Ceramica a Pisa/Tecniche di produzione ceramica adottate a Pisa: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Gian BOT (discussione | contributi)
m Bot: corregge errori ortografici comuni
Riga 105:
Come detto in precedenza, agli inizi del XV secolo (1406) la Repubblica pisana non esisteva più; questa infatti era caduta sotto il controllo di Firenze che, tra assedi, conquiste e rivolte, mise in ginocchio la città per tutto il secolo costringendola alla definitiva resa agli inizi del successivo (1509), dopo la ribellione di fine Quattrocento.
Negli anni di dominio l’occupante controllava il mercato imponendo pesanti dazi alle attività artigianali e commerciali pisane. Una conseguenza fu, oltre allo spopolamento della città, un importante calo di botteghe ceramiche. In questi anni si registrava inoltre l’entrata nei commerci di un nuovo tipo di ceramica, la maiolica policroma di Montelupo fiorentino, che relegò a ruolo marginale l'ultima maiolica arcaica pisana.
Di contro, nei primi decenni del Quattrocento, i pochi artigiani pisani rimasti reagirono formando delle corporazioni per tentare di far fronte alla nuova concorrenza montelupina, le cui produzioni godevano di ben altro pregio<ref>Si conoscono nella prima metà del XV secolo delle corporazioni create tra maestri vasai pisani. Un primo tentativo di organizzazione viene fatto nel 1419, con la stesura di un contratto tra gli affiliati che però non va in porto. Pochi anni più tardi, nel 1421, viene invece firmato un accordo da nove vasai, nel quale vengono fissate alcune clausole che interessano vari aspetti della produzione e del commercio di vasellame. Si sa che più tardi, nel 1427-28, viene a formarsi un’altraun'altra importante compagnia di tre vasai di cui uno era già firmatario del contratto del 1421 (vedi Berti 2005, pp. 110-115).</ref>.
Ai fiorentini dunque si deve, se non lo stimolo per l’introduzione della nuova tecnica dell’ingobbio graffito, almeno una forte reazione organizzativa da parte degli artigiani pisani, tale da rinnovare la produzione con l’abbandono graduale della maiolica arcaica che non soddisfaceva più il gusto del tempo<ref>Berti 2005, pp. 121 - 122; Berti - Tongiorgi 1977a, p. 150-151.</ref>.