Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Giappone-2: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Tank type74 ja02.jpg|250px|left|thumb|Il Type 74]]
Il successore è stato il Tipo 74, mezzo ben superiore. Esso apparve nel 1969 ed era anch'esso Mitsubishi. Dotato di una corazzatura limitata visto il peso di 38 t, esso aveva però anche dimensioni (forse approfittando della...ridotta statura dei giapponesi dell'epoca) ridottissime. Dotato di un sistema di controllo del tiro computerizzato, lungo 6,7 m, largo3,18 m, alto (inclusa la mtg contraerei) appena 2, 67 m, esso era senz'altro un veicolo compatto. Il treno di rotolamento, su 5 ruote poteva sembrare quello di un carro sovietico come il T-55, ma in realtà possedeva sospensioni idropneumatiche. Questo consentiva di fare alcune cose importanti: per esempio ridurre l'altezza, a seconda della situazione, tra 65 e 20 cm dal terreno. Il Tipo 74 ha un motore diesel 10ZFT Tipo 22 da 720 hp e nell'insieme somiglia ad un AMX-30. La variazione dell'altezza non è solo uguale per tutte le sospensioni, ma può essere differenziato. Questo fa sì che il carro, capace di variare l'alzo del cannone di +9,5 e -6,5 gradi, non molto, possa essere aumentato, con la differenziazione dell'azionamento delle sospensioni, fino a +15 (ancora non molto) e -12,5 gradi (questo sì notevole). Sebbene ovviamente le sospensioni idropneumatiche sono più complesse in manutenzione, la massa del mezzo è ancora abbastanza ridotta da non rendere la cosa eccessivamente difficile. La capacità di inclinare molto in basso il cannone rende possibile sparare in forte controtendenza, capace di farlo quasi sparire alla vista: dopotutto è alto 2,25 m alla sommità della torretta. I sistemi di tiro sono computerizzati: sensore laser, computer, proiettore notturno allo xenon. Se non fosse per i fianchi inclinati, anche se piuttosto bassi e simili a quelli dell'AMX-30, il carro somiglierebbe moltissimo ad un T-55 modernizzato col cannone da 105 occidentale e sistemi di tiro moderni, tipo i Tiran 5 israeliani. Il Tipo 74 è stato prodotto il oltre 870 esemplari, tra cui carri recupero e gettaponte, che non sono probabilmente inclusi nel totale: il Tipo 78 recupero corazzato, 91, mezzo per il lancio di ponti corazzato, ma sopratuttosoprattutto il Tipo 87 che è un nuovo sistema contraerei. Si tratta di un semovente binato da 35 mm (la mitragliera GDF è stata già utilizzata dall'esercito per la difesa contraerei, che ha sostituito gran parte dei vecchi Bofors da 40 mm L60). Questo semovente è praticamente un'interpretazione locale del Gepard, ma più leggero.
 
Il Tipo 90, ancora della Mitsubishi, è dell'ultima generazione. Esso è stato prodotto come prototipo, dopo che il programma partì dagli anni '70, attorno al 1982, seguito da un altro nel 1984. Dopo lunghi periodi di sviluppo e confronto con altri mezzi, venne certificato come Tipo 90. La sua massa ha circa 50 t, piuttosto basso e simile a quello dell'Ariete italiano quasi coevo. È leggermente più piccolo di questo, ha un motore turbodiesel Mitsubishi 10ZG da ben 1.500 hp per un totale di 30 hp/ton, contro i 19,74 del Tipo 74. L'aspetto squadrato è quello del Leopard 2 come anche il cannone da 120 mm, la struttura interna però è simile a quella del Leclerc, infatti vi è un caricatore automatico e 3 soli carristi. La corazza è stratificata e composita, ma non mancano anche sofisticati sistemi di contrumisure come lanciagranate fumogeni ad elevato spettro di copertura, oppure lanciatori per ingannare i missili controcarro con guida SACLOS a sorgente IR (in sostanza, i missili vengono inseguiti dal computer di tiro che calcola le correzioni per portarli al centro del reticolo di puntamento, ma questo rende possibile ingannare con appositi bengala su quale sia la reale posizione del missile, dando al computer dei falsi ritorni). Le sospensioni sono miste, a barra di torsione tranne che per la prima e l'ultima delle 6 ruote dello scafo, che sono idropneumatiche. Nell'insieme si tratta di un carro relativamente piccolo per essere di ultima generazione (7,5 x 3,47 per lo scafo). Come nel Tipo 74, è possibile sistemare davanti una pala meccanica, ma questa non è dotazione standard come nell'ingegnoso sistema retrattile per i carri sovietici moderni ( peraltro più limitate come utilizzo, ma per l'appunto ve n'é sempre una per ogni carro). Solo la versione da recupero corazzati è compresa nel totale della produzione, che ammonta a diverse centinaia di esemplari. Con questi è stato possibile sostituire gli ultimi Tipo 61, ma il costo unitario, al solito per i mezzi giapponesi, è risultato molto elevato.
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Vale la pena di citare anche il carro che avrebbe dovuto sostituire il precedente Tipo 74, era il Tipo 88 con 43 t di peso e cannone da 120, simile tutto sommato all'AMX-32/40, da produrre in almeno 600 esemplari. Poi evidentemente è stato scelto un mezzo maggiormente protetto, similmente al Leclerc francese.
 
