Storia della filosofia/XIII e XIV secolo: differenze tra le versioni

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== Contesto storico ==
=== Gli Hohenstaufen e ilIl regno di Federico II ===
[[File:Frederick II and eagle.jpg|thumb|left|Ritratto di Federico II con il falco dal suo trattato ''De arte venandi cum avibus'']]
Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, riunì nelle sue mani il trono imperiale e quello di Sicilia. Il suo sogno di creare un impero universale però tramontò con la sua prematura morte, avvenuta nel 1197. L'anno successivo il figlio Federico II, rimasto orfano anche della madre, fu affidato al papa Innocenzo III, che sperava di crearsi un alleato nel giovanissimo imperatore. Fu infatti contrapposto al sovrano guelfo Ottone IV, che aveva avanzato diritti sui territori dello stato pontificio. Ne nacquero due coalizioni: una guelfa guidata da Ottone IV e dal re d'Inghilterra Giovanni Senza Terra, e una ghibellina (favorevole al papa) tra Federico II e Filippo II Augusto di Francia. Questi ultimi vinsero nella battaglia di Bouvines nel 1214.
 
Alcuni anni dopo, nel 1220, Federico II fu incoronato imperatore da papa Onorio III, con la condizione che il nuovo sovrano partisse per una crociata. Ben presto però risorsero i contrasti tra l'imperatore e il papa. Nel 1228 Federico partì per la crociata e, grazie a un accordo con il sultano, nel 1229 ottenne il controllo di Gerusalemme. Tornato in Italia, appianò il contrasti con il papa, giungendo all'accordo di San Germano nel 1230. L'anno successivo emanò la Costituzione di Melfi, con cui costituì uno stato centralizzato nell'Italia centrale e meridionale.
 
Nel frattempo, tuttavia, nella penisola i Comuni si riorganizzavano. Nel 1226 risorse la Lega Lombarda, che fu poi sconfitta da Federico II nella battaglia di Cortenuova del 1237. Negli anni successivi si esacerbò nuovamente lo scontro con il papa, che strinse alleanza con i Comuni e scomunicò l'imperatore. Nel 1248 Federico fu sconfitto nei pressi di Parma, quindi nel 1249 fu oggetto di una congiura; la morte lo colse a Ferentino di Puglia nel 1250.
 
Di Federico II è particolarmente importante la sua attività di mecenate e protettore delle arti: alla sua corte giunsero studiosi e artisti da varie regioni, e promosse la nascita della Scuola siciliana, alla quale si devono alcuni dei primi esempi di poesia in volgare italiano. Federico II inoltre fondò l'università di Napoli.
 
Il suo regno tuttavia declinò poco dopo la sua morte. Il figlio Corrado IV divenne imperatore, mentre il figlio naturale Manfredi fu incoronato re di Sicilia. Nel 1265 il papa Clemente IV, alleatosi a Carlo d'Angiò, indisse una crociata contro Manfredi, che cadde nella battaglia di Benevento del 1266. Corradino di Svevia, figlio quindicenne di Corrado IV, fu invece sconfitto e consegnato alla casa d'Angiò: la sua esecuzione mise fine alla casata di Hohenstaufen.
 
=== La crisi del papato ===
Sconfitti gli Hohenstaufen, per il papato si preparava ora un momento di crisi. L'elezione di Bonifacio VIII nel 1294 fece risorgere le pretese temporali del papato. Questi iniziò da subito un aperto contrasto con Filippo IV di Francia. Nel 1302 Bonifacio VIII emanò la bolla ''Unam Sanctam'', con cui affermò la supremazia della Chiesa sui poteri terreni. Nello stesso anno, con il cosiddetto "schiaffo di Anagni", Filippo IV indisse un concilio che dichiarò il papa simoniaco ed eretico. Bonifacio VIII fu imprigionato nel 1303 e morì poco dopo la sua liberazione.
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Con il suo successore Clemente V, arcivescovo di Bordeaux, il papato divenne direttamente dipendente dalla corona di Francia e nel 1209 la Santa Sede fu spostata ad Avignone, dove rimase fino 1377. Al ritorno a Roma, però, seguì il Grande Scisma: le lotte intestine portarono alla nomina di vari antipapi, contrapposti ai papi legittimi. Questa situazione sarebbe terminata solo Concilio di Costanza (1414-1418). Si diffusero inoltre vari movimenti dichiarati eretici, il principale dei quali si deve a Wycliff e ai suoi discepoli.
 
