Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Vietnam-4: differenze tra le versioni
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===I Marines in Vietnam<ref>Prosperini, Franco: ''Le operazioni dei Marines in Vietnam'', RID giugno 1997 p. 88-97</ref>===
L'immenso dramma del Vietnam fu consumato lungo i fiumi e nei cieli, ma
Le truppe sul campo erano inizialmente una MEB, la 9th, con un rgt di 3.000 elementi più artiglieria e servizi. Molto coreograficamente (cosa ripetuta nel 1992 in Somalia, del resto), presero terra con i loro mezzi anfibi a Da Nang, l'8 marzo 1965, sbarcati dalla TF-76 di Okinawa. Dovevano proteggere la base aerea di recente costruzione contro i Nordisti e i VC, oramai presenti in zona. Già a maggio divenne la IIIa MAF, grossomodo un corpo d'armata, al comando del generale Walt, costituita da ben 2 divisioni di fanteria, più servizi, e
I Marines non hanno molto bisogno di presentazioni: nati nel 1775 sulle tracce del Duke of York and Albany's Maritime Regiment of foot, fondato nel lontano 1664 in Gran Bretagna, come fanteria da sbarco sulle navi britanniche, nel dopoguerra si stabilizzò a circa 200.000 elementi, comandati da un generale a 4 stelle: erano 198.000 elementi nel 1985, erano oltre 200.000 venti anni prima, quando la loro azione in Vietnam iniziò in maniera organica e non come 'advisors'. Normalmente organizzato sotto il controllo delle due flotte dell'USN, quella dell'Atlantico e del Pacifico, ovvero la II e la VII Fleet. Questo si concretizza in 3 divisioni attive e una di riserva, lo stesso per gli stormi aerei, 3 gruppi di servizi logistici e un unico Q.G.
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Tale azione di condotta era pensata per evitare troppe perdite umane in azioni estremamente pericolose di assalto anfibio, ma molto costose. Solo l'USMC poteva permetterselo.
Ma non era solo questione di potenza di fuoco: i Marines erano e sono una forza d'elité, non una Special Force, ma comunque con capacità di addestramento fuori dall'ordinario di una unità di fanteria, e non solo per via delle operazioni di sbarco. Per esempio i Marines erano, a differenza dell'Esercito, molto attenti alle capacità di combattimento individuale; i piloti dell'Aviazione per esempio, erano pur sempre addestrati basicamente come fanti da combattimento. E
La 1a CTZ era caratterizzata da altopiani tra i 1.000 e i 1.500 m, e si estendeva tra Vietnam del Nord e Cambogia, una pianura alluvionale, larga circa 50 km. Nella zona costiera c'erano molti centri abitati con la strada costiera di origine coloniale (francese), mentre il regime climatico era un fattore decisivo specie all'interno, essendo il monsone capace di far piovere di continuo tra giugno e l'autunno, con nuvole basse a circa 1.000 m, il che è stato fondamentale per costringere gli aerei, non solo a bassa quota e quindi esposti al tiro delle armi leggere, ma anche in difficoltà nel trovare i bersagli, mentre a terra le truppe pesanti e i corazzati hanno difficoltà a muoversi, specie nel settore interno. Montagnole e fitta vegetazione, corsi d'acqua, erano ideali per gli agguati e poco idonei per muoversi in forze. Per loro fortuna c'erano gli elicotteri, per i quali vennero spesso aperti varchi nella fitta vegetazione. I vietnamiti dei villaggi,
Detto tutto questo, le operazioni erano basate sulle decisioni sulla Pacific Marine Force, e i Marines, non potendo sbarcare e conquistare armi in pugno terre che erano già teoricamente sotto il loro controllo essendo al Sud, dovevano operare come unità di controllo per il territorio e di presidio. C'erano 5 province da controllare, per complessivi 15.500 km2, quindi circa la metà della Toscana. Dovevano proteggere dalle infiltrazioni i territori, e partecipare alla politica 'Cuori e menti' per farsi appoggiare dal popolo residente nella zona. Operavano da Quang Tri, Da Nang, Ph Bai, ecc. La politica di 'amicizia' con la gente del posto era effettivamente di successo
vennero progressivamente assunte funzioni più offensive dati gli insuccessi dei Sudvietnamiti.
