Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Guerre Arabo-israeliane-2: differenze tra le versioni

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Questo causò una reazione anglo-americana che comportò a Nasser la negazione dei fondi per creare la diga di Assuan, che a sua volta era considerata fondamentale per l'agricoltura egiziana. Andati via i soldati inglesi entro il 13 giugno 1956, Nasser, molto contrariato, arrivò a considerare il Canale come proprietà del governo egiziano (26 luglio 1956), perché così facendo sperava di ottenere i fondi per realizzare la diga. Il Canale era ancora gestito dalla Compagnia Anglo-francese, in pratica quelle che adesso si potrebbero chiamare multinazionali (il 44% delle azioni era del governo britannico, della parte francese la metà era stata piazzata sul mercato). Non era un proposito così bellicoso, ma il metodo irritò molto gli occidentali e in particolare il premier Eden, che odiava i dittatori e considerava tale anche Nasser. Tra l'altro, per ingarbugliare ancora di più la situazione, va detto che Eden chiese nel febbraio del '55 a Nasser di entrare a far parte di un'alleanza regionale, ma il presidente egiziano gli rispose picche: non gli interessavano le basi militari, ma lo sviluppo economico e sociale (purtroppo, gli eventi dei decenni successivi spingeranno invece ad una costosa corsa agli armamenti). Per una nazione che dipendeva dall'agricoltura per il 70%, e in special modo dalla coltivazione del cotone, non stupirà che il progetto della Diga di Assuan fosse ben più importante, e che le armi servissero solo per assicurare la propria protezione.
 
Subito Eden ordinò a due squadroni di Canberra e uno di Valiant di arrivare a Malta, in attesa dell'arrivo di un'armata navale dall'Atlantico. Nel frattempo si studiava come intervenire senza che l'Egitto figurasse vittima di un'aggressione colonialista. La Francia era contrariata dall'Egitto, sia per la nazionalizzazione del Canale, sia per il supporto dell'FNL algerino. E sopratuttosoprattutto, c'era un altro protagonista di cui tenere conto.
 
Israele era nato ufficialmente il 14 maggio 1948, trovandosi subito in guerra con Libano, Siria, Egitto e Giordania, ma restando a 'galla' con l'armistizio dell'estate del '49. La questione palestinese era però tale, che le cose non sarebbero mai state 'aggiustate': oppressione israeliana, e dall'altra parte, l'opportunismo degli stati arabi, che consideravano Israele un corpo estraneo nella regione, e che erano ben contenti di arruolare i profughi palestinesi. Nel '51 l'Egitto aveva vietato il Canale di Suez all'accesso delle navi israeliane; poi Nasser, malgrado l'appello ONU per la rimozione del blocco, nell'estate del '56 lo estese anche al Golfo di Akaba, in Mar Rosso, per mettere in crisi l'unico porto israeliano nel Mar Rosso, quello di Eilat con l'uso della sua superiore Marina e delle artiglierie costiere.
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Certo è che l'azione si configurava molto goffa: se quello fosse stato un atto non di aggressione, ma di polizia internazionale, sarebbe stata l'ONU a stabilirlo e ad affidare alle due potenze coloniali l'incarico di intervenire. Ma quest'accordo non teneva conto del problema di ottenere tale autorizzazione, che in effetti non arrivò mai. Per contro, si stabilì che il piano fosse in tre fasi: bombardamento aereo degli aeroporti egiziani, affollati di aerei pericolosi, ma poco difesi di per sé (niente protezioni per i velivoli), attacco di obiettivi importanti, sbarco aeronavale a Porto Said. Questo era nulla rispetto al primo piano d'attacco: 80.000 uomini per marciare su Alessandria e poi il Cairo. Si puntava a togliere di mezzo Nasser. Inizialmente quest'operazione era chiamata 'Railcar', ma poi le cose andarono diversamente. Il 1 settembre la Francia, nonostante i dubbi inglesi, propose il coinvolgimento di Israele nell'operazione. Il 29 settembre i britannici approvarono l'idea di arruolare anche Israele nell'alleanza anti-egiziana. Ma non senza dubbi: tanto che, addirittura, prepararono un attacco (Operazione 'Cordage') ad Israele, se questi avesse mosso guerra contro la Giordania con i Venom FB.4 spostati ad Amman e se necessario, attacchi aerei contro gli aeroporti israeliani partendo da Cipro e Malta. E la cosa incredibile è che gli ufficiali britannici erano coinvolti in entrambi i piani, così che fino a 24 ore prima dell'attacco non sapevano nemmeno loro a quale dei due dovessero dare seguito!
 
In tutto c'erano 90.000 uomini, equamente messi in campo da entrambe le nazioni europee, per quest'azione spericolata. La Gran Bretagna mise in campo sopratuttosoprattutto la 16a Brigata parà, la 3a di fanteria (tolta dall'esercito stanziato in Germania) e la 10a corazzata, che proveniva dalla Libia. La Francia ci metteva sopratuttosoprattutto la 10a divisione aviotrasportata e la 7a mezzi veloci (Algeria), e 5 formazioni di commando. Probabilmente, la ragione di tale impegno era anche di tipo psicologico. La Francia era impegnata pesantemente in Algeria, aveva appena peso l'Indocina e voleva trovare il modo di risollevare il morale. Circa 90 navi da guerra e 70 mercantili requisiti formavano la flotta, basata a Malta e ad Algeri. C'erano poi 550 aerei ed elicotteri, 3 portaerei inglesi e due francesi, due portaelicotteri, gli aeroporti di Cipro (Nicosia, Tymbou, Akrotiri) e Malta (Luqa, Hal Far, Ta cali). L'11 agosto venne nominato comandante in capo il generale Keightley, comandante delle F.A. britanniche in Medio Oriente, mentre il suo vice era l'ammiraglio Barjot. Per le forze navali c'erano pure un comandante britannico e un vice francese, erano comandati dagli inglesi anche le forze anfibie e aeree. L'Operazione nel suo insieme venne chiamata Musketeer (poi Musketeer revised per via delle modifiche apportate successivamente), e lo sbarco diverrà l'Operazione Telescope per P.Said, Toreador per quello a Suez. Ora c'era solo da cercare il 'casus belli' per mettere in moto il meccanismo.
 
