Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Letteratura ebraica tra patria ed esilio: differenze tra le versioni
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[[File:Yehuda Burla with his family.jpg|thumb|Yehuda Burla con la famiglia, 1949]]
Questa trama illustra alcune delle preoccupazioni dell'autore. Il contesto sociale è orientale, ma in tale termine
Il personaggio è basilare per le storie narrate da Burla, il personaggio percepito, descritto, invocato, presentato. Gli eroi dei romanzi sono variazioni l'uno dell'altro, mutando in apparenze, temperamento e talento. Ma questi delineamenti esteriori possono essere intercambiabili — la motivazione dei caratteri è comunque simile. Sono persone (di solito uomini, sebbene le donne figurino prominenti nelle storie di Burla, ma come vittime) con grandi appetiti sessuali e un'ambizione ossessiva che si dimostra insaziabile. L'autore a volte si camuffa, usando un secondo narratore, o raccontando una storia dentro la storia. Tuttavia questi espedienti sono insignificanti nella caratterizzazione che possiede un'unica tonalità, trasferita direttamente dall'autore. E dove il narratore è onnisciente, viene comunque presentato il punto di vista dell'eroe. Tale punto di vista trova difficile riflettere su se stesso: il lettore è colpito dalla mancanza di analisi da parte dell'eroe, che non dimostra introspezione o incertezze personali. Secondo la foggia orientale, accetta i termini del proprio destino (''kismet''), sebbene sia chiaro al lettore che gli eventi sono stati manipolati da agenzia umana. Si nota inoltre che il personaggio non si sviluppa oltre al ''datum'' assunto all'inizio. Anche quando le cose finiscono male, ma rimane del tempo per provocare un cambiamento, non viene permessa rettifica dal senso religioso di accettazione. Sebbene la maggioranza dei personaggi sia ebrea, il contesto islamico è pervasivo, e modella gli eventi e le fortune dell'individuo e della trama. Dai suoi primi scritti fino agli ultimi negli anni '60, gli eroi di Burla sono controllati da forze esterne — Dio, religione e ''mores'' sociali. Per quanto forte sia l'impulso individuale di ribellarsi, l'uomo viene domato dalla società e alla fine, spesso tragicamente dopo aver tentato di fuggire, si sottomette. Questo è ciò che succede in ''Baal Beamaw'' (''Un uomo consistente'', 1962), dove Gideon, l'eroe individualista, vuole sganciarsi dalla vita impostagli come becchino (la sua ambizione sarebbe di fare il pastore); vorrebbe inoltre sposare una donna mussulmana. Tuttavia l'opposizione di entrambe le famiglie genera il disastro.<ref name="Burla"/>
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