Torah per sempre/Demografia contro ragione: il futuro della religione ebraica: differenze tra le versioni

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[[File:"Jewish Dance" by Alexandr Onishenko, 1999.jpg|300px|left|"Danza ebraica" di Alexandr Onishenko, 1999]]
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{{q|''Chi non si inchina mai a niente<br/>non saprà reggere il peso di se stesso.''|[[w:Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]]}}
 
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Storici e sociologi hanno speculato sul futuro del ''popolo'' ebraico; questi vanno da pessimisti come [[:en:w:Bernard Wasserstein|Bernard Wasserstein]] a ottimisti come Calvin Goldschneider.<ref>Wasserstein, ''Vanishing Diaspora''; [https://books.google.co.uk/books?id=ZB39fEyq4QUC&source=gbs_book_other_versions Goldschneider, ''Studying the Jewish Future''].</ref> Io però sono più interessato alla religione che alla demografia. Possiamo determinare che forma prenderà la ''religione'' ebraica in, diciamo, cento anni?
 
Si è tentati a volte di affermare che "la verità verrà fuori", che prevarrà la forma di credo più vicina alla verità. Ciò è successo nel mondo della scienza; la cosmologia di Copernico nel tempo prevalse su quella di Tolomeo perché si adattava meglio alle osservazioni empiriche e quindi era presumibilmente più vicina alla "verità" (che s'intenda questa in termini di corrispondenza coi fatti esterni, di coerenza, o di qualche altra teoria della verità).
 
Nel mondo delle arti la situazione è meno chiara. Cosa sopravvive? Bellezza, potenza drammatica, intuizione della situazione umana, immaginazione creativa, tutte giocano una qualche parte nel dare ad un opera d'arte un valore duraturo. Corrispondenza coi fatti della storia è meno pertinente; non è applicabile alla musica, non è importante per le arti visive (che importanza ha veramente chi fosse la modella di Mona Lisa, o se il ritratto l'assomiglia?) e non attinente al dramma non-documentativo (''Amleto'' non è un documentario – rimarrebbe un grande dramma anche se non ci fosse mai stato un principe di Danimarca).
 
Cosa rende durature certe forme di rituale religioso e di fede? Certo non l'accuratezza storica o scientifica di affermazioni fatte da capi religiosi nei secoli. Bellezza, potenza drammatica, intuizione della situazione umana, immaginazione creativa, utilità — tutte hanno una parte da giocare, ma nessuna di loro è necessaria o sufficiente di per se stessa.
 
C'è bisogno di qualcosa d'altro. [[w:Judith Plaskow|Judith Plaskow]] scrive:
{{q|Gli ebrei del passato, facendo uso di forme religiose ad essi disponibili, crearono e ricrearono un ebraismo vivente... Quello che determinò l'"ebraicità" delle loro formulazioni non fu una serie di criteri predeterminati, ma la "lavorabilità" di tali formulazioni per il popolo ebraico.<ref>Plaskow, ''Standing Again at Sinai'', p. xix.</ref>}}
Non è del tutto chiaro cosa sia "lavorabilità", ma il punto sotteso all'affermazione di Plaskow è oltremodo evidente. La ''rilevanza sociologica e la praticità'' di ogni forma di religione è vitale per la sua persistenza e coinvolge sia l'istruzione che il benessere sociale. Se la comunità non persiste, la religione cessa di essere, sebbene gran parte del suo contenuto possa essere assorbito da altre religioni o forme di cultura. Pertanto, deve "funzionare" per la comunità. La religione dà spazio allo sviluppo della spiritualità individuale, ma richiede una comunità in rapporto alla quale quello sviluppo possa avvenire — non necessariamente una comunità che vive costantemente in accordo con i propri requisiti più severi, ma una che nel complesso affermi i suoi ideali, segua i suoi rituali e parli la sua lingua.
 
Una teoria delle scienze "dure" è vera o falsa indipendentemente dalla società; nel campo gravitazionale della terra, una mela cadrà dall'albero anche se non ci sono esseri umani che se ne accorgono o si preoccupano. Le arti, quali forme di espressione e comunicazione umana, necessita di persone per comunicare ed essere comunicata e ciò presuppone una qualche lingua o cultura da condividere. Né la scienza né le arti fioriranno a meno che non ci sia una cultura che fornisca opportunità per tali attività, anche se gli scienziati più importanti e gli artisti più creativi riescono a superare i confini della cultura in cui furono allevati.
 
Scienza e arti attraversano confini culturali. La geometria di Euclide si applica alle superfici piane (se esistessero nel mondo reale) non solo in Alessandria dove insegnava, ma in qualsiasi parte del mondo, o perfino nell'intero universo; la poesia di Dante viene apprezzata in culture ben differenti da quella dell'Italia rinascimentale, anche in culture dove i fondamenti teologici su cui si basa sono rifiutati; la musica del protestante tedesco Bach è stata eseguita fedelmente e magnificamente da artisti non-cristiani dal Giappone alla Corea.
 
La religione è differente. Dipenda da comunità di persone, comunità di fede, che si rapportano ''collettivamente'' ai suoi insegnamenti e rituali. Ogni religione ha valori fondamentali che trascendono i suoi confini e possono essere condivisi e possono certamente essere apprezzati da chi sta al di fuori della comunità. Ha inoltre elementi, come le storie, le forme di culto e le celebrazioni, che possono essere compresi da altri (spesso tali elementi passano da una comunità religiosa ad un'altra, con o senza modifiche); le religioni possono essere e spesso sono riformulate entro i termini di riferimento di culture differenti. Ma presa nel suo complesso, una religione ha confini definiti, i confini che costituiscono la comunità dei fedeli. I confini non devono sempre essere territoriali, sebbene a volte lo siano, come quando l'identità nazionale coincide con l'identità religiosa.
 
 
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==Cosa c'entra la ragione?==
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[[Categoria:Torah per sempre|Demografia contro ragione: il futuro della religione ebraica]]