Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Marina 3: differenze tra le versioni

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La loro importanza era tra l'altro data dalla presenza di un elicottero a bordo oltre a una potenza di fuoco contraerea teoricamente elevata, ma con un solo radar di tiro.
Le due unità hanno rappresentato la seconda generazione di fregate portaelicotteri italiane dopo la precedente classe 'Bergamini', e rappresentarono un salto qualitativo dal punto di vista sia operativo che tecnologico, essendo dotate di pinne stabilizzatrici antirollio per permettere l'impiego degli elicotteri e delle armi anche in condizioni meteorologiche avverse e furono la prima unità della Marina Militare Italiana ad installare la propulsione tipo CODOG con due turbine a gas FIAT '''LM-2500''' da 25000 Hp ciascuna, abbandonando in tal modo la propulsione a caldaie che aveva caratterizzato tutte le unità fino ad allora costruite. Caratterizzate dalle sovrastrutture con un unico, grosso fumaiolo giusto dietro un alto albero colorato di nero, ma sopratuttosoprattutto dalla plancia caratterizzata da due ordini di finestrini di piccole dimensioni, esse sono state costruite attraverso quasi tutti gli anni '60, ma a guardarle bene contengono i lineamenti delle successive 'Lupo', da cui si differenziano sopratuttosoprattutto per l'armamento totalmente differente (in effetti, di tutto il 'campionario' disponibile, le 'Lupo' non adottano proprio i cannoni da 76 mm, di fatto rimpiazzati nelle azioni antinave dal 127 mm, e in quelle antiaeree dai 'Dardo' da 40). Le turbine a gas e l'elicottero sono davvero la prova generale della successiva classe di navi missilistiche.
 
Queste unità vennero destinate a compiti di scoperta, localizzazione e distruzione di sommergibili, protezione di convogli e forze navali dalla minaccia subacquea, scorta ravvicinata antisom, antiaerea e antinave.
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A proposito di armi contraeree, è interessante osservare come l'abbondanza di queste non sia affatto sinonimo di eccellente ed ottimale integrazione con la nave che le ospita. Tornando alle armi di per sè, queste sono praticamente le stesse (a parte l'Albatross, con sistema di ricarica rapida per i missili, al posto del 'Sea Sparrow Mk 29) delle 'Lupo', ma la disposizione è diversa: spostando lanciamissili a prua e CIWS a centronave, si viene a creare un problema (e un potenziale, grave punto debole della difesa), considerando che vi sono ben 4 potenti armi contraerei di 3 tipi diversi a bordo: che verso poppa vi è un settore di tiro 'cieco' contro avversari in volo a bassissime quote. È una cosa comune anche agli 'Audace, -eccetto che per il sistemi SAM, le altre 6 armi non coprono la zona poppiera-, ed accentua il difetto che le 'Lupo' avevano, ma all'opposto: in questo caso era la zona prodiera che era poco protetta (campo di tiro solo per il pezzo da 127); e dato che in genere una nave sotto attacco dà la prua verso la minaccia, non era certo un problema di poco conto. Qui invece la zona prodiera è stata rafforzata, ma a scapito dell'angolo di tiro del settore poppiero, rimasto del tutto sguarnito. Che tenere i CIWS 'in sottoscala' sia poco costruttivo, come nel caso delle 'Maestrale', ma anche degli 'Audace' (che non possono orientare esattamente né verso prua né verso poppa i loro 4 costosi Super Rapido) lo dimostra del resto anche il layout dei successivi 'De la Penne': piazzando due cannoni a prua e uno a poppa, sopra l'hangar, ottengono una protezione sui 360 gradi senza ostacoli, facendo con 3 cannoni meglio disposti (grazie ai margini di tonnellaggio maggiori, altrimenti il pezzo da 76 sopra l'hangar sarebbe andato a discapito, eventualmente, di un elicottero: infatti vi è la necessità di ospitare sotto coperta anche la giostrina delle munizioni) molto meglio che gli 'Audace' con 4 armi. Infine, visto che nemmeno questa configurazione è del tutto soddisfacente, si è fatto anche notare come se si fossero adottati due cannoni OTO da 76 mm del tipo 'Sovraponte' ovvero con un deposito ridotto (ma più che sufficiente) di circa 50 colpi sistemabile assieme alla torretta sopra la coperta, sarebbe stato possibile ottenere la stessa copertura con appena due cannoni, uno a prua e uno a poppa. Questo nuovo armamento è stato realizzato con l'esperienza di 'compattamento' della meccanica quando venne progettato l'OTOMATIC (che è stata la prima applicazione del Super Rapido, per quanto possa sembrare strano visto che si tratta di un'arma nata per la difesa antimissile delle navi). Questo vantaggio di non dover disporre di spazi sotto il ponte è notevole, ed è per questo che il Vulcan Phalanx americano, per quanto piuttosto debole, ha tanto successo (è possibile sistemarlo ovunque le sue 6 t di peso siano sostenibili, anche sopra la plancia di comando). Ma del resto tutto dipende dai 'desiderata': se si fosse rinunciato al lanciamissili Albatross, sui de la Penne, rimpiazzandolo con un Super Rapido, sarebbe stato effettivamente possibile coprire anche con due soli cannoni tutto l'orizzonte. Invece si è scelto di concentrare a prua: cannone da 127 mm, Albatross dietro e sopra (come sulle 'Maestrale'), e due cannoni da 76 sui lati, a livello della coperta e quindi del tutto sormontati dalle altre armi, anche perché il tutto è stato concentrato in appena 20 m di lunghezza dello scafo (con intuibili problemi di sicurezza in caso di esplosioni a bordo, dato il numero e la potenza delle munizioni e dei missili pronti al tiro o appena sotto coperta).
 
