Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-01: differenze tra le versioni

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In generale si può dire che questa fu la lotta tra due nazioni che vivevano in condizioni difficili, entrambe con una forte crisi economica in corso e movimenti anche di guerriglia armata nei propri confini. Il Generale Leopoldo Galtieri non era stato colui che diede inizio alla dittatura dei Generali in Argentina, in quanto andato al potere solo il 18 dicembre 1981. Nel suo programma vi era l’annessione delle Isole Malvinas entro il 1983.
 
La Tatcher avrebbe forse potuto anche soprassedere a questo schiaffo, ma reagì prontamente all'aggressione argentina. A quel punto, il prestigio di entrambe le potenze, per molti aspetti equivalenti nelle rispettive realtà geografiche, era messo totalmente in gioco: chi avesse vinto, avrebbe tratto degli indubbi benefici, purché non a prezzo eccessivo. Per chi avesse perso, la crisi politica sarebbe stata inevitabile. Gli Inglesi ci andarono giù 'duri', anche con atti alquanto arbitrari (e tragici) come l'affondamento del Belgrano. Nonostante fossero a oltre 10.000 km da casa e a 6.000 dalla base di Ascensione, riuscirono a battere il corpo di spedizione argentino che al confronto era letteralmente 'a casa sua'. Questo fu possibile per tante ragioni, a cominciare dal fatto che i britannici, nelle loro pur ridotte forze armate, erano del tutto professionalizzati, mentre l'esercito di leva argentino non si dimostrò all'altezza della situazione, specialmente per via della scarsa efficienza dei comandi superiori. L'aviazione argentina si batté con grande valore, ma subì la sorpresa degli Harrier, che contro le previsioni di molti, riuscirono ad imporsi persino ai Mirage e Dagger, celebri reduci delle guerre contro gli arabi. La guerra fu dura e relativamente breve, con gravi perdite per entrambe le parti, ma furono gli inglesi a vincere, rilanciando la loro politica. Per loro, il vero 'mondiale' di quell'anno fu giocato alle Falklands. La Tatcher sarebbe stata poi consigliera di un incerto Bush, insistendo che, anche nella crisi irakena, 'l'aggressore non abbia alcun vantaggio dalla sua azione'. Quindi le piccole Falklands furono, al pari di Grenada per gli USA, una ragione per rilanciarsi anche a livello di morale. Gli argentini invece si ritrovarono sconfitti e al punto di partenza, ovvero a contestare il brutale regime dei Generali, che di lì a pochi mesi dovette fare le valigie e lasciare il posto ad una democrazia, sia pure imperfetta e con eccessive tendenze alle liberalizzazioni (da cui la crisi del 2001). Fu una vittoria che di fatto azzoppò il trend delle dittature sudamericane, anche se non era certo per questo che i britannici si diedero così da fare. Le Falklands, sopratuttosoprattutto, sono una base di partenza fondamentale per un futuro ed eventuale sfruttamento delle risorse naturali dell'Antartico, ancora tutte da raggiungere, a parte l'industria baleniera, già all'epoca pressoché bloccata dopo tutti i danni che inflisse ai cetacei della zona tra il XIX e il XX secolo. In ogni caso, gli insegnamenti tratti, anche solo dal punto di vista tecnologico, furono impareggiabili: le Falklands sono l'unico esempio di guerra aeronavale convenzionale combattuta dal 1945, con un impiego esteso dei missili di tutti i tipi. Questi si confermarono superiori ai cannoni e alle bombe, ma tutt'altro che privi di difetti e limiti, specie la difesa antiaerea della RN si dimostrò particolarmente carente, così come la rinuncia a delle portaerei convenzionali altamente controproducente. E se la guerra fosse scoppiata qualche tempo dopo, gli argentini avrebbero potuto persino vincerla, forse senza nemmeno combattere. Le due LPD Fearless e Intrepid, fondamentali per la vittoria, erano quasi sul punto d'essere radiate dal servizio, nel mentre gli argentini si stavano dotando di una squadriglia di 14 Super Etendard e dozzine di missili AM.39. Bastarono 5 aerei e altrettanti missili per affondare due navi inglesi; così come, in prospettiva, l'acquisto di altri 4 sottomarini moderni avrebbe posto un pericolo gravissimo alle navi britanniche, già in difficoltà con il solo S.Louis, che pare abbia addirittura colpito una portaerei -senza che peraltro i siluri detonassero per un difetto di programmazione. Insomma, fu una vittoria inglese ma non senza perdite gravi e punti oscuri da migliorare. Molte delle lezioni vennero fatte proprie dalla NATO (e dai sovietici, dal loro punto di vista), e si dimostreranno utili per la vittoria del 1991 in Irak. Si pensi solo che nel 1982 i FAL britannici erano del tipo semi-automatico (40 c./min) quando gli argentini avevano la versione automatica (600 c./min), e più sistemi di visione notturna dei loro avversari, nonostante che la guerra si combattesse sopratuttosoprattutto di notte. Vi furono anche sorprese positive, come l'efficacia dei missili AIM-9L e dei MILAN. Ma nell'insieme, è evidente che solo una verifica 'sul campo' abbia potuto far capire i limiti e le possibilità di realtà così complesse come le moderne forze armate con la loro moltitudine di sistemi tecnologici, spesso mai usati prima in guerra. Dall'inaffidabilità dei Sea Wolf, ai danni allo scafo delle Type 21, ai limiti dei Sea Dart, insomma, vennero fuori molti problemi. In definitiva fu sopratuttosoprattutto la professionalità ed efficienza dei soldati di Sua Maestà che risolse un problema che all'epoca forse nessun altro, USN a parte, avrebbe potuto affrontare con successo.
 