Il 18 ottobre 1956 la flotta era a Malta, le trattative diplomatiche, mai davvero incisive, non portarono a niente. Gli Alleati adottarono le 'strisce d'invasione' per riconoscere i loro aerei, così come fecero gli Israeliani (il che diede l'immediato sospetto dell'esistenza dell'accordo).
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Il No.113 Sqn aveva invece 24 Ouragan, il 115 e 117 i Meteor, altri due squadroni i P-51, uno i trasporti e in totale erano presenti 131 piloti. Solo 53 di loro erano però addestrati per i jets, come si vede si tratta ancora di numeri miseri rispetto a quello che verrà negli anni successivi. Eppure i comandanti della HHA pensavano di poter battere e distruggere l'EAF da soli. Cosa che non era condivisa dagli anglo-francesi, che invece consideravano gli israeliani incapaci persino di difendere il proprio spazio aereo dagli attacchi egiziani. Anche i politici israeliani la pensavano allo stesso modo. Per questo i francesi mandarono 36 Mystère dei vari squadroni EC.1/2, 2/2 e 3/2 vennero mandati ad Haifa, liberando così i britannici dalla loro presenza a Cipro e contrastando meglio i MiG, troppo pericolosi per gli Ouragan.
 
Era il 23 ottobre e questi nuovi venuti formarono il No.199 Sqn della HHA, ovviamente una designazione di comodo per nascondere la presenza dell'A d'A. Altri piloti francesi arrivarono per aiutare la HHA a pilotare il gran numero di Mystère ora disponibile. Infine, il 24 ottobre andarono in Israele (Lydda), con scalo a Cipro, 18 F-84F degli EC.1/1, 2/1 e 3/1 formando un altro squadrone, il No.200, sempre con insegne israeliane. Il tutto serviva sopratuttosoprattutto per difendere Israele dagli attacchi degli Il-28. Gli F-84 vennero forniti dagli USA per tutt'altro compito (difesa dall'URSS), e certo questo non aiutava certo Washington a starsene più tranquilla.
 
Visti gli interessi convergenti, il 24 ottobre venne firmato dai tre Stati il protocollo segreto di Sèvres, a Parigi; di esso non si trovò conferma ufficiale, ma successivamente venne confermato dall'archivio di Ben Gurion, in Israele. Così, di questo stato di cose ne beneficiò Israele, che venne riarmato, in segreto, dalle due potenze europee.
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* Il-28 OTU Il-28 (20), Luxor
 
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'''Zona Centrale'''
 
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'''RAF'''
 
Il 31 ottobre già quasi tutti gli aerei ebbero le strisce in stile Normandia, dato sopratuttosoprattutto che in aria si era appurata l'attività egiziana con aerei piuttosto simili e quindi facili da scambiare per nemici o amici in maniera comunque erronea. Le strisce erano tre gialle e due nere, da un piede (30,5 cm) di larghezza se per aerei piccoli, o 2 per quelli più grossi; Valiant ed elicotteri non ebbero tali elementi, ma la Vickers, successivamente, 'fotoshoppò' (come si direbbe oggi) i suoi bombardieri con le strisce sistemate nelle foto ritoccate, tanto per essere chiari sul fatto che i loro gioielli avevano combattuto. A Cipro mancava la vernice gialla, e così la sostituirono con altre simili, per esempio giallo oro.
 
 
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===Corazzati in azione<ref>Pignato N., 'Storia dei mezzi corazzati', vol.6</ref>===
[[File:1956 Suez war - conquest of Sinai.jpg|600px|right|]]
Dopo la guerra per l'Indipendenza, ad Israele continuarono poi a giungere carri dall'Europa, di seconda mano: molti mezzi ex-inglesi, ma anche americani e infine nuovi mezzi francesi. La Francia non aveva particolari ragioni per appoggiare Israele, senonché il governo egiziano appoggiava l'FNL algerino. A quel punto i problemi di reperimento di risorse per l'ancora debole Zahal vennero superati con i primi carri nuovi: 100 AMX-13 leggeri con il pezzo CN.75/50 (o V.1000, come i m.sec), mezzi che per il '57 vennero migliorati con motore diesel, trasmissione automatica, nuovo cannone da 75 mm, protezione aumentata e sistema di tiro computerizzato; 60 scafi analoghi usati per l'obice Modele 50 da 105/30 mm, più 150 semicingolati, 12 blindo Staghound e 60 Sherman. Tutto questo rese possibile costituire le brigate corazzate della riserva, la 27a e la 37a. Esse si sarebbero aggiunte alla 7a brigata di prima linea e a pieni organici, mentre i carristi israeliani venivano mandati ad addestrarsi a Samaur, in Francia. Questo non aiutò certo i rapporti franco-egiziani, e non sorprendentemente, Nasser aprì il campo all'URSS e decise di nazionalizzare il Canale di Suez. Le forniture di carri per gli egiziani ebbero luogo iniziando con 230 T-34 e 100 SU-100 provenienti dalla ex-Yugoslavia. Ma nel 1956 l'intesa tra Israele, Francia e Regno Unito si concretizzò nell'Operazione Musketeer: prima Israele attaccò il Sinai, grazie anche ai carri M50 (i Super Sherman con il cannone da 75 mm dell' AMX-13, il CN75-50). All'epoca erano disponibili tre brigate corazzate con M4, AMX e semicingolati per l'azione: la 7a, 20a e 37a, assieme a sei di fanteria e una di parà; un battaglione della 37a era stato dato in appoggio all'11a brigata di fanteria, mentre i parà avevano uno squadrone carri leggeri. Come si è detto, i mezzi israeliani erano tutt'altro che omogenei, e i migliori erano forse i Super Sherman, per affidabilità, mobilità complessiva e protezione contro le armi c.c. minori, tanto da essere denominato come carro 'pesante', del resto gli israeliani avevano questo e l'AMX-13 da 13 t. I semicingolati ebbero invece spesso aumenti di armamento con mitragliatrici in casamatta e missili SS-11.
 
