Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Libia: differenze tra le versioni

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Nel frattempo la LARAF continuava ad immagazzinare aerei di vario genere: oltre 140 MiG-23 di tutti i tipi già consegnati al 1980, assieme ad oltre 100 Mirage, 80 MiG-25, 30 SU-20M e 60 Su-22M-2 e 3. I libici non riuscirono a tenere in linea tanti aerei, non tanto per il costo, ma per la mancanza di personale, per il fatto che i piloti libici addestrati erano pochi (anche se la situazione era molto migliore dei primi anni), perché i libici non volevano restare a corto di materiali in caso di un conflitto prolungato e infine, perché non era escluso che i sovietici ne avessero pianificato l'uso in caso di guerra con la NATO, a mò di materiale 'pre-posizionato' in un settore strategico. In tutto, circa 155 caccia erano attivi simultanemente nell'estate del 1981. In ogni caso, Gheddafi era in possesso di una potente forza aerea, e cominciò a inviare i suoi apparecchi in ricognizione e missioni 'd'assaggio' verso Malta, Creta e l'Italia meridionale, tanto che i caccia del 18 Gruppo di Trapani vennero continuamente impegnati con il loro rapido tempo di reazione agli allarmi. Una fotografia scattata sulla base aerea di Benina mostrava, nel 1981, un totale di ben 43 Flogger allineati fittamente. Il caso del DC-9 di Ustica, ovvero il DC-9-15 I-TIGI s/n 45724/22 dell'Itavia, perso la sera del 27 giugno 1980 ebbe qualcosa a che vedere con le attività libiche e di contrasto da parte della NATO? Il MiG-23 con un pilota a bordo, che dal caso sembra si chiamasse Ezedelin Koal, ritrovato 20 giorni dopo a 1929 metri sulla Sila.
 
Un conflitto limitato venne iniziato nei tardi anni '70 con l'Egitto, all'epoca in fase di riallineamento, dopo gli accordi di Camp David, con l'Occidente e di pacificazione con Israele. Gli egiziani erano ben armati e sopratuttosoprattutto, esperti di numerosi conflitti combattuti contro Israele. I Libici ebbero la peggio, anche se si trattò di perdite limitate da ambo le parti, in particolare per via di alcune battaglie aeree e attacchi al suolo. Un MiG-21 egiziano, per esempio, abbatté un più potente ma meno agile MiG-23 libico.
 
Il Col. Gheddafi non tardò a partecipare a parecchi conflitti limitati in Africa, per esempio quando portò truppe e aerei in Uganda, per aiutare nella lotta contro la vicina Tanzania. La campagna risultò malgrado questo, una sconfitta e i libici dovettero scappare con mezzi aerei dal teatro di combattimenti. Ma questa campagna segnò anche una novità storica: per la prima volta un bombardiere pesante (a reazione) venne impiegato in azione sul continente. Infatti i libici portarono addirittura i Tu-22 Blinder, bombardieri supersonici da 78 t che vennero utilizzati per i bombardamenti strategici.
 
I Libici utilizzarono massicciamente gli aiuti sovietici per riequipaggiare con macchine moderne e potenti la loro aviazione: tra l'altro comprarono, negli anni '70 un totale di non meno di 140 MiG-23MS, ovvero il Flogger-E con l'avionica del MiG-21, che all'epoca era una macchina di successo, anche se di capacità limitate. D'altro canto i caccia moderni con avionica downgraded erano uno standard che spesso veniva seguito, a vantaggio dell'economicità, dell'autonomia, della non proliferazione di tecnologie 'delicate'. I francesi, per esempio, fornirono circa 14 Mirage F.1 AD-200 e oltre 90 Mirage 5, tutti privi di radar di scoperta aerea, nel mentre gli USA fornivano alla Germania gli F-4F, alleggeriti, ma anche privi di missili Sparrow. I MiG-23MS erano un poco in mezzo a questo tipo di estremi: anziché radar e missili AAM a medio raggio (come le versioni non downgradate), essi avevano sia radar di scoperta che missili a corto raggio anche a guida radar. I F-4F avevano il radar normale ma niente missili radar, mentre i Mirage F.1A non avevano nessun radar di scoperta, solo una piccola unità telemetrica, e quindi non avevano nessun missile a guida radar. I MiG-23 E conservavano dunque la capacità di scoperta aerea e di ingaggio ognitempo, anche se su distanze 'corte', similmente ai MiG-21. Rispetto a questi ultimi, essi avevano una agilità minore nel range tipico dei combattimenti aerei, ovvero attorno ai 600-1000 kmhkm/h per l'ala troppo marcatamente a freccia in posizione intermedia, ma offrivano prestazioni maggiori, e sopratuttosoprattutto, una maggiore autonomia operativa, cosa preziosissima per le macchine destinate ad operare sugli spazi tanto grandi della Libia. Erano anche parimenti meglio dotati come cacciabombardieri, potendo portare circa 2 t a 400-500 km contro la tonnellata trasportabile a 300-400 km dei MiG-21.
 
