Torah per sempre/Sui passi del Gaon: Torah unica: differenze tra le versioni

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In contrasto con Mendelssohn e nonostante la sua caratterizzazione della Torah come "poema", Berlin ignora l'estetica letteraria. Si preoccupa piuttosto di dimostrare l'adeguatezza di ciascuna affermazione. Per esempio, ''az yashir'', "''allora'' cantò" (Esodo {{passo biblico|Esodo|15,1}}), si riferisce all'affermazione nel Talmud gerosolimitano che solo dopo il completamento della liberazione uno debba offrire ringraziamento.<ref>TG ''Pes.'' 10:6 (37''d'').</ref> Il suo commentario di Genesi {{passo biblico|Genesi|15,27}} offre un esempio più esteso:
{{q|"C'erano dodici pozzi d'acqua e settanta palme." La Scrittura [ci] informa come il Santo, che Egli sia benedetto, preparò quel luogo in anticipo, poiché ''Mekhilta'' citata da Ramban insegna: Rabbi Eleazar Hamoda`i dice, quando il Santo, che Egli sia benedetto, creò il Suo mondo, Egli creò dodici pozzi corrispondenti alle dodici tribù, e settanta palme corrispondenti ai settanta anziani. Cosa insegna, quindi, "vi si accamparono presso le acque"? Insegna che si stavano occupando della Torah che era stata data loro a Marah. Questo ci insegna in merito ad una materia connessa con quello che era stato dato loro di comprendere a Marah, cioè che sebbene Mosè avesse fatto loro conoscere che la via della Torah viene soddisfatta da poco, questa è la "via della Torah" solo quando uno si avvicina per la prima volta alla potenza della Torah; una volta che uno abbia raggiunto con successo il livello della Torah, ha il diritto ad un generoso approvvigionamento e a cose che gli assicurino conforto in modo che possa accrescere la sua comprensione della Torah... Pertanto, proprio come a Marah venne loro data la qualità di ristrettezza e austerità, così a Elim, quando si erano impegnati con la Torah, vennero loro dati dodici pozzi d'acqua, una scorta abbondante, e settanta palme, che [danno un frutto]] specialmente adatto a [studiare] la Torah, poiché si dice nel [TB] ''Ta`anit'' 9''b'', che Ulla asserì: "Un cesto di datteri per un ''[[w:Zuz (Jewish coin)|zuz]]'' ed i Babilonesi non studiano la Torah!"}}
Berlin è interessato a dimostrare, al contrario di Mendelssohn – che non cita mai, ma le cui opere erano ben note a molti dei suoi studenti – che ogni parola ha un significato preciso e non c'è ripetizione; per esempio, il cambio del nome divino in Esodo {{passo biblico|Esodo|6,2}} dimostra che Dio effettuò la liberazione attraverso il suo attributo di giustizia ed il suo attributo di misericordia. Questo interesse di Berlin diventa chiaro quando contrastiamo la sua interpretazione delle parole ''lekh lekha'' ("vàttene"—Gen. 12:1) con quella del ''Be`ur'' di Mendelssohn sullo stesso versetto.
 
Rashi commenta che il pronome riflessivo ''lekha'' "a te" in queste parole indirizzate ad Abramo significa " a tuo beneficio, e per il tuo bene", Ramban confutò questo sulla base che la parola ''lekha'' era di uso comune senza implicare nulla di personale, come accade per esempio nel Cantico dei Cantici 2:11, dove si dice della pioggia ''halakh lo'', la parola ''lo'', "ad esso", equivalente a ''lekha'' di Genesi. Il ''Be`ur'' cita queste opinioni e poi sostiene che il versetto del Cantico in realtà giustifica Rashi, poiché è una metafora poetica che produce un'immagine di pioggia che fugge verso un altro clima per soddifare là la natura. Quindi il ''Be`ur'' interpreta la Scrittura ''come letteratura''.
 