Dal canto loro gli egiziani non si aspettavano un attacco israeliano e il grosso delle loro forze era a difesa della capitale. Oltre il Canale c'erano invece la II e III divisione di fanteria, tre squadroni di Sherman, cannoni c.c. da 57 mm sia britannici che sovietici, entrambi potenzialmente letali per qualunque corazzato israeliano. Non mancavano i palestinesi dell'VIII divisione, tra cui forse v'era anche il giovane Yasser Arafat, e altre unità minori, ma sopratuttosoprattutto il Primo Gruppo-Brigata corazzata, con un btg di T-34 e uno di fanteria su mezzi corazzati sovietici (BTR-152), nonché una batteria di SU-100 e una di cannoni a.a. leggeri. Le altre unità corazzate avevano mezzi di vario genere, tra cui anche i cacciacarri Archer inglesi, mezzi gettaponte su scafo Valentine, carri comando e recupero su base Sherman.
[[File:T-34-85-latrun-1.jpg|300px|right|thumb|Un T-34 arabo]]
Così scattò l'operazione 'Kadesh', e i carri israeliani si misurarono con una difesa statica di stile sovietico, usando per la prima volta anche i missili SS-10 francesi con effetti materiali importanti, ma sopratuttosoprattutto psicologici dati da tali nuove armi. Nonostante che vi fossero solo 27 dei 100 M50 ordinati, distribuiti in due compagnie, il successo non mancò: fu un attacco violento che in 30 ore distrusse o catturò 27 T-34/85, 6 SU-100, 45 carri Valentine e i loro derivati cacciacarri Archer, 60 BTR-152, ben 282 Bren Carrier, e anche 55 carri Sherman. Alcuni di questi erano stati equipaggiati con la torretta dell'AMX-13 e relativo cannone da 75/61 mm, e così si trovarono mezzi simili a combattere su opposti fronti. I successi degli israeliani vanno ricercati nella maggiore flessibilità operativa, mentre l'Egitto, principale avversario (ma non mancarono anche i siriani e giordani dall'altra parte dei confini israeliani), soffriva di una pianificazione troppo rigida e burocratica. In una guerra, se il nemico riesce costantemente a manovrare con, diciamo, mezz'ora di tempo in meno del suo oppositore, dopo pochi giorni di guerra è totalmente padrone del terreno. È quello che accadde anche qui, con l'aggravante che gli egiziani si servivano del sistema tattico sovietico di interrare grosse quantità di mezzi corazzati come fortini blindati, togliendo loro la mobilità necessaria per le operazioni nel deserto. Il confronto tra la tattica sovietica classica e la blitkrieg tedesca favorì ancora una volta la seconda. La quale, però, per essere svolta ha bisogno di ufficiali capaci a tutti i livelli, e di soldati ben addestrati, mentre gli egiziani non avevano sufficiente esperienza nemmeno per la manutenzione dei loro nuovi mezzi. Così non potevano fare, anche volendo, molto di più che quello che fecero, ovvero ancorarsi al territorio e resistere, per poi ritrovarsi praticamente senza appoggio aereo (dato l'intervento delle potenze occidentali) e schiantati dagli attacchi aerei e d'artiglieria, ma forse sopratuttosoprattutto dalle manovre d'aggiramento e dai lanci di parà. Inoltre molti mezzi erano assegnati ad unità di fanteria, e così i carri egiziani erano spesso colti isolati e senza mobilità pratica. Infine,quando si trattò di muoversi, gli egiziani cominciarono a perdere il controllo sotto i colpi dell'aviazione e le puntate dei carri, fino a trasformare la ritirata in rotta verso El Arish e Qantara, lungo la strada costiera.
 
Il principale successo venne tra la 7a Brigata corazzata contro il 1° Gruppo-brigata corazzata egiziano, a Kusseina, durante una battaglia durata complessivamente due giorni, allorché la 7ima brigata di fanteria del col. Aris tentò di aprire un varco nel dispositivo egiziano, tentando di raggiungere i parà a Mitla. Era il primo novembre quando la battaglia iniziò e in seguito quest'unità, la principale che avessero gli egiziani tra le forze corazzate, sarebbe stata poi costretta a ritirarsi, inseguita dall'aviazione israeliana fino a dover passare il Canale, e perdendo tutti i sei SU-100 e una trentina di T-34. Nel frattempo, dal 31 ottobre gli anglo-francesi iniziarono ad attaccare gli egiziani e il 5 novembre iniziarono gli sbarchi anfibi. I britannici useranno poi i Centurion nello sbarco principale, una vera operazione anfibia tradizionale, ma non fecero in tempo a far intervenire dalla Libia la 10a AD.
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Il cessate il fuoco avvenne quando le truppe avanzate israeliane erano già a Sharm El-Sheik e sulle coste del Canale a Nord.
 
Alla fine, con perdite umane di 150 soldati in tutto, gli Israeliani catturarono intatti 55 cannoni, 110 pezzi c.c., 125 carri, 60 APC, 260 Bren Carrier agli Egiziani. SopratuttoSoprattutto, gli Israeliani ebbero insegnamenti importanti, come l'appoggio aereo delle forze di terra, la necessità di assicurarsi la superiorità aerea, quella di potenziare il parco veicoli, trasporti inclusi e quella di rinnovare il parco carri. Gli AMX-13 furono tutto sommato poco impegnati e non si capì bene se i carri leggeri avessero ancora un futuro.
 
 
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Nel frattempo le unità egiziane lungo il confine israeliano rimasero essenzialmente immobili, sebbene una prima brigata israeliana muovesse lungo i loro fianchi muovendosi di circa 40 km entro il loro territorio. La mattina del 30, a Mitla, gli israeliani crearono una piccola striscia di volo per ottenere rifornimenti di munizioni ed evacuare i loro feriti. I primi ad arrivare furono tre Piper Cub, scortati dai Mystere, piuttosto curiosamente visto che per caccia così veloci era certo difficile coordinarsi con i più lenti tra gli aerei della HHA. Finalmente, alle 7.30 si videro anche i primi caccia della EAF sul Sinai, e dopo avere riportato cosa stesse accadendo su quel territorio, visto che non c'era ancora la minaccia diretta degli 'alleati', venne ordinato di scatenare tutto il potenziale disponibile contro di loro, iniziando con due MiG-15 che attaccarono la striscia di Mitla distruggendovi un Cub trovato fermo al suolo. Altri due attaccarono una colonna della 202a Brigata, colpendo e distruggendo almeno sei mezzi; infine altri due intercettarono un altro Piper sul Sinai e non persero tempo ad abbatterlo. Alle 11.00 arrivarono anche 4 Vampire mitragliando un'altra colonna che era sempre, come l'altra colpita, ad al-Thamed, il che causò anche più danni. Non solo, ma poi si fecero sotto altri Vampire e Meteor del 5 Sqn, tutti scortati da MiG-15, il che causò danni non indifferenti agli israeliani che coraggiosamente avevano accettato una tale missione. La HHA non poteva restare immobile di fronte a tali azioni e 37 dei suoi jet tra Ouragan, Mystèree Meteor vennero mandati in aria quella stessa mattina per colpire le posizioni egiziane, specie le unità che si stavano muovendo verso il passo di Mitla. Alle 15.30 vi fu il primo scontro con i MiG, sei, che scortavano due Meteor F.Mk.8. I MiG-15 respinsero i caccia israeliani e poi mitragliarono e bombardarono i parà, mentre la colonna che a terra doveva raggiungerli era stata vittima della sabbia troppo soffice e anche degli attacchi aerei. Alle 16, però, sei Mystère combatterono contro i nuovissimi MiG-17 (N.1 Sqn, Almazana), vicino a Kibrit. I MiG vennero sorpresi mentre stavano ancora salendo e uno venne abbattuto. Ma anche un Mystère venne danneggiato e gli israeliani dovettero ritirarsi. Questo diede il modo a diversi Ouragan di attaccare la 2a Brigata egiziana, distruggendole diversi mezzi mentre si avvicinava al Passo di Mitla. Ma tutto quello che volevano gli israeliani era per il momento raggiunto: dare modo ai 'preoccupati' anglo-francesi di chiedere, anzi imporre una pace, con relativo ultimatum, agli egiziani. E chiaramente, se si parlava di 18 km dal Canale di territorio libero da forze militari, questo avrebbe solo danno all'Egitto. Nasser non accettò, ma ora sapeva che c'era una flotta in mare che poteva minacciarlo. Forse avrebbe fatto bene ad accettare tale situazione, invece di cadere nella trappola.
 
