei quali saranno ''ḥaredim''.<ref>Si veda per esempio Graham, Schmool e waterman, ''Jews in Britain''.</ref>
 
Tuttavia ciò potrebbe non accadere. Tassi riproduttivi non sono stabili nel corso delle generazioni, né si può presumere che i figli degli ''ḥaredim'' sceglieranno di rimanere dentro le comunità ''ḥaredi''. La demografia, come le previsioni del tempo, è solo una guida a breve termine, poiché il sistema è inerentemente caotico, cioè è estremamente sensibile alle variazioni delle condizioni iniziali che non possono mai essere determinate con precisione assoluta, e le predizioni sono insicure dato che possono essere rovesciate sia da feedback nell'ambito del sistema sia da interferenze esterne. La popolazione ''ḥaredi'', o anche la popolazione ebraica mondiale, costituisce meno della metà dell'uno percento della popolazione globale e non è isolata né biologicamente né culturalmente da tale popolazione globale in modo da poter essere trattata come un sistema evoluzionario indipendente.
 
L'analogia meteorologica può essere portata avanti: sebbene modelli meteorologici non possano essere previsti oltre alcuni giorni d'anticipo, i modelli meteorologici generali sono più stabili; per esempio, possiamo essere ragionevolmente certi che di media sarà più caldo d'estate che d'inverno nell'emisfero settentrionale. Forse possiamo essere ugualmente certi che l<nowiki>'</nowiki>''equilibrio'' delle comunità seguirà un modello stabile; come ci sono stagioni delle piogge e di siccità abbastanza prevedibili, così ci sono periodi quando i conservatori predominano sui liberali e altri periodi in cui i liberali predominano sui conservatori. Ma anche questo è incerto; "piovoso" e "secco" sono concetti molto più chiari di "conservatore" e "liberale", né "conservatore" e "liberale" (in minuscolo generico) corrispondono esattamente alla gradazione che va da Ortodosso a Conservatore a Riformato; esistono conservatori e liberali in tutti e tre i campi.
 
[[:en:w:William H. Durham|William H. Durham]] ha indagato il rapporto tra evoluzione culturale ed evoluzione genetica. Sostiene tre ipotesi di ''coevoluzione'', cioè del modo in cui il cambiamento avviene tramite una combinazione di fattori genetici e culturali:
# Valori primari sono processi decisionali dipendenti dalla struttura del sistema nervoso; sono dominati dall'evoluzione genetica. Valori secondari si originano dall'esperienza collettiva e dalla storia sociale; includono lingue, intenti e processi dietetici e sono dominati dall'evoluzione culturale;<ref>Durham, ''Coevolution'', 199-210, 451.</ref> la "selezione di valore secondario" è il mezzo principale ma non esclusivo dell'adattamento.
# Il rapporto gene-cultura opera in modalità multiple.
# Geni e cultura si evolvono in cooperazione.<ref>Durham, ''Coevolution'', 433-44.</ref>
 
==''Conclusione''==