I mezzi della fanteria hanno visto inizialmente i SU-60, prodotti in circa 400 esemplari. Erano mezzi cingolati con 5 ruote per lato e rulli di rinvio. Con diesel da 250 hp Model 8 circa, sempre della Mitsubishi, erano assai potenti visto che pesavano meno di 12 t, ma la velocità era di 45 kmh e il raggio di 230 km. Le mitragliatrici erano due, una a prua da 7,62 e una sopra, da 12,7 per la difesa a tutto campo e antiaerei. Aveva 4 uomini di equipaggio e ne trasportava altri 6. Vi sono stati parecchi modelli derivati, ma sopratuttosoprattutto tra questi vi era un interessante cacciacarri dotato di 2 cannoni M40 SR da 106 mm, retrattili e rapidamente ricaricabili senza esporsi. Nessun sistema di visione notturna, NBC, anfibio. Peso 11.8 t , dimensioni 4,85 x 2,4 x 2,31 m.
 
[[Immagine:JGSDF Type73 APC.jpg|250px|left|thumb|Il Type 73]]
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[[Immagine:JGSDF Type75 15HSP.jpg|250px|left|thumb|Il semovente Type 75]]
I semoventi d'artiglieria sono stati il Tipo 74 da 105 mm e il molto più pesante Tipo 75 da 155mm. Questo per sostituire i vecchi M52 e M44. Del primo semovente solo 20 esemplari vennero realizzati, mentre l'attenzione si concentrò sul più potente e sensato pezzo da 155. Nondimeno, anche il Tipo 74 non è da peggio del semovente Abbott inglese, mezzo abbastanza riuscito. Il Tipo 75 ha avuto una produzione non di grande livello: al 1983 solo 50 mezzi utilizzati. Erano buoni veicoli, con cannone da 155/30 calibri, ha una massa di 25,7 t, ma sopratuttosoprattutto ha un caricatore automatico da 18 colpi che possono essere sparati in appena 3 minuti, mentre altri 10 sono sistemati nello scafo. Il Tipo 75 per il resto è simile all'M109, ma ha appunto questo grosso guadagno in termini di potenza di fuoco. È realizzato per lo scafo e motore, dalla Mitsubishi mentre la Nihon Seiko per la torretta. Dimensioni di 7,79 m o solo scafo, 6,64m, altezza 2,545 m, larghezza 3,09 m, motore Mitsubishi diesel da 450 hp, capacità di superare pendenze di 60 gradi, guado 1,3 m con preparazione e trincea 2,5 m.
 
I lanciarazzi d'artiglieria sono un'altra particolarità dell'Esercito giapponese, ben prima dell'adozione dell'MLRS. Essi sono stati costituiti da 50 sistemi pesanti e 50 medi. I primi sono il Tipo 67 da 307 mm, per due soli razzi in rampa da 573 kg l'uno con testata HE. Questi potenti ordigni hanno una gittata di 28 km, e sono stati installati sull'autocarro Hino 6x6 da 4 t, entrando in servizio nel 1968. Sono, o erano, sistemati con le unità d'artiglieria. L'MLR Tipo 75 è quello medio, con 30 razzi da 130 mm e gittata di 15 km, sistemati su di un mezzo derivato dall'APC/IFV Tipo 73, che sono in dotazione alle brigate corazzate e meccanizzate. Erano mezzi migliori e più reattivi, ma certo si cercava un rimpiazzo. Per il concetto, essi erano simili a quelli cinesi Tipo 70, anch'essi con razzi da 130 mm ma meno potenti e meno numerosi.
 
I mezzi ad ala rotante dell'Esercito giapponese hanno avuto una quantità di risorse. Essenzialmente si tratta di mezzi americani prodotti su licenza, sopratuttosoprattutto dalla Fuji. Tra questi, ancora attorno al 1990 vi erano 227 OH-6 A/D, ovvero gli Hughes 369 o forse del modello 500, elicotteri leggeri molto diffusi per operazioni aeree di osservazione e ricognizione. Molti gli elicotteri UH-1 con oltre 150 macchine consegnate dei Model 204 e Model 205. Gli aerei d'osservazione e collegamento comprendevano i velivoli leggeri L-19 Bird Dog, ma anche i biturbina LR-1 nazionali. La componente controcarro comprendeva i Bell AH-1S, poi ribattezzati F, prodotti dalla Fuji e armati con i micidiali missili TOW. Ne erano in carico 65 attorno al 1990, 80 attorno al 1998. Ma la produzione complessiva ha riguardato 86 apparecchi dalla Fuji e altri 4 forniti dalla Bell.
 