A terra gli israeliani continuarono gli attacchi israeliani ma ad Abu Agheila vennero respinti dalla 3a Divisione egiziana entro quel pomeriggio, e fallirono anche gli attacchi delle brigate 4a e 10a, nonché della 37a meccanizzata (non è ben chiaro se vi fossero 3 brigate corazzate e 6 di fanteria, oppure fossero una corazzata 2 meccanizzate e 6 di fanteria) contro omm-Kattef nel mattino successivo. Il comandante della 202a brigata, l'allora col. Sharon, ordinò nel contempo un attacco da Mitla verso ovest, malgrado che i superiori non fossero d'accordo, specie considerando che l'aviazione supportava all'epoca sopratuttosoprattutto la 7a A.B. e non poteva fare lo stesso con i parà, che infatti, appena usciti dalle loro posizione vennero colpiti dai Vampire, e con notvoli perdite costretti a ritornare alle basi di partenza. Tuttavia, successivamente i Mystère abbatterono tre Vampire danneggiandone un quarto. Come avrebbero fatto gli indiani 9 anni dopo, anche qui gli egiziani decisero che i Vampire non fossero più aerei capaci di azioni di prima linea, almeno non senza scorta. Nonostante questo, i piloti egiziani si dimostrarono molto migliori di quel che ci si aspettasse. L'unica vera differenza tra i piloti delle due parti era che gli israeliani avevano cannoni DEFA a maggior rateo di tiro, e comandi servo-assistiti. In ogni caso i sovietici mandarono MiG-15 e 17 aggiuntivi già in questa giornata ai loro alleati egiziani.
 
Alle 8 gli israeliani individuarono la 1a Brigata corazzata egiziana, che era diretta verso la guarnigione di Bir Jifjafa (o Abu Agheila?), per rinforzarla; tentando di fermarla, la HHA o IDF/AF mandò quello che aveva al momento: niente di meno che quattro T-6 del No.140 Sqn. Uno venne abbattuto già mentre era in picchiata sul bersaglio, un altro si schiantò al suolo poco dopo. Se i Vampire avevano problemi, i T-6 non erano assolutamente proponibili. Per loro fortuna, un'altra formazione di T-6 fallì a trovare il bersaglio. Ci riuscirono due Meteor del No.117, ma vennero danneggiati. Poi si fecero sotto i Mustang, che dichiararono sei T-34. Ma due aerei vennero danneggiati e uno di loro fu colpito ancora da un MiG-15 e costretto ad atterrare nel deserto, il pilota rimase ucciso. Pare che venne colpito da uno dei sette MiG-15 o 17, che stavano combattendo con due Mystère attorno alle 10.30. Prima tre aerei attaccarono i due jet, ma questi scapparono via, poi questi individuarono altri due Mystère assieme ad altri MiG, ma stavolta i Mystère vinsero, colpendo duramente un MiG-15 che poi fu costretto ad ammarare nelle acque poco profonde di una vicina laguna, in seguito recuperato e riparato dagli israeliani. Un'ora dopo, forse meno, gli Ouragan del No.113 stavano colpendo obiettivi a terra quando apparvero vari MiG, scambiati inizialmente per Mystère. Fu un errore che pagarono caro, nonostante che sganciassero razzi e serbatoi: uno finì il carburante atterrando fuori campo e l'altro venne danneggiato da un colpo da 23 mm, che da solo causò gravi danni. Questa stessa formazione di MiG poi abbatté un L-18 Cub su Mitla.
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Quattro T-6 Harvard tornarono ancora contro la 1a AB egiziana, ma stavolta non vennero colpiti. Non così per i 4 Mustang del No.105, che usarono le micidiali bombe al napalm vicino Bir Jifjafa contro una colonna nemica, ma persero un aereo costretto ad un atterraggio di fortuna nel deserto.
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Il 31 ottobre i combattimenti proseguirono. Vi fu la cattura del caccia Ibrahim Al-Awal egiziano, un vecchio 'Hunt' con cannoni da 102 mm. Esso venne inseguito dal caccia Kersaint armato con i 127 mm, e dai due caccia israeliani Yaffo ed Eilat con i 114 mm. Attaccato anche da due Ouragan armati con razzi e da un C-47 usato come bombardiere, finì gravemente danneggiato e dovette arrendersi, venendo trainata ad Haifa, che poco prima aveva bombardato. E poi, la ribattezzeranno proprio con il nome della città.
 
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Entro quella giornata, l'HHA aveva volato 150 sortite, di cui 48 dagli Ouragan e 30 dai Meteor, subendo molte perdite e danni, ma impedendo alle colonne egiziane di arrivare sulle posizioni avanzate lungo il confine, e tagliando fuori i difensori di Abu Agheila. Ma non era così a Mitla, dove gli israeliani continuavano a subire pesantemente dalle unità egiziane che gli stavano sparando contro con tutto quello che avevano, inclusi vecchi Spitfire e Fury tirati fuori dai depositi, per un totale di oltre 100 sortite fatte con tutti gli aerei disponibili, il che era un forte aiuto anche psicologico ai soldati di terra egiziani, che si godevano la superiorità aerea conquistata sulle teste dei loro avversari. Anche i piloti egiziani, malgrado tutto, erano contenti di come le cose stessero andando. Sebbene non avessero ottenuto grossi successi nei combattimenti aria-aria, nondimeno nelle missioni d'attacco al suolo si erano dimostrati nettamente superiori, e si dimostrarono capaci di cooperare con le forze di terra in maniera ottimale. Non si diedero molta pena se poi alcuni ricognitori stessero volando sul loro territorio.
 
Tutto sommato era una situazione di parità, dopo circa 2 giorni di guerra, non c'era un chiaro vincitore, almeno tra le opposte aviazioni. Gli egiziani avevano avuto perdite sopratuttosoprattutto da parte dei caccia Mystère, che con le loro prestazioni transoniche e i cannoni DEFA si erano dimostrati avversari letali; ma nell'attacco al suolo ottennero successi notevoli.
 
