Torah per sempre/Contraddizioni, problemi morali, errori: differenze tra le versioni

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Ovvi esempi della sensibilità rabbinica alla critica morale includono il raffinamento della legge del figlio ribelle (Deuteronomio {{passo biblico|Deuteronomio|21,18-21}}) fino al punto che le condizioni per la sua applicazione erano così bizzarre da rendere possibile il diniego che fosse mai stata applicata,<ref>TB ''San.'' 45''b''-46''a'', 68''b''-72''a''. L'affermazione che la legge non fosse mai stata applicata e mai lo sarebbe, vien fatta al 71''a'', ma contraddetta da Rabbi Jonathan che dice: "Vidi ciò e mi sedetti sopra la sua tomba" – probabilmente un'affermazione omiletica, dato che Jonathan non era vissuto al tempo di questa giurisdizione.</ref> e la vanteria dei rabbini [[w:Rabbi Akiva|Akiva]] e [[w:Tarfon|Tarfon]] che se loro fossero stati nel [[w:Sinedrio|Sinedrio]] nessuno sarebbe mai stato giustiziato.<ref>Mishnah ''Mak.'' 1:10.</ref>
 
Secondo gli standard odierni, gran parte della legislazione rabbinica è discriminatoria. La Mishnah stabilisce: "Se un bue di ebreo incorna uno di gentile, egli è esente [da colpa]; se un bue di gentile incorna un bue di ebreo il gentile deve pagare un compenso completo, che il bue sia ''tam'' oppure ''muad''".<ref>Mishnah ''BK'' 4:3. ''Tam'' (bue non ritenuto pericoloso) di solito richiede mezzo compenso; ''muad'' "avvertito", (cioè riconosciuto pericoloso) richiede un compenso totale.</ref> La Tosefta aggiunge, "Se un bue di gentile incorna il bue di un altro gentile, allora anche se entrambe le parti si accordano diad essere giudicate secondo la legge ebraica, egli deve pagare un compenso completo, poiché per i gentili non esiste differenza tra ''tam'' e ''muad''."<ref>Tosefta ''BK'' 4:2.</ref> Questo sembra essere discriminazione bella e buona contro i non-ebrei, sebbene forse, come sosteneva Bernard Jackson, fosse la consegruenza discriminante dell'applicazione della legge imputati, in questo caso la ''[[w:Actio de pauperie|actio de pauperie]]'' romana, che non differenzia tra ''tam'' e ''muad''.<ref>Jackson, "On the problem of Roman Influence", 168segg. L'affermazione di Jackson non è sufficiente per spiegare l'esenzione dell'ebreo il cui bue incorna il bue di un gentile. Sull'estensione della giurisdizione rabbinica durante l'occupazione romana, si veda M. Goodman, ''State and Society in Roman Galilee'' e Oppenheimer, "Jewish Penal Authority".</ref>
 
I rabbini chiaramente erano imbarazzati da tali sentenze. Il Talmud babilonese riporta che due soldati romani vennero mandati a studiare la Torah coi saggi ebrei, presumibilmente con lo scopo di accertarsi che fosse accettabile al governo in carica; quando ritornarono si pronunciarono soddisfatti di tutto eccetto che della sentenza mishnaica succitata.<ref>TB ''BK''38''a''. Novak, ''Natural Law'', vede la decisione rabbinica scaturita da una contraddizione apparente tra la loro percezione della legge naturale, basata sulla Torah, e le specifiche clausole della legge ebraica statutaria. Jackson, "Review", lo contesta.</ref> La parte parallela nel TG identifica Rabban Gamaliel (presumibilmente [[w:Gamaliel II|Gamaliel II]]) quale destinatario della delegazione e dice che a quel punto decretò che qualsiasi cosa rubata (ottenuta erroneamente?) ad un gentile era proibita e una profanazione del Nome divino.<ref>TG ''BK'' 4:3 (4''b'').</ref> La storia potrebbe riflettere le critiche romane alla legislazione discriminatoria, oppure potrebbe essere apocrifa; fatto sta che indica scrupoli di coscienza da parte dei rabbini davanti ad un'apparente ingiustizia della Torah. Lo stesso Gamaliel espresse soddisfazione quando trovò un pretesto per emancipare il suo schiavo <ref>TB ''BK'' 74''b''; cfr. l'emancipazione da parte di Rabbi Eliezer del suo schiavo per poter comporre un quorum di preghiera (TB ''Ber.'' 47''b'' e ''Git.'' 38''b'').</ref> e confutò una proposta di limitare i diritti proprietari delle mogli: "Siamo imbarazzati dalla precedenti [restrizioni], ma voi ne proponete delle nuove!";<ref>Mishnah ''Ket.'' 8:1.</ref> in entrambi i casi Gamaliel potrebbe aver pensato che la procedura romana era moralmente preferibile.
 
Alcune obiezioni morali sono venute alla ribalta solo in tempi recenti. Per esempio, la Torah ripetutamente inculca la virtù di ''kana`ut'' (zelo) contro l'idolatria, come da Deuteronomio {{passo biblico|Deuteronomio|12,3}}. Il lato positivo di ciò sta nella devozione a Dio e, conseguentemente, a giustizia e compassione che richiede. Compassione, tuttavia, viene esplicitamente negata agli "idolatri", cioè, a persone che adorano immagini. Qualunque opinione uno possa avere sulle circostanze storiche in cui la Scrittura apparse originalmente, va contro le convinzioni morali della maggioranza delle persone oggigiorno che si debba essere guidati da tali versetti nel rapportarsi, per esempio, con induisti o buddhisti il culto dei quali usa idoli per elevarsi nella preghiera.
 
Solo molto recentemente la gente ha iniziato a pensare al "razzismo" come riprovevole. Ciò che noi oggi rifiutiamo come comportamenti razzisti erano normali nel mondo premoderno e sono assunti nella Scrittura. Genesi {{passo biblico|Genesi|9,25}} dichiara che i "figli di [[w:Cam (Bibbia)|Cam]]" (le popolazioni nere) debbano essere schiavi dei "figli di [[w:Sem (Bibbia)|Sem]]" e fu spesso citata dai cristiani a sostegno testuale contro l'abolizione della schiavitù o in supporto del sistema segregazionista del Sudafrica.<ref>Sulle posizioni ebraiche si veda Schorsch, ''Jews and Blacks'', cap. 6.</ref>
 
Contrario inoltre alle nozioni di uguaglianza dell'Illuminismo è la condizione privilegiata concessa ai ''[[w:Sacerdote (ebraismo)|kohanim]]'' (sacerdoti), ai Leviti, agli Israeliti, ai maschi e agli uomini liberi. La legislazione biblica offre ''protezione'' agli stranieri, alle donne e agli schiavi, ma non una condizione di uguaglianza.
 
==Inesattezza scientifica==