Biografie cristologiche/Stereotipi giudaici: differenze tra le versioni

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{{q|Migliaia di Giudei andarono da Petronio in Tolemaide, supplicando che non li costringesse a trasgredire iniquamente la loro legge
tradizionale. Dissero: “Se tu ti proponi fermamente di introdurre e innalzare l'immagine, fallo pure, ma prima dovrai uccidere tutti noi, poiché per noi non è possibile sopravvivere di fronte ad azioni vietate da decisioni del nostro legislatore e dai nostri antenati che emisero queste misure come leggi morali”. Petronio, adirato, rispose: “Se io fossi imperatore e intendessi compiere questa azione di testa mia, voi avreste diritto di parlare in questi termini. Ma siccome io sono un funzionario di Cesare e costretto ad attuare le decisioni che egli ha già preso, la disobbedienza mi attirerebbe un inevitabile castigo”. Poiché tu, Petronio, sei risoluto”, ripresero i Giudei, “a non trasgredire gli ordini di Gaio, noi siamo decisi a non trasgredire le dichiarazioni della legge. Noi abbiamo posto la nostra fiducia nelle promesse di Dio e nei travagli dei nostri antenati, che finora non abbiamo mai trasgredito. Né sarà mai che ci inoltriamo in tanta malvagità da trasgredire con le nostre azioni la legge che ci lega al nostro bene, per paura della morte. Per custodire la legge dei nostri padri, sopporteremo pazientemente tutto quello che ci aspetta, nella fiducia che per tutti coloro che sono determinati ad azzardare, vi è pure la speranza di prevalere; poiché Dio starà dalla nostra parte, se noi accogliamo il male per la Sua gloria.|Libro XVIII:263-267<ref>[http://www.alateus.it/Antichitait.pdf Libro XVIII:263-267 (trad. it.)]</ref>}}
Petronio allora intervenne, come fece anche Re Agrippa I, nipote di Erode il Grande e amico di Caligola. Se l'imperatore non fosse stato assassinato, le statue sarebbero state erette, Petronio sarebbe stato giustiziato e la rivolta contro Roma serebbesarebbe iniziata venti anni prima. La passione del popolo in questa situazione non pare proprio una reazione di persone disperate per il "sistema dispotico" del Tempio.<ref name="Tempio"/>
 
Quando poi la [[w:Prima guerra giudaica|prima rivolta contro Roma]] ebbe luogo nel 66 e la fazione degli Zeloti ottenne il controllo di Gerusalemme, questriquesti rimpiazzarono il sommo sacerdote ma nn distrussero il culto (sebbene bruciassero i registri fiscali). Durante la [[w:Seconda guerra giudaica|seconda rivolta contro Roma (132-135)]], il capo ebreo [[w:Simon Bar Kokheba|Bar Kokhba]] mise le immagini del Tempio sulle sue coniature monetarie.<ref>[[w:Yigael Yadin|Yigael Yadin]], ''Bar-Kokhba. The rediscovery of the legendary hero of the last Jewish revolt against Imperial Rome'', Londra, 1971, ''s.v.''</ref>
 
Tutto ciò non significa che tutti i sacerdoti fossero dei santi e tutti gli ufficiali del Tempio onesti. Flavio Giuseppe (''Antichità'' 20.9.2-4) riporta, per esempio, che Anania, il sommo sacerdote durante il governatorato di Albino (62), non solo si accaparrava i fondi dati al Tempio ma si prendeva anche le decime sacerdotali dalle aie e deprivava quindi i sacerdoti del loro cibo. La ''[[w:Tosafot|Tosefta]]'' registra che Abba Saul ben Botnit disse a nome di Abba Jose ben Hanin: "Povero me a causa della casa di Boeto; povero me a causa dei bastoni [con cui picchiano la gente]! Povero me a causa della casa di Katro; povero me a causa della casa di Ismaele figlio di Fabi; povero me a causa dei loro pugni! Poiché sono sommi sacerdoti ed i loro figli tesorieri del Tempio ed i loro generi sono fiduciari ed i loro servitori picchiano la gente coi bastoni!" (''Manachot'' 13:21, cfr. anche il Talmud ''Pesachim'' 57a). Si potrebbe confrontare il discorso politico contemporaneo: i funzionari di certi uffici sono corrotti, ma gli uffici stessi conservano il rispetto. Lo sfruttamento da parte di alcuni non crea un "sistema dispotico".<ref name="Tempio"/>