Ma quel giorno, mentre i contendenti continuavano ad affrontarsi con un morale ancora alto, arrivarono direttamente in azione gli anglo-francesi, che già avevano svolto azioni di trasporto e di ricognizione (con i reparti francesi). Del resto, il fatto che in Israele vi fossero reparti con i Mystère e gli F-84F non faceva presagire niente di buono. E così fu. L'ultimatum di ritiro entro 24 ore dalla zona del canale, non poteva essere concretamente rispettato e così gli 'alleati', approfittando di tale condizione, attaccarono massicciamente con un potente armata anfibia. Già dalla notte del 31 iniziarono le operazioni, e il 1 novembre fu un disastro. Nasser ordinò di non entrare direttamente in azione contro le potenze occidentali, mentre queste bombardavano a volontà gli aeroporti nemici causando loro danni gravissimi.
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Il 2 novembre l'aviazione egiziana scappava in Libia e Sudan, mentre circa 30 aerei israeliani venivano mandati su Sharm El-Sheik, dove era diretta la 9a Brigata, perdendo per l'occasione l'unico Mystère distrutto nella campagna. Altri attacchi vennero sferrati con il lancio di 175 parà su Al-Tur per interrompere la strada tra Sharm e Porto Said, cosa che fece sì che la guarnigione della prima si arrese entro il 4 novembre. Poi fu la volta di Porto Said, la mattina del 5 novembre invaso da 1.100 parà anglo-francesi (16a Brigata e 10a divisione rispettivamente), che precedettero lo sbarco dal mare, avvenuto il 6.
 
Per gli Israeliani la campagna aerea di Suez era stata adeguatamente svolta. Avevano fatto 1.846 sortite tra il 29 ottobre e il 4 novembre, in questa sorta di guerra dei Sei giorni ante-litteram, con diverse perdite in azione, tra cui il Mystere, un Ouragan, e un Meteor (vittima di un MiG-15 del 1° Sqn), e sopratuttosoprattutto tra sette e ben 14 Mustang (a seconda delle fonti), dimostratisi (per il motore raffreddato a liquido, essenzialmente), un po' troppo vulnerabili; poi vennero persi anche 2 T-6 (abbattuti dalla flak), e tre Cub (uno distrutto al suolo, uno abbattuto da un caccia e uno perso per incidente), più numerosi altri aerei danneggiati. 5 piloti rimasero uccisi e uno catturato. Un P-51, atterrato a 60 km dal fronte israeliano, a causa dei danni subiti dalla flak, vide il suo pilota costretto ad una marcia nel deserto (per fortuna che l'estate era finita) di ben 37 ore.
 
La HHA perse tre aerei causa caccia nemici, ed ebbe a sua volta da rivendicare tre MiG-15 (più uno o due MiG-17), 4 Vampire e uno Il-14, quasi tutti distrutti dai Mystere, più circa 40 corazzati e 260 mezzi. Tutto sommato numeri modesti, così come la cattura di un MiG-15, di un Sokol MRAZ più le perdite egiziane per incidenti: un MiG-17, due Meteor e un addestratore su di un totale di circa 2.000 sortite, addirittura superiore a quello che fece la HHA. Ma gli Egiziani, che di quel passo avrebbero forse potuto tenere a lungo -ma dipendeva molto dalle forze di terra- ebbero poi da affrontare una minaccia ben maggiore.
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Questi ultimi vennero comprati tra sei e 12 esemplari (MiG-17F) tra l'ottobre del '55 e il novembre del '56. Ben pochi ebbero modo di operare, e forse con piloti sovietici piuttosto che arabi; la maggior parte sopravviverà alla guerra. In tutto, nel tardo ottobre la EAF aveva almeno 150 jet da caccia, 39 bombardieri e 440 piloti, ma solo 110 addestrati per i nuovi reattori russi.
 
Nel frattempo c'erano in costruzione siti radar per non meno di 60 sensori più armi a.a., anche se la rete radar, che serviva a difendere il Nord dell'Egitto, non era ancora completata e operativa. Non c'era molto da scegliere qualitativamente tra gli aerei, con i MiG leggermente più agili e veloci in salita dei Myster; sopratuttosoprattutto l'EAF era superiore alla HHA in azioni d'attacco al suolo, meno vulnerabili e meglio armati degli equivalenti israeliani. Ma non furono questi i loro avversari più letali. Stranamente, la resistenza anti-britannica non diede notizia agli egiziani dell'ammassarsi di tanti aerei a Cipro, e la sorpresa iniziale fu pressoché totale. Eppure i britannici già dall'Agosto avevano iniziato a schierare Canberra e Valiant, e in ottobre c'erano 112 aerei da combattimento nella sola Akrotiri, 127 a Nicosia e 46 a Tymbou. Tra questi aerei c'erano due squadroni dei nuovi Hunter F.Mk.1 e uno con i Meteor NF.13 da caccia notturna, tre con 36 DH Venom e infine 60 F-84F e 16 RF-84F francesi. Non mancavano i Canberra B.Mk.2 che avrebbero dovuto individuare i bersagli per i Valiant e i Canberra basati a Malta.
 
La nuova HMS Eagle era l'unica portaerei britannica pronta alle operazioni, all'agosto di quell'anno, una nave potente ma pallida testimone della potenza preesistente della RN. Altre due navi vennero tuttavia approntate nei due mesi successivi, la HMS Bulwark e la Albion, presto messe in campo con una forza di aerei completa: 163 apparecchi a reazione erano basati su queste tre unità al momento dell'invasione, tra cui 117 Sea Hawk. Le HMS Theseus e Ocean erano invece usate come trasporti truppe, ma per valorizzarne la vera natura venne aggiunta una forza di elicotteri d'assalto: circa 12 per nave, nemmeno tanti, ma sufficienti per inaugurare l'era degli elisbarchi. Nel frattempo i francesi partirono da Capo Bon, Algeria, con una flotta che comprendeva la Arromanches, portaerei inglese comprata nel '48, e la Lafayette, affittata dagli USA nel '51 . Tuttavia gli aerei di bordo erano solo Corsair e Avenger ASW, niente che potesse fermare i MiG e gli Il-28 eventualmente attaccanti la formazione navale. Tuttavia gli USA schieravano all'epoca le USS Coral Sea, Randoplph e l'incrociatore Salem, con circa 200 aerei ed elicotteri. Come si è visto, gli americani erano tutt'altro che contenti dell'operazione, e quasi si arrivò allo scontro diretto, ma alla fine venne lasciato correre il piano anglo-francese, senza eccessive difficoltà a quanto i fatti descrivono.
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La 37ima Brigata israeliana colpì omm-Kattef nella mattina del 2 novembre, ancora supportata dai P-51, riuscendo alfine a rompere lo schieramento e a muovere verso Ovest. Solo che scambiò la 7a Brigata corazzata, lì presente, per un'unità nemica e venne fuori uno scontro fratricida, con la morte del comandante della 37ima e di numerosi altri soldati. La 9a Brigata continuava l'avanzata verso il sud del Sinai, con il supporto sempre più consistente dell'aviazione israeliana. L'obiettivo era Sharm el-Sheikh, o meglio, gli Stretti di Tiran, che chiudevano la navigazione ad Eilat. Nonostante l'impegno, però, Sharm era un obiettivo difficile da conquistare. La prima serie di attacchi venne fatta da circa 30 aerei, inclusi Mosquito e B-17. Ma fu uno dei tipi più moderni, un Mystère, ad essere abbattuto dalla contraerea, anche se il pilota venne recuperato la notte successiva da un L-18; altri aerei vennero danneggiati gravemente e dovettero atterrare in emergenza. Ma solo due giorni dopo queste azioni la 9a brigata riuscì davvero ad arrivare in zona a causa delle strade molto difficili che incontrò nel percorso. Per accelerare i tempi venne anche deciso di lanciare due compagnie parà ad A-Tur, con i C-47 del No.103 Sqn (175 soldati lanciati alle 17), il che consentì di realizzare subito una piccola striscia d'atterraggio, dalla quale fu possibile sbarcare rinforzi e anche veicoli. Alla fine venne costituita un'altra colonna per avanzare verso Sharm.
 
