Ceramica a Pisa/Vasai attivi in città: differenze tra le versioni
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Ne conseguì una grave crisi economica e sociale che interessò soprattuto commercianti e artigiani, colpiti da una dura tassazione sulle esportazioni delle proprie manifatture<ref>Pagnini Del Ventura 1765 - 1766</ref>. Iniziò così un fenomeno migratorio importante, basti pensare che nel primo quarto del secolo i ceramisti censiti erano 66, mentre nell'ultimo quarto solo 18<ref>Clemente 2017, p. 138; Tongiorgi 1964.</ref>.
Una prima causa di questo decremento può essere attribuita agli scontri iniziali tra pisani e fiorenti: si ha infatti notizia che molti cittadini legati al mondo della ceramica parteciparono attivamente al conflitto come guardie cittadine, capitani di guardia, o guardie del gonfalone bianco<ref>Clemente 2017, p. 139; Tongiorgi 1979, pp. 25, 26, 32, 55, 56, 91, 93-95, 98, 102, 130.</ref>.
Dopo la conquistà fiorentina inoltre venne imposto il confino politico che costrinse molti uomini ad allontanarsi dalla città
Alcune fornaci già attive tra la fine del XIV
Va detto comunque che alcuni artigiani stranieri si spostarono verso Pisa. Questi (12 in totale) arrivavano da centri quali Lucca, Milano, Montaione, Piombino, Pistoia, Siena, Viterbo, etc. Solo più avanti si assiste ad alcune partenze verso Lucca, Savona e Faenza<ref>Clemente 2017, p. 138; Alberti - Giorgio 2013, p. 19; Tongiorgi 1979, p. 19; Berti 1997, p. 266.</ref>.
Gli artigiani pisani che
Ci sono documenti, datati rispettivamente al 1419 e al 1421, che possono essere considerati dei veri e propri contratti di lavoro tra diverse persone, con delle clausole ben precise da rispettare, assicurate da sanzioni in caso di infrazione<ref>Si veda Berti 2005, p. 109-110. I documenti sono stati rinvenuti nei protocolli del notaio pisano Giulio di Colino Scarsi, Archivio di Stato di Firenze, Notarile Antecosimiano, S399, cc. 43r-44r; S400, cc. 289r-290v. Sono stati pubblicati da Miriam Fanucci Lovitch e da Enzo Virgili nel 1984 (Fanucci Lovitch - Virgili 1984).</ref>.
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