===1985<ref>Armi da guerra, fascicolo 117: Libia</ref>===
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'''Altre forze''' impiegabili: Lega panaraba islamica, 7.000 uomini organizzati in una brigata meccanizzata, una corazzata, una commando. Altri 40.000 uomini della Milizia popolare.
 
Inutile dire che questa immensa dotazione di armamenti, anche assai sofisticati, era ben al di là delle capacità dei libici di utilizzarle. I 20 battaglioni di carri armati e qualche altra unità minore usavano non più di 1100 carri su 2500 e il resto-60%- era in riserva, in grandi depositi.Non è detto poi che essi fossero carri armati dei tipi più moderni, essendo per esempio un T-72 assai più sofisticato di un T-55 da mantenere in uso. Di fatto le forze inviate dai libici contro i chadiani, nelle 'Toyota wars' erano per lo più di T-55, anche se accompagnati da moderni BMP-1. La dotazione comprendeva quanto ereditato dal precedente governo monarchico, sopratuttosoprattutto nel caso di mezzi americani. Di fatto, anche l'esercito libico era dotato di quantitativi di armi inusitati per la sua piccola taglia. Basti dire che i soli carri armati erano sufficienti per circa 10.000 carristi, e nell'insieme, il totale di mezzi corazzati, forse dell'ordine delle 5.000 unità, era tale da ottenere un rapporto di circa 1:10 nei riguardi dell'esercito regolare. Praticamente, con tutti questi mezzi in azione contemporaneamente si sarebbe potuto trasportare su mezzi corazzati quasi tutto il personale dell'esercito. Lungi dall'essere un fattore positivo, esso indicava soltanto la pratica impossibilità di utilizzare più del 30-40% del materiale disponibile, il che se era positivo in termini di riserve e ricambi utilizzabili, non rendeva questo esercito minimamente efficiente rispetto a quelli europei. L'esercito spagnolo, per esempio, aveva una forza di quasi 200.000 uomini, ma solo 800 carri armati. L'Esercito libico ne aveva quanti quello inglese e francese messi insieme.
 
====Aeronautica====
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Nel 1984 l'Italia era al quarto posto degli esportatori di armamenti a livello mondiale: dietro URSS, USA, Francia, e scavalcando anche la decadente Gran Bretagna e l'autolimitante Germania Ovest (che non esportava carri in Medio Oriente, forse per non dispiacere ad Israele). Gli affari con la Libia erano, sia per i francesi ma ancora di più per gli italiani, un motivo di grossa soddisfazione.
 
Tra le armi inviate alla Libia figuravano immensi quantitativi di aerei di 'seconda linea': non meno di 230 SF-260WL ovvero il 'Warrior', versione armata dell'SF-260 base, che ne sfruttava le buone prestazioni date dalla pulita aerodinamica e dal carrello retrattile, che lo rendeva veloce ma assai costoso per la sua categoria. La 'L' indicava la sottoversione libica, costruita secondo le specifiche di tale cliente. La forza totale di questi aerei, per lo più del tipo WL ma forse anche del tipo ML da addestramento disarmato, era davvero rilevante su di un totale prodotto di circa 900. Quasi la metà di tutti gli SF-260 armati vennero costruiti per la Libia, che li utilizzava come aerei antiguerriglia, grazie ad una velocità di circa 300 kmhkm/h e a 300 kg di armi leggere istallabili sotto 4 punti alari. Le forniture italiane stranamente non prevedevano nessun Macchi 326/339, ma in compenso la Libia è stata di gran lunga il maggior cliente estero del G.222, ordinandone ben 20 esemplari e, nonostante un costo già considerevole per la versione base, pretendendolo in un modello speciale, con motori R.R. Tyne Mk.801 con potenza notevolmente maggiore degli originali G.E. T64-GE-P4D da 3400 hp. Circa la metà dei G.222 esportati e circa un quarto di quelli prodotti sono andati così alla Libia, dove hanno trovato i 'fratelli maggiori' di sempre, i C-130H americani.
 