Quanto ai missili, vi sono molti sistemi originali. Tra gli altri tipi vi sono missili controcarro locali per la fanteria, missili SAM portatili e a corto raggio questi ultimi sono i Tan-SAM, costituiti da rampe quadruple sistemate su autocarri non protetti, che hanno una buona testata IR, ma non grandi prestazioni in generale e troppo fumo al momento del lancio. Nell'insieme sono grossomodo come i Chaparral o gli SA-9, ma pensati per la difesa di obiettivi strategici come gli aeroporti.
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*Armi: 4 AAM Type 91, razzi, missili vari.
 
L'OH-1 è dunque una macchina interessante, che rispetto al Mangusta è diversa sopratuttosoprattutto perché l'abitacolo ha due posti in tandem, ma senza che essi siano separati nettamente, un qualcosa di più simile all'AH-64 e AH-1. Il rotore di coda invece è a fenestron, come quellodi un Dauphin o un Gazelle, nonché del previsto e defunto RAH-66, di cui emula molte caratteristiche, anche se con prestazioni inferiori. Anche la segnatura radar e IR dovrebbe essere stata, come indica anche il nome, molto ridotta rispetto ad un elicottero normale di pari potenza<ref>Sgarlato, Nico, su Aerei nov-dic 2004</ref>.
 
==Marina==
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In tutto, l'enorme flotta di pattugliatori moderni giapponesi, seconda solo a quella americana e (forse) sovietica (ma nel 1993 l'URSS non c'era più, così come gran parte del suo potenziale militare) ammontava a circa 80 mezzi, ma alla fine del 1993 si prevedeva di arrivare a 94 e poi arrivare anche oltre. Una crescita lenta ma costante, con proporzioni impressionanti: si pensi ai 18 vecchi 'Atlantic' dell'AMI, per esempio, o ai circa 40 Nimrod inglesi. Tutti gli Orion, tranne i primi tre, sono stati costruiti su licenza dalla Kawasaki; di questi aerei, i primi 62 (inclusi quelli americani) sono Update II, mentre successivamente sono stati costruiti allo standard Update III, a cui devono essere 'retrofittati' anche i tipi precedenti. Il che comporta una maggiore rapidità di elaborazione dei dati ottenuti dai sensori, specie dalle sonoboe; con un raggio di 3.800 km e un'eccellente autonomia oraria oltre che una delle maggiori velocità massime mai raggiunte da un aereo ad elica in orizzontale (a maggior ragione un plurimotore), il P-3C e il suo carico molto consistente (fino a circa 9 t) di armi e sensori (più i sistemi base, come il radar e il MAD, interni alla fusoliera), erano davvero un 'asset' poderoso. Inoltre portavano sia cariche di profondità che siluri ASW e i missili Harpoon antinave, forniti almeno con gli Update III ma probabilmente anche presenti sugli Update II. Considerando che i missili Harpoon trasportabili sono almeno sei per aereo (normalmente 2-4) e che hanno un'alta probabilità di colpire e distruggre i loro bersagli, i P-3C Orion, da soli, avrebbero potuto annientare la flotta sovietica di superficie del Pacifico! Le armi di bordo comprendevano anche le b.d.f. Mk-54 e 57, e i siluri ASW GRX-3 locali, ma non sarebbero mancati nemmeno armamenti diversi, quali tre mine Mk-36 o 52, o una Mk-55 o 56; peraltro queste mine antinave erano a quanto pare assegnate non ai pattugliatori, come sembrerebbe più logico, ma agli aerei cargo dell'aviazione (JSDAF). Quanto allo stretto di Tsushima, che è tra Corea e Kyshu, sorvegliarlo ricadeva nella competenza del 1° Kokutai di Kanoya; esso era meno impegnato, così che il 1 Hitokai aveva i P-3C e il 7° aveva ancora i vecchi P-2J Neptune, questi erano stati costruiti su licenza dalla Kawasaki. I P-2J erano a tutti gli effetti gli antenati degli 'Orion', anche se progettualmente erano del tutto diversi. In effetti erano quadrimotori, ma di tipo diverso. I primi Neptune erano dotati di due soli, potenti motori stellari. Poi arrivarono due turbogetti ausiliari subalari. Nel caso dei tipi giapponesi vi è stata un'ulteriore evoluzione, ovvero la sostituzione dei motori a pistoni con le turboeliche G.E. T64, come quelle dei C-130 e P-3, ma senza dimenticare i due motori ausiliari a reazione, che sono stati conservati. Questi ultimi 12 'Neptune', decisamente potenziati, erano in sostituzione con i P-3C; altri dodici P-2J erano nel 5 Hitokai, a Naha, Okinawa, ed erano in sostituzione con i P-3 Orion entro breve. Questo gruppo serviva a controllare il Mar Cinese meridionale.
 
Manca qualcosa? Sì. Hokkaido, l'isola più settentrionale tra le maggiori dell'arcipelago giapponese. Ma essa non aveva reparti aereonavaliaeronavali, perché era troppo pericolosamente vicina alle Kurili e alle basi aeree sovietiche. Dato che i pattugliatori hanno lunga autonomia, perché avvicinarli troppo al pericolo? E poi Hokkaido d'inverno viene letteralmente coperta di neve, anche questa è una cosa da tenere in considerazione. Che i giapponesi non abbiano cessato il riarmo dopo la fine dell'URSS, malgrado la sua potente Flotta del Pacifico fosse per lo più in via d'arrugginimento, lo si spiega con il fatto che i russi continuavano a possedere le isole Kurili, che pure erano rivendicata dai giapponesi. Per questo e altri guai (leggi ascesa della Cina) il riarmo proseguiva.
 