Nella notte del 3 novembre la RAF attaccò con 22 Canberra da Cipro, colpendo con efficacia ancora Luxor; Huckstep venne invece colpita da due ondate di Canberra e Valiant, poi il maltempo su Malta impedì altre operazioni. La situazione divenne così difficile -a causa delle perdite materiali- che il Col Salim diede a Nasser il suggerimento di suicidarsi. Tuttavia, e nonostante la propaganda alleata, l'opinione pubblica era con lui. Infatti credevano ai media del regime, che annunciavano importanti vittorie in Sinai contro Israele. Ma sopratuttosoprattutto, si voleva aspettare, dato che gli anglo-francesi erano sottoposti ad una forte pressione internazionale. Ma non si fermarono. Il giorno 3, con la luce del sole, 20 Canberra degli squadron 10, 15 e 44 attaccarono Ismailia, Almaza e Nfisha, con gli Hunter che li scortavano (ma paradossalmente, fu proprio l'assenza dei MiG che suggerì di mandare i Canberra di giorno). Nel frattempo l'EAF era diventata un ricordo del passato, con un'attività residua del tutto trascurabile, sopratuttosoprattutto per spostare gli aerei su basi più sicure. Oramai la pressione della RAF stava schiacciando l'aviazione egiziana: a Kibrit il No.6 Sqn distrusse l'ultimo MiG-15; a Fayd i Venom colpirono al suolo due Meteor in rifornimento. Un Venom venne mandato, assieme ad altri tre, in ricognizione armata vicino al-Quantara, quando la contraerea si fece viva. L'aereo cercò di scappare ma si trovava già a bassa quota e così impattò sull'acqua durante la manovra. Questo fu il primo aereo della RAF perduto fin'allora.
 
La HMS Albion dovette interrompere l'azione, dopo così poco tempo, per potersi rifornire, lasciando alle altre 4 portaerei il compito di continuare le operazioni. Successe persino che gli Avenger dell'ARROMANCHES localizzassero l'USS Cutlass, un sottomarino americano, che era in mezzo alla formazione navale francese, fino a costringerlo all'emersione.
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Nel frattempo la situazione politica internazionale si stava surriscaldando. Tutt'altro che indeboliti dalla crisi in Ungheria, i sovietici minacciarono di usare i loro missili nucleari contro Londra e Parigi; gli USA, per reagire a questa minaccia disposero l'allerta per il 306th BW (B-47), che all'epoca era basato a Ben Guerir, in Marocco e del resto già il 26 ottobre erano arrivati in un altro aeroporto marocchino alcuni B-47 (70th SRW) sulla base di Sidi Slimane, questi usati per missioni di ricognizione su Cipro e Egitto, tanto che nel primo caso vennero intercettati in più occasioni dagli Hunter. Nel frattempo i caccia dell'USN continuavano a provocare le difese delle navi inglesi, così facendo 'bruciavano' molte delle sortite possibili per gli squadroni della RN in decolli su allarme di Sea Hawk e Sea Venom, peraltro entrambi inadeguati contro i Fury e i Cougar. Per pattugliare il mare e mettere sotto controllo le navi americane, gli Shackleton MR.2 del No.37, presenti in Libia e a Malta, vennero mandati in azione. Anche gli aerei da pattugliamento americani erano in volo, e gli S-2 Tracker iniziarono a cercare i sottomarini anglo-francesi nella zona a sud di Cipro. La sera del 3 novembre, per sbaglio, alcuni aerei israeliani attaccarono un caccia inglese che era vicino a Sharm. La cosa fece innervosire così tanto gli ufficiali britannici che chiesero l'esclusione degli omologhi israeliani dal comando congiunto delle operazioni, anzi si paventò persino l'attacco allo stesso Israele! Così i due piani alternativi rischiavano .. di essere usati insieme. Poi la calma tornò, in quella strana guerra in cui tutti sembravano contro tutti, a parte il sodalizio Egitto-URSS e quello Francia-Israele.
 
Il 4 novembre c'era ancora molta attività nei cieli, malgrado che sia l'EAGLE che le due portaerei francesi venissero mandate fuori dalle operazioni per rifornirsi, mentre i bombardieri della RAF non tornarono in azione. Del resto, con 158 aerei egiziani stimati come distrutti su di una forza localizzata di 216, non c'era ragione per insistere più di tanto. Eppure, Albion e Bulwark eseguirono ben 355 missioni di combattimento con i loro caccia, stavolta colpendo le installazioni dell'esercito, tra cui Huckstep, nonché colonne mobili e altri obiettivi tattici. Alle 7 del mattino vi furono anche attacchi contro unità navali della marina egiziana. Ma a quel punto, vi fu un altro colpo di scena: la grande USS Coral Sea arrivò nel mezzo della formazione britannica e lanciò i suoi aerei, rischiando seriamente uno 'scontro' fisico, sia con le navi che con gli aerei in volo. Nel frattempo gli aerei della RAF (Venom) dichiararono 5 MiG-15 distrutti al suolo (ad Abu Swayr), gli F-84F colpirono emittenti radar con i razzi, e dal pomeriggio iniziarono gli attacchi contro Porto Said, sopratuttosoprattutto contro le truppe lì acquartierate.
 