Quanto ai materiali per l'Esercito, l'Italia ha fornito i Tipo 6614, blindati da trasporto truppe di discrete caratteristiche, entro il loro limite di 8 t e della propulsione 4x4: parenti stretti (come accade quasi sempre nelle famiglie di blindati) delle blindo 6616 -che invece non ebbero nessuna fortuna all'export-, essi vennero esportati in diverse nazioni e prodotti su licenza in Corea del Sud. La loro blindatura era ben inclinata, ma anche sottile. Un contributo maggiore è stato dato con le pistole Beretta e i mitra Beretta 12, quelli in uso anche con i Carabinieri. Più importanti ancora, forse, sono risultati i 50 mortai semoventi da 120 su scafo M113, prodotti dalla OTO-Melara: la fornitura risultava in una interrogazione parlamentare dell'epoca, in cui si lamentava il fatto che tali nuovi semoventi erano stati forniti con preferenza all'esercito libico rispetto agli ordinativi posti da quello italiano. Questi semoventi da 120 mm erano una fornitura dalla considerevole potenza di fuoco, ma superati da quanto esportato nel settore artiglierie campali semoventi con il potente semovente Palmaria. Questo era basato su di uno scafo derivato da quello dell'OF-40, carro a sua volta basato sul Leopard 1, con una bocca da fuoco grossomodo uguale a quella sviluppata nel programma internazionale FH-70. 200 vennero rapidamente forniti alla Libia, con una produzione che eccedette di gran lunga quella del carro vero e proprio (solo 36 OF-40 per il Dubai). Essi erano e sono armi molto potenti, sia per numero, che per la gittata di 24 km con munizioni base, e fino a 30 con razzo aggiuntivo. Da rimarcare che all'epoca la forza di M109 italiani, nel modello G, era di 220 mezzi, ma le loro prestazioni erano inferiori, anche se il motore sistemato anteriormente era una soluzione migliore per lasciare spazio al vano equipaggio. La marina libica aveva ottenuto, tra l'altro, 4 potenti corvette 'Al Assad', da 550 t a pieno carico, con 4 missili Otomat, 1 cannone da 76 e 2 da 35mm. Esse erano più grandi delle motocannoniere missilistiche 'normali' e infatti imbarcavano anche un piccolo sistema ASW con tubi lanciasiluri (6) per armi leggere e un sonar a scafo. Altre unità vennero state aggiornate in Italia, come la ''Assawari'' e le due vecchie 'Susa'. Le forniture di missili alla Libia parlavano di alcune decine di Aspide per la Assawari e il suo lanciatore quadruplo leggero, e sopratuttosoprattutto, un gran numero di OTOMAT, missili antinave a lungo raggio forniti forse in oltre 220 esemplari per le 4 corvette e le 10 'Combattante II' francesi. Da notare che fino al 1996 gli OTOMAT costruiti erano circa 900 per 10 clienti, pertanto i libici erano beneficiari del 25% del totale e (presumibilmente) di quasi la metà di quelli esportati. Infine, da segnalare congrue forniture per gli elicotteri, modelli americani prodotti su licenza, come nel caso della ventina di CH-47 Chinook, prodotti dall'allora Elicotteri Meridionali, e che erano da soli una componente da trasporto importantissima, simile in numero alle macchine dello stesso tipo in servizio nell'Esercito Italiano, che aveva 200.000 uomini in più.
 
I francesi avevano a loro volta avuto parte nella fornitura di armi e nella stipulazione di ricchi contratti. Le 'Combattante II', sia pure dotate di cannoni da 76 e missili antinave OTO-melara, erano scafi francesi, mentre gli OTOMAT erano pur sempre un programma paritetico franco-italiano. Ma furono sopratuttosoprattutto i Mirage a beneficiare di tali contratti con un totale di non meno di 60 F.1, quasi il 10% di quelli prodotti, anche se questo totale comprendeva anche 14 F.1A senza radar di scoperta e specializzati per l'attacco, nonché alcuni 'B' da addestramento. Missili Magic, R.530, forse anche Super R.530F vennero forniti in quantità. I meno recenti Mirage 5 vennero venduti in non meno di 110 esemplari, anche qui si trattava di quasi il 10% dei Mirage di prima generazione costruiti(1400, eccetto macchine costruite all'estero, come gli Kfir). La fornitura di alcuni Super Frelon e Gazelle-HOT, missili MILAN e Crotale completavano il 'pacchetto' di potenziamento fornito negli anni '70-80 dai francesi.
 