==1991: Desert Storm<ref>Miller, David: ''Operazione Gramby'', RID Ottobre 1991 pagg. 30-46'' e Bustin, Ian ''Desert Challenger e Warrio'', RID Ottobre 1991 pagg. 47-51</ref>==
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La Marina inglese aveva già da anni in zona un contingente di navi chiamato 'Armilla patrol', inizialmente era costituito dall'HMS York (Type 42), Battleaxe (Type 22) e Jupiter, e il rifornitore RFA 'Appleleaf' che assistettero alla fase dell'invasione. Prima pattugliavano indipendentemente tra di loro ma poi si riunirono in una squadra da pattugliamento, e continuarono la loro attività di embargo in ossequio alla risoluzione ONU di embargo contro l'Irak. La fase durante 'Desert Shield' comprese il controllo di 3.171 mercantili e l'abbordaggio su 36 di questi, iniziando dalla 'Alwasitti' irakena l'8 ottobre.
 
Le navi inglesi sarebbero poi state impiegate sopratuttosoprattutto per la zona settentrionale del Golfo con i caccia Type 42 che pur tutt'altro che modernissimi, assicuravano il 40% della difesa aerea dei gruppi navali operativi. L'aviazione navale britannica avrebbe poi partecipato davvero alla difesa di una corazzata americana da due missili antinave irakeni, e sopratuttosoprattutto massacrato le navi irakene che cercavano (soltanto) di raggiungere l'Iran uscendo dai porti. Anche di questo si parlerà poi. L'autore dell'abbattimento del missile Styx è l'HMS Gloucester con una coppia dei suoi missili Sea Dart. Possibile, ma non dimostrato, vi è stato anche l'aspetto sottomarino della storia. Il problema era che l'Irak non aveva sottomarini e quindi non vi erano problemi di difesa ASW delle navi Alleate (situazione ben diversa da quello che si verificherebbe con l'Iran..). La forza subacquea inglese era forse costituita dai soli sottomarini classe 'Oberon' OTUS e OPOSSUM. Ma è difficile credere che gli SSN non parteciparono, almeno sulle retrovie, alle operazioni.
 