Per la lotta ASW erano anche disponibili circa settanta HSS-2B, più noti come 'Sea King', costruiti su licenza dalla Mitsubishi e dotati di radar, MAD, sonar e siluri. Essi erano con il 21 Kokutai a Tateyama, con gli squadroni 101, 121 e 122imo. Operavano a terra, ma sopratuttosoprattutto erano considerati utili per i cacciatorpediniere, che potevano portarne tipicamente uno (caccia come gli 'Hatakaze' e 'Hatsuyuki'), ma che nel caso dei quattro 'Haruna' e 'Shirane' arrivavano anche, per la prima e unica volta nel caso di 'cacciatorpediniere', a ben tre esemplari. Se si considera che gli incrociatori 'A.Doria' italiani tipicamante ne portavano due oppure 4 AB-212, questo dà l'idea. Anche se i caccia giapponesi non avevano sistemi missilistici a lungo raggio per l'autodifesa, che era demandata all'aviazione e ad altre navi armate con gli SM-1MR.
 
C'erano anche altri Sea King, quelli delle stazioni costiere, con squadroni ad Omura e Ominato, dipendenti dai relativi comandi distrettuali. Il futuro si chiamava, ovviamente, SH-60B; per il resto, c'è da ricordare che il 101imo Squadrone aveva anche alcuni S-61A, mezzi disarmati per servizio SAR; esso era anche usato da squadroni autonomi di Kanoya, Hachinoe, Atsugi, Tokishima e Ozuki.
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Gli apparecchi che col tempo sono entrati in servizio sono stati il Grumman S-2 Tracker, compatto ed efficiente bimotore ASW, adottato da molte nazioni anche prive di portaerei. Aveva due motori a pistoni R-1820 da 1525hp, volava a 426 kmh come massima velocità e percorreva olre 2000 km, Poteva trasportare bombe di profondità e siluri ASW, mine e razzi sotto le ali o dentro il vano portabombe.
 
Un apparecchio più potente era il PV-2 Neptune, una sorta di bombardiere marrittimo, l'ultimo dei Lockheed concepiti nel periodo bellico. La genia dei pattugliatori marittimi-bombardieri era nata con la militarizzazione del Lochkeed 14 come Hudson, ordinato sopratuttosoprattutto dalla RAF come bombardiere leggero e sopratuttosoprattutto bombardiere marittimo. Poi arrivarono il Ventura e l'Harpoon, anch'essi adattamenti di progetti civili, molto veloci e ben armati, ma nondimeno non trovati idonei a operare come bombardieri in Europa a causa dell'efficienza delle difese tedesche, quindi utilizzati come bombardieri marittimi. A parte questo, erano velivoli abbastanza simili in prestazioni all'A-20 Havoc/Boston e ancora di più al Martin Baltimore, anche nell'estetica. Il potent PV-2 Neptune era un vero bombardiere a lungo raggio. Non molti si ricordano di quest'apparecchio dalla fusoliera snella, che tuttavia è stato il pattugliatore marittimo di maggior successo nel dopoguerra, ma meno ancora ricordano che i lavori su quello che era il Model 26 iniziarono già nel settembre 1941, salvo poi soprassedere per la precedenza ad altri programmi, cosicché il prototipo non volò fino al 1945. Entrò in servizio nel 1947 e venne massicciamente prodotto, tanto che nella sola versione P2V-5 ebbe 424 esemplari completati. Venne addirittura considerato, date le sue prestazioni e la concorrenza con il SAC dell'USAF (fondata tra l'altro proprio nel '47, poiché per quanto incredibile possa sembrare, la forza aerea più potente del mondo era fin'allora il ramo aeronautico dell'US Army), come vettore di bombe nucleari, anche da far decollare con le portaerei in situazioni eccezionali. Il modello definitivo fu il P2V-7 (poi SP-2H), con motori a reazione J34-WE-36 da 1542 kgs in aggiunta ai motori R-3350-32W da 3500hp e 18 cilindri. Questo apparecchio venner costruito in 311 esemplari a cui si aggiunsero altri 48 apparecchi realizzati in Giappone. L'ultima delle versioni del Neptune venne realizzata proprio dai giapponesi, con il P2V-7KAI, che ebbe una importantissima innovazione, ovvero le turboeliche T64 da 3000 hp, meno potenti ma molto meno pesanti dei motori a pistoni (non è chiaro se anche i turbogetti vennero sostituiti, se no allora questo apparecchio è tra i pochissimi ad avere avuto turboeliche e turbogetti assieme). Erano le stesse degli Shin PS-1 di cui sopra e in tutto vennero costruiti 82 di tali apparecchi, che portarono il totale a ben 133 Neptune. Dunque,il Giappone, anche escludendo eventuali P2 forniti dagli USA, ebbe non meno di 130 aerei di questo tipo. I Neptune ebbero molto successo nel mondo, e vennero anche utilizzati per ruoli come bombardieri-pattugliatori notturni in Vietnam, quando avevano ancora la torretta binata da 12,7 mm in coda invece del MAD sistemato normalmente. Il loro degno sostituto fu il P-3 Orion. Le dimensioni erano di 31,65 x 27,84x 8,94 m e 92,9m2. Pesi 22.650-36.240 kg, di cui circa il 10% in carico bellico. Velocità massima 649 kmh a 3048 m, crociera 333 kmh a 2591m, distanza massima 5930 km, pressoché comparabile con un B-29.
 