I cecoslovacchi fornirono un gran numero di Aero L-39ZO, che rispetto agli addestratori standard 'C' erano dotati di 4 punti d'aggancio con una capacità di carico di 1.100kg, buona anche per azioni di attacco leggero, oltre che addestramento basico e intermedio. L'industria pesante cecoslovacca aveva elaborato anche gli obici D20 e i lanciarazzi BM-21 trovando loro nuovi affusti nella forma dell'autocarro pesante, 8x8, Tatra 813 con chassis corazzato. Il risultato fu il DANA da 152 mm. Esso era un semovente da 80 kmhkm/h e quindi poteva muovere su strada a maggiore velocità rispetto ai cingolati. Di fatto, era l'unico cannone semovente ruotato dell'epoca. Non meno di 20 DANA vennero consegnati, capaci di sparare a circa 17 km di distanza, ma evidentemente la loro mobilità strategica era considerata più importante rispetto alla gittata. Un maggiore apprezzamento l'hanno ricevuto altri derivatid el Tatra 813, gli RM-70, molto più pesanti e costosi dei normali BM-21 ma dotati di una leggera blindatura e di un set di razzi prontamente ricaricabile: 60 di questi sistemi vennero consegnati, per un totale di 80 semoventi cecoslovacchi.
 
Il Brasile contribuì con molti prodotti dell'allora sua fiorente industria degli armamenti: la Engesa, attualmente fallita, fornì blindati da esplorazione EE-3, blindati 6x6 EE-11 da trasporto truppe, e forse sopratuttosoprattutto, i 'fratelli' blindati da esplorazione EE-9 Cascavel, armati con cannone Cockerill belga, a media pressione, da 90 mm e caratterizzati, come gli altri mezzi dalle sospensioni Boomerang, di eccellenti capacità fuoristrada. Le Cascavel erano tra le più pesanti e potenti autoblindo degli anni '80, con una massa di 13 t e una corazza a doppio strato d'acciaio per ottimizzarne la resistenza balistica. Con la loro velocità e potenza di fuoco erano l'ideale per la guerra sul deserto. I razzi Avibras Astros II da 300 mm erano lanciabili da autocarri corazzati Tectran 6x6 che potevano recapitare 4 razzi da 600kg fino a 60 km di distanza.
 
Ovviamente il maggior fornitore di materiali militari era l'URSS: 140 MiG-23MS (forse includenti anche alcuni MF), 14 biposto (come per i Mirage, un rapporto di 10:1), 18 MiG-23BN da attacco al suolo, oltre 50 MiG-21, e un totale che raggiunse gli 80 MiG-25, che divennero praticamente il caccia libico standard, certamente visto come un degno avversario per gli F-14, e nonostante il costo enorme di gestione. I sottomarini Foxtrot, le corvette Nanuchka, le motocannoniere Osa e le LST Polnocny erano altre parti dell'armamento, che comprendeva anche quasi tutti i tipi di missili SAM disponibili, inclusi gli SA-5 a lungo raggio installati per coprire la Sirte, e nuove armi come gli SA-8 e 13. La dotazione di mezzi corazzati riguardava centinaia di T-62 e T-72 e in generale il totale di 2500 carri armati, oltre a mezzi corazzati da trasporto truppe, ricognizione, semoventi d'artiglieria, armi per la fanteria, mortai anche da 240mm, elicotteri e persino grandi aerei molto rari in ogni forza armata al di fuori delle superpotenze: alcuni Tu-22 da bombardamento supersonici, e gli Il-76 da trasporto pesante.
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Assieme alla USS ''Coral Sea ''vi era la USS ''Saratoga'', protagonista dell'incidente dell'Achille Lauro di cui sopra, scortata dal nuovo incrociatore AEGIS CG-49 Yorktown. In tutto, a marzo dell'86 erano presenti nel Mediterraneo centrale circa 30 navi da guerra americane.
Era tutto pronto per il piano 'Prairie Fire'. Consisteva nel provocare deliberatamente i libici con operazioni nel Golfo della Sirte che era dai Libici considerato di proprio esclusivo beneficio. Inoltre gli americani volevano saperne di più sui missili SA-5 Gammon, recentemente consegnati ai libici dai sovietici, anzi da questi almeno in parte gestiti all'epoca. Già nel febbraio vi furono almeno 130 intercettazioni di aerei libici, ma gli americani aspettavano il ritorno dell'USS America per disporre di una terza portaerei visto che due sembravano loro poche; cosa che sarebbe stata risolta nel marzo, quando arrivò anche la corazzata USS Iowa. Tutto era necessario per ottenere una chiara vittoria contro i libici, ma sopratuttosoprattutto contro la loro LARAF, un'aviazione molto potente e temibile: 2 squadroni con i MiG-23MS, altrettanti con Mirage 5, F.1, MiG-25 per non parlare dei reparti d'attacco come quelli con i Su-22. Gheddafi dichiarò ad un certo punto una 'Linea della Morte' che era proibita agli aerei americani, ma questi, mentre si addestravano intensivamente per combattere contro i libici, dovettero anche intercettare le pattuglie di aerei libici che oltrepassavano questa linea a Nord avvicinandosi alle navi americane. Spesso anche i Tu-16 sovietici s'appressavano per osservare la flotta americana e dovevano a loro volta essere scortati dagli infaticabili F-14 e i nuovi F-18. Accadeva che i Tomcat arrivassero anche a 6 ore di volo consecutivo (con vari rifornimenti) nelle loro missioni operative.
 
