Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq: differenze tra le versioni

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Per l'epoca della guerra del Golfo, l'Iran si stava attrezzando per ricevere 240 aerei ed elicotteri dall'URSS, e i primi F.1EQ francesi, 16 aerei in tutto. Tuttavia, come la guerra incominciò, i sovietici e i francesi smisero di fornire aerei, pensando che la guerra sarebbe stata questione di poche settimane e che gli iracheni non erano i migliori clienti della situazione, data la loro azione offensiva contro l'Iran. Ricominciarono le forniture, ma non prima del dicembre del 1980.
 
Per gli iracheni la guerra non incominciò il 22, ma il 4 settembre, perché effettivamente le battaglie di frontiera erano cominciate prima di allora. Avevano comprato come principali caccia tattici i primi MiG-23, che offrivano un maggior raggio rispetto ai MiG-21, ma non erano migliori come avionica e certo non erano un mezzo all'altezza degli F-14. Tra il 13 settembre e la fine di gennaio 1981 pare che almeno 40 vennero abbattuti tra MiG-23 da caccia e MiG-23BN da attacco. Così il compito di attacchi aerei efficaci cadde sopratuttosoprattutto sui Su-20 e 22, non privi di limiti, ma progressivamente aggiornati e resi capaci per la prima volta di usare armi stand-off tra gli aerei tattici iracheni. Ma ben presto i veri protagonisti della guerra divennero i MiG-25, sia caccia sia bombardieri-ricognitori, e i Mirage F.1. I sovietici provarono in Iraq anche molti loro aerei avanzati, come i Tu-22KD con missili AS-4, MiG-23ML, MiG-25RBT e BM, e MiG-27. I francesi prestarono 5 Super Etendard nel 1983, in attesa dei Mirage F.1 armati con gli Exocet. Almeno uno andò perduto per via delle difese iraniane, i cui sistemi HAWK, F-4 e F-14 dimostrarono d'essere avversari molto pericolosi.
 