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Nel '67 la 3a Divisione iniziò subito le attività, dal febbraio dell'anno, con un altro ciclo dell'Operazione PRAIRIE FIRE, durata fino al 18 marzo, uccidendo altri 693 soldati. Il terzo ciclo di queste operazioni vide il 3° btg Marines subire 29 vittime e 230 feriti. È importante notare che solo la rapida evacuazione dei feriti con gli elicotteri ne salvò spesso le vite, così come l'uso dei primi giubbotti antiproiettile. Anche le trappole VC erano pericolose, tanto che per esempio c'erano spesso buche con chiodi conficcati sul loro fondo. I rischi di infezione per le ferite che causavano erano parte del danno calcolato, e per fortuna che oramai erano disponibili vaccini e antibiotici. Per risolvere il problema gli statunitensi costruirono scarponi con piastre di acciaio sotto la soletta. Per reazione, i VC cominciarono a sistemare pallottole da 12,7 mm dentro le trappole. Quando erano attivate, anche senza la canna, erano capaci di perforare i piedi e spesso frantumare le piastre d'acciaio che si scheggiavano maciullando i piedi dei soldati.
Seguì la PRAIRIE FIRE IV, ma
Fine '67, la 3a divisione scatenò l'operazione BUFFALO, contro il 90° Rgt uccidendo altri 1.281 nemici, ma perdendo anche molti soldati, seguita dalla KINGFISHER da metà luglio ad ottobre, altri 1.117 nemici ma anche 340 marines morti e 3.086 feriti. Poi le cose
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Inizialmente si mossero i Nordisti: c'era da eliminare la guarnigione sudvietnamita della grande città degli altopiani, Pleiku, vicina alla Cambogia. Una forza equivalente ad una divisione, con i reggimenti 32, 33 e 66 si spostò così ad attaccare le forze nemiche, iniziando con il campo della SF di Plei Me, circondato dal 33° rgt. Quando la colonna americana di rinforzo sarebbe giunta per liberare i loro connazionali statunitensi, avebbero subito l'imboscata degli altri due reggimenti, per poi far cadere nello stesso tranello anche le truppe di presidio dell'ARVN (l'esercito Sudvietnamita) e a quel punto puntare su Pleiku, dove una indebolita guarnigione non avrebbe potuto resistere alle forze dei Nordvietnamiti. Da qui una vittoria che avrebbe permesso di controllare gli altopiani centrali e infine l'avanzata ad Est verso il mare, dividendo il Vietnam del Sud in due parti. Tutto questo era un piano ben congegnato, ma non aveva fatto i conti con la mobilità aerea dell'Esercito statunitense. Westmoreland capì che qualcosa era in procinto d'accadere e mandò di rinforzo la 1st Cavalry Division, sia pure inesperta del difficile teatro sudvietnamita, visto ch'era appena arrivata. Il 22 ottobre ricevette l'ordine di muovere, dato al generale Kinnard, con un battaglione fanteria e uno artiglieria in zona di Pleiku, una forza d'impiego nota coem INGRAM. Kinnard non se lo fece certo ripetere, e cominciò le operazioni all'alba del giorno dopo, come su ordine.