Gli idro PS/US-1 non nascevano dal nulla. I giapponesi, a parte la loro esperienza con macchine come i grandi HK-7 (a cui i nuovi aerei somigliavano in qualche modo), ebbero nel dopoguerra i Grumman UH-16 Albatross, successore del Goose e del Widgeon molto ingrandito e potenziato. Esso aveva 2 R-1820 da 1425 hp. Venne utilizzato principalmente come macchina SAR ma non mancarono anche i tipi ASW con un radar in un grosso radome nero sistemato nel muso a mò di 'naso di Pluto', un MAD a prua, estensibile in volo, cariche di profondità interne e 4 punti d'aggancio esterni. Prestazioni di 241-380 kmh, raggio di 4345 km con il pieno di 4826 l (praticamente un litro per km, prestazione rimarchevole), dimensioni 29,46 x 18, 67 x 7,87 m e 96.15 m2. Notevole che questo aereo marino, volato nel 1947, non era per l'US Navy ma per l'USAF, almeno inizialmente. Al tipo HU-16, poi UF-1, si sostituì in produzione l'HU-16B o UF-2 con maggior apertura alare e migliore sistema antighiaccio. L'Albatross, come gli altri aerei americani di questo paragrafo ebbe grande successo all'export e anche il Giappone ne ebbe alcuni, ma pare, solo del tipo SAR, poi rimpiazzati dai molto più grossi e costosi PS-1.
 
Infine, l'ultimo arrivato è stato il P-3 Orion. Quadrimotore a turboelica derivato dall'Electra commerciale (esattamente come l'equivalente Il-38 sovietico derivava dall'Il-18 da trasporto), venne costruito a far tempo dal 1958 come prototipo e poi passato in produzione a partire dal 1961. Entro il 1983 ne erano stati costruiti circa 600 e l'Orion si confermò uno dei massimi strumenti per importanza del controllo sui mari da parte della NATO e altri alleati. Questo pur essendo, differentemente dal rivale Atlantic, un apparecchio non nato per questo ruolo ma un semplice adattamento di una macchina civile. I motori sono gli stessi T56 turboelica del C-130 con le caratteristiche pale a larga corda, 4 per elica. Le dimensioni erano 30,38 m x 35,61 x 10,27 m e 120,77 m2. La massa di 27,891-64.410 kg, il carico fino a ben 9 t di cui 3300 circa internamente e il resto sotto le ali in 10 punti d'aggancio. Erano possibili fino a 6 mine da 907 kg, siluri Mk 44 e 46, bombe di profondità nucleari e convenzionali etc. etc. , nonché a partire dal P-3C e B aggiornati, fino a 6 missili Harpoon, di fatto sviluppati originariamente sopratuttosoprattutto per il P-3: per strano che possa sembrare, il loro compito previsto era quello di armare gli aerei da pattugliamento marittimo per distruggere i sottomarini sovietici del tipo 'Echo' che, prima di lanciare le loro armi a lunga gittata, erano costretti a emergere per alcuni vitali minuti. Questo spiega come mai solo in seguito alle versioni aerolanciate gli Harpoon comparvero anche come missili superficie-superficie e per sottomarini. Infine, i P-3 Orion, con la loro avanzata avionica, costantemente aggiornata, il radar di prua APS-115, il MAD, e forse più importante ancora, il set di boe sonore attive e passive (queste ultime particolarmente efficaci nel rilevare inizialmente i sommergibili, cosa che dava il là all'uso di quelle attive e poi del MAD) e i computer di bordo hanno consentito di controllare il mare in funzione ASW e antisuperficie come mai prima d'allora, rendendo le cose difficili ai sommergibili sovietici. Al culmine della Guerra Fredda vi erano circa 300 P-3 Orion in carico all'US Navy, ma altri erano stati esportati. Il Giappone non sfigurava di certo, perché a fianco degli ultimi P-2, vi erano 45 P-3C Update II, di cui 3 venduti dalla Lochkeed, 4 montati e 38 prodotti su licenza dalla Kawasaki. Altri ordinativi sarebbero arrivati, portando il totale a qualcosa come circa 100 velivoli per l'Aviazione navale, con un costo molto notevole ma un'efficacia non minore.
 