Le navi ausiliarie erano piuttosto poche, con la Royal Fleet Auxiliary (ovvero RFA), con i rifornitori OLNA e ORANGELEAF, il rifornitore (per carichi solidi) FORT GRANGE, la nave officina DILIGENCE, la nave ARGUS usata come nave ospedale. Si sa che 5 navi inglesi fecero la spola per 7 volte tra la Gran Bretagna e il Golfo Persico, ma sono state assistite da numerose navi civili 'militarizzate', spina dorsale della seconda linea inglese, tanto da avere compiuto 114 viaggi. Non tutti erano navi con bandiera inglese, tutti erano invece noleggiati. A parte questo vi erano anche le 4 LSL, ovvero navi logistiche da sbarco, che trasportarono i carri della 7ima Brigata Corazzata. e poi rimasero in zona. 1.100 uomini della RFA vennero utilizzati nel Golfo.
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Quando scattò l'offensiva i carristi inglesi entrarono in azione con i carri armati più criticati del mondo occidentale, dopo che i pessimi risultati del CAT '87 relativi ad affidabilità meccanica e sistemi di controllo del tiro costrinsero addirittura gli inglesi al ritiro. Ma il risultato operativo è stato di tutt'altro livello. I Challenger hanno percorso in media qualcosa come 300-350 km e mantenuto nondimeno una prontezza operativa del 95% alla fine delle ostilità (98% iniziale), mentre i 12 nuovi ARV hanno mantenuto addirittura il 100%. Solo due Challenger hanno avuto gravi avarie durante la battaglia. I cannoni da 120 mm, poi, si sono dimostrati eccezionalmente precisi, tanto che nonostante la presenza massiccia di M1 Abrams, sono stati proprio i Chally ad ottenere il centro alla massima distanza, ad un impensabile 5.1 km e al primo colpo, per giunta con una granata HESH. Questo da l'idea delle potenzialità dei carri armati moderni, ma anche che i cannoni a canna rigata e le granate HESH possono andare anche oltre la gittata di missili controcarri e dei cannoni da 120 mm 'lisci', che al massimo arrivano attorno ai 4 km di raggio massimo (in ogni caso, beninteso, sparando da fermi a bersagli parimenti fermi, dopo un preciso e minuzioso allineamento). Il bersaglio era uno sfortunato T-55, ma le HESH, con la loro traiettoria curva sono insidiose: la perdita di un Challenger 2, colpito da fuoco amico durante la guerra del 2003 lo ha dimostrato (praticamente la granata esplose sopra il portello del capocarro innescando le munizioni della torretta).
 
I Challenger si sono mossi rapidamente, nonostante la loro velocità massima sia di circa 50 kmhkm/h (il che da l'idea delle ore di moto giornaliere sopportate), e nonostante la loro mole, il motore turbodiesel da 1200 hp ha consumato circa un terzo della turbina da 1500 hp degli M1, un vantaggio logistico facilmente immaginabile con 'pieni' di quasi 2.000 l. I carri inglesi non subirono perdite, non è chiaro nemmeno se siano stati colpiti (in effetti, anche gli AMX-30 sono sopravvissuti nonostante la scarsa protezione: evidentemente la mira degli irakeni lasciava a desiderare). Pare che in tutto i 176 Challenger siano stati accreditati di ben 300 carri irakeni (circa 2 a testa, una media davvero straordinaria), ma non incontrarono mai la Guardia Repubblicana, per lo scorno degli equipaggi che dopo i primi successi ambivano a confrontarsi con i migliori nemici disponibili. L'affidabilità tecnica della torretta si è dimostrata molto migliore che in Germania: paradossalmente questo potrebbe essere dovuto proprio ad un uso continuo che ha consentito di 'rodarla' bene. Inoltre la camera termica TOGS, che a suo tempo ha preso il posto dell'iniziale sistema IL previsto (e molto meno costoso) si è imposta come la migliore, meglio del TIS dell'M1 e del TTS degli (eventuali, non è chiaro se siano stati impiegati in azione) M60A3. E non per nulla è stata mantenuta sul Challenger 2, sia pure spostata dalla destra della torre a sopra il cannone (a dire il vero, in maniera assai vulnerabile al fuoco nemico). Se la precisione e la potenza del cannone hanno dimostrato il loro valore (come anche la dotazione di colpi molto alta rispetto ad altri tipi di carri), va anche detto che oltre la metà degli ingaggi controcarri è stata fatta con munizioni HESH e non coi proiettili L21 perforanti, con risultati devastanti contro bersagli leggermente corazzati ed edifici.
 
In sostanza, rispetto alla campagna di denigrazione della stampa inglese del 1989 e buona parte del '90 (forse non del tutto a torto interpretabile come manovra per ottenere l''appoggio' al successivo Challenger 2) il Chally si dimostrò un degno compare dell'M1. La disponibilità minima richiesta era dell'80% e invece se ne è mantenuta molto al di sopra. Lo stesso valse per l'Abrams, a sua volta molto criticato per il costo e anche per l'affidabilità. Ma in tempo di guerra il concetto di 'disponibilità' è molto più blando e si basa essenzialmente sul 'muoversi, combattere e comunicare', i guasti minori vengono ignorati.
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Le postazioni difensive irakene risultarono anche più forti di quanto ci si aspettasse, estese e protette da oltre 1 milioni di mine controcarro e antiuomo. La resistenza delle truppe irakene era però meno forte di quanto ci si aspettasse, anche perché 6 settimane di attacchi aerei li avevano fiaccati. L'addestramento NATO, la manovra ad armi combinate era stata micidiale per gli irakeni che pure combattevano a difesa del loro territorio, nonostante la differenza rispetto al teatro europeo in cui erano schierati i reparti pesanti americani e inglesi. Infine l'avanzata era stata quasi priva di perdite, e veloce: l'avanzata finale per tagliare la strada a Basra du tanto rapida che la 7a Brigata corazzata impiegò 100 minuti per percorrere 45 km.
 