Kinnard era una figura chiave dell'aeromobilità americana e mondiale: comandante dell'11th Air Assault Division, poi fondatore della 1st Ari Division, aveva intuito che l'uso degli elicotteri, quando effettuato in massa, poteva muovere grosse unità di fanteria in maniera mai prima d'ora immaginata. Nel '62, nonostante lo scetticismo del Pentagono, venne dato origine all'11th che era ancora un reparto sperimentale. Nel '65 divenne la 1st Air Division con personale della 2nd I.F. Il 1 luglio era pronta per l'uso e ad agosto partì per il Vietnam. Aveva una forza notevole di ben 16.000 elementi e 1.600 veicoli, ma
La forza iniziale era provvista di unità tattiche con 6 UH-1C dotati di razziere da 70 mm o meglio 2,75 pollici (69,9 mm) e lanciagranate da 40 mm o mitragliatrici varie, incluse le minigun a sei canne rotanti; e di 7 UH-1D per il trasporto truppe. Il tutto dava origine alla 'Eagle Flight'. La 1st Brigade venne mandata a Pleiku, in sostituzione della prevista forza 'Ingram'. Nel frattempo, il 22 ottobre, la colonna di rinforzo vietnamita al campo attaccato caddero nell'imboscata dei due reggimenti nordisti. Questi non previsero l'arrivo degli elicotteri, decollati entro 10 minuti dalla chiamata, più l'intervento dell'artiglieria divisionale da 105 mm e i Nordisti, altrimenti vincitori certi, vennero duramente battuti e costretti a ritirarsi, mentre l'ARVN continuò ad avanzare verso Plei Me che venne raggiunta il 25 ottobre. Gli americani tentarono di circondare il 33° Rgt NVA ma i Nordisti si ritirarono.
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Dato il rischio di eventuali attacchi della piccola ma pericolosa aviazione Nordista, gli americani schierarono i missili HAWK dal' 65, ma i gruppi missili vennero ritirati nel '69 senza avere ingaggiato alcunché. Arrivarono però anche i cannoni contraerei, come gli '''M42 Duster''' e il complesso quadrinato da 12,7 mm M55. Queste armi, piuttosto vecchie, erano in carico alla Nationa Guard ma vennero requisite e usate per i gruppi regolari di 'armi automatiche' addestrati a Fort Bliss, Texas. Il primo gruppo del 44° Reggimento arrivò nel novembre 1966, restando in zona fino al 1971; il 4° Gruppo/60° Rgt nel marzo 1967-dicembre 1971; il 5° Gruppo/2° Rgt nel novembre 1966/metà 1971. Questi gruppi erano su quasi 1.000 soldati ripartiti su comando, 4 batterie M42, batteria M55, batteria fotoelettricisti. Le batterie su M42 avevano comando e due sezioni di tiro. I gruppi erano stati pensati per la difesa aerea, e da notare che arrivarono dopo gli HAWK. Ma se l'aviazione nemica non era presente, in compenso lo erano i nemici a terra e i cannoni potevano essere utilmente usati anche contro di loro. Prima sotto il controllo dell'artiglieria da campagna, poi dal '68 come artiglieria da difesa aerea.
Il loro impiego fu intenso,
L'HEI-T era micidiale contro truppe allo scoperto, a distanza ravvicinata, e le armi potevano sparare 120 colpi al minuto per canna, oppure colpi singoli. La massima gittata che i Bofors L60 poterono dimostrare era di 9.475 m, ma si trattava di un fuoco del tutto aleatorio in precisione, visto che era un tiro indiretto. Spesso erano presenti, sul rimorchio, anche dei tubi e reti varie, perché di notte i piccoli Duster erano vulnerabili. tubi e sacchetti erano usati per fare ripari per l'equipaggio, mentre le reti metalliche o spezzoni di catena servivano per fermare a distanza le granate degli RPG. Il Duster aveva, per sua fortuna, anche una mitragliatrice da 7,62 mm M1919A4 o M60 (con 1.750 colpi) e i fucili da 5,56 mm M16. Spesso i combattimenti erano selvaggi e a distanza ravvicinata, magari tanto che non si potevano usare nemmeno i cannoni da 40 mm. Quando gli attacchi dei VC avvenivano, in genere c'erano degli attacchi con i mortai seguiti da piccoli reparti di guastatori, talvolta letteralmente suicidi, che attaccavano le posizioni con cariche esplosive a tracolla. I Duster erano spesso schierati a scafo sotto, vicino ai ricoveri per l'equipaggio. Uno dei problemi del Duster, differentemente dal sovietico ZSU-57, era che lo scudo di protezione era veramente minimo e riguardava solo la parte frontale, per cui pur essendo armi molto rapide e reattive durante il tiro (anche contraerei), il loro equipaggio aveva spesso perdite elevate dato che poteva letteralmente essere spazzato via da raffiche e schegge. Del resto, sparando colpi traccianti a ritmo rapido, i Duster erano facili da localizzare.