Dimensioni: 20,38 x 35,61 x10,27 x120,77 m2, pesi 27.891-64.410 kg, 4 turboeliche Allison T56 da 4910 hp, velocità massima al peso di 47.628 kg, 761 kmh e raggio d'azione massimo senza tempo di stazionamento sull'obiettivo 3835 km. Da notare, che il P-3 Orion, pur con gli stessi motori del C-130, avendo una fusoliera smilza e pesando di meno è uno degli apparecchi ad elica più veloci mai costruiti e, essendo quadrimotore, anche uno dei più sicuri sul mare. Di fatto, la sua velocità e autonomia sono superate nettamente solo dal Tu-142 Bear, e lo rendono adatto anche a missioni speciali, incluso il bombardamento tattico e il lancio di commandos paracadutisti-sub. Esiste anche la versione AEW con lo stesso sistema elettronico dell'E-2C Hawkeye, ma pur offrendo dei chiari vantaggi in autonomia e velocità (d'altro canto non è certo richiesta la capacità di operare da portaerei) non è stata adottotata dal Giappone, che ha preferito utilizzare direttamente quest'ultimo.
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'''Classe Haruna''' e la successiva '''Shirane''': si tratta di navi di tipo molto particolare, varate nel 1973-74 e 1980-81. Il dislocamento è molto elevato, necessario per la loro funzione specifica di navi antisommergibili. Esse sono l'esempio di come la logica dell'accumulo di capacità trasporti da una classe ad un'altra in maniera molto difficile da notare senza ambiguità. Normalmente un cacciatorpediniere ha un elicottero, al massimo due, medio-piccoli. Ma questo non necessariamente assicura che almeno uno sia disponibile per le operazioni nell'arco delle 24h. Per avere praticamente la certezza che almeno uno sia disponibile, è necessario averne due in carico, ma per avere anche quasi la certezza che uno sia anche mantenibile in aria in maniera continuativa è bene averne tre, possibilmente a lunga autonomia. Ed è proprio quello che hanno deciso i pianificatori di alcuni tipi di navi, come gli Iroquois canadesi, che hanno un ampio ponte di volo e hangar per ospitare due Sea King. Ma nel caso delle navi giapponesi si è preferito aggiungere un terzo elicottero, portando così la forza imbarcabile a ben 3 macchine pesanti Sea King. Se fosse stato disponibile un tipo di elicottero medio-leggero non vi sarebbero stati problemi ad imbarcare 4-5 macchine leggere.
[[Immagine:JDS Hiei.jpg|350px|left|thumb|Il caccia HIEI]]
La cosa notevole è che in tal modo ciascuno di questi 4 cacciatorpediniere assume una capacità quasi da 'incrociatore' portaelicotteri, tanto che per esempio, i due 'Doria' italiani potevano ospitare 4 elicotteri AB212 o 2 Sea King, anche se avevano anche un lanciamissili antiaerei a lunga gittata. I due 'Haruna' e i migliorati, leggermente ingranditi 'Shirane' hanno un grande hangar e un ponte di volo anche maggiormente notevole, con sovrastrutture raggruppate nella parte centrale e anteriore. L'armamento ed attrezzature antisom. sono impressionanti e possono contare su di un ASROC, sistema lanciarazzi standard capace, con un ingombro ridotto, di lanciare razzi dotati di siluro ASW o anche di una carica di profondità nucleare entro un raggio di 9 km. Sistema standard americano, è stato esportato sopratuttosoprattutto in Giappone. I cannoni sono 2 pezzi Mk 42 a prua, capaci di 23 km di gittata e 30 colpi al minuto, anche se piuttosto grandi e pesanti essendo sistemi degli anni '50 e dotati anche di apparati di controllo locale per il tiro. Completavano la dotazione i siluri Mk 46 su lanciatori tripli Mk 32. Sono armi da 45 nodi e 11 km di portata, capaci di portare 45 kg di testata e 500 m di profondità (contro, per il precedente Mk 44, 30, 5,5, 34kg e 300 m rispettivamente).
[[Immagine:Shirane class destroyer - Kurama.jpg|350px|left|thumb|Il caccia KURUMA]]
L'armamento per la lotta ASW era abbondante, non così per la difesa antiaerea e antinave, così in seguito gli 'Shirane' e anche gli 'Haruna' hanno avuto un lanciamissili Sea Sparrow sull'hangar con missili SAM capaci di una gittata di 15-22 km e una quota fino a 15,000 m, prestazioni molto notevoli per missili SAM a corto raggio, che diventavano quasi armi adatte per la difesa d'area. Infine sono stati installati CIWS Phalanx, due esemplari a mezzanave. La mancanza di missili Harpoon, invece, non pare sia mai stata rettificata e le navi semplicemente ebbero un incremento della capacità antiaerea e antimissile, demandando la lotta antinave ad altre unità, presenti solitamente nelle formazioni. Infatti, la flotta giapponese era basata su 4 flottiglie cacciatorpediniere, ciascuna su 8 navi, di cui una era un portaelicotteri e una nave per la lotta SAM d'aerea. A questo si aggiungevano le navi multicompito medio-leggere al livello di fregata secondo gli standard europei, e l'aviazione basata a terra. A tutti gli effetti, venne considerato che raggruppare gli elicotteri su navi specializzate era un vantaggio netto per l'operatività delle macchine imbarcate e la loro efficienza; piuttosto che 1 elicottero su 3 navi, meglio 3 elicotteri su una sola, anche se questo significava aumentare il dislocamento e prevedere navi specializzate. Su di una via simile si mosse la Marina Italiana quando costruì i due 'Doria', che vennero trovati poco utili e così il Vittorio Veneto ebbe un dislocamento del 50% maggiore con il doppio degli elicotteri, e infine la Garibaldi con più elicotteri e senza sistema antiaereo a lungo raggio a prua. Qualcosa di simile si vide anche con le navi sovietiche Moskva/Kiev, seppure su scala maggiore. I 4 caccia sono stati assegnati come le navi ammiraglie di ciascuna flottiglia caccia giapponese. Le 'Haruna', nonostante il dislocamento maggiore hanno ricevuto gli elicotteri medio-leggeri SH-60 come standard.
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'''Navi da sbarco''': la prima generazione comprendeva le 'Atsumi' e le 'Miura', entrambe costruite in 3 esemplari. Si tratta di piccole LST, le prime da appena 1500 t e 89 m, del 1972-77, che sono praticamente simili a navi del tipo 'Polnocny' sovietico in termini di uso e capacità. Hanno un cannone binato da 76 e uno da 40 poppiero, trasportano 400 t di carico e 130 uomini, mentre le Miura, da 2000 t standard e 98 m, portano 200 uomini, 10 carri e 4 mezzi da sbarco. Dato il carattere insulare del Giappone, disporre di una pur minima capacità di sbarco anfibio, con navi chiaramente per operazioni a corto raggio, non era certo considerabile come rinascita di ambizioni imperialistiche. In seguito la loro sostituzione ha previsto, nel 1993, la costruzione di una nuova nave LPD da 170 m e 8900 t standard, dunque una grossa nave da sbarco anfibio. Una simile nave era stata prevista anche nel 1986 ma da 5-6.000 t, senza però essere finanziata effettivamente. La nuova nave avrebbe avuto un bacino allagabile e 2 LCAC d'assalto anfibio americani. Simili ma più grandi rispetto alle 'San Giorgio', hanno ricevuto un bacino grande sufficientemente per ospitare i grandi hovercraft della Textron, che sono larghi 14,3 m e lunghi 27 circa. La consegna era prevista per il 1998 e la nave avrebbe avuto a tutti gli effetti una conformazione da portaelicotteri, capace di portare 1000 soldati, 10 carri o 500 t di veicoli militari, 2 CIWS Phalanx, ponte di volo anche per elicotteri CH-47, anche se non è chiaro se sia presente anche un hangar. Velocità di 22 nodi e al solito per i giapponesi, un equipaggio davvero ridotto, di 130 uomini, uno per 70 t di dislocamento.
 