Le Special Forces inglesi arrivarono a frotte, ma sopratuttosoprattutto il 22nd Special Air Service Regiment, ovvero il SAS. Dalle basi avanzate in Oman e Marinah è stato facile schierarli, e nelle montagne omanite da anni gli inglesi da anni seguivano corsi di addestramento e SERE (evasione e resistenza, ovviamente tra le cose più segrete e riservate del loro programma). I SAS sono stati preceduti da 25 elementi dell'SBS della Marina che erano imbarcati sull'Armilla Patrol del Golfo. Unità del NISOG, i gruppi di 'osservazione' speciale del N.Irlanda sono stati pure usati nel Golfo, dando fiato all'IRA che ha avuto un incremento dell'attività proprio nello stesso periodo. Non sono mancate poi le Special Forces Flight della RAF e il 7th Army Air Corps Regiment con gli elicotteri per missioni speciali. Uno di questi operatori era a bordo anche di uno dei due MH-53E PAVE LOW III che illuminavano i bersagli per i missili degli Apache. Gli SBS operarono con i SEAL dei Team 3, 5 e 6, con funzioni di sminamento, mentre il SAS ha svolto azioni dirette sul territorio nemico e non scherzarono affatto: avevano liste di materiale, persino pesante, e personale. Addirittura, vi è stata una missione congiunta del SAS e della Delta Force in cui è stato usato un certo numero di Mi-8 ex-DDR: prontamente scambiati per elicotteri irakeni dai soldati, erano in realtà guidati da personale ex-DDR su contratto. Finì che catturarono una batteria dei relativamente nuovi ed efficienti SA-8 (anche se è strano visto che questi missili erano disponibili anche nella DDR, e oltretutto erano troppo pesanti per essere trasportati in aria da qualcosa di meno che un CH-47). Le S.F. hanno anche operato per rapire personale per ottenere informazioni, hanno persino ucciso gli ufficiali che sembravano più 'efficienti' nello spronare i loro uomini, vi sono state incursioni negli alti comandi delle unità irakene per prendere documenti. Ne sono seguiti conflitti a fuoco in cui gli inglesi hanno avuto in genere la mano migliore, stimando un rapporto perdite a loro favore di 15:1. Hanno ottenuto secondo alcune fonti, 1 morto e 7 prigionieri, oppure 4 uccisi, nessun prigioniero e alcuni feriti. Poi vi sono state le missioni assieme alla Delta Force, alla 5th Special Forces Group americane in missioni congiunte chiamate 'Fusion Cells' per la caccia agli Scud, con team di 18 elementi di cui 6 del SAS inglese e il resto americani. Agivano in base alle informazioni dello Squadrone infiltratosi già agli inizi di Desert Shield dentro il territorio irakeno, e di altri reparti speciali che si muovevano passando per poveri beduini, anche a dorso di cammello. In questo modo segnalavano la presenza dei missili, le Fusion Cells venivano paracadutate e poi scappavano con delle jeep speciali e recuperati dagli elicotteri pesanti. Altri compiti erano l'illuminazione laser per gli F-117, posa di radiofari etc. (anche se bisogna dire, solo pochissimi lanciatori mobili degli SCUD vennero neutralizzati in qualche modo, nonostante le operazioni di aerei come gli F-15E). La ricognizione per le truppe in avanzata era anche un compito utile. Certo che muoversi nelle pianure del deserto era molto più pericoloso che entro territori coperti da vegetazione, ma qui veniva in aiuto non tanto la copertura, ma la dissimulazione: non potendo nascondersi alla vista, si facevano passare per qualcos'altro, un po' come i Ninja giapponesi. Passando ostentatamente per poveri arabi nomadi non facevano molta notizia.
 