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Il '''Tipo 63''' era il più economico, ma anche il meno efficace. Aveva struttura sullo scafo del T-34/85 con una nuova torretta armata di un paio di cannoni M1939 da 37 mm, installati su di una postazione molto alta e che certo sarebbe piaciuta all'equipaggio dei Duster. Purtroppo però l'azionamento era solo manuale e non idraulico, il che rendeva meno facile seguire bersagli aerei veloci. Il Tipo 63 poteva aiutare molto, se i Sovietici ne avessero fatto uno ai tempi della II GM, e potevano dato che lo scafo c'era e i cannoni da 37 mm anche. Ma nell'epoca dei Jet le cose funzionavano diversamente da quelli degli Stuka. Le armi sparavano fino a 180 c.min, 80 pratici, gittata 3 km fino a 6,7 teorici; la perforazione con l'AP-T è di 46 mm a 500 m o 37 mm a 1.000 m. Almeno questi vennero usati durante l'invasione del '72 come parte delle truppe avanzanti, tant'é che uno è stato catturato ed esposto poi in un museo americano. Avesse avuto un sistema di puntamento più moderno e un meccanismo (almeno di brandeggio) idraulico, non sarebbe stato un cattivo sistema a.a. per gli anni '60. Pare che la mitragliatrice anteriore sia stata rimossa spesso, ma non necessariamente questo è vero. Le cassette delle munizioni erano ai lati della torre, sopra i cingoli<ref>Armi da guerra 40 per tutta la parte dei cannoni a.a.</ref>.
Quanto alla contraerea trainata o comunque in posizioni statiche, la maggior parte delle armi era ovviamente in mano ai Nordvietnamiti. Quelle più diffuse e temibili erano da 37 e 57 mm, ma non mancavano cannoni da 85, 100 e anche 130 mm. Se gli attaccanti volavano abbastanza bassi, c'erano poi le armi da 12,7 e 14,5 mm. Quelle da 23 mm, all'epoca ancora poco diffuse, non erano molto presenti, il che era un peccato dal loro punto di vista perché coniugavano un proiettile molto più potente di quello delle mitragliatrici ad una cadenza di tiro molto più alta di quella dei cannoni, e persino delle mitragliatrici di minor calibro. Per lo più se ne ha notizia a bordo degli ZSU-23-4, ma certo vi furono, almeno negli ultimi anni, anche le postazioni binate ZU-23 trainate, sistemi tra l'altro molto leggeri (900 kg circa) per la loro potenza di fuoco. Ma l'arma forse più temibile era la 14,5 mm, specie se del tipo quadruplo (c'erano anche singole e binate),
Solo in zona ad Hanoi c'erano 110 postazioni di lancio SAM, lungo la strada di rifornimento N.4 e la N.6 ce n'erano altre 30 e in generale, in tutto il VIetnam, c'erano circa 300 rampe di SAM. A tutto questo gli Americani reagirono sviluppando le ECM, ma siccome queste non risolvevano il problema alla radice, anche improvvisando reparti di soppressione difese, specie se armati con missili come lo Shrike e poi lo Standard ARM. Di fatto, con quest'esperienza gli Americani poi si ritrovarono ben preparati per vincere con il minimo di perdite contro l'Irak nel 1991, quando ebbero circa 30 perdite contro le 150 preventivate entro i primi 3-5 giorni soltanto. Ma al dunque, quello che fece la differenza fu il minamento di Haipong, che ridusse i rifornimenti a quello che si poteva portare con gli aerei e con i treni, cioè poca cosa, tanto che nel gennaio 1973 i piloti americani, abituati a subire gli effetti del fuoco contraerei a massa di armi da 57, 85 e passa mm, dovettero constatare che esso era sceso per lo più al livello delle armi da 20 e 37 mm. Per rivedere un tale volume di fuoco bisognerà aspettare la guerra del '91 con le grandi corone di traccianti in difesa di Baghdad e altri obiettivi, replicato con molta meno intensità nel '99 a Belgrado e ancora meno con Kabul nel 2001. Talvolta il volume di fuoco era tale da far annullare le azioni d'attacco dei velivoli Alleati<ref>Armi da guerra 93</ref>.