Oramai il Sinai era sotto controllo e l'EAF non era più attiva. Nondimeno, il comandante francese del contingente presente in Israele (col Perseval) chiese e ottenne il permesso di colpire gli ultimi bersagli utili rimasti sugli aeroporti, ovvero gli Il-28 di Luxor. Alle 6 del mattino, 13 F-84F dell'EC.1 vennero mandati, con il loro comandate a guidarli in azione, su quest'aeroporto, in un'azione probabilmente del tutto inutile dal punto di vista militare visto che oramai l'EAF non era più attiva. Gli egiziani non si aspettavano una tale azione e i loro Il-28 erano parcheggiati in due file, venti aerei luccicanti al sole. I Thunderstreak bombardarono ogni cosa che avesse una qualche importanza, poi ne tornarono altri sei e un RF-84F da ricognizione, apparsi 5 ore dopo (l'RF-84 era dell'ER.4/33 di Cipro). In tutto i francesi distrussero 17 aerei, di cui 10 erano. Era davvero il colmo e questa forza, potenzialmente utile per respingere un'eventuale invasione, ora era stata annientata. Gli ultimi Il-28 vennero mandati direttamente a Jeddah, in Arabia, per sottrarli alla distruzione. Così, una flotta di bombardieri potenzialmente in grado davvero di rovinare le cose agli anglo-francesi (se impiegati contro Cipro, che letteralmente era sovraffollata di apparecchi, uno a fianco dell'altro: un bersaglio perfetto) e senz'altro anche agli israeliani, ora non c'era più.
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Era davvero un momento tragico e il comandante locale di Porto Said stava decidendo per la capitolazione, quando Radio Cairo annunciò addirittura l'inizio della Terza guerra mondiale, con l'entrata in guerra dei sovietici a sostegno dell'Egitto.
 
Visto che gli egiziani non si aspettavano l'invasione di Pt. Said, non ebbero il tempo di trasferire le loro forze di Alessandria, così i pochi reparti in zona dovettero ancora combattere, per lo più con armi leggere ma anche con i temibili SU-100. Gli alleati misero in azione sopratuttosoprattutto i loro carri AMX-13 e Centurion, nonché gli M-47. Nel frattempo una piccola operazione anfibia, la Toreador, con altri contingenti, era sbarcata a Suez protetta da 5 navi.
 
Oltre ai britannici entrarono in azione anche 500 parà del 2.RPC (parà coloniali, che erano in buona parte già reduci dalla dura guerra d'Indocina), stavolta sui ponti di al-Raswa. Vennero portati in zona dai Noratlas scortati da F-84F; i Noratlas erano dei gruppi ET.1/61 e 3/61; c'erano anche dei reparti di genieri. Due soldati vennero uccisi, ma il ponte occidentale venne preso rapidamente, con i Corsair delle squadriglie 14F e 15F impegnati in missioni CAS, che comportarono la distruzione di alcuni dei SU-100 inviati al contrattacco. Peggio che mai, gli F-84 distrussero due grandi serbatoi nella città, il cui fumo coprì gran parte della città nei giorni successivi. Di pomeriggio arrivarono altri 522 parà, stavolta lanciati su Port Fuad, e sempre con il supporto dei Corsair. Questi ultimi ebbero un impiego davvero notevole, tanto che sebbene la portaerei Lafayette avesse dei problemi con le catapulte, lanciò ugualmente almeno 40 volte i suoi aerei quel giorno, fino alla notte inoltrata, durante la quale gli ultimi 5 Corsair tornarono alla loro portaerei, malgrado che i piloti fossero senza abilitazione agli appontaggi notturni. In tutto, in quella giornata i francesi ebbero 10 morti e 30 feriti.
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===Quel Canberra che non tornò: Meteor contro RAF<ref>Acig: ''Canberra down!''</ref>===
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Sebbene gli anglofrancesi persero diversi aerei durante la guerra del '56, solo uno venne per certo abbattuto dai caccia nemici (ma vi è anche il caso di un Wyvern, forse abbattuto da MiG-17), e questo accadde non in Egitto ma, paradossalmente, nei cieli della Siria. Forse anche per questo questo caso generò ben presto una vera e propria mitologia tra gli eventi militari moderni. Per i britannici si trattò della vittima di un MiG-15 pilotato da sovietici o cecoslovacchi, dato che non c'erano ancora siriani qualificati per il loro uso, e lo stesso si disse anche per i pochi MiG che si avvicinarono ai velivoli alleati sull'Egitto.
 
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Nell'estate del '54 giunsero anche sei NF.13 da caccia notturna, ex-RAF, ma senza i radar di bordo, così da essere impiegati principalmente come aerei d'addestramento (serial 471-76); nel '56 giunsero altri sette F.8, sempre ex-RAF, usati come cacciabombardieri, mentre non mancarono anche due FR.9 da ricognizione (480 e 481). Ma nel '55 la Siria aveva ordinato 25 MiG-15bis + vari UTI, poi mandati ad Almaza (vicino il Cairo) per essere assemblati, rimasero là per seguire un corso di pilotaggio congiunto con i colleghi egiziani.
 
Del resto, i siriani sentivano la necessità di usare apparecchi all'altezza della situazione. I loro primi aerei non furono altro che pochi AT-6 Texan, usati durante la guerra con gli israeliani, poi arrivò uno squadrone di G.55 e 59, e successivamente 10 Spitfire F.22 ex-Egitto; nel mentre i piloti erano addestrati sia in Siria che in Irak (nel primo caso, ad Aleppo, poi diventata un'accademia aerea), con Chipmunk per il primo anno di volo e Texan per il secondo, e infine alcuni più impegnativi G.46, che erano il degno mentore per chi poi dovesse passare sui G.55 e 59. Tra i 15 cadetti della prima ondata, c'era Hafiz al-Asad, poi generale dell'aviazione e presidente siriano, che all'epoca si dimostrò un ottimo pilota anche sui Fiat G.55 e 59. Ma venne anche incluso nel gruppo che avrebbe fatto il corso in Egitto (sei mesi) per pilotare i jet. L'istrutture volle provare gli Spitfire F.22 monoposto, dato che i biposto erano stati fuori uso. L'aereo però si schiantò al suolo non riprendendosi da una picchiata. Così gli Spit vennero messi a terra (il problema era stata la mancanza di sufficiente manutenzione), così i siriani dovettero addestrarsi direttamente sui Meteor F.8. Nonostante che gli israeliani e i britannici fossero convinti che i Siriani si stessero addestrando per i MiG, in realtà questi si preparavano sui Meteor (a Bilbays), addestramento svolto anche in Siria. Gli Egiziani furono molto importanti nell'insegnargli sopratuttosoprattutto le tecniche di attacco al suolo, esperti com'erano già con gli Spitfire e i Vampire; trovarono che l'aviazione siriana, che all'epoca aveva solo tre squadroni (Meteor F.8, Meteor NF e G.55/59) aveva buoni piloti, ma poca esperienza e conoscenza delle tecniche di combattimento, specie nel mitragliamento al suolo per supportare l'esercito. Questa tecnica sarebbe stata poi appresa con buoni risultati. Nel mentre, i pochi istruttori britannici dei Meteor sembravano disinteressati ad insegnare le tecniche di combattimento, ma solo come volare. Ora che la Siria, con la firma del trattato di cooperazione del '55, era alleata con l'Egitto, gli aiuti furono molto importanti per darle una dignità di forza armata credibile. Ma anche un'azione d'attacco improvvisa da parte israeliana durante la campagna del Sinai condotta anche contro l'Egitto, e che causò considerevoli perdite anche ai Siriani, anche se non se ne parla praticamente mai.
 
