Torah per sempre/Quattro difese della Fede tradizionale: differenze tra le versioni

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Tale ragionamento ha almeno tre punti deboli:
 
Ciò che è in discussione è l'''affidabilità'' della tradizione, non la sua esistenza. Il fatto indubitabile che esista una tradizione non dimostra la validità di tale tradizione. Questo è particolarmente vero qui, dove ''(a)'' non c'è evidenza (al di fuori della tradizione stessa) che la tradizione si originò nei giorni di Mosè e ''(b)'' siamo interessati ad un evento che, se ebbe luogo, fu soprannaturale e che quindi richiederebbe una maggiore testimonianza di quanto un "normale" evento storico richiederebbe, punto fatto enfaticamente da [[w:David Hume|David Hume]] nel suo famoso capitolo sui miracoli.<ref>Hume, ''Enquiry'', sez. 10, "Of Miracles". ''Enquiry'' fu completato nel 1748.</ref>
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È vero che nessuna teoria critica nel suo complesso sia stata provata. Ciononostante la teoria tradizionale è stata screditata. La questione potrebbe essere paragonata all'evidenza dell'[[w:Evoluzione|evoluzione]] [[w:Charles Darwin|darwiniana]]. Per esempio, esistono numerose teorie concorrenti sull'origine dell'''[[w:Homo sapiens|homo sapiens]]''. Una o tutte potrebbero essere errate. Ma la teoria "tradizionale" che gli esseri umani vennero ad esistere improvvisamente come risultato di un evento soprannaturale meno di 6000 anni fa è di certo errata.
 
Halivni stesso ammette che il testo in nostro possesso è "maculato", un prodotto della fallibilità umana, un documento con una storia complessa e non la Torah "originale". Ciò è ovviamente contrario alla tradizione, che non ammette mai siano occorsi se non minimi cambiamenti. Tuttavia, se si ammette che la tradizione è inaffidabile, perché dobbiamo basarcisi quale testimonianza di un evento metafisico che ha generato la produzione di un testo ignoto ma perfetto di cui noi possediamo scarse rimanenze maculate? Di certo devono esserci modi più semplici per spiegare i testi che abbiamo!
 
Halivni fa un parallelo con una discussione di Maimonide, che rifiutò la teoria dell'eternità dell'universo affermando che le prove della sua eternità erano inconcludenti e pertanto dovevamo seguire il significato semplice della Scrittura. Questo non è però un parallelo adatto, poiché la [[La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah|questione confrontata da Maimonide]] non era la veracità della Scrittura; dava per scontato, nella sua discussione dell'eternità dell'universo, che la Scrittura fosse autorevole e da comprendersi ''prima facie'' nel senso letterale. La sua questione era ''(a)'' se ragionamenti razionali dimostrassero l'eternità dell'universo e ''(b)'' se, in tale caso, la Scrittura potesse essere interpretata secondo quella dimostrazione, piuttosto che letteralmente. Poiché, secondo la sua opinione, i ragionamenti razionali erano bilanciati (''ce n'erano'' alcuni avversi), l'interpretazione letterale della Scrittura rimaneva valida; tuttavia, se la ragione avesse dimostrato l'eternità dell'universo, la Scrittura poteva essere interpretata di conseguenza. Nel caso di Halivni, invece, la questione in ballo è se il resoconto tradizionale dell'origine della Scrittura corrente sia ''affidabile''; addurre la tradizione stessa in supporto di questa controversia è una ''[[w:petitio principii|petitio principii]]''. Inoltre, l'universo senza dubbio ''è'' là, pertanto la domanda circa la sua eternità è domanda reale. In merito alla "rivelazione" (qualunque cosa significhi), il problema è se un tale evento abbia mai avuto luogo; se non ebbe luogo, allora la domanda se il resoconto tradizionale sia affidabile non si pone.
 
Gran parte del libro viene dedicato all'interpretazione dei testi rabbinici con il fine di dimostrare che i rabbini stavano impegnandosi in un processo di "restauro" della Torah originale. Un esempio istruttivo è il trattamento di ''[[w:Shiur|shiurim]]'', quantità determinate dai rabbini come minime e massime nelle misurazioni di materiali proibiti o impuri, lunghezze di tempo e cose simili. Halivni sostiene che siano offerte tre attribuzioni differenti di ''shiurim''. Secondo Rav sone ''halakhah lemosheh misinai'', leggi date a Mosè al Sinai;<ref>TB ''Eruv.'' 4''a''.</ref> la [[w:Ghemara|Gemara]] interpreta ciò a significare che sono leggi tradizionali (''hilkhata'') senza fondamento nella Scrittura;<ref>TB ''Suk.'' 5''b''—Halivni intende questa interpretazione come attributo separato.</ref> mentre una fonte parallela indica che siano solo leggi ''rabbiniche'' (opposte a ''hilkhata'').<ref>TB ''Suk.'' 41''a-b''. Notare come "solo" (in ingl. "only") con cui Halivni traduce ''ela'' ("ma") implica una svalutazione che non traspare nell'ebraico.</ref>
 
La discussione potrebbe certamente illustrare la tendenza degli ''[[w:Amoraim|amora`im]]'', più forti tra i palestinesi che tra i babilonesi, ad attribuire leggi senza base scritturale alla categoria ''halakhah lemosheh misinai'', una sorta di Torah Orale indipendente; inoltre, Halivni potrebbe essere nel giusto quando interpreta questo come una reazione all'iniziativa [[w:Tannaim|tannaitica]] di leggere ogni cosa nella Scrittura e vederla come il fondamento della successiva ritirata rabbinica dall'esegesi scritturale verso il campo dell'Halakhah. Se questa fiducia nella Torah Orale indipendente piuttosto che nell'esegesi scritturale possa essere interpretata come un modo per ripristinare la rivelazione originale, è un'altra faccenda, alla quale Helivni dedica il suo terzo capitolo; ma non troviamo convincente il suo ragionamento.
 
Non si può non ammirare l'erudizione meticolosa di questo libro, specie l'utilizzo storicamente sensibile che Halivni fa dei passi talmudici. La teologia rimane però discutibile.
 
==Louis Jacobs: Supernaturalismo Liberale==