Torah per sempre/Joseph Dov Soloveitchik e la Torah a priori: differenze tra le versioni

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# L'Uomo Religioso (soggettivo) cerca mistero e la conservazione del "rapporto dinamico tra soggetto e oggetto".
# L'Uomo Halakhico colma il divario tra i due. Né trascendente né superficiale, l'Uomo Halakhico "viene con la Torah, datgli al Sinai... come un matematico che forma un mondo ideale e lo usa per stabilire una relazione tra se stesso e il mondo reale".
[[File:Chaim Soloveitchik.JPG|120px|left|Hayim Soloveitchik]] Soloveitchik modellò l'"Uomo Halakhico" su suo nonno, [[w:Chaim Soloveitchik|Hayim Soloveitchik]] (1853-1917). "Reb Hayim" era rinomato per il suo sviluppo della dialettica talmudica, conosciuta come il "Brisker ''derekh'' (modo)",<ref>Reb Hayim fu per un periodo il rabbino di Brest-Litovsk in Bielorussia.</ref> che ebbe a dominare lo studio talmudico nelle yeshivah lituane.<ref>Solomon, ''Analytic Movement''. L'originatore del metodo fu probabilmente Jacob Isaac Reines (1839-1915), ma la "reificazione" è esclusivamente di Reb Hayim.</ref> Una delle sue particolarità è la reificazione dei concetti; Reb Hayim parla delle leggi e dei concetti della Torah come se fossero oggetti metafisici, che fruiscono di un'esistenza apparentemente indipendente dal mondo e dall'umanità — una delle sue espressioni caratteristiche è ''ḥeftsa dedina'', letteralmente "l'oggetto-legge".<ref>Solomon, ''Analytic Movement'', 177, 180,184-8, 194-5.</ref> Lo stesso Reb Hayim potrebbe non essere stato consapevole delle implicazioni filosofiche di ciò che per lui era probabilmente nient'altro che un modo conveniente di parlare, ma suo nipote ne assorbì il linguaggio, lo unì al "pensiero puro" di Hermann Cohen e dalla miscela escogitò una filosofia dell'Halakhah che costituiva un reame indipendente [[w:a priori e a posteriori|a priori]] che confronta e colma i mondi opposti di scienza e religione.
 
La nozione platonica di un reame "assoluto" di idee fu sviluppato da Max Scheler, che tentò nel suo saggio del 1926 "Problemi di una Sociologia della Conoscenza"<ref>Scheler, ''On Feeling, Knowing and Valuing'', 166-200.</ref> di formare quella che chiamava una sociologia a priori della conoscenza, rendendo la scienza della sociologia indipendente dalla storia:
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Probabilmente è questo concetto esteso di Halakhah che aveva in mente quando scrisse le sue parole spesso citate:
{{q|Quando l'uomo halakhico si avvicina alla realtà egli viene con la sua Torah, datagli al Sinai, in mano. Si orienta verso il mondo attraverso statuti fissi e principi solidi... forniti di regole, giudizi e principi fondamentali, si avvicina al mondo con un rapporrto a priori. A chi lo possiamo paragonare? Ad un matematico che modella un mondo ideale e poi lo usa con lo scopo di stabilire una relazione tra questo ed il mondo reale... L'essenza dell'Halakhah, che fu ricevuta da Dio, consiste nel creare un mondo ideale e riconoscere il rapporto tra quel mondo ideale e la nostra condizione concreta... Non esiste fenomeno... che l'Halakhah a priori non approcci col suo standard ideale... Quando l'Uomo Halakhico incontra una sorgente che ribolle... egli già possiede un rapporto fisso, a priori, con questo fenomeno reale... desidera coordinare il concetto a priori con il fenomeno [[w:a priori e a posteriori|a posteriori]].<ref>''Halakhic Man'', 19-20. "Quando l'uomo halakhico incontra una sorgente che ribolle..." riporta alla mente il pezzo di Buber "Io considero un albero..." (''Io e Tu'', ingl. ''I and Thou'', p. 7).</ref>}}
{{q|... ...<ref>''Halakhic Man'', 19-20. "Quando l'uomo halakhico incontra una sorgente che ribolle..." riporta alla mente il pezzo di Buber "Io considero un albero..." (''Io e Tu'', ingl. ''I and Thou'', p. 7).</ref>}}
Forse, come hanno indicato alcuni, l'analogia con la matematica è solo una metafora; da un punto di vista filosofico è molto difficile vedere come le proposizioni contingenti dell'Halakhah possano essere considerate a priori. Tuttavia l'intenzione è chiara: Soloveitchik desidera conferire al sistema dell'Halakhah proprio quell'invulnerabilità alla storia che pensa sia caratteristica delle scienze logiche e matematiche.
 