Parimenti, Berlin cita Rashi e Ramban e si mette dalla parte di Rashi, ma non sulla base delle qualità letterarie dell'immagine del Cantico. Sostiene che il significato preciso del riflessivo è di sottolineare la solitudine o separatezza del soggetto, come nelle identiche parole ''lekh lekha'' usate nella storia dell'Akedah (Gen. {{passo biblico|Gen|22,2}}). In quel caso, però, Rashi nota che il viaggio di Abramo è inteso essere conoscenza pubblica, per cui ''lek lekha'' non può applicarsi al viaggio stesso; deve applicarsi ai benefici personali, privati che Abramo riceverà. Berlin quindi rifiuta l'approccio letterario a favore di uno che sottolinea la consistenza verbale, da cui (come la intende lui) la perfezione della Torah.
 
In sintesi, Berlin, "sui passi del Gaon", plasma abilmente la Scrittura e una vasta gamma di fonti rabbiniche in un tutto autoconsistente. Occasionalmente fa uso di una qualche teoria scientifica o informazione che ha appreso, ma non di tecniche letterarie o filologiche in voga all'epoca. Reagisce contro la forte spinta della critica storica piuttosto che contro argomentazioni specifiche; a differenza dei suoi colleghi in scuole tedesche e italiane, non combatte la critica biblica con gli stessi strumenti di questa, né sembra consapevole delle forme precise che questa stessa assume.
 
==Me'ir Simhah Hakohen di Dvinsk (1843-1926)==
[[File:Ohr Sameach.jpg|190px|left|Me'ir Simhah Hakohen di Dvinsk]] Me'ir Simhah Hakohen, un bambino prodigio, fu rabbino di Dvinsk ([[w:Daugavpils|Daugavpils]], [[w:Lettonia|Lettonia]]) per circa quarant'anni. La sua reputazione come halakhista fu stabilita dalle sue nuove interpretazioni (''ḥidushim'') in ''[[:en:w:Ohr Somayach (book)|Or same`aḥ]]'' (1902-26) della ''[[Mishneh Torah]]'' di Maimonide; nuove interpretazioni di alcuni trattati talmudici furono pubblicati postumi. Fu attivo in affari pubblici e dedito alla propria comunità; durante la Prima Guerra Mondiale, quando la maggior parte della comunità di Dvinsk fuggì e solo pochi degli abitanti più poveri rimasero, rimase con loro, dichiarando che finché c'erano nove ebrei in città, egli sarebbe stato il decimo.
[[File:Ohr Sameach.jpg|190px|left|Me'ir Simhah Hakohen di Dvinsk]]
 
Il suo commentario del Pentateuco, ''Meshekh ḥokhmah'' (1927), ha molto in comune con ''Ha`amek davar'' di Berlin. Come Berlkin, cerca di presentare la Tora Scritta e Orale come un tutto unico; come Berlin, usa la sua vasta conoscenza di Talmud e midrash; ancora come Berlin, è ingegnoso nell'assegnare implicazioni halakhiche alla narrazione e alle porzioni legali della Scrittura. D'altra parte, dimostra poco interesse per gli aspetti filologici del testo.
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A volte i due studiosi leggono il testo in maniera radicalmente differente. Me`ir Simhah afferma chiaramente ed enfaticamente che quando Genesi {{passo biblico|Gen|1,27}} afferma che Dio fece gli esseri umani nell'"immagine di Dio", ciò significa che li fece con il libero arbitrio, che vuol dire non soggetti alle leggi fisse della natura. Berlin, invece, fa gran gioco del fatto che il nome divino in questo versetto è [[w:Elohim|Elohim]], che significa Dio nella Sua relazione con la Natura; quando Dio creò Adamo "nella Sua immagine", questo significa che Adamo era la somma della Natura, il suo totale; dopo il peccato,<ref>Berlin presume il concetto cabbalistico (e agostiniano) di un peccato originale trasmesso alla progenie di Adamo.</ref> tuttavia, pochi uomini e ancor meno donne ottengono tale stato beato.
 