I Canberra PR erano molto importanti per la ricognizione aerea, ma ancora il 29 ottobre, quando Israele invase il Sinai, molti nella RAF pensavano che in realtà dovessero operare contro questi, che dopotutto era ben più vicino a Cipro di quanto non fosse il Cairo: la collusione anglo-inglese e israeliana era sconosciuta a tutti i militari. In ogni caso, si pensava che i Canberra avrebbero potuto eseguire azioni di ricognizione senza troppi rischi.
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===Valiant<ref>Da wiki.en</ref>===
[[File:Vickers_Valian_B.1_WZ393_90_Sqn_SGT_10.06.57.jpg|350px|right|]]
I Valiant ebbero una parte notevole nell’azione, anche se i risultati lo furono di meno. Del resto la RAF era reduce dall’aver appena sganciato la prima bomba atomica autarchica (la Blue Danube, provata su di un poligono australiano l’11 ottobre). Adesso invece sganciarono le bombe convenzionali sulle basi aeree egiziane, partendo in particolare da Luqa. Già come primo impiego, vennero attaccati sette campi d’aviazione. In tutto, considerando anche le altre missioni d’attacco, vennero sganciate bene 842 tonnellate di bombe, ma solo tre dei sette campi vennero seriamente colpiti. A discolpa parziale c’è da dire che i Valiant operavano da quote molto elevate e ancora non avevano il Navigational and Bombing System (NBS), quanto piuttosto usavano tecniche d’impiego tipiche della II GM. In seguito, con questo sistema poterono accreditarsi, tirando da circa 12.000 m, di una precisione sul bersaglio di appena 90 metri. In seguito ebbero anche modo di lanciare la prima H britannica, sempre in quegli anni, il 15 maggio 1957 (era la ‘Short Granite’, da parte di un aereo del No.49 Sqn), seguita da un’altra arma simile entro quel novembre. Fu una stagione breve ma intensa, con gli ultimi test atomici in aria eseguiti attorno al 1958 (tra l’altro, i poligoni australiani, malgrado fossero dati per ‘deserti’, in realtà erano popolati da aborigeni, che poi subirono pesantemente gli effetti delle radiazioni..), dopo di ché ebbe termine. Così come i Valiant non andarono lontano, quando, ad appena 7-8 anni dal picco della loro carriera (7 squadroni complessivamente presenti) vennero ritirati dal servizio per via dei cedimenti strutturali dovuti all’impiego ora devoluto alle basse quote, per via della minaccia dei SAM sovietici. Eppure, il Valiant B.Mk 2, appositamente studiato per le basse quote, non ebbe seguito, forse perché superato dal successivo TSR.2.
 
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Infine, entrambe le nazioni pensarono a sviluppare pienamente i loro arsenali nucleari, date le minacce subite dall'URSS e la necessità d'essere difesi dagli USA, a propria volta seccati di dover difendere degli aggressori colonialisti vecchio stile. A parte questo, aerei ed elicotteri da trasporto dovevano essere aumentati nel futuro, specie approfittando dell'avvento delle turbine aeronautiche. Nacque anche l'idea delle forze di reazione rapida, per reagire a crisi improvvise senza le complicazioni tipiche delle armate convenzionali, che peraltro furono lestamente approntate da entrambe le potenze europee; i britannici dovettero rinfrescarsi la memoria nel 1982, quando avevano quasi dimenticato la lezione di 26 anni prima, ma anche allora riuscirono nell'intento, e stavolta senza invadere niente di più dell'indispensabile (Falklands).
 
Israele, a sua volta, ebbe modo di approfittarsi della situazione creatasi: aveva vinto la guerra, ed evitato gli strali della politica, che erano concentrati sui suoi due ingombranti alleati, a loro volta fondamentali per vincere in Sinai. Ora Israele aveva dimostrato d'avere una forza militare rispettabile, specie se si considera che i suoi successi furono enfatizzati e 'gonfiati' in maniera non indifferente, malgrado la pura verità sarebbe stata già senz'altro positiva. Forse la cosa migliore furono le truppe parà e corazzate, ma anche di più la HHA dimostrò d'essere, per quanto vulnerabile e manchevole, una realtà ben addestrata e professionale, sopratuttosoprattutto nella cooperazione con le forze di terra. Inoltre, la Francia -differentemente dall'UK- rimase ancora filo-israeliana, ed equipaggiò Israele, con le proprie armi più moderne, anche negli anni successivi.
 
Tuttavia la tensione con gli arabi non calò e anzi, si posero le basi per un conflitto ancora irrisolto; dovendo abbandonare (entro il marzo 1957) il Sinai, il suo territorio ritornò senza protezione dagli attacchi palestinesi.
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L'URSS ebbe il doppio vantaggio di togliere l'attenzione internazionale dall'Ungheria, e di porsi come campione della lotta araba contro i colonialisti e Israele. Sul fronte opposto gli USA dimostrarono, come l'URSS, che erano le superpotenze che comandavano.
 
In termini strategici e tattici, la guerra del '56 dimostrò che anche un'operazione militare di successo e quasi a perdite zero è controproducente se la si mostra come una guerra d'aggressione, suscitando la reazione internazionale; che le portaerei erano ancora importantissime, e gli elicotteri ponevano la condizione di una nuova era per le operazioni di avioassalto, peraltro ancora efficacemente condotte anche dai tradizionali parà. I timori di non coinvolgere le popolazioni civili nei bombardamenti, e l'attività diplomatica anche a guerra in corso, ma anche l'incapacità ONU di decidere nettamente contro nazioni dotate di diritto di veto furono altri insegnamenti importanti. Le soluzioni non saranno tanto brillanti: per esempio, togliere il diritto di veto, sopratuttosoprattutto toglierlo alle nazioni coinvolte in prima persona nelle azioni belliche, sarebbe stato il minimo, ma non accadde e ancora oggi non è avvenuto, paralizzando l'ONU nel rendere esecutive le proprie risoluzioni, prima ancora di porsi il problema di come raggranellare le forze disponibili, visto che poi le capacità di 'proiezione di potenza' restano comunque nelle mani di pochi, quasi tutti con il diritto di veto e molti, troppi interessi nella gestione dei conflitti regionali.