Anche i Mirage F.1 erano andati ad aggiungersi alle risorse irachene, ma anche alle loro perdite, con una cinquantina su 112 circa perduti durante la guerra. La commessa meno soddisfacente fu quella per 140 MiG-23MS del '73, che poi vennero ridotti ad appena 20 in servizio essenzialmente con il 23° squadrone e poi con l'84° dal 1982. Uno venne portato a Vhadati, in Iran, da un disertore quel dicembre, e dato che gli iraniani non avevano preso cura di portarlo dentro uno dei loro hangar protetti, venne distrutto poi da un attacco aereo iracheno diverse ore dopo, quando ci si era accorti di che cosa era successo a quell'aereo. Quanto ai Tu-22, dal 1981 ne vennero ceduti 4 del tipo Tu-22K con equipaggiamenti antiradar, per colpire le installazioni radar iraniane, ma almeno due vennero distrutti e i missili AS-4 nell'occasione non si dimostrarono armi efficienti, pur se almeno 200 vennero consegnati. Quanto ai velivoli ad ala rotante, i Mi-25 arrivarono solo in piccoli numeri, tanto che solo non più di 8 erano disponibili nel 1980, tutti per il primo stormo dell'aviazione dell'esercito. Non è chiaro invece come andarono le cose con i MiG-23 di seconda generazione. Pare che i primi di questi erano in realtà dei tipi ML o MLA sovietici di uno squadrone incaricato di proteggere i velivoli degli squadroni più importanti appena forniti, come i Tu-22. I Su-22 cominciarono ad arrivare nel '76 e dal 1982 ebbero missili Kh-23 e 25.
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===Il nuovo esercito iracheno, al 2008<ref>Lopreiato, Andrea: ''La riorganizzazione dell'Esercito irakeno'', RID nov 2008 p.44-47</ref>===
Mentre l'aviazione viene equipaggiata lentamente con aerei leggeri e di impieghi secondari, mentre la marina ha in ordine alcune cannoniere e vedette, l'esercito iracheno è stato riorganizzato ed attualmente appare una forza di tutto rispetto nel numero, anche se non ancora nelle capacità. L'esercito, per quanto indebolito da anni di embargo, combatté molto valorosamente nel 2003, anche se in maniera non coordinata e contro un nemico troppo superiore. L'ordine pubblico crollò e l'Irak cadde in un'epoca oscura, enfatizzata dal saccheggio dei musei, siti archeologici e biblioteche. Gli americani, entrati a Baghdad, colpirono 'per sbaglio' l'Hotel Palestine affollato di giornalisti non embedded, tirarono giù la statua di Saddam e andarono a presidiare il loro primo obiettivo strategico, il Ministero del petrolio, lasciando ben poco per tutto il resto della capitale e i suoi 5 milioni di abitanti. A quel tempo Prodi, all'opposizione, commentava che si stava decidendo del futuro dell'Irak, come se gli iracheni non esistessero. Cosa in effetti confermata dalla condotta americana, prima importanta in una faciloneria disarmante nel considerare risolto il problema con la fuga di Saddam dalla capitale; poi nel gestire la macchina statale irachena. Anzitutto l'errore più clamoroso lo fece Paul Bremer, il 'nuovo amministratore' dell'Irak, sprezzantemente definito 'viceré' per gli ampi poteri che aveva. Bremer sciolse le Forze Armate irachene, in pratica l'esercito. Lo scopo era quello di riorganizzarle sotto il controllo del Coalition Military Assistance Training Team, ovvero lo CMATT, agli ordini del gen. Eaton. Ma fu una scelta drammaticamente sbagliata: 200.000 soldati tornarono armi in pugno alle loro case e la guerriglia esplose nei mesi successivi. La lezione sulla pericolosità dello scioglimento di un esercito in guerra, che è ben nota almeno considerando l'8 settembre italiano (le armi ex-esercito non catturate dai Tedeschi finirono nella Resistenza, che conobbe subito un afflusso di uomini e mezzi impressionante), non è stata tenuta minimamente in considerazione. Piuttosto che usare un esercito ancora efficiente (parzialmente) per stabilizzare la situazione in Irak, si preferì azzerarlo per creare entro 3 anni una forza di 40.000 effettivi in 3 divisioni. Aggiungiamo che le F.A. irachene erano sopratuttosoprattutto appannaggio sunnita, e che le nuove F.A. avrebbero rappresentato la maggioranza sciita e la minoranza kurda, e la catastrofe era servita: il triangolo sunnita ha opposto fino a poco tempo fa una resistenza violentissima all'occupazione americana, e solo la politica di accordi (peraltro difficili) con i leader sciiti e kurdi ha consentito di non far espandere la ribellione. Nel frattempo, ignari dei possibili risvolti (all'epoca la situazione era considerata con tale sufficienza che esisteva il famoso 'mazzo di carte' in cui erano ritratti i ricercati del precedente regime, un'iniziativa mediaticamente efficace ma strategicamente piuttosto imbarazzante se inquadrata in una maniera 'seria' di condurre la pacificazione di un Paese complesso come l'Irak), gli americani ordinarono con la risoluzione N.22 del 7 agosto la struttura del nuovo esercito iracheno, incominciando dall'Iraqi Civil Defense Corps o ICDC, che era meramente destinato a mantenere l'ordine pubblico e alle dipendenze del Ministero degli Interni. In tutto arrivò a 15.000 uomini in 18 battaglioni. Come questo potesse bastare per tenere sotto controllo una situazione che divenne instabile in gran parte del Paese, è facile immaginare: rinunciando a mantenere l'esercito, ci si privò di una forza pronta di ben 200.000 effettivi da usare subito. Con armi eterogenee sopravvissute agli arsenali bombardati. In ogni caso le reclute arrivarono in fretta, tanto che il 18 luglio 2003 venne invitato in azione il 304° battaglione per rastrellare Al Rashid. All'epoca in Irak non c'era quasi nessun'altra occupazione disponibile, e i molti giovani iracheni cercarono di trovare uno sbocco. Anche i terroristi ne approfittavano, con attacchi kamikaze che fecero strage di un gran numero di persone in fila per diventare poliziotto. La polizia è diventata la Iraqi Police, la Iraqi Nationa Police,la Border Enforcemente e altro ancora, diventando la Iraqi Security Force. Il tutto ha escluso dall'arruolamento ex membri coinvolti del precedente regime, come la Guardia Repubblicana e la polizia politica, nonché del partito Baath e in generale tutti i militari sopra il grado di Tenente colonnello. Tutto questo lasciò fuori migliaia e migliaia di persone, che erano armate e frustrate dalla prospettiva dell'occupazione americana, dal peggioramento delle condizioni di vita con l'acqua e l'elettricità in larga parte indisponibili, dall'arrivo dei contractors dal grilletto facile (celebre il video del 'tiro a segno' contro auto irachene in una strada), delle multinazionali di servizi come la Hullyburton e la Blackwater, e dalla prospettiva che al potere salissero gli Sciiti filo-iraniani.
 