SopratuttoSoprattutto, caratteristica condivisa con gli 'Audace', vi sono 2 lanciasiluri per siluri filoguidati ASW/ASuW Whitehead A-184 da 533 mm a poppa estrema. In sostanza, per ingaggiare i sottomarini scoperti fino a una decina di km di distanza le navi NATO in genere usano l'ASROC, ma le navi italiane no, e hanno puntato, forse per la loro capacità bivalente (anche antinave) ai lanciasiluri pesanti. Questa caratteristica è condivisa da poche altre marine, come quella sovietica, francese e spagnola: ma solo quest'ultima si è presa la briga di installare due diversi calibri di siluri. Sembra quasi che sulle navi italiane si sia ogni volta voluto installare un vero 'campionario' di prodotti 'made in Italy'. È ben vero che i due lanciasiluri da 533 mm sono singoli, e non binati come sugli Audace, ma è difficile capire il motivo per cui li si è accompagnati anche da due tripli leggeri: gli attacchi di saturazione da parte di sottomarini sono decisamente improbabili, e all'epoca non erano previsti dei siluri leggeri in funzione di CIWS anti-siluro come adesso, con gli MU-90. Le 'Maestrale', in ogni caso, pur con due tubi di lancio siluri in meno degli 'Audace' sono decisamente avvantaggiate dal fatto che hanno il sonar a profondità variabile, estremamente utile sopratuttosoprattutto quando la nave si muove oltre i 20 nodi e il sonar di prua diventa praticamente 'sordo', tanto meno capace di sfruttare la portata dei siluri pesanti appieno.
 
L'armamento principale antisom è comunque costituito dai due elicotteri AB-212ASW ospitati nell'hangar poppiero.
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Con una velocità piuttosto buona e un armamento di siluri ASW, missili SAM e un cannone da 76mm hanno buone capacità complessive, anche se manca di componente missilistica antinave che ne limitano le capacità ASuW. Il loro compito principale è la difesa delle zone costiere di traffico, il pattugliamento della Zona Economica Esclusiva, la vigilanza pesca, l'addestramento al comando dei TT. VV. che frequentano la scuola di Augusta.
 
