Torah per sempre/Ricostruzioni non-ortodosse: differenze tra le versioni

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"Ho peccato." Così parla l'anima e abolisce la vergogna... "Ho peccato" significa fui un peccatore. Con questa ammissione di aver peccato, tuttavia, l'anima lascia la via libera all'ammissione "Sono un peccatore". E tale ammissione è già la piena ammissione d'amore.<ref>Traduz. William Hallo, 157, 159, 160, 162, 167, 170, 175, 176, 180.</ref>}}
Il linguaggio della rivelazione "parla"; la rivelazione diventa, per Rosenzweig, una categoria estetica, espressa potentemente nel Cantico dei Cantici, che è ben più di una similitudine.<ref>Dalla traduzione di William Hallo, 185, 191, 199segg.</ref>
 
Rosenzweig certamente non credeva, in un qualsiasi senso letterale, alla storia tradizionale di Dio che dettava la Torah, Scritta e Orale, a Mosè; non mette mai in questione i rinvenimenti della critica storica. Tuttavia, al contrario di Buber,<ref>Si veda la sua lettera a Buber sull'insegnamento e la legge, tradotta in Glazer, ''Franz Rosenzweig'', 234-42.</ref> prende una posizione positiva verso la legge (Halakhah) ed il suo adempimento. In una lettera a Glatzer, che aveva detto che solo l'elezione di Israele proveniva da Dio, ma i particolari della legge venivano solo dall'uomo, Rosenzweig chiese se uno potesse delineare un limite così rigido tra quello che era divino e quello che era umano.<ref>Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', 242.</ref> Vero, l'osservanza della legge non può basarsi, come richiedeva S. R. Hirsch, su affermazioni storiche riguardo la sua rivelazione al Sinai.<ref>Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', 238.</ref> Solo nel ''fare'' arriviamo veramente a percepire la legge come articolazione della Rivelazione di Dio:
{{q|Proprio come uno studente di William James sa come porre ogni "esperienza religiosa" nel corretto scompartimento della psicologia della religione e uno studente freudiano può analizzare l'esperienza nei suoi elementi di vecchia ma sempre rinnovata storia, così uno studente di Wellhausen risalirà ciascun comandamento alle sue origini umane, folcloristiche, e uno studente di Max Weber lo deriverà dalla struttura speciale di un popolo... Noi lo sappiamo differentemente, non sempre e non in tutte le cose...Poiché noi lo sappiamo solo quando—lo sappiamo.<br/>
Cosa sappiamo quando lo sappiamo? Certamente non che tutte queste spiegazioni storiche e sociologiche sono false. Ma alla luce del fare, del fare giusto in cui viviamo la realtà della Legge, le spiegazioni sono di importanza superficiale e sussidiaria... Solo nel comandamento può udirsi la voce di colui che comanda.<ref>Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', 245.</ref>}}
Rosenzweig sta dicendo che il contenuto normativo della Torah, cioè le sue specifiche ''mitzvot'', risale alla pratica del "comandamento" da parte del fedele, comandamento d'amore che si genera nel dialogo tra Dio, uomo, mondo; l'amore che si prova nel "fare", cioè nel compimento delle ''mitzvot'' piuttosto che in qualsiasi base sociologica o storica, è la nostra giustificazione del farle.
 
==Abraham Joshua Heschel (1907-1972): Passione dei Profeti==