Così tutto questo non bastò minimamente, e la ICDC venne soppressa il 22 aprile per ordine del CPA. Nei primi mesi del 2004 veniva terminato l'addestramento del primo battaglione dell'Esercito e mandato in combattimento senza nemmeno il completo di equipaggiamenti previsto. In aprile, parte dell'ICDC e dell'IA (Iraqi Army) si rifiutarono di unirsi alle operazioni americane. Finita la ICDC, venne formata la Guardia Nazionale irachena, passata al Ministero della Difesa e poi da gennaio 2005 confluita nell'IA. In tutto 40.000 effettivi all'epoca, dopo 2 anni dalla fine della guerra. Nel frattempo gli iracheni erano passati sotto il controllo, dal giugno 2004, della MNSTCI e affiancato dal NATO Training Mission Irak, dato che per l'epoca, le decisioni politiche avevano trascinato anche la NATO nell'avventura irachena. Novembre 2004, nonostante le difficoltà irachene (e afghane), Bush rivince le elezioni; subito dopo partì un'offensiva violentissima contro Falluja che causò oltre mille morti. Gli americani ebbero delle difficoltà enormi e persero a loro volta oltre 70 soldati in una settimana. Colin Powell ammise che 'abbiamo distrutto Falluja, ma la ricostruiremo'.
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A parte le varie procedure di collaborazione dell'Esercito con la 'Coalizione', oramai sempre più striminzita, vi sono 139 battaglioni (grossomodo) esistenti. In tutto vi sono 170-190.000 uomini su ben 12 divisioni, 8 fanteria, 3 meccanizzate e una corazzata, più 17 SIB (unità forze speciali) e una Brigata (sempre S.F.); poi vi sono 9 reggimenti logistici, 5 battaglioni logistici, 2 supporti, 5 'supporti regionali', 91 unità di presidio (garrison), e la base logistica di Taji.
 
Il battaglione di fanteria leggera è di 7-800 elementi, su una cp. comando, 4 fucilieri e una trasporti. L'armamento è leggero, mentre le armi più pesanti sono costituite nella brigata. Essa è di 3 battaglioni, più 3 cp di comando. In tutto vi sono 2.600 uomini. Non vi è artiglieria perché di fatto quest'esercito è essenzialmente un'unità controguerriglia e sopratuttosoprattutto, di polizia urbana. Ogni divisione ha 4 brigate. Della possente capacità di combattimento corazzata vi è rimasta solo la 9a divisione, con carri T-55, T-72 (alcuni ricevuti dall'estero) e mezzi corazzati.
 
Dei carri, solo 72 T-55 sono iracheni, mentre i 77 T-72 sono stati ricevuti dall'Ungheria, a cui sarebbero in ordine altri 120 mezzi, e si prevede di ottenerne altri ancora (c'è chi dice addirittura 2.000 modernizzati per un totale di 6 mld di dollari!). Altri erano in servizio, iracheni, ma sono stati posti fuori uso. Dei BMP ce ne sono solo 50 dei tempi di Saddam, ma altri 900 sono stati comprati dalla Grecia (ex-tedeschi?). Poi vi sono 500 DZIK polacchi, 266 HUMMER modl M-1114 e 167 del tipo M-1151, ambendo a raggiungere le 400 unità. In tutto gli Hummer sono arrivati a 4.000 con la previsione di arrivare fino a 10.000. Il mezzo polacco è stato concepito proprio per gli iracheni, chiamato da questi AIN JARIA-1. Costano meno per l'uso di APC, ha buona protezione, porta 11 uomini e ha una 12,7 mm. Gli Hummer corazzati sono capaci di reggere mine di meno di 6 libbre (2,7 kg) e schegge fino al 155 mm e colpi da 7,62 m. Ma non hanno più di 5 uomini a bordo. Meglio messi sono i BTR-94, ucraini ma di fatto dei BTR-80 modificati, con mitragliera binata da 23 mm. Ve ne sono (alla fine del 2008) circa 50; infine vi sono circa 60 MT-LB, 200 Spartan e 200 M-113A3 ex-Grecia. I fucili AK-47 vengono sostituiti dalle armi americane.
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La Marina irachena era stata fondata nel 1937 con QG a Basra, e solo dopo la rivoluzione di Luglio del '68 divenne una realtà più complessa, con la fondazione in quella città dell'Accademia per gli studi navali del Golfo. In seguito pensò a comprare nuove e potenti navi da guerra, le 4 'Lupo', più 6 corvette e un rifornitore, tutte navi mai arrivate. Nel 1988, nondimeno, la Marina era cresciuta a 5.000 effettivi.
 
