Torah per sempre/Cosa è la verità: differenze tra le versioni

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==''Conclusione''. Torah e mito delle origini==
La dottrina classica di "Torah dal Cielo", come quella di Maimonide, con le sue asserzioni storiche errate e le conseguenze morali saltuariamente discutibili, non può essere difesa da storici, scienziati, o filosofi seri. "Torah dal Cielo" non è "vera" nel senso che fornisce un resoconto storico corretto dell'origine di certi testi e tradizioni (= teoria di corrispondenza della verità); non offre un resoconto coerente della conoscenza nel suo complesso (= teoria della coerenza); né possiede un potere predittivo verificabile (= teoria pragmatica).
 
Purtuttavia offre una ratifica dell'etica e della moralità, sebbene le risposte che dà alle domande etiche e morali non siano sempre in consonanza con il pensiero moderno. Se le sue risposte occupano chiaramente un alto livello morale, il "pensiero moderno" può essere scartato. A volte tale è il caso, ma ci sono anche situazioni dove appare carente ed incoraggia azioni che sono moralmente riprovevoli, come abbiamo visto in PARTE II.3 e PARTE IV.3. Se qualcuno invoca ''Torah min hashamayim'' a supporto di una dottrina morale o etica, bisogna esercitare grande cautela per essere sicuri che ciò che afferma sia stato rivelato da Dio tramite la Scrittura come interpretata dai rabbini sia veramente desiderabile eticamente o moralmente; la gente, del resto, ha invocato la Scrittura a difesa di schiavismo, razzismo, la sottomissione delle donne, omofobia e guerre in quantità.
 
Persone che sono impegnate in una fede nella "Torah dal Cielo" possono derivare da tale fede benefici spirituali, estetici e psicologici; è rassicurante sentirsi fiduciosi di star facendo quello che Dio vuole e farlo in compagnia e con il supporto e incoraggiamento di persone della stessa convinzione. Ma qui, di nuovo, bisogna esercitare cautela onde evitare di arrivare a conclusioni che generino "dissonanza cognitiva" con altre fonti di conoscenza disponibili al credente; non c'è rassicurazione in un sistema di credenze che rimane vulnerabile alla contraddizione da parte di altre cose in cui si crede con la stessa e maggiore convinzione.
 
Dove ''Torah min hashamayim'' entra veramente nel suo è il ''mito delle origini''. Miti delle origini sono importanti, persino vitali, per creare un senso di identità. Poeti, predicatori e politici li usano a tale scopo. Incapsulano avvenimenti particolari del nostro passato, insieme alla saggezza accumulatasi nei tempi, e li proclamano in maniera succinta e accessibile. Tuttavia, sono ''interpretazioni'' del passato, non storie scientifiche. "Dio ha rivelato la Torah a Israele nel Sinai" non è una semplice affermazione storica. Per prima cosa, è metafisica e non aperta a una qualsiasi verifica scientifica; inoltre, la sua funzione primaria è religiosa e non storica. ''Interpreta'' il nostro passato, concentrandosi su episodi e sviluppi che lo storico vede come eventi disparati sparsi attraverso i secoli ma che, da una prospettiva religiosa ebraica, formano un tutto autorevole, potente, eterno.
 
I miti servono come simboli, "formulazioni tangibili di nozioni, astrazioni dell'esperienza fissate in forme percettibili, realizzazioni concrete di idee, comportamenti, gidizi, desideri, o credenze".<ref>Geertz, ''Interpretations of Cultures'', 91.</ref> "Torah dal Cielo" come mito fa parte del modello culturale dell'ebraismo, ''qualsiasi'' forma di ebraismo. È ciò che [[w:Clifford Geertz|Clifford Geertz]] chiama una "fonte estrinseca di informazione", vale a dire, quello che sta "al di fuori dei confini dell'organismo individuale... in quel mondo intersoggetivo delle comprensioni comuni in cui sono nati tutti gli individui umani, in cui [tali individui] perseguono le proprie carriere separate e che lasciano persistentemente dietro di loro quando muoiono. [Fornisce] una mappa o modello in termini di quali processi esterni possano acquisire una forma definita."<ref>Geertz, ''Interpretations of Cultures'', 92.</ref> Questa è una funzione vitale. Aiuta la società e l'individuo a dare un senso e quindi confrontare il caos e la sofferenza. Mentre la scienza e la storia procedono grazie all'osservazione empirica e sono guidate dall'esperienza, il mito religioso ''confronta'' l'esperienza e la trasforma alla luce di un'autorità precedente; in tal modo guarda avanti e guarda indietro.
 
"Torah dal Cielo" è ''mythos'', non ''logos''; poesia, non prosa; ''romans'' piuttosto che storia. Modalità ben nota ai Saggi; le loro storie dell'"ascesa" di Mosè per ricevere la Torah, citate in PARTE I.2, sono chiaramente ''mythos'' (sebbene non avrebbero mai negato l'accuratezza storica della narrazione di Esodo). Parimenti, quando i cabbalisti "elevarono" la Torah a simbolo mitico (PARTE I.3) non abbandonarono mai la fede nella sua perfezione e accuratezza storica. Il mondo "spirituale" di Israele propugnato da Maharal (PARTE V.2) e la Torah ''a priori'' di Soloveitchick (PARTE IV.2) pongono la Torah stessa, o la vita sul piano spirituale, oltre le coercizioni della storia, sebbene nessuno dei due metta in dubbio l'accuratezza storica del suo contenuto. Non è l<nowiki>'</nowiki>''asserzione'' della natura mitica della storia della Torah dal Cielo che disturba i tradizionalisti, ma la ''negazione'' delle sue affermazioni storiche.
 
Il poeta religioso può decantare l'amore di Dio espresso mediante il Suo dono della Torah, e il predicatore può predicare. Ma lo storico non partecipa a tale discorso; il suo linguaggio è la prosa. L'insegnante che espone il testo sacro affronta un dilemma, poiché la verità del ''mythos'' ispira, mentre la verità della storia informa e istruisce; l'equilibrio tra ispirazione e verità oggettiva è delicato e cede facilmente da una parte alla fede cieca e al fanatismo e dall'altra alla mancanza di sensibilità verso le questioni spirituali.
 
== Note ==