Storia della letteratura italiana/Tra realismo e sperimentazione: differenze tra le versioni

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Nel numero 4 del ''Menabò'' (1961) Elio Vittorini pone il problema del '''rapporto tra industria e cultura''', e di come gli intellettuali debbano sviluppare le tematiche legate alla nuova realtà industriale – problema che viene ripreso anche da [[../Italo Calvino|Calvino]] ed [[../Postmoderno#Umberto Eco|Eco]]. A inaugurare il filone di quella che viene definita dai critici "letteratura industriale" sarà Ottiero Ottieri, con il romanzo ''Tempi stretti'', del 1957: si tratta di una ricognizione dei rapporti tra i lavoratori (nei loro diversi compiti) e la fabbrica, ponendo l'attenzione su vari aspetti, dalle macchine alla catena di montaggio, dall'ambizione di carriera allo squallore della periferia e delle sistemazioni degli operai. A sancire l'affermazione di questo tipo di letteratura è il successivo libro di Ottieri, ''Donnarumma all'assalto'', nel quale vengono affrontati temi come le differenze tra Nord e Sud, tra la mentalità razionalistica della fabbrica e le condizioni di disagio legate a un elementare senso di uguaglianza che viene disatteso. Il punto di vista del narratore, tuttavia, non può essere quello dell'operaio, come riconosce lo stesso Ottieri intervenendo sul ''Menabò''. L'autore piuttosto mantiene l'atteggiamento di un osservatore scientifico che studia la fabbrica dall'esterno e stende il racconto in forma documentaria.<ref name="Baldi151">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Einaudi | p= 151}}</ref>
 
Diverso sarà invece l'approccio di [[../Sperimentalismo e neoavanguardia#Paolo Volponi|Paolo Volponi]] in ''Memoriale''. Qui la realtà industriale dà forma all'ottica stessa della narrazione, poiché il punto di vista adottato è quello dell'operaio protagonista, che quindi coincide con lo sguardo di chi patisce in prima persona l'alienazione della vita in fabbrica. L'occhio del folle che altera la realtà permette di cogliere lo stravolgimento di un mondo che si vorrebbe organizzato razionalmente.<ref name="Baldi151" /> Goffredo Parise porterà questi assunti alle estreme conseguenze nel romanzo ''Il padrone'', il cui protagonista finisce per assumere il punto di vista dell'azienda, in un'identificazione tra vittima e carnefice.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Einaudi | pp= 151-152}}</ref>
 
Anche la poesia del dopoguerra affronta la nuova condizione dell'individuo nella società industriale. Un esempio è rappresentato da ''Una visita in fabbrica'' di [[../Poesia del dopoguerra#Vittorio Sereni|Vittorio Sereni]] (pubblicata ancora sul ''Menabò'' n. 4), in cui ripropone il tema della distanza tra l'intellettuale e il mondo del lavoro operaio: il poeta che osserva prova un senso di orrore per la fabbrica, quasi fosse un mondo sconosciuto e prima inimmaginabile. Da questo scaturisce la simpatia per gli operai, intesa come partecipazione ai loro patimenti. In ''La ragazza Carla'' di [[../Gruppo 63#Elio Pagliarani|Elio Pagliarani]] (uscita nel 1960 sul n. 2 del ''Menabò'') l'ambientazione sono gli uffici di una multinazionale e l'attenzione viene posta sugli aspetti commerciali tipici del capitalismo avanzato. All'interno dei confini della città di Milano ha luogo l'alienazione della ragazza Carla, a cui fa riscontro la disgregazione dello stesso linguaggio poetico.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Einaudi | p= 152}}</ref>
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I romanzi ''Il fidanzamento'' (1956) e ''Amore e fervore'' (1959) sono incentrati sul mondo della borghesia, con le sue ipocrisie e frustrazioni. Grande successo avrà ''Il padrone'' (1964), un romanzo che si ricollega alla letteratura industriale, ricorrendo però a toni allegorici che portano ad assolutizzare il problema e a dargli un valore emblematico. Su questo tema Parise torna anche in ''Gli americani a Vicenza'' (1966), ''L'assoluto naturale'' (1967), ''Il crematorio di Vienna'' (1969). I racconti brevi di ''Sillabario n. 1'' (1972) e ''Sillabario n. 2'' (1982) segnano un ritorno agli aspetti privati.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La narrativa del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Einaudi | p= 238}}</ref>
 
== Paolo Volponi ==
Nato a Urbino il 6 febbraio 1924 e morto ad Ancona il 23 agosto 1994, Paolo Volponi lavora dal 1950 in un ente di assistenza sociale, per poi passare alla Olivetti di Ivrea, dove dal 1956 è direttore dei servizi sociali e poi, dal 1966 al 1971, è direttore delle relazioni sociali dell'intera azienda. Consulente della FIAT dal 1972, nel 1975 è nominato segretario della Fondazione Agnelli, ruolo che dovette lasciare nel 1983 in seguito ad alcune dichiarazioni in favore del Partito Comunista Italiano. Eletto senatore come indipendente nelle liste del PCI nel 1983, è poi passato a Rifondazione Comunista nel 1991.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | p= 1132}}</ref>
 
Dopo avere esordito con alcune raccolte poetiche (''Il ramarro'', 1948; ''L'antica moneta'', 1955; ''Le porte dell'Appennino'', 1690; ''Foglia mortale'', 1974), si dedica alla narrativa a partire dalla fine degli anni cinquanta. Il primo romanzo che pubblica, ''Memoriale'' (1962), parla della '''realtà industriale''' distaccandosi dagli schemi del neorealismo. Il libro è un vero e proprio "memoriale" dell'operaio Albino Saluggia, che racconta del suo problematico rapporto con la realtà della fabbrica. La narrazione del protagonista è però influenzata dalle sue nevrosi e dalle sue manie di persecuzione: è il primo di una serie di '''personaggi folli''' attraverso cui Volponi descrive il mondo della fabbrica.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= La narrativa del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Einaudi | p= 234}}</ref>
 
Nel successivo ''La macchina mondiale'' (1965) il contadino Anteo Cronioni, risalendo ad antiche utopie, parla delle proprie teorie pseudoscientifiche secondo cui il mondo è una grande macchina e gli uomini si possono perfezionare con il lavoro. ''Corporale'' (1974) mette in scena un terzo personaggio folle, l'intellettuale Gerolamo Aspri, a cui si affianca una miriade di altri personaggi, che vengono inventati dal protagonista e che creano nuovi punti di vista e possibilità di conoscenza. Come scrive Ferroni, si tratta di un'opera aperta e proliferante, in cui si mescolano registri stilistici differenti.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | pp= 1132-1133}}</ref>
 
A ''Corporale'' seguiranno ''Il sipario ducale'' (1975), ''Il pianeta irritabile'' (1978), ''Il lanciatore di giavellotto'' (1981), ''Le mosche del capitale'' (1989) e ''La strada per Roma'' (1991). Mano a mano le speranze utopiche di Volponi si sgretolano, e il suo sguardo verso la realtà diventa più negativo. ''Le mosche del capitale'', in particolare, racconta di un dirigente d'azienda illuminato i cui progetti saranno schiacciati dalle logiche del potere aziendale: la storia ha evidenti riferimenti autobiografici, ma allo stesso tempo è un'allegoria del fallimento della società moderna.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | p= 1133}}</ref>
 
== Leonardo Sciascia ==