Attualmente, o meglio in tempi recenti, vi erano una serie di 5 navi 'Predator', 1 nave pattuglia d'altura, 35 battelli leggeri veloci, 10 vedette fluviali, e 1.500 marinai e ufficiali, inclusi 800 del battaglione marines,usato sopratuttosoprattutto per la sorveglianza delle piattaforme costiere, mentre un secondo è in formazione. Il 15 febbraio 2006 vennero ordinati 4 pattugliatori Saetta Mk.IV alla Fincantieri con consegne nel 2009. Il contratto include anche supporto e addestramento, e vale 101 milioni di dollari. Si tratta di navi da ben 53 metri e oltre 20 nodi, simili a quelle usate per la Guardia Costiera italiana e la Marina maltese. Per la serie 'la Storia tende a ripetersi', sempre Fincantieri fornirà anche due grosse navi supporto di 70 metri. Insomma, alla fine, piuttosto che 4 fregate e 6 corvette dall'Italia sono giunte 2 navi supporto e 4 pattugliatori. La Malaysia è anche in gioco, con ben 15 navi da pattugliamento da 37 metri di lunghezza, che saranno il nucleo della sua forza navale d'altura.
 
 
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La Marina, responsabile essenzialmente della protezione delle piattaforme petrolifere e del contrasto ai traffici illeciti, sarà salita da 800 a 2.500 entro il 2010.
 
La Polizia è sopratuttosoprattutto intesa come forza anti-insurrezionale, anche se adesso sta ritornando ad essere quello che dovrebbe, ovvero una forza di repressione del crimine 'civile'. Attualmente ha una forza complessiva di 340.000 effettivi con equipaggiamenti leggeri.
 
Di queste forze di polizia vi è la IPS, Iraqi Police Service, che è una forza sopratuttosoprattutto locale, la NP nazionale, unità paramilitari che fanno da ponte tra la polizia e l'esercito in termini di capacità, in corso di ritrasformazione (dopo vari scandali riguardanti attività criminali o illegali) in una vera e propria forza di polizia, anche se ancora capace di fare operazioni sul campo su larga scala. La maggior parte della NP era costituita, non sorprendentemente, da Sciiti, il che ha dato vari problemi di gestione dell'ordine dati i regolamenti di conti con i Sunniti.
 
Poi vi è il Department of Border Enforcement o DBE, ovvero la polizia di confine con 405 caserme e al novembre 2006, 28.300 effettivi sparsi in 5 regioni, 12 brigate e 38 battaglioni.
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Non bastando nemmeno questo, va citato anche la forza di 150.000 effettivi per funzioni di protezione installazioni, che lavorano per parecchi ministeri e nell'insieme sono personale di dubbia utilità, con molti episodi 'disdicevoli', anche in termini di crimini violenti. Sono da unificare in una struttura centralizzata dipentende dal ministero degli interni.
 
La Coalizione che ha invaso l'Irak è stata costretta a prendersi cura della situazione in termini di sicurezza, ed è rimasta dopo la dissoluzione della CPA il 28 giugno 2004, su richiesta del 'governo' (eletto dagli stessi occupanti, in pratica) iracheno. Dopo il novembre del 2007 le divisioni irachene sono passate sotto il controllo locale, mentre i comandanti della NP sono stati rimpiazzati mesi prima, risolvendo molti dei problemi riscontrati in precedenza. Oramai l'Irak è capace di controllare il 70% del suo territorio, rimpiazzando progressivamente i 150.000 soldati della Coalizione, che saranno sì ritirati, ma non così in fretta da causare un vuoto di potere nell'area. I problemi adesso sono sopratuttosoprattutto collegati agli scontri non anti-americani, ma tra iracheni delle diverse realtà 'tribali', specie tra Sunniti e Sciiti. Anche se oramai il ruolo nefasto di A.Q. sembra progressivamente scemato.
 
Nel futuro, l'Irak avrà, secondo i piani del Pentagono, una progressiva autosufficienza suddivisia in 4 fasi, la prima delle quali è considerata completata nel maggio 2006, la seconda sembra pure completatata con l'esercito sotto il controllo locale, e così poco alla volta è stata estesa l'autorità irachena diretta alle varie regioni. Se un Paese eterogeneo come l'Iraq riuscirà a trovare un equilibrio, o se si sgretolerà sotto la spinta centrifuga di curdi e sciiti del sud, questo è presto per dirlo, ma certo sarà deciso nei prossimi anni.