Me`ir Simhah spesso usa testi cabbalistici per elaborare un punto fatto da Talmud o midrash. Nella sua discussione del sogno di Faraone (Gen. 41), cita prima dal Talmud l'opinione di Rava che i sogni in generale sono insensati, ma quelli mediati da un angelo trasmettono verità,<ref>TB ''Ber.'' 55''b'', citando Zacc. 10:2.</ref> poi elabora citando dllo Zohar che Gabriele è a capo dei sogni validi, mentre quelli insensati sono istigati da demoni, un'idea che (secondo Me`ir Simhah) si accorda bene con la formulazione di Daniele e con certi aspetti della demonologia rabbinica. Come altri scrittori non-chassidici, la sua interpretazione dello Zohar non è quella lurianica; lo tratta come farebbe con qualsiasi altro midrash.
 
==Barukh Halevi Epstein (1860-1942)==
[[File:Volozhin yeshiva.jpg|300px|left|La Yeshivah Volozhin, in Bielorussia, dove studiò Rabbi Epstein]] [[:en:w:Baruch Epstein|Epstein]] nacque a [[w:Babrujsk|Bobruisk]], Bielorussia, che fu anche il luogo di nascita di suo padre, il rinomato halakhista Jehiel Michel ben Aaron Isaac Halevi (1829-1908), rabbino di Novogrudok, Bielorussia, e autore del codice halakhico ''Arukh hashulḥan''.<ref>Vedi S. Fishbane, ''Boldness of an Halakhist''.</ref> La sorella di Epstein padre era la moglie di Naftali Tsevi Yehudah Berlin, sotto cui Barukh studiò a Volozhin.
[[File:Volozhin yeshiva.jpg|300px|left|La Yeshivah Volozhin, in Bielorussia, dove studiò Rabbi Epstein]]
 
Epstein era riluttante ad entrare nel rabbinato e fino alla [[w:Rivoluzione russa|Rivoluzione Russa]] fu direttore di banca a Pinsk, dove trovò il tempo di dedicarsi allo studio della Torah e alla scrittura. Il suo ''Mekor barukh'' in tre volumi (1928) è una storia di Volozhin e della sua famiglia; ''Barukh she`amar'' è un commentario sul libro di preghiere; ''Tosafot berakhah'' è un'opera midrashica; pubblicò inoltre un breve trattato sull'importanza di conoscere la lingua ebraica. In aggiunta, fu co-autore di un commentario sui Cinque Scrolli col titolo ''Avodat haleviyim''. Morì vittima dell'[[w:Olocausto|Olocausto]].
 
La sua reputazione è dovuta al suo ''Torah temimah'', un commentario popolare del Pentateuco, pubblicato per la prima volta nel 1902. O. Feuchtwanger scrisse in merito:
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{{q|Il Torah Temimah è il primo tentativo di portare la Legge Scritta e quella Orale insieme visivamente e di spiegare la loro interdipendenza nei termini più brevi e semplici, ma anche più convincenti. Voloshin gli aveva rivelato la crescita organica dei principi che governavano la Legge Orale dalle sfumature più sottili della Legge Scritta. Non voleva essere un dottrinario che stabilisse principi linguistici nuovi e a volte non completamente convalidati come riscontriamo negli scritti del Malbim e di S. R. Hirsch, per poter giustificare l'efficacia della Legge Orale, né doveva accettare il fondamentalismo halakhico di Halevi<ref>''Sic''. Chi intende?</ref> che non permetteva alla Legge Orale di essere creativa e considerava la sua presupposta derivazione dalla Legge Scritta prevalentemente come materia di apologetica diretta ai Sadducei. Dimostrò come entrambe le Leggi si combaciavano naturalmente e si complementavano l'un l'altra.<ref>Feuchtwanger, ''Righteous Lives'', 41-2. Per una più completa biografia si veda Tarshish, ''Rabi baruk halevi epstein''.</ref>}}
 
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