Le navi di difesa antimine sono state ben tenute in conto, ma non con le costose imbarcazioni in fibra di vetro. Dal 1976 sono stati costruiti circa 30 cacciamine in legno del tipo 'Hatsushima', da 440 t di dislocamento standard, poi elevato con la 22ima costruzione a 490 con una maggiore lunghezza di 2,5 m, ma solo dal 24imo sono state apportate anche delle modifiche al sistema di combattimento che hanno permesso di ridefinire appieno questa classe come '''Uwajima'''. Tutte hanno scafo in lengo, economico e amagnetico ma scarsamente resistente alle esplosioni subaquee, mentre i motori sono due diesel per 14 nodi, sonar ZQS-2B e poi, ZQS-3, che in sostanza sono l'evoluzione del Type 193 inglese prodotto dalla Hitachi su licenza. Il ROV è un tipo giapponese, l'S-4 per la prima classe, l'S-7 sulla seconda con migliori prestazioni, inclusa maggiore profondità operativa. Vi sono anche 4 sommozzatori e un cannone Sea Vulcan a 3 canne da 20 mm, per l'autodifesa e per far esplodere le mine galleggianti, cosa che in genere accade quando quelle ad ormeggio sono liberate dal fondale tagliando la catena o il cavo d'ormeggio. VI sono inoltre dei cacciamine costieri di tipo diverso, realizzati dal 1995, ma sopratuttosoprattutto le '''Yaeyama''' da 1000-1275 t. Sono navi oceaniche completate nel 1994, sempre con scafo in legno, motori diesel, ROV S-7 o S-8 per alti fondali. Almeno altri 3 erano in programma, inoltre non mancavano le navi appoggio-posamine '''Souya''' da 3.300 t p.c. e 99 m di profondità, e l' '''Hayase''' da 3.050 t. Le navi MCM erano nel 1995 ripartite nelle flottiglie di Kure e di Yokosuka, oltre che a vari dipartimenti. Ciascuna flottiglia ha una delle navi appoggio come ammiraglia, ed entrambe hanno un ponte d'appontaggio anche per gli elicotteri MH-53E da dragaggio mine. Infine, vi sono anche le navi cacciamine 'Takami', che sono state realizzate in 19 esemplari litoranei ma in fase di radiazione, tanto che al 1995 ve n'erano solo 2. Le operazioni litoranee MCM erano infine appannaggio del FUKUE da 530 t, nave comando e appoggio per i 4 piccoli dragamine litoranei, vascelli minuscoli da 58 t, ma in predicato di essere radiate a breve.
 
