Storia della filosofia/XI e XII secolo: differenze tra le versioni
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== Contesto storico ==
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A partire dall'anno Mille è particolarmente significativa la nascita della filosofia scolastica, così chiamata dall'istituzione delle ''scholae'', ossia di un sistema scolastico-educativo diffuso in tutta Europa, e che garantiva una sostanziale uniformità di insegnamento. Le origini della Scolastica si possono rintracciare già in Carlo Magno, il quale, dando avvio alla "rinascita carolingia" aveva fondato ad Aquisgrana intorno al 794 la ''Schola palatina'', per favorire l'istruzione delle genti e la diffusione del sapere servendosi dei monaci benedettini. Gli insegnamenti erano divisi in due rami:
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[[File:Anselm of Canterbury.jpg|120px|thumb|left|Anselmo d'Aosta]]
«Padre della Scolastica» è comunque considerato l'abate benedettino Anselmo d'Aosta,<ref>[http://www.regione.vda.it/turismo/cultura/anselmo_i.asp Scheda su Anselmo d'Aosta].</ref> poi divenuto arcivescovo di Canterbury, che cercò una convergenza tra fede e ragione nel solco della tradizione platonica e agostiniana. Le sue due opere principali vertono sull'argomento ontologico dell'esistenza di Dio, che nel ''Monologion'' viene da lui trattato ''a posteriori'' partendo dalla considerazione che, se qualcosa esiste, occorre ammettere un Essere supremo come principio della catena ontologica che lo rende possibile. Nel ''Proslogion'', invece, Anselmo espone una prova ''a priori'', in base alla quale Dio è l'Ente massimo di cui non si può pensare nulla di più grande; chi nega che a questo concetto dell'intelletto corrisponda una realtà, necessariamente si contraddice, perché allora si potrebbe pensare che l'Ente massimo sia minore di qualcosa ancora più grande che abbia anche l'esistenza.<ref>«O Signore, tu non solo sei ciò di cui non si può pensare nulla di più grande (''non solum es quo maius cogitari nequit''), ma sei più grande di tutto ciò che si possa pensare (''quiddam maius quam cogitari possit'') [...]. Se tu non fossi tale, si potrebbe pensare qualcosa più grande di te, ma questo è impossibile» (Anselmo d'Aosta, ''Proemio'' e nn. 1.15: 226; 235).</ref>
Anselmo fu un sostenitore della realtà degli universali come ''ante rem'', cioè appunto ''a priori'', precedenti l'esperienza. La sua posizione fu appoggiata da Guglielmo di Champeaux (esponente di un realismo oggi assimilabile più che altro all'idealismo)<ref>[http://www.emsf.rai.it/gadamer/interviste/09_tommaso/tommaso.htm#6 Gadamer, ''Realismo e nominalismo''].</ref>, ma avversata da Roscellino, fautore invece di un nominalismo estremo con cui giungeva a sostenere che le tre Persone della Trinità fossero tre realtà fra loro distinte, per quanto identiche per il potere e la volontà: la loro comune essenza, la divinità, era dunque solo un nome, un ''flatus vocis''. Roscellino fu per questo accusato di triteismo. Nella polemica si inserì anche Pietro Abelardo, più favorevole al concettualismo, dando luogo a una disputa che fu il tratto caratteristico della Scolastica, protraendosi per vari secoli.
== Università e scuole cattedrali ==
L'evoluzione dei centri urbani, intanto, favorita da una concezione del lavoro rivolta alla costruzione del benessere comune e incentrata sull'opera della collettività, aveva portato alla rinascita dell'anno Mille e poi a quella del XII secolo, durante le quali i filosofi stabilirono le proprie sedi nelle scuole annesse alle cattedrali o nelle università, come quelle di Bologna e Parigi. Tra gli istituti di nuova formazione acquistò notevole prestigio la scuola di Chartres, che si richiamava al pensiero neoplatonico di Agostino e Boezio. Nell'ambito della disputa sugli universali gli scolastici di Chartres sostennero che le idee sono del tutto ''a priori'', essendo creature del Padre, mentre sul piano cosmologico seguirono l'interpretazione data da Calcidio al ''Timeo'' di Platone, identificando lo Spirito Santo con la platonica Anima del mondo, secondo la tesi fatta propria già da Abelardo. Ammettendo però l'immanenza dello spirito nella Natura, questa fu concepita come una totalità organica e indipendente, oggetto di studi separati rispetto alla teologia.
Contemporaneamente, presero vita anche nuovi fermenti religiosi miranti a rinnovare la Chiesa, come la Congregazione dei monaci Cluniacensi sviluppatasi intorno all'anno Mille, o l'Ordine dei Monaci Cistercensi, che assunse notevole incremento e vigore grazie all'opera di Bernardo di Chiaravalle. Questi propose una via mistica alla speculazione filosofica: secondo Bernardo l'unico modo per giungere alla verità consiste nella pratica della contemplazione e della preghiera, e non nell'astratto ragionamento. A lui si contrappose Pietro Abelardo, il quale sosteneva invece che «non si può credere in nulla se prima non lo si è capito».<ref>Abelardo, ''Historia calamitatum'', in ''Lettere d'amore'', a cura di Federico Roncoroni, Rusconi, Milano 1971, cap. 9, pag. 92.</ref>
▲=== La disputa sugli universali ===
Grande dibattito suscitò all'interno della scolastica la cosiddetta disputa sugli universali, una questione, come già accennato, riguardante la natura dell'universale, ossia del predicato che viene assegnato a una molteplicità di enti. Quando ad esempio si afferma: «tutti gli esseri sono mortali», si attribuisce una caratteristica generale (un ''quid'', cioè l'essere mortale) a delle realtà concrete e particolari. Qual è allora la natura di questo ''quid''? Le risposte variarono nel tempo dando luogo a una disputa che attraversando i secoli, iniziando da Porfirio nel 300 circa fino a Guglielmo d'Ockham (1300) e oltre, fu all'origine per certi versi della filosofia moderna.
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Ai realisti, che affermavano l'esistenza oggettiva e indipendente dell'universale, si contrapposero i nominalisti, i quali invece negavano qualsiasi realtà all'universale che per essi è dunque un semplice nome, ''flatus vocis'', essendo solamente ''post rem''.
== Note ==▼
▲=== Gli ultimi sviluppi della scolastica ===
▲==Note==
<references/>
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