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Gli Americani preferirono mandare aiuti ai Sudisti sotto forma di semicingolati M3, carri leggeri M24, blindo M8 e M20, poi arrivarono i più moderni M41 e M48, gli M113 e semoventi M107, M109 e M110, nonché i cannoni M42 e Vulcan.
Per le truppe americane, invece, il primo carro fu un M48 dei Marines, che ne schierarono un battaglione nel '65, a luglio. Nel '66 arrivò un btg con gli M48A3 dell'US Army. I mezzi erano usati
I carri armati M48 non ebbero scontro con mezzi nemici fino al 1969, quando distrussero con le HEAT due PT-76 (o forse accadde nel '68, con l'Offensiva del Tet). Anche i Sudvietnamiti ebbero i carri M48 Patton in un reggimento che nel '72 contrastò con successo mezzi nemici del tipo T-54 e PT-76, questi ultimi malamente in grado di perforarne la corazza con appena 120 mm per le HEAT e anche meno per le granate AP e HVAP. Gli Australiani mandarono il 1° Reggimento carri con i Centurion armati col 20 libbre. e i tipi recupero (ARV) e gittaponte. La sua protezione era migliore di quella dei carri americani e questo, specie in torretta, gli consentì di reggere meglio alle granate HEAT della fanteria nemica. In generale si comportò molto bene.
L'ultimo atto della guerra immortala un T-54 o un suo derivato mentre abbatte il cancello dell'ambasciata americana di Saigon, nel '75. Una foto emblematica almeno quanto quella del blindato che tira giù la statua di S.Hussein nel 2003 a Baghdad. Ma prima di allora i corazzati vietnamiti erano stati impiegati massicciamente nel '72 durante l'Offensiva di Pasqua, dove tuttavia ebbero ad affrontare un micidiale fuoco dall'aria e da terra con razzi M72, ma
Lo scontro tra carri viene ricordato invece per il 3 marzo 1969, a Ben Het, tra due PT-76 del 202° Reggimento corazzato e gli M48 del 1° btg americano, su distanze di circa 1.000 m. I PT-76 erano dotati di sistemi IR, a differenza di quelli americani, che subirono il loro tiro inizialmente, e che vennero localizzati dalle vampe dei loro cannoni. Prima l'M48 iniziale scoprì un PT-76 e riuscì a colpirlo, dato che il comunista lo aveva mancato di poco con alcuni proiettili, poi venne colpito dal secondo mezzo, a sua volta distrutto dai proiettili di un altro M48 dopo che le fiamme del compagno lo illuminarono. Durante la fase finale della guerra, invece, dal '72, i Nordisti lanciarono sulla sola An Loc non meno di 100 carri, ma durante i combattimenti delle sei settimane successive almeno 80 vennero messi KO. Infine, nel '75, i corazzati Nordisti affrettarono la caduta del Sud, con lo spiegamento di circa 1.000 carri. L'ARVN perse in quelle battaglie degli ultimi anni qualcosa come 600 carri, tra distrutti e catturati, raramente per confronto diretto con i mezzi nemici. Molti AFV di costruzione americana vennero poi incorporati dall'esercito di Hanoi.
