Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-Missili 3: differenze tra le versioni

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A parte questo, installare il missile richiedeva ben 15 ore di tempo, pur essendo un sistema sostanzialmente semplice, poi si ridusse a 11, e infine, dal 1961, lo Styx, entrato in servizio attorno al 1958, aveva visto tali progressi che le nuove Progetto 205 potevano imbarcare i loro 4 missili in appena 4-6 ore. Naturalmente il maneggio doveva essere delicato, anche per la pericolosità del propellente che era sia acido che infiammabile.
 
Il radar Garpun delle Komar (Pr.183R) era in grado, normalmente, di agganciare un cacciatorpediniere fino a 20 km di distanza, purché in condizioni favorevoli. I dati di lancio venivano calcolati tra i 5,5 e i 27,74 km di distanza, mentre per una distanza maggiore i dati dovevano essere calcolati manualmente sul tavolo di tracciamento, abbassando però notevolmente la possibilità di colpire il bersaglio. Altro problema era che il missile poteva sì funzionare in maniera affidabile, ma inizialmente poteva facilmente essere ingannato da sistemi ECM anche semplici, come il lancio di chaff. L'attivazione del sistema di ricerca del P-15 era da fare ad alcuni km di distanza dal bersaglio: 11 km alla massima distanza, 2,75 alla distanza minima, dipendente quindi dalle condizioni. Lo Styx avrebbe poi proseguito l'avvicinamento scendendo dalla quota operativa selezionate (che in genere era 125 o 250 m) con un angolo di 1-2 gradi. Quando a segno, 'non ce n'era per nessuno'. La testata da 500 kg non solo era potentissima, ma del tipo a carica cava. Non è chiaro perché tale scelta invece di una testata HE o SAP. Forse perché si voleva affrontare anche navi corazzate, come all'epoca ve n'erano, quali le corazzate e gli incrociatori. Il serbatoio non era dietro, ma davanti alla testata: quando questa esplodeva, il suo getto penetrava nella nave e si trascinava dietro il combustibile ancora da bruciare, che come si è visto, era in genere circa la metà se non anche più del totale (parecchie centinaia di litri). Con due colpi a segno si affondava un cacciatorpediniere, ma per questo si dovevano lanciare ben 12 missili, un problema per le 'Komar' che ne avevano solo due per ciascuna e che avevano oltretutto limiti notevoli per la navigazione con mare mosso, autonomia e sistemi elettronici. Per giunta si stimava che solo 1 flottiglia su 3 (organizzate, dato quanto sopra, su sei navi l'una) era previsto sopravvivesse fino a poter entrare in contatto con il nemico: almeno una, chiaro, ma questo era il numero minimo (3 flottiglie) per garantire un risultato. Nel 1955 già la cosa sembrava inaccettabile: coordinare 18 battelli sperando che almeno sei di questi trovassero un caccia NATO e lo affondassero, era obiettivamente poco efficiente. La storia (vedi la sezione delle navi) dirà poi cose diverse al riguardo, sia peggiori che migliori delle stime fatte, a seconda delle condizioni effettive. Per esempio, affondare il Kheyber, un caccia ex-Battle nato sopratuttosoprattutto come nave antiaerei, richiese giusto due missili, entrambi a segno.
 
Dato che le Pr. 183R erano solo l'adattamento di un progetto precedente, la successiva generazione sarebbe stata del tutto integrata tra i missili e le navi, nate per ospitarli (Pr.183R ha R come Raketnya, razzo o missile, come dire che è la variante missilistica del tipo base).
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Così per i Mi-24 ‘maturi’, abbandonato lo Skorpion (che del resto era nato circa 10 anni prima dell’elicottero lanciatore), vennero sperimentati solo i 9M114, sviluppati sotto la guida dell’ing Nepotedimnji, e prodotti fin dal '78 per il Mi-24V (Hind-E) e P (Hind-F); dal 1983 vennero anche sperimentati dai Ka-29 in lanciatori quadrupli, in pratica essi erano la versione da assalto del Ka-27. Il Mi-24V ebbe tipicamente solo due lanciatori doppi laterali per quattro missili, ma alcuni ebbero anche predisposizioni per altri due lanciamissili nei piloni centrali –cosa diventata standard con i successivi P, anche se raramente esercitata- per un massimo di otto missili e due lanciarazzi.
 
Visto che le corazze si stavano evolvendo in fretta e che l’acciaio era in sostituzione con strutture speciali ad altissima resistenza (vedi l’M1 e il Leopard 2), venne chiesto un missile con capacità di penetrazione delle corazze protette dalle ERA, e la KBM ottenne il 9K120 Ataka (AT-9 Whirlwind), da 6 km e con tre versioni diverse. Una ha testata in tandem, la seconda -9M120F- ha testata FAE, la terza (9A120 o 9A220) ha testata sia c.c. che spoletta di prossimità e incolucro 'continuous rod' per l'uso anche come arma aria-aria. Quest'ordigno, con ben due lanciatori ottupli, costituisce l'armamento dei Mi-28, che hanno sistemi di lancio APU-8/4M, standard anche per i Mi-24M. Invece gli elicotteri Mi-28N hanno avuto la 9M120M, più lunga del 30% e ovviamente più pesante, ma sopratuttosoprattutto più prestante, con portata di almeno 7 km e 100 cm di penetrazione nell'acciaio.
 
Anche il Ka-50 ha armi simili, il sistema d’arma 9K121, ma progettate da un altro ufficio, il KBP. La dotazione normale si articola in 12 missili Vikhr e sistema di guida Skhval; i lanciatori sono tubolari di 3 metri l'uno malgrado il ridotto diametro (circa 13 cm), mentre i missili hanno guida laser su fascio, come gli AT-11 Sniper dei carri armati, del resto e non casualmente coevi. Le testate sono due in tandem, ma la prima è un ordigno multiruolo per compiti vari, inclusi quelli aria-aria (ha involucro a frammentazione). La gittata è di 10 km, la velocità di mach 1,75 o 2.100 kmh+. Il sistema di guida può anche dirigere due missili contro un singolo bersaglio e il tempo di volo alla massima gittata non supera i 28 secondi. La munizione Vihkr-M ha una portata di 12 km e penetra 120 cm di acciaio.