Alla fine, quando si cerca qualcosa intensamente, si finisce per ottenerla: il 24 marzo due possenti MiG-25P del 1025th Sqn. vennero fatti decollare da Benina per affrontare i Tomcat. Il Col. Ali Thani era il comandante della formazione, che doveva avere piloti dal notevole sangue freddo e professionalità. Per loro fortuna, i Tomcat non avevano, operando nel Mediterraneo, la loro 'super-arma', l'AIM-54 Phoenix: in genere lo lasciavano negli arsenali della portaerei e volavano con 4 AIM-9 e 4 AIM-7. Scoperti i Foxbat dal solito E-2C del VAW-123, furono prontamente intercettati da 2 Tomcat del VF-33, decollati dall'USS America. A 6100 m vi fu l'incontro tra i Tomcat e i Foxbat, in un settore aereo in cui il vantaggio era maggiore per apparecchi maneggevoli piuttosto che estremamente veloci, più a loro agio oltre i 10.000 m ( i MiG-25 arrivano alla loro massima velocità attorno ai 13.000).Nondimeno i libici iniziarono una serie di manovre aggressive per mettersi in coda agli americani e sparargli contro i missili AA-8 di cui disponevano (assieme ai soliti AA-6 del tipo a guida radar).
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Gli attacchi vennero ben coordinati con gli aerei della Coral Sea che colpirono Benina, quelli della USS America che colpirono Al-Jamahuriyah, a partire dalle 23.45. Prima i Corsair arrivarono sul livello del mare a bassa quota e al solito, quando si avvicinarono alle coste si alzarono di poco e si 'fecero vedere' ai radar libici, dopo di che spararono missili Shrike e HARM, assieme a quelli lanciati dagli F-18. oltre 30 missili in volo in meno di 3 minuti misero KO la forza di difesa libica, e i piloti dei MiG si rifiutarono di volare perché la base era fuori uso. Gli A-6 arrivarono su Benina distruggendo almeno 4 MiG-23 e danneggiandone altri 12, oltre a distruggere 2 F-27 e 2 Mi-8. Questo accadde alle 00.01 da parte del VA-55, i cui Intruder sganciarono bombe ritardate Mk 82 e 83. Comunque almeno a Bengasi vi fu una veemente reazione contraerea e missilistica, anche se senza successo. Gli A-6E dell'USS America colpirono Al-Jamahriyah con altre bombe e distruggendo molti edifici. Pare che almeno 80 libici vennero uccisi in questi attacchi, anche se 2 Intruder abortirono l'attacco per via di problemi tecnici, e tutti gli aerei erano tornati alle portaerei prima delle 2.
 