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In tutto, gli M113, pur con i loro limiti, furono una presenza costante in Vietnam e decisamente molto utili per combattere contro i guerriglieri nemici in condizioni di relativa sicurezza. Le versioni usate furono diverse, come quelle portamortai e comando, mentre l'esperienza vietnamita sarebbe stata importante per sviluppare prima l'AIFV e poi l'M2 Bradley. L'M113, per quanto costruito in maniera molto leggera grazie alla nuova lega d'alluminio messa a punto, era pur sempre un mezzo limitato, meno armato, protetto e sicuro di altri coetanei, anche se costava poco ed era molto mobile<ref>Armi da guerra 38</ref>.
Un altro mezzo, molto meno noto e diffuso, partecipò tra i corazzati in Vietnam: il V-100 Commando, della Cadillac-Cage. Un efficiente ruotato 4x4 dalla corazza molto inclinata e dall'aspetto aggressivo, nato nel '63 e presto inviato in Vietnam, nonostante fosse nato per l'export (dove ebbe successo, tanto che oltre 4.000 mezzi sono stati prodotti nelle sue varianti). Per proteggere le colonne di rifornimenti, talvolta lunghe anche oltre 1,6 km, erano necessari cingolati e carri, ma poi giunse la 18a Brigata di Polizia Militare per rimpiazzare le forze di prima linea in questo difficile compito di 'routine'.
Ma la guerra in Vietnam è stata
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Tra i mezzi corazzati, non possono non essere citati anche i tipi dei Marines. Gli LVT nacquero come progetto degli anni '30 per muoversi nelle paludi della Florida, specie nelle Everglades e il prototipo, del '35, raggiungeva i 40
Ma dopo la guerra si prese lo spunto per un nuovo mezzo, mentre quelli vecchi finivano demoliti. V'erano molti punti in sospeso: fornire maggiore corazzatura, uno scomparto truppa protetto anche superiormente e maggiore affidabilità meccanica tra gli altr.
Si era arrivati alla serie LVT4 durante la guerra e così vennero prodotti gli LTV5, stavolta su progetto del tutto nuovo. Il lavoro venne iniziato nel 1951 e subito comparve l'LVTPX1 della Ingersll Products Division, a cui la commessa era stata data alla fine del '50. Questo nuovo mezzo era un mostro meccanico molto grosso e voluminoso, che tuttavia venne prodotto in 1.124 esemplari nel 1953-57. I soldati entravano dalla rampa anteriore ad azionamento idraulico e c'era posto per 34 soldati seduti o 45 in piedi, o 5.44 t di materiali in acqua, fino a 8,16 trasportabili a terra; si poteva anche portare un obice da 105, serventi e 90 colpi e le operazioni di carico erano possibili anche stando in acqua con i portelli sul tetto. Quanto al motore, il Continental a benziona da 810 hp permetteva 48
Quanto ai mezzi anfibi, non mancarono mezzi bizzarri come il PATA, un veicolo con cingoli costituiti da una specie di fila di pneumatici, e l'MTV dalla simile concezione. Entrambi non ebbero successo o l'ebbero in misura molto marginale. L'M113 era capace di muoversi nelle acque calme dei fiumi e risaie senza problemi, anche se il vero dilemma era quello di uscire dai fiumi affrontando talvolta coste troppo ripide (ma il BMP-1 è anche peggio, dato il suo 'naso' particolarmente aguzzo), cosicché spesso vennero messi dei verricelli collegati alle due ruote motrici anteriori, per permettegli con un'apposita ancora, di salire per i pendii senza scivolare trainato dai due cavi da 30,48 m azionati dalle sue stesse ruote motrici. In seguito comparvero cariche esplosive per far saltare i versanti troppo ripidi e M113 gettaponte per evitare di entrare nei canali o superare rive molto ripide. I Marines usarono largamente anche gli enormi veicoli LARC-5 ruotati da carico anfibi, le cui ruote erano da sole larghe quasi due metri. Meno appariscente fu il GOER, un autocarro