Insomma, le S.F. hanno combattuto nel Golfo la loro guerra misteriosa, sporca e senza esclusione di colpi, e come al solito, misteriosa e senza prove precise tranne che in casi speciali. Il successo delle unità da guerra 'non convenzionali' era l'ombra di quello ben più 'luminoso' delle forze convenzionali, che evidentemente ha come base elementi-ombra che trascendono dalla sola tecnologia e addestramento. Supportati dalle informazioni da oltre confine potevano ottenere dei successi decisivi altrimenti non ottenibili.
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Alle 2.00 locali del 17 gennaio i primi Tornado iniziarono le operazioni di volo in quella che diventerà una delle più discusse campagne operative di tutta Desert Storm. I Tornado erano basati a Muharraq, Bahrein, con il No.15 Squadron composito (comandato dal Wing Commander John Broadbent che era anche il comandante di tutti i reparti RAF della base), avendo equipaggi provenienti dai Nos. 9,17,27 31 e 617. Un'altra base era a Tabuk, in Arabia, e al comando del W.C. Ian Travers v'era il No.16 Sqn con equipaggi dei 2,9, 13,14,16, 20 e 617. Si trattava di Tornado speciali, essendo tutti quelli capaci di usare i missili ALARM. Il terzo distaccamento, nonché quello più vicino al confine irakeno (circa 500 km) il che gli consentiva di non avere bisogno del rifornimento in volo, era a Darhan, W.C. Jerry Witts con il No.31 sqn, equipaggi dei 9,14, 17 e 41. In questo distaccamento v'erano comprendeva anche 6 GR.Mk 1A, che pur se non utilizzati per attacco al suolo, portavano il totale dei soli Tornado IDS a ben 50 esemplari. Inoltre, un gran numero di rimpiazzi era disponibile, pronto a volare nel Golfo dalla Germania Occidentale, dove il grosso dei 224 IDS consegnati era schierata con la RAF Germany.
 
Il principale obiettivo dei Tornado, per i primi attacchi, erano le basi aeree irakene. Queste non erano un bersaglio facile essendo (per via dell'esperienza bellica con l'Iran) tutte di grandi dimensioni tanto che alcune avevano addirittura 6 piste di volo, tutte separate tra di loro! Era quindi impossibile metterle fuori uso in un sol colpo, a meno che non si lanciassero attacchi con 20-30 Tornado alla volta, armati naturalmente di due JP233 l'uno, così il Comandante in capo delle Forze aeree della Coalizione, il generale americano Horner, richiese piuttosto attacchi di disturbo che fossero in grado almeno di ridurre l'attività dei suddetti aeroporti. Fu in base a questa direttiva che i Tornado, macchine particolarmente adatte allo scopo, decollarono a partire dalle 2 di notte del 17 gennaio. Invece di attaccare con tutti gli aerei disponibili non più di due basi per volta, vennero lanciati gruppi di 4 aerei decollarono contro Al Taquaddum, Mudays e Al Asad mentre Tallil ebbe due formazioni assegnate per un totale di 22 Tornado, alcuni dei quali armati con ALARM ma la maggior parte con i JP233. Grazie all'attacco da parte degli AH-64 contro due postazioni radar irakene di capitale importanza, grazie all'uso di missili cruise (si sarebbe scoperto che oltre ai Tomawhak erano usati anche gli ALCM-86 CALCM) l'attacco inglese potà svolgersi con una notevole sorpresa, volando a circa 60 m in modalità 'Hard ride' (consente di seguire il terreno con grande accuratezza, ma è tremendamente faticosa per l'equipaggio e di fatto è utilizzabile per lo più su terreni assai piatti), mentre la formazione era quella definita come CARD-4, ovvero con gli aerei che erano distanziati di 3-5 km e si appoggiavano a vicenda, per esempio coprendosi in caso di attacco di caccia nemici. A Mudaysis i Tornado ottennero una totale sorpresa e si avventarono a 1020-1110 kmhkm/h a 60 m sopra la pista scaricando le submunizioni delle JP233 e poi sganciando pure queste (con le quali i Tornado non erano certo supersonici a bassa quota), anche ad Al Asad venne ottenuta una totale sorpresa e anche qui la contraerea cominciò a sparare quando gli aerei erano già praticamente fuori tiro (non ci vuole certo molto a 300 metri al secondo, a portarsi fuori dalle difese perimetrali di una base, ancorché grande). Ma qui i Tornado erano giunti per primi, sulle altre due basi erano invece la 'coda' di formazioni d'attacco americane con gli A-6 Intruder, e le difese erano ben attive. Il comandante Broadbent descrisse come la contraerea, dal Kalashikov ai pezzi da 57 mm innalzava un muro di traccianti che salivano fino a 4500 m. Nondimeno, i Tornado riuscirono a passare attraverso questo sbarramento e a sganciare le armi.
 