Poi arrivarono gli F-111F, in avvicinamento a 60 m, scortati dagli EF-111 e F-14 allo scadere di mezzanotte. Nonostante le regole di ingaggio molto severe per evitare danni ai civili e che richiedevano la funzionalità di tutti e 3 i sistemi di navigazione e attacco presenti a bordo, gli aerei si suddivisero per attaccare il QG di Gheddafi a Azziziyah, la parte militare dell'aeroporto di Tripoli, e il campo d'addestramento dei terroristi di Sidi Billal. Accelerato da 600 a 800 kmhkm/h, poi attivato il radar APQ-130, gli aerei erano pronti ma ai 2 che abortirono la missione già nello spazio aereo libico, se ne aggiunsero altri 3. I Libici erano stati colti di sorpresa e Tripoli era pienamente illuminata. La sezione Remit attaccò cercando di far fuori il Colonnello, col lancio di 4 bombe da 900 kg da 150 m e 834 kmhkm/h, centrando le baracche del campo con errori di circa 50 metri, ma senza arrecare danno a Gheddafi che non era là. Il secondo abortì l'attacco per problemi tecnici, il terzo colpì in pieno con tutte le bombe, ma il suo sistema Pave Tack riportò anche le immagini dei primi due missili SAM lanciati dai Libici. Questi erano stati presi di sorpresa dato che l'attacco era stato lanciato appena in quei minuti si Bengasi e l'attenzione era eventualmente là concentrata. La sezione che seguì la prima era la 'Karma'e fu davvero un brutto Karma quello che ebbe ad affrontare: uno degli aerei, il primo, mancò a causa della contraerea il bersaglio e le sue 4 bombe andarono a colpire piuttosto le ambasciate di Austria, Francia, Iran e Svizzera, distanti 2.700 m! Karma 51 aveva causato un incidente internazionale, oltretutto facile da considerare 'voluto'. Karma 52 venne perso dopo avere sganciato le sue bombe con precisione, poi volò per altri 30 km assieme agli altri e poi scomparve. Cosa sia successo non si sa, ma il corpo di uno dei due aviatori, Ribas-Dominici, venne restituito anni dopo dai libici e pare che fosse affogato. non si sa che successe, forse addirittura un abbattimento fratricida da parte di un F-14. Poi seguirono gli aerei della sezione Juwel che attaccò Sidi Bilal centrando i bersagli eccetto che con il terzo aereo, che comunque mancò solo di circa 40 metri tra il fumo e i detriti degli ordigni degli altri due. Altri due aerei colpirono l'aeroporto di Tripoli con 48 bombe Mk 82 Snakeye da appena 70 m di quota. Mancarono per lo più il bersaglio ma alcune bombe furono sufficienti per distruggere 3 Il-76MD e danneggiarne altri 2 e alcuni elicotteri. Dopo un altro (il quinto) rifornimento in volo, i primi aerei F-111F atterrarono negli aeroporti inglesi tra le 5:45 e le 6.30, dopo una missione durata circa 12 ore con un percorso di oltre 6000 km. Uno degli aerei dovette atterrare a Rota, in Spagna, per un motore surriscaldato.
 
Le conseguenze dell'attacco a Tripoli e Bengasi furono, dal punto di vista militare, molto importanti. Da notare l'appoggio fondamentale delle aerocisterne agli F-111 che altrimenti non avrebbero mai potuto fare quella missione. Ma questo non tanto per ragioni tecniche ma, al solito, politiche: infatti se la Francia avesse dato il permesso gli F-111 avrebbero potuto lanciare un attacco, volando ad alta quota per quasi tutto il tragitto, senza forse nemmeno bisogno di rifornirsi in volo, specialmente se avessero rinunciato a metà del carico bellico in favore di serbatoi aggiuntivi. A quello che risulta da documenti segreti (all'epoca) dei consiglieri sovietici, la sola Tripoli era difesa da qualcosa come 300 lanciatori di missili SAM oltre all'antiaerea artiglieresca.
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Nel frattempo l'esercito chadiano di Habré era stato riequipaggiato con un grosso numero di Toyota e Land Rover. Questa era la nuova tecnica della 'guerra del deserto': contrapporre la mobilità di piattaforme leggere alla pesante azione dei blindati libici. E funzionò: la battaglia iniziale venne combattuta il 2 gennaio 1987 vicino Fada. Una brigata corazzata libica venne quasi annientata in uno scontro breve e micidiale: ben 784 soldati vennero uccisi e altri 81 presi prigionieri. Un numero ingentissimo per una battaglia moderna, specie per i morti. I carri T-55 e i BMP-1 vennero pure perduti in quantità: 92 carri distrutti e 12 catturati, 33 BMP distrutti e 18 catturati. La cosa più incredibile, che dà il segno maggiore della disfatta fu che nel contempo i chadiani ebbero solo 18 morti e persero 3 veicoli fuoristrada (1 ogni 30+ carri armati, praticamente un battaglione). Come poté accadere? I veicoli chadiani erano pesantemente armati con missili controcarri come i MILAN, ma anche cannoni SR e mitragliere contraeree e a quanto pare, i loro equipaggi erano ben preparati ad usarli nel miglior modo possibile. Ma anche così una sconfitta da parte libica di tali proporzioni appare difficile da comprendere. Dal giorno successivo entrò in azione la LARAF che cercò anzitutto di distruggere l'equipaggiamento catturato a Fada (se i chadiani erano riusciti a devastare una brigata libica con i fuoristrada, figuriamoci con i carri armati), poi colpirono con MiG-23BN, Mirage 5, Su-20 e persino Tu-22 la località di Zouar e ancora Fada la mattina del 4 gennaio. Ma la presenza dei Mirage F.1 dell'EC.5 non consentì di spingere a fondo l'impiego dell'aviazione, mentre i Transal francesi portavano anche rifornimenti ai ribelli superstiti del Tibesti.
 