speciale 4x4, anfibio, del quale vennero portati in zona 19 mezzi nel '66. In 18 mesi trasportarono oltre 9 mila t di carico e oltre 6 milioni di litri di carburante, mantenendo una disponibilità di oltre l'85%. Provenivano dalla Germania Occidentale, dove erano stati immagazzinati dopo le prove di alcuni anni prima. Il GOER aveva una struttura inconfondibile, essendo costituito da una motrice con due ruote e un asse di trasmissione snodato per le due ruote del rimorchio. Nato verso la fine degli anni '50 dalla Caterpillar di Peoria, venne collaudato in Alaska, Panama, USA e poi vennero richiesti dei prototipi ulteriori e infine 23 mezzi tra cargo, recupero e autocisterne, per essere sottoposti nel '64 in Germania. La sua meccanica consentiva di trainare un rimorchio di 9 t e portare un carico utile di oltre 8 sul cassone. La trasmissione consentiva movimenti laterali di 20 gradi e cambiamenti di direzione di 60. C'era un verricello da 4,5 t, ma le ruote dimostravano una particolarità insolita: la mancanza di sospensioni, come si poteva intuire da come fossero attaccate ai parafanghi. Infatti tutto l'assorbimento delle sollecitazioni era assegnato ai grossi pneumatici 18x33. Il peso era di 10-18,5 t, motore da 213 hp, velocità 48
====Armi della fanteria====
I mortai erano l'arma preferita dai VC. Il più diffuso era il Tipo 63. Questo era un modello di lunga vita. Nato in Francia d'anteguerra, costruito poi come M2 negli USA, poi copiato dai cinesi nazionalisti come Tipo 31; fino a che i cinesi comunisti, che ne catturarono molti, lo costruirono come Tipo 63. Cosa aveva quest'arma di speciale, per essere tanto popolare d'aver girato letteralmente il mondo? Il peso è di appena 12,39 kg con tubo e piastra assemblati, mentre il primo dei due è trasportabile con una maniglia intero, senza nessuna necessità quindi di perdere tempo ad assemblarlo. Capace di raggiungere 1.500 m di gittata, poteva tirare 20 colpi al minuto e questo significava che prima dell'esplosione della prima sull'obiettivo ne erano tirate altre 9 almeno, ciascuna da 1,6 kg. Così una raffica di colpi poteva essere sparata prima che qualcuno se ne rendesse conto, con un bagliore e un suono ridottissimi. Bastava essere in grado di lanciare i colpi sull'obiettivo e il gioco era fatto. Naturalmente con i mortai da 81 o 82 mm, capaci di sparare fino a 3-4 km granate da 3-6 kg, la cosa era anche più efficace, ma pesando oltre 40 kg erano più difficili da maneggiare. Bisognava scappare in fretta, perché gli americani presto iniziarono ad usare i radar AN/MPQ-4, per la vigilanza del campo di battaglia, usati qui come armi antimortai: se il primo fascio di esplorazione trovava una bomba di mortaio, subito veniva agganciata da un altro, e subito il computer ne calcolava la traiettoria e il punto d'origine. Subito venivano date le informazioni agli elicotteri armati, alle cannoniere volanti, agli A-1 e alle unità d'artiglieria. Spesso però non si trovava nulla. Cosa era successo? I Vietcong spesso sparivano senza lasciare traccia. La realtà spesso veniva scoperta solo dopo molto tempo: avevano dei tunnel, spesso con bunker di calcestruzzo. Potevano trovare così rifugio nel sottosuolo e sentire i soldati americani camminare sopra le loro teste, magari mentre preparavano le armi per la prossima azione, magari la prossima notte. Ad un certo punto le ricerche 'Search and Destroy' si sarebbero spostate anche nelle buie e pericolosissime gallerie della guerriglia, senza risultati decisivi. Là sotto spesso c'erano anche sale operatorie per curare i feriti e generatori elettrici, spesso c'erano delle vere e proprie basi sotterranee capaci di operare per giorni e settimane isolate dal resto del mondo<ref>Armi da guerra 101</ref>.