== Francescani e domenicani ==
Agli inizi del Duecento nacquero altri due nuovi ordini, uno fondato dallo spagnolo Domenico di Guzman, la cui predicazione di basava sull'efficacia degli argomenti e la forza della persuasione, l'altro da Francesco d'Assisi, che mirava invece a convertire tramite un esempio di vita umile, semplice, e in armonia con la natura. Questi movimenti si diffusero soprattutto nelle città e a contatto con le loro scuole che erano divenute i nuovi centri della cultura medievale.
 
[[File:AlbertusMagnusCarlo Crivelli 007.jpg|thumb|left|AlbertoTommaso Magnod'Aquino]]
 
Furono due frati domenicani, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, a dare un contributo fondamentale allo sviluppo della filosofia scolastica. Autore di un imponente commento alla ''Metafisica'' di Aristotele, Alberto Magno fu tra i primi a recepire l'influsso dell'aristotelismo arabo all'interno del cristianesimo, ridimensionando il ruolo che l'agostinismo aveva avuto fino allora, e provocando accese dispute quando alcuni concetti di derivazione averroistica (come la negazione dell'immortalità dell'anima o dell'origine creazionistica del mondo) sembravano porsi in contrasto con l'ortodossia cristiana. Egli introdusse allora una distinzione fra l'ambito della fede, di cui si occupa la teologia, e quello della scienza, in cui opera la ragione, pur cercando sempre un punto di incontro tra questi due campi. Alla fede assegnò Agostino come massima autorità, e alla scienza Aristotele, accolto però sempre da un punto di vista critico.<ref>«Chiunque creda che Aristotele fosse un dio, deve anche credere che non commise alcun errore. Ma se si crede che Aristotele sia stato un uomo, allora è stato certamente passibile di errori, così come lo siamo noi» (Alberto Magno, ''Physic.'' lib. VIII, tr. 1, XIV)</ref> Si può dire che Alberto Magno diede alla teologia cristiana la forma e il metodo che, sostanzialmente, si sono conservati fino ai giorni nostri.
 
[[File:Carlo Crivelli 007.jpg|thumb|left|Tommaso d'Aquino]]
 
Discepolo di Alberto fu Tommaso d'Aquino, il quale analogamente, di fronte all'avanzare dell'aristotelismo arabo che sembrava voler mettere in discussione i capisaldi della fede cristiana, mostrò che quest'ultima non aveva nulla da temere, perché le verità della ragione non possono essere in contrasto con quelle della Rivelazione, essendo entrambe emanazione dello stesso Dio. Secondo Tommaso non c'è contraddizione tra fede e ragione, per cui spesso la filosofia può giungere alle stesse verità contenute nella Bibbia; per esempio, si può arrivare a conoscere l'esistenza di Dio sia attraverso la fede, sia attraverso la ragione e l'osservazione basata sui sensi.
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== Gli ultimi sviluppi della scolastica ==
Filosoficamente, il Medioevo si caratterizza per una grande fiducia nella ragione umana, ossia nella capacità di indagare i misteri della fede, in virtù del fatto che Dio nei Vangeli si presenta come ''logos'' (cioè principio logico).
 
[[File:JohnDunsScotus.jpg|thumb|left|Duns Scoto]]
 
La crisi di questa fiducia iniziò a partire dal Trecento, quando il filosofo scozzese Duns Scoto affermò che esiste un limite che non può essere esplorato dalla filosofia, e oltre il quale la ragione non può andare. Sollevando il problema dell'''haecceitas'', ossia dell'essenza che determina un particolare oggetto in un certo modo rendendolo "questo qui" (''hic et nunc''), Scoto sostenne che degli universali posti all'origine delle singole realtà non si può dire nulla, essendo impossibile stabilire il ''perché'' del loro essere così e non diversamente.
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Scoto divenne un assertore della dottrina del volontarismo, secondo cui Dio sarebbe animato da una volontà incomprensibile e arbitraria, del tutto slegata da criteri razionali che altrimenti ne limiterebbero la libertà d'azione. Questa posizione ebbe come conseguenza un crescente fideismo, ossia una fiducia cieca in Dio, non motivata da argomenti.
 
[[File:William of Ockham.jpg|left|thumb|Guglielmo di Ockham]]
 
Al fideismo aderì soprattutto Guglielmo di Ockham, esponente della corrente nominalista, all'interno della quale egli giunse a negare alla Chiesa il ruolo di mediazione tra Dio e gli uomini. Basandosi su una concezione riduzionista del sapere (all'origine del suo famoso ''rasoio''), Occam criticò i concetti di causa e di sostanza, da lui giudicati metafisici, in favore di un approccio empirico alla conoscenza.
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[[Categoria:Storia della filosofia|Filosofia nel XIII e XIV secolo]]
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