I francesi decisero di eliminare le difese aeree libiche del Chad centrale e si aiutarono anche con le ricognizioni dei Mirage IV strategici, oltre che degli F-1CR tattici per raccogliere informazioni utili. Poi passarono all'attacco la mattina del 6 gennaio con 4 Jaguar dell'EC.4/11 dotati di un missile AS.37 Martel, scortati da 8 F.1 e alcuni KC-135. Obiettivo: Faya. Ma quando arrivarono non trovarono bersagli: apparentemente i libici non avevano idea di dover utilizzare i loro radar.. ma l'attacco venne ripetuto il giorno dopo, con i Mirage F.1CR dell'ER.33 che avrebbero fatto da esche, aumentando la quota di volo proprio vicino a Faya. Un solo Jaguar agganciò un radar di osservazione e poi gli sparò il suo missile, distruggendolo. D'altro canto gli altri 3 non riuscirono a 'beccare' i radar dei missili SA-6. In ogni caso, i piloti dell'EC.4 avevano colpito ancora una volta i libici, dimostrando per la prima volta il valore in battaglia dei missili AS.37 come avevano fatto anche delle BAP.100 e prima ancora, nel '77 (in MauretaniaMauritania) degli stessi Jaguar.
 
A quel punto, grazie anche agli aiuti portati da 3 C-5A dell'USAF, i chadiani attaccarono Zouar, dove avea sede un'altra brigata libica.
Malgrado che i libici avessero oramai ben 14,500 truppe in zona, queste erano piuttosto demoralizzate e fu sopratuttosoprattutto la LARAF che tentò di ostacolare i movimenti delle truppe chadiane, ma senza l'aeroporto di Ouadi Doum (riparato, ma con ogni probabilità non più pienamente operativo) non era abbastanza servita dalle infrastrutture locali per funzionare a sufficienza. I Libici si videro costretti a quel punto a tentare di stroncare una volta per tutte l'attività locale dei chadiani, muovendo due brigate per attacare Fada. Si trattava di una manovra a tenaglia, che venne scoperta dai chadiani la mattina del 19 marzo. Questi, per niente intimoriti, passarono subito al contrattacco contro la prima colonna, che ebbe 384 soldati uccisi e 47 catturati. Solo 24 ore dopo la seconda brigata fu colpita e dovette ritirarsi, lasciando sul campo altri 467 soldati e ingenti quantità di materiali. Queste perdite erano state terribili per soldati già demoralizzati di loro. Ma c'era di peggio. I libici si ritirarono in fretta nella loro base di Ouadi Doum, che era protetta da estesi campi minati. I guerriglieri chadiani seguirono le tracce per evitare tali protezioni, e attaccarono il settore centrale della base. Ne seguì una battaglia durata 3 giorni e la grande installazione libica venne catturata. I libici, come se non bastassero le loro precedenti sconfitte ebbero non meno di 1269 morti e 438 prigionieri. Vennero perduti o catturati 89 T-55, 120 BMP-1 (notare che da un lato, i libici non schieravano carri più moderni come i T-62 e 72, dall'altro avevano invece consistenti quantitativi di BMP per operare a fianco dei corazzati), 2 SF-260WL, 3 Mi-25, e addirittura 2 Tu-22 Blinder, per non parlare di 11 L-39 (altro aereo ampiamente usato come macchina antiguerriglia assieme agli SF-260 e agli elicotteri) e 2 batterie di moderni SA-8. Inutile dire che gli americani e anche i francesi erano interessati a molto di questo materiale, che prese il volo nei 5 giorni successivi. Gli L-39 presero invece la via dell'Egitto, che verosimilmente li mise poi in servizio come addestratori.
 