Dal canto loro gli americani usarono
Scendendo così alle armi leggere della fanteria, esse erano quanto di meglio era disponibile alla fine degli anni'50- 60. Per i comunisti c'erano i Kalashnikov e i cloni cinesi, mentre gli americani presto ebbero gli M16, in aggiunta ad altre armi come le pistole M1911 calibro 45, granate, i lanciagranate M79 Blooper da 40 mm, i lanciarazzi M72 da 66 mm controcarri, ma spesso usati come armi di supporto fanteria per via del peso di appena 2,36 kg, i cannoni da 106 mm SR, lanciafiamme portatili e granate a mano. Queste ultime erano anche incendiarie-nebbiogene al fosforo, ma avevano una brutta abitudine, quella di scagliare il tappo metallico anche a 200 m, rendendolo pericoloso anche per il lanciatore. I 'Rossi' avevano armi analoghe, più una granata HEAT controcarri.
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Gli M16 erano armi di nuova generazione, nate dal genio di Eugene Stoner e prodotto dalla Armalite. Quest'arma non era la sola di Stoner, infatti c'era anche la famiglia M63, con componenti modulari per fare di un'arma singola una mitragliatrice leggera, un fucile d'assalto o un fucile mitragliatore. Non ebbe sufficiente successo per sostituire, come arma polivalente, la serie di armi usate dalla fanteria, data la difficoltà di produrre un sistema che non avesse compromessi per ruoli tanto diversi. Così divenne un'arma usata prevalentemente dai SEAL.
L'M16 era un fucile troppo avanti per l'epoca, il 'black rifle' era nato come AR-15 dalla Armalite; il fucile prodotto dalla Mattel, come venne scherzosamente definito, comparato al robusto Garand e all'M14. Entrambi erano stati usati in Vietnam,
A parte questo, i fucili più micidiali furono quelli dei tiratori scelti, anzi degli snipers. Ce n'erano da una parte e dall'altra. I migliori erano i Marines, con i loro fucili che dal '66 erano i Remington M40, che almeno dal tipo M40A1 hanno un telescopio da 10 ingrandimenti. Queste armi pesano 6,5 kg ma consentono un tiro molto preciso. Originariamente erano usati i Garand M1C o D, che invece l'US Army (da cui i Marines si sono dissociati nel merito di tale scelta e hanno seguito una loro via con l'M40) ha sostituito con gli M21, la versione 'ad alta qualità' dell'M14, e come tale capace di fuoco automatico, con soppressore di rumore come attrezzo standard (per ridurre sensibilmente il classico 'botto' dello sparo) e un mirino da soli 3 ingrandimenti, ma con un sistema per calcolare automaticamente l'alzo su di un bersaglio delle dimensioni di un uomo. L'arma pesa 5,6 kg. Infine anche le mitragliatrici M2 sono state usate come armi sniper. C'é notizia di un centro ad oltre 2,5 km, grazie al cannocchiale telescopico da 10 ingrandimenti, con ogni probabilità il centro alla massima distanza di un tiro da cecchino. La differenza tra il consumo di munizioni di un soldato normale e di uno sniper (usato spesso anche come esploratore, specie dai Marines e rangers) è enorme: nella I GM c'era una statistica di 7.000:1 tra proiettili sparati e nemici uccisi, durante la guerra del Vietnam i fanti sparavano 300.000 colpi per lo stesso risultato, ma gli sniper, nonostante le distanze di tiro di oltre 500 m spesso coperte, erano e sono gente da 'one shot, one kill' o poco di meno.
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