Queste unità sono di produzione quasi totalmente italiana in tutte le loro componenti, sia strutturali che elettroniche, e sono state studiate per una potenziale crescita del progetto, con sovrastrutture che offrono una segnatura elettromagnetica limitata e nel contempo assicurano ampi spazi liberi in coperta per eventuali future installazioni di sistemi d'arma aggiuntivi. Pur avendo grande flessibilità di impiego che le rende idonee a svolgere la difesa di convogli costieri è stata privilegiata al massimo in tutte le sue componenti la capacità antiaerea, che è data sopratuttosoprattutto dal lanciatore poppiero per i missili Aspide, e dal cannone da 76 mm prodiero. Il progetto era inizialmente previsto anche in versioni multiruolo: i due blocchi di sovrastrutture, che si ergono su di uno scafo a ponte continuo per quasi tutta la lunghezza, hanno uno spazio che in teoria avrebbe potuto anche ospitare missili Otomat (forse 4), mai installati, visto che queste unità vennero considerate essenzialmente di seconda linea e, nell'ottica della Guerra fredda, adatte alla scorta e pattugliamento, scorta convogli e così via. La velocità intermedia tra quella dei 'Cassiopea' e quella delle navi di squadra è ottenuta con motori diesel, giusto come le 'La Fayette' altrettanto 'intermedie' ma concepite come fregate da 3.000 t e non come corvette da 1.300 e 87 m. Quanto al costo, la sola II serie di navi è giunta a circa 597 mld, ovvero 150 per nave, dunque non un costo particolarmente ridotto anche considerando l'ampia produzione in serie: si trattava di circa un quinto dei 'De la Penne', che però sono stati prodotti in soli due esemplari, stazzano circa 4 volte tanto e hanno un sistema d'arma grandemente più complesso e potente.
 
Le unità sono anche dotate di moderni dispositivi antinquinamento e le centrali di direzione del tiro impiegano, oltre ai sensori convenzionali, anche FLIR e telecamere. Ai servizi ausiliari di bordo provvedono quattro gruppi elettrogeni Isotta Fraschini ID-36-SS-12V che forniscono una potenza elettrica di 2.600 kW, mentre gli automatismi consentono la condotta di buona parte delle manovre direttamente dalla centrale operativa di piattaforma.
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Le 'Minerva' costano comunque meno delle altre navi e possono, specie quando avevano ancora l'armamento, emularle in buona parte. Con 113 marinai potevano eseguire parecchie missioni degne di una fregata maggiore e questo con un costo tra poco più di un terzo e un po' meno della metà. Una missione di 20 giorni quindi costava 320-960 mln, contro 860-2.800 mln. A parità di impiego, il risparmio era di 560-1.840 mln a seconda dell'impiego ipotizzato.
 
L'unica classe di navi medio-grandi che dava 'punti' in economicità alle 'Cassiopea' erano le 'Minerva', assai più lente e limitate, sopratuttosoprattutto con un motore da circa 5.000 hp anziché 11.000. Pur avendo una stazza maggiore avevano una spesa di gestione minore, con appena 6 ufficiali e 54 comuni, hanno un costo di circa 8,5-32,3 mln giornalieri. Però non hanno praticamente nessuna capacità di resistere in una situazione di guerra aperta, anche se possiedono una utile piattaforma per elicotteri.
 
