Torah per sempre/Mito delle Origini: opportunità e rischi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 34:
"Torah dal Cielo" nella sua forma classica ha fatto una serie di ipotesi che al giorno d'oggi con cui bisogna stare in guardia.
 
'''Autorità e potere'''. La "Torah dal Cielo" classica pretende che i suoi "guardiani" (sacerdoti, rabbini, ufficiali comunitari) abbiano autorità, nel nome di Dio. Dà loro potere di costringere le persone a fare e credere quello che gli stessi (cioè i sacerdoti, rabbini, ufficiali comunitari) affermano la Torah comandi. Comunità ebraiche autonome premoderne imposero punizioni severe a coloro che non rispettavano le decisioni dei rabbini, sia in materie religiose sia in materie civili e penali. L'emancipazione degli ebrei a partire dal diciottesimo secolo, congiunta all'impegno moderno verso il governo rappresentativo, significa che i capi religiosi non hanno più l'autorità di definire ed imporre la legge civile e penale, sebbene possano agire come arbitri col consenso delle parti litiganti e nella giurisdizione sotto cui vivono. L'obbligo religioso non è compatibile col rispetto della democrazia liberale per l'autonomia della coscienza individuale; i capi religiosi nelle libere società democratiche devono accettare di rivolgersi a congregazioni la cui fedeltà agli obblighi religiosi è volontaria. Costrizione religiosa, come asseriva Mendelssohn in ''Jerusalem'', non è semplicemente immorale ma probabilmente futile e controproducente.<ref>Vedi Kochan, ''Jewish Renaissance'', 64-70, per un resoconto critico delle prime reazioni ebraiche all'erosione dell'autorità tradizionale ''kehilah''.</ref>
 
'''Esclusività'''. "Torah dal Cielo" è una metafora in cui Dio viene rappresentato come un uomo che consegna un libro (la Torah Scritta) insieme ad istruzioni su come usarlo (la Torah Orale), al suo servitore Mosè, da trasmettere al suo popolo, Israele. Un'applicazione ingenua di questa metafora indica esclusività: questo è il ''nostro'' libro, nessun altro ne possiede uno simile e noi siamo specialmente privilegiati perché abbiamo stretto un'alleanza con Dio secondo i termini del libro. Questa lettura ingenua, che confonde la metafora col fatto storico, ha fatto litigare inutilmente ebrei e cristiani riguardo a chi appartanga ora "l'alleanza", come se fosse un oggetto prezioso, come una collana di diamanti su cui azzuffarsi.
Riga 67:
 
==Questioni che preoccupano==
Come reagiscono le persone se sono state incoraggiate a credere letteralmente che Dio dettò il Pentateuco a Mosè nel Sinai, insieme con la sua interpretazione orale ed i suoi significati segreti, e poi vien loro detto che questa non è storia reale ma un mito delle origini? Per alcuni di loro la notizia procura sollievo, perché avevano già delle difficoltà a riconciliare la fede tradizionale con la propria intelligenza e coscienza. Altri, tuttavia, si sentono destabilizzati; diventano ansiosi e persino irati, denunciando i protagonisti della nuova interpretazione come eretici e infedeli.
 
Tra le loro più grandi preoccupazioni sta che l'autorità dell'Halakhah sembra essere compromessa. Se Dio non ha, come vero fatto storico, dettato la Torah e relativo commentario a Mosè, perché ci si deve preoccupare di seguirne le leggi, che sono spesso gravose e disagevoli? Di certo l'intero sistema dell'Halakhah viene demolito dalle radici e non verrà più obbedito?
 
Tale paura ha qualche ragione d'essere. Se la gente obbedisce la legge della Torah per una convinzione intellettuale che Dio l'ha dettata e vengono alla luce prove che indeboliscono tale convinzione, la loro motivazione d'obbedire la legge sarà affievolita. Tuttavia non molte persone ''seguono'' la legge soprattutto perché sono convinti che Dio l'abbia dettata, o per puro timore e/o amore di Dio. Le persone seguono le leggi – tutte le leggi – per ragioni ben più complesse, come l'identificazione con un particolare gruppo sociale, per abitudine (inerzia), per un senso di gioia, un senso di colpa, o perché la legge si conforma con i propri comportamenti e aspirazioni. I motivi sono complessi e spesso celati profondamente nell'inconscio. Può essere che alcuni ''giustifichino'' la propria conformità con le leggi della Torah facendo riferimento alla credenza che Dio dettò le leggi a Mosè; se tuttavia qualcuno li convince che non è fatto storico, molto spesso formuleranno una qualche altra giustificazione piuttosto che abbandonare la legge. Potrebbero certo diventare meno insistenti sulle minuzie, più tolleranti di coloro con cui sono in disaccordo e più disposti a modificare l'osservanza alla luce di valori profondi; ma, ci sembra, questa è cosa buona.
 
Forse coloro che sono così timorosi che la Torah perda il suo ascendente sulle persone, dovrebbero chiedersi anche come mai abbiano adottato la convinzione che le leggi della Torah siano onerose e disagevoli. Potrebbe essere perché non sono riusciti a sentire la gioia della Torah; ma potrebbe anche darsi perché le leggi che nel loro contesto originale erano veramente gioiose e ispiratrici, continuano ad essere applicate in contesti dove non adempiono più il loro scopo originale e appaiono insignificanti e quindi fastidiose.
 
Un'altra fonte di preoccupazione è l'ipotesi che, se non credi che ''Torah min hashamayim'' sia Storia, ma sostieni comunque il sistema halakhico su cui si basa l'ebraismo, sei un ipocrita che dice una cosa e crede in un'altra: per esempio, se in classe o dal pulpito dici che Dio diede la Torah, orale e scritta, a Mosè, ma in aula ipotizzi che Genesi sia stata compilata nel periodo persiano ed esamini possibili documenti delle fonti primarie.
 
== Note ==