È difficile spiegare una tale catastrofe in termini logici. Del resto, una nazione come il Marocco, che è differentemente dalla Libia, assai USA-dipendente come materiali, è stato a sua volta messo in grave crisi quando ha dovuto affrontare le truppe del Polisario, subendo spesso perdite dolorose, fino a che dovette costruire un lungo muro fortificato per difendersi dalle incursioni dei guerriglieri sahariani e rinunciando pertanto all'iniziativa in maniera quasi totale. Le basi libiche erano oramai praticamente indifendibilie e i libici dovettero abbandonare anche Faya Largeau e Aouzou, in maniera tanto rapida da lasciarsi dietro vaste quantità di materiali. Questi vennero colpiti a partire da Aprile, e continuarono ad essere bombardati fino all'8 agosto 1987. I vettori di simili azioni furono i Tu-22B Blinder, macchine decisamente costose, ma le uniche che ora potevano affrontare tali lunghe azioni di bombardamento in territorio ostile. Ma quell'ultimo giorno successe qualcosa di imprevisto: molto materiale libico catturato era costituito da sistemi antierei, e questi vennero talvolta rimessi in servizio dagli stessi chadiani. Tra questi vi erano anche dei missili SA-6. Quando i libici si avvicinarono con due aerei, quel giorno, si ritrovarono illuminati da uno di questi sistemi antiaerei e un missile SA-6 fece il suo lavoro propriamente, proteggendo la base di Aouzou. Uno dei Tu-22 venne abbattuto in fiamme e l'altro si allontanò rapidamente.
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Durante la Guerra fredda i Sovietici erano spopratutto qui, dove c'erano tutti gli aerei più moderni. L'aviazione ebbe uno squadrone di bombardieri medi, 3 di caccia intercettori, 5 di attacco al suolo, uno COIN, 9 di elicotteri e 3 brigate di difesa aerea con missili SA-2, SA-3 e Crotale. La fine dell'influenza sovietica e dell'aiuto militare da parte dell'erede Russo, ha comportato pesanti conseguenze: l'ultima importante fornitura di aerei fu quella dei Su-24, una quindicina forniti nella primavera del 1989. Molto del personale viene, come anche in passato, da Yugoslavia, S.Africa, Russia, Corea del Nord e Pakistan, sia piloti che personale di terra. Le sanzioni ONU contro la Libia vennero tolte già nel 1999, ma non hanno avuto molto effetto. Eppure adesso la Libia confina con una potenza regionale come l'Egitto e un'altra grande nazione, l'Algeria, scossa dalla guerra civile. La Libia ha mostrato interesse per aggiornare MiG-21, 25 e comprare vari MiG-29 e 31. Stranamente, però, non ha espresso interesse per aggiornare la sua pur cospicua flotta di MIG-23.
 
L'aviazione fu l'ultima delle F.A. libiche e forse la parte migliore delle sue capacità è stata la dimostrazione del supporto logistico possibile con i reparti da trasporto. Non per niente la Libia fu tanto interessata all'argomento da avere, tra l'altro, 20 G.222 speciali, con motori potenziati, che ne fecero anche e di gran lunga la maggior cliente del tipo a parte l'AMI. Questa capacità di trasporto era ovviamente e sopratuttosoprattutto utile nelle missioni 'oltre-deserto' in Chad, all'altra estremità di quell'immenso territorio che è il Sahara.
 
Attualmente è ancora organizzata in Comando di Difesa Aerea con squadroni e reggimenti, e Avazione tattica, un po' secondo lo stile sovietico. Esistono 8 squadroni di supporto e 9 di difesa aerea e vi sono 22.000 effettivi di cui 15.000 coscritti, 426 aerei da combattimento e 52 elicotteri armati, senza contare il materiale di seconda linea e quello immagazzinato. Invece, quando venne cacciato il Re nel 1969, l'aviazione contava appena 400 persone, aumentate -specie dal 1978- e giunte nel 1986 a circa 10.000. Davvero poche, peraltro, se si considera che con un numero simile di aerei da combattimento (circa 500) l'AMI aveva circa 76.000 effettivi nello stesso periodo.
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'''Armi fanteria''': fucili d'assalto AK-47 e successivi, mortai, fucili sniper, razzi RPG e lanciagranate varie, pistole automatiche. Per lo più si tratta di armi del Patto di Varsavia.
 
In tutto vi è quindi ancora una forte potenzialità. I reparti corazzati sono peraltro oramai piuttosto deboli, con i T-72 (non delle ultime versioni) come principale elemento, nemmeno tanto numerosi. I mezzi della fanteria sono più consistenti, ma sopratuttosoprattutto lo sono le artiglierie. I Palmaria sono ancora i cannoni semoventi più diffusi (e potenti), nonché gli unici occidentali. Ma la maggior parte sono sistemi sovietici e vi è larga presenza anche di tipi cecoslovacchi, anche nel settore MRL, anche qui con una forza teorica molto consistente. La dotazione di razzi e missili di tutti i tipi merita anch'essa menzione, dato che vi sono un quarto di migliaio di ZSU
 
In tutto: circa 2.000 carri (di cui però solo 800 sarebbero in servizio), 2.000 mezzi tipo APC/IFV, circa 100 blindo, 135 lanciatori di missili tattici, 100 veicoli lancio SAM, 2000 artiglierie campali di cui 600 MLR. Ma come si diceva, la forza effettiva è molto inferiore, così come le poche decine di battaglioni non sono certo in grado di usare se non una piccola parte di tutto questo arsenale.