Tutti gli aerei riuscirono a rientrare (non è chiaro se danneggiati o meno) ma era chiaro che gli Irakeni sapevano difendersi se mancava l'effetto sorpresa. All'alba del 17 tre aerei vennero lanciati in una missione di loft bombing (sgancio in cabrata delle bombe) contro Ar Rumaylah, vicino Bassora. Ma proprio sopra uno dei punti di virata per la rotta sull'obiettivo si vide una postazione irakena e allora, a quel punto era chiaro che gli irakeni non sarebbero stati colti di sorpresa. I Tornado accelerarono a 1100 kmhkm/h (ovviamente e nonostante le false affermazioni in merito circolate a suo tempo su molta stampa specializzata, la velocità di crociera dei Tornado ''non'' è 1.100 kmhkm/h, ma piuttosto attorno agli 800-950. 1.100 kmhkm/h sono ottenibili ma solo con il postbruciatore inserito o senza carichi esterni, nessuna delle due cose è concreta per un impiego operativo NdA). Appena giunti a 450 m tutti gli aerei sganciarono le 8 bombe da 454 kg che non gli avevano impedito di raggiungere, assieme agli altri carichi subalari, mach 0,9 in una cabrata in cui in un lunghissimo secondo tutte le armi vennero sganciate. Poi i Tornado vennero inquadrati dalla contraerea di ogni tipo: cannoni, mitragliere (favoriti dalla bella giornata di sole con ottima visibilità: a questo proposito i Tornado erano stati ridipinti in una mimetica color sabbia, come praticamente tutti gli aerei inglesi impiegati in zona), ma anche missili SA-8, SA-6, Roland. Erano una minaccia temibile e dopo il rollio di 135 gradi di disimpegno i Tornado scesero a tutto gas a forse appena 10 m di quota (chiaramente erano in modalità guida manuale, il TFR non poteva assicurare un volo a quote tanto basse) e rischiarono di schiantarsi al suolo conseguentemente. Eppure non gli bastò, l'aereo di Peters venne colpito da un missile in coda e poco dopo dovettero lanciarsi diventando prigionieri di guerra. Attaccare di giorno non era consigliabile.
 
La notte ricominciarono gli attacchi con le spezzoniere JP233, che al solito richiedevano il sangue freddo di uno stoico: volare trasversale sopra la pista e attaccarla passando letteralmente sulle canne dei cannoni irakeni non era facile (e non lo sarebbe stato nemmeno se si fosse trattato degli aeroporti del Patto di Varsavia, similmente difesi) anche perché la sequenza di sgancio era di circa 6 secondi, ma ancora venne attaccata la grande base di Tallil, Shaibahm Ubaydah Bin Al Jarrahm Wadi Al Khirr New e Al Asad per un totale di 24 aerei o almeno, pare che solo in quest'ultimo caso vennero usati 8 Tornado. Anche stavolta la contraerea non mancò d'impressionare i piloti inglesi, che si saranno sentiti, sopratuttosoprattutto a Tallil, come i caccia ribelli contro la Morte Nera, A Shaibah gli aerei inglesi arrivarono quando era in corso un attacco in grande stile da parte degli aerei dell'US Navy con supporto anche di macchine come gli F-4G americani. Dopo l'attacco con le JP, fecero due virate di 90 gradi ma dopo 40-50 secondi dall'attacco,a diversi km dall'aeroporto videro una grande palla di fuoco a terra: era il No.3 del Wing Commander Nigel Elsdon, forse vittima di un errore di manovra dato che si stava volando in quel momento ancora in TFR manuale. Questo, nonostante la 'cattiva stampa' fu l'unico Tornado perso mentre attaccava con le JP233. A Ubaydah un Tornado, in volo a 1020 kmhkm/h e 60 m venne apparentemente colpito dalla contraerea, riuscendo a sganciare le SP233 ma poi resosi conto che vi erano dei problemi all'ala, tanto che dovette atterrare con la freccia a 45 gradi. Era stato colpito all'ala sinistra da un grosso e sfortunato uccello, forse un airone e dovette essere riparato. Aveva rischiato di schiantarsi al suolo pure questo velivolo. Anche ad Al Ashad fu incontrata una poderosa contraerea che entrò in azione subito dopo l'attacco dell'aereo No.1, con missili e proiettili di ogni sorta, ma senza riuscire a colpire i Tornado, che usarono presumibilmente anche le ECM per scampare (era pratica automatica di rilasciare chaff-flare e attivare i sistemi ECM Sky Shadow). Sempre nella notte del 17-18 8 aerei di Tabuk lanciarono anche ben 14 missili antiradar ALARM, stavolta contro la base H-3 vicino al confine giordano, a seguire vennero anche 3 dei 4 aerei (uno ebbe un'avaria dopo il decollo) con le solite JP. Anche qui, molto irrazionalmente, i Tornado erano la 'coda' della formazione (quando casomai avrebbero dovuto essere la testa, date le loro capacità d'attacco 'furtivo') che stava martellando la base da 20 minuti. Il risultato fu che gli irakeni s'erano davvero arrabbiati e da 8 km gli equipaggi dei Tornado videro la peggior contraerea immaginabile, con una grande corona di traccianti che saliva fino al cielo come tiro di sbarramento e 'intimidazione'. E in effetti il capo-formazione disse ai suoi di interrompere l'attacco e tornare alla base.
 