*Tipo: corvetta
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Quanto alle navi italiane, il loro sistema di distruzione mine era il ROV Gaymarine MIN (la cui versione più piccola, il PLUTO, è stata adottata dai cacciamine nigeriani), più grosso dei PAP-104 francese ma trasportabile in un unico esemplare, con intuibili problemi di disponibilità. Il PAP-104 francese pesa 700 kg, è lungo 2,7 m, largo 1,1, velocità 6 nodi, filoguidato co un cavo lungo 500 m. E' provvisto di una telecamera per consentire l'identificazione della mina, ed è armato di una carica da 100 kg (o minori) di cui i 'Tripartite' (navi in GRP con scafo formato da 180 t di questo materiale, anche qui in uno scafo in un sol pezzo) portano 27 pezzi a bordo (con una dotazione di esplosivo invero sorprendente di ben 2,7 t, grossa percentuale per una nave di meno di 550 t). Rilascia la carica vicino alla mina e poi se ne va al sicuro. Naturalmente gli italiani non avrebbero tollerato l'adozione di un sistema straniero senza proporre qualcosa di autarchico, e così hanno adottato il MIN, precisamente il MIN-79 (almeno per le unità italiane) che offre caratteristiche superiori, ma a prezzo di un peso di 1.300 kg, velocità 5 nodi, ha un sonar proprio (forse non così sui PAP), una telecmaera subacquea, una carica da 85 kg di esplosivo, e (altra cosa che sicuramente non esiste sui PAP) una cesoia esplosiva per recidere la catena d'ormeggio delle mine, che poi però devono essere distrutte dal fuoco della mitragliera di bordo quando galleggiano. Il MIN può operare da distanze fino a 250 m dal cacciamine e fino a 150 m di profondità. Gli 'Osprey' hanno invece un sistema MNS della Honeywell con capacità di raggiungere i 183 m di profondità.
 
In generale le soluzioni non son univoche nella lotta alle mine: per esempio, laddove disponibile è meglio usare l'acciaio amagnetico, più facile da realizzare e più semplice del GRP, anche se più soggetto alla corrosione. L'alluminio è pure ideale, ma troppo soggetto alla corrosione. Nel caso di navi come gli 'Avenger' americani la loro massa, distribuita in 68 m di lunghezza è sopratuttosoprattutto in robusto legno di quercia, abete e cedro, con un rivestimento di GRP per prevenire la corrosione e migliorare la resistenza senza esagerare con le difficoltà di costruzione. Come sistemi di neutralizzazione mine pure non c'è molto accordo, per esempio i 4 'Lerici' malaysiani hanno adottato anziché il MIN, i PAP-104. Poi non c'è unanimità nemmeno sui mezzi di dragaggio mine in termini di filosofia d'impiego: se entrare in un campo minato è comunque un rischio, perché non entrarci per niente? I tedeschi usano cacciamine convertiti in mezzi di teleguida per drones, e questi non sono dei piccoli sottomarini filoguidati, ma battelli da circa 20 metri equipaggiati di numerosi sistemi magnetici, acustici e meccanici di dragaggio. Fino a 3 di questi possono essere teleguidati da una singola nave con il sistema noto come 'Troika'. Gli americani e i giapponesi invece ci 'volano sopra' con slitte trainate dagli elicotteri pesanti, tipo gli MH-53.
 
Per quello che riguarda le forze MCM della Marina c'è da notare che questa ha subito un'involuzione numerica al pari però di un miglioramento qualitativo.
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*Velocità: 50 nodi circa in planata, 9 in dislocamento; raggio d'azione 185 km, autonomia circa 8 ore o 550 km.
*Equipaggio: 2+7
*Equipaggiamento: 1 radar di scoperta in superficie, un radar RTN-10X per il cannone, alcune altre apparecchiature, sopratuttosoprattutto arrivate in seguito, come una suite miniaturizzata per ESM/ECM e lancia-chaff.
*Armamento: 1 cannone da 76 Compatto, sistema Teseo con due Otomat Mk 2
*Scafo: due alette principali, una anteriore, in alluminio saldato (di tipo resistente alla corrosione), elaborazione computerizzata (riprogettata totalmente la sovrastruttura iniziando dal NIBBIO per migliorarne l'aerodinamica).