[[File:RudolfOtto.jpg|120px|left|Rudolf Otto]] [[w:Rudolf Otto|Rudolf Otto]] (1869-1937) successe a Herman Cohen quale professore a [[w:Marburgo|Marburgo]] nel 1917. Otto, col suo influente ''Das Heilige'' ("Il [[w:Sacro|Sacro]]"), cercò di porre le fondamenta ad un a priori religioso, distinto dai semplici sentimenti. Asserì di identificare in religioni differenti una percezione di "creatura", un senso di assoluta dipendenza da ciò che era "totalmente Altro", completamente trascendente la sfera mondana. Per questo, il sacro, usa il termine "numinoso", dal latino ''numen'' usato per trasmettere volontà, potenza, o maestà divina. Il senso del numinoso, del ''mysterium tremendum'', è per Otto un mezzo sopra-razionale di apprendimento; non è ''irrazionale'', non ''contraddice'' la ragione, ma produce una conoscenza che non può essere ottenuta mediante la facoltà razionale. Il Sacro è per Otto una categoria a priori:
{{q|il "sacro", nel senso più pieno della parola è una categoria combinata, complessa, gli elementi che la combinano essendo i suoi componenti razionali e non-razionali. Ma in entrambi – e l'asserzione deve essere mantenuta strettamente contro tutto il sensazionalismo e naturalismo – è una categoria puramente a priori.<ref>Otto, ''Idea of the Holy'', 129.</ref>}}
Soloveitchik disapprovò l'antinomismo caratteristicamente protestante di Otto<ref>''Halakhic Man'', 9.</ref> ma fu attratto dal suo concetto di santità, sebbene cercasse di distanziarsi dalla sua "religiosità":
{{q|La santità consiste di una vita ordinata e fissata in accordo con l'Halakhah e trova il suo completamento nell'osservanza delle leggi relative all'esistenza biologica umana, come le leggi sulle relazioni sessuali proibite, i civi proibiti e precetti simili. E non fu per niente che Maimonide includesse queste proibizioni nel suo ''Libro della Santità''. La santità è creata dall'uomo, da carne e sangue.<ref>''Halakhic Man'', 46-7. Dà come esempi la conquista della terra, Gerusalemme, ecc.</ref>}}
Dice che secondo la prospettiva ebraica l'idea di santità non sta per una trascendenza che è rimossa il più possibile dalla realtà;<ref>''Halakhic Man'', 45.</ref> è invece la contrazione (''[[w:Tzimtzum|tzimtzum]]'') del trascendente nell'ambito dell'Halakhah; l'Halakhah cioè è il canale attraverso il quale il trascendente entra nel mondo "reale".
 
Otto cerca rifugio nell'a priori dalla vulnerabilità dei concetti religiosi di santità e trascendenza alle accuse di condizionamento e relatività sociale e storica fatte contro di loro da sociologi della religione come [[w:Max Weber|Max Weber]]. In modo analogo, Soloveitchik cerca rifugio nell'a priori dalla vulnerabilità dell'Halakhah sia alla dimostrazione degli storici che l'Halakhah ed i suoi testi si sono evoluti in risposta a mutevoli circostanze sociali, economiche e storiche, nonché all'accusa teologica che essa non è vincolante nel tempo e in tutti i luoghi.
 
==Critica Storica==
Durante gli anni di Berlino, se non prima, Soloveitchik deve essere diventato familiare coi problemi posti alla fede tradizionale dalla critica storica della Bibbia. Certamente, come abbiamo visto in [[Torah per sempre/Hoffman e l'ortodossia tedesca|PARTE III.6]], queste materie erano ampiamente discusse dagli intellettuali ebrei ortodossi; figure importanti come Hoffman e Breuer tentarono di confutare apertamente l'"Alta Critica" durante il ''Rabbinerseminar'' di Berlino; Jehiel Jacob Weinberg, ultimo decano del Seminario berlinese, era strettamente associato allo studioso cristiano Paul Kahle e Weinberg e Soloveitchik di sicuro si incontrarono.<ref>Weinberg è stato discusso nelle precedenti PARTE II.2 e PARTE III.6. Shapiro, ''Between the Yeshiva World and Modern Orthodoxy'', 195, riporta una conversazione tra Weinberg e Soloveitchik a Berlino.</ref> Soloveitchik tuttavia non si impegna mai nella critica storica, sia perché la trova troppo sgradevole o perché che in effetti ha eluso il problema mediante la sua interpretazione della Torah come sistema a priori; la Torah per lui è semplicemente un "dato" che può analizzare e definire ma non interrogare.
 
Ovviamente, deve concedere che ci sia un ''qualche'' componente umano nella Torah, ampiamente concepito. Nello splendido saggio che compose come memoriale alla moglie Tonya, Soloveitchik distingue due tipi di allegoria nel [[w:Cantico dei cantici|Cantico dei Cantici]]:<ref>"Uvikashtem misham", nota 1.</ref>
* L'allegoria storico-metafisica rappresenta il ''vero'' rapporto tra Dio e Israele come è stato (e sarà) nella storia; questa è la linea seguita in midrash, Targum, Rashi, Kuzari, Ibn Ezra.
* L'allegoria universale-metafisica punta al rapporto ''ideale'' tra il popolo e Dio; questo è l'approccio di Rabbenu Bahya, Maimonide<ref>Maimonide, ''[[Mishneh Torah]]'', "Hilkhot teshuvah", 20:3; ''id.'', ''Guida'' iii, 51.</ref> e Kabbalah.
 
Questo è piuttosto come la distinzione che fa spesso tra ''goral'' e ''ye`ud'', la (reale) sorte di Israele nella storia ed il suo destino (ideale).<ref>Alle pagg. 10-12 di "Kol dodi dofek" Soloveitchik distingue tra ''kiyum gorali'' (esistenza assegnata, cioè esistenza come popolo normale soggetto alle vicissitudini della storia, un'esistenza passiva) del popolo di Israele ed il suo ''kiyum ye`udi'' (esistenza vocazionale, come popolo designato da Dio ad una data impresa, un'esistenza attiva).</ref> Alla pari di Platone, Soloveitchik concepisce l'ideale come veramente ''reale'' e l'effettivo o storico come un'approssimazione transitoria. Poiché in questa analisi il "reale" sfugge alla storia, esso può essere assimilato alla struttura a priori.
 
==Il Problema della Torah Orale==
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[[Categoria:Torah per sempre|Joseph Dov Soloveitchik e la Torah a priori]]