La notte tra il 18 e il 19 gennaio vennero inviati da Muharraq altri 8 aerei con le JP contro Jalinah, mentre Tabuk mandò contro la base H-2 una forza di 4 aerei con bombe VT (ovvero con una spoletta di prossimità per esplodere in aria), attaccanti da Sud, seguiti da altri 4 con le JP-233 da Ovest un minuto dopo, e 2 altri Tornado impegnati ad appoggiarli con gli ALARM. Pare che la cosa funzionò: quando le 32 bombe da 454 kg esplosero in aria la contraerea, che aveva iniziato già la sua azione di fuoco contro i Tornado impegnati nell'attacco 'loft', ridusse subito la sua virulenza: le tremende esplosioni dei grappoli di bombe da quasi mezza tonnellata, e le schegge erano certamente sconvolgenti per i difensori, sia materialmente che psicologicamente. Infine, questa tecnica venne usata anche a S.Carlos, nelle Falklands per colpire il locale e ben difeso aeroporto.
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In tutto i Tornado inglesi avevano fatto 22 missioni operative la prima notte, 3 la mattina successiva, 36 la seconda notte, 26 la terza, 8 la quarta, 18 la quinta per un totale -almeno per quello che riguarda questi casi in esame, di 113 sortite di cui 107 portate avanti. Di queste sortite vennero dirette contro Al Taqaddum (4 con JP-233+8 con 454 kg e 2 con ALARM+8 con bombe) , Mudays (2 con JP e 2 con ALARM), Al Asad (2 con JP e 2 con ALARM+ 8 con JP), Tallil (8 con JP-233+ 4 con JP, + 4 con bombe e 4 con JP), Ar Rumaylah (3 con bombe), Jarrah (4 con JP+ 4 con bombe e 4 con JP) , Al Khirr New (4 JP), Shaiba (4 con JP), H-2 (4 con JP, 4 con bombe, 2 con ALARM+), H-3, ( 8 con ALARM e 4 con JP+ 8 con bombe) , Jallibah (4 con bombe e 4 con JP; ).
 
La RAF avrebbe fatto quindi 117 missioni con un rateo di perdite di circa il 3%, ma secondo altre fonti (però totalmente inverificabili con l'articolo di A. Price di cui sopra, e sopratuttosoprattutto molto più vicine agli avvenimenti) avrebbero fatto addirittura 126 missioni solo nel primo giorno e 300 nella prima settimana, perdendo 6 Tornado. La prima fase era in ogni caso destinata a colpire le piste delle basi aeree con sistemi JP233, la seconda con le armi da 454 kg per colpire i servizi sempre delle basi aeree, poi attacchi contro ponti e shelter con bombe LGB e CBU da media quota. Vennero tirate 1000 'Paveway' da 500 kg circa.
 
<ref> Da qui in poi: Poddu,Franco Maria: ''Daguet & Gramby', JP-4 aprile 1991 pagg. 78-84</ref>