Navi ausiliarie erano presenti in quantità per un totale di oltre 100 unità navali. Solo per compiti addestrativi vi erano 5 navi, la più recente era la KASHIMA da 4060 t simile ad una fregata, con 143 m di lunghezza, 389 membri d'equipaggio di cui 140 allievi e con un cannone da 76 mm e ponte d'appontaggio.
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Ai 4 DDH 'Haruna' (1973-74) e 'Shirane' (1980-81) si devono trovare dei sostituti, identificati con le unità portaelicotteri da 197x33 m, 13.500-18.000 t, di cui la HYUGA è stava varata nell'estate del 2007, per poi entrare in servizio, crisi economica permettendo, nella primavera del 2009. La seconda unità seguirà nel 2011. Naturalmente sono unità moderne, con armi americane (2 CIWS Phalanx, a dire il vero non proprio l'ultimo grido del settore, e un VLS Mk 41 a 16 celle per gli ESSM e i VL ASROC), radar MELCO FCS-3, sistema radar di controllo del tiro. Un caccia portaelicotteri che in realtà somiglia molto ad una specie di Principe de Asturias o di Garibaldi. Ufficialmente avrà solo 3 elicotteri SH-60K e un MCH-101 dragamine, ma ha spazio per 11 elicotteri in hangar sotto il ponte di volo. Il problema, ovviamente, è che il Giappone potrebbe, secondo alcuni, scivolare nella tentazione di costruire una flotta d'alto mare per azioni 'aggressive', e così vi sono state vibrate proteste.
 
Certo che il Giappone è una nazione potente ed economicamente molto forte (ma anche con problemi non indifferenti), ha interessi oltremare, e una capacità di proiezione di potenza autonoma non gli nuocerebbe. È effettivamente ancora vittima delle restrizioni del dopoguerra, che sono stati tali da modificare pesantemente il contenuto della Costituzione. Ma il senso reale, in un mondo così globalizzato, di un Giappone privo di unità portaeromobili, è difficile da cogliere. SopratuttoSoprattutto, se si considera che molti altri Paesi hanno oramai unità portavelivoli. L'Italia, che pure era parte dell'Asse, ora ne ha addirittura due, la vecchia Garibaldi e il nuovo Cavour. Ai due primi 'DDH' di questo tipo, il Giappone presumibilmente farà seguire altre due unità, magari decisamente di tipo portaerei. Il fatto è che i 4 vecchi DDH necessitano, dopo una lunga ed eminente carriera, di un sostituto.
 
I caccia con capacità antimissile possono sembrare piuttosto importanti per la Marina giapponese, per via della minaccia teorica posta dalla Cina e dalla Corea del Nord, ma non va dimenticato che il suo territorio è anche difeso dai Patriot. Nel 1999, nondimeno, la Marina giapponese ha iniziato con gli USA lo sviluppo dei nuovi missili SM-3 Block II e IIA, con portata e quota superiori anche rispetto ai Block IA e IB. Nel giugno del 2006 vi è stato un primo test antibalistico, anche se la nave giapponese si è limitata a fornire a quella americana coinvolta la traccia radar del missile. Nel frattempo sono giunti gli ordini per aggiornare i Kongo allo standard BMD 2004, con i primi 16 missili SM-3 Block IA, da installare entro il 2009. Non solo, ma ai 4 'Kongo' sono seguiti i 'Kongo migliorati', nella solita logica evolutiva delle numerose classi di navi giapponesi, realizzate spesso a piccoli lotti. La seconda nave è stata completata lo scorso marzo. Queste due nuove navi (classe 'Atago') saranno forse seguiti da altrettante per sostituire i due 'Hatakaze' del 1986-88. Nel frattempo le batterie Patriot sono state aggiornate allo standard PAC-3. Verranno accompagnati tali miglioramenti, anche da 4 caccia da 5.000 t, con cannone da 127/62 mm Mk 45 Mod 4, VLS a 32 celle MK 41, e il radar a scansione 'attivo' FCS-3, che iniziò le sperimentazioni già dal '97. Non mancheranno 8 missili antinave SSM-1B, 2 Phalanx, 6 tls, 1 elicottero SH-60J/K, tecnologie stealth avanzate.
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Attualmente la squadra navale comprende tra le altre, i sei 'Asagiri', 5.000 t, 1989-91; 9 Murasame, ancora più grandi, da 6.200 t (1996-2002); 5 'Takanami' da 6.300 t (2003-06), che sono simili ai precedenti ma con cannone da 127 mm al posto del pezzo da 76, alquanto incongruo vista la taglia dell'unità navale. Gli equipaggiamenti, come sempre sulle navi giapponesi, sono standardizzati, con armi americane Phalanx, ESSM, Sea Sparrow; missili antinave che prima erano gli Harpoon, e ora sono gli SSM-1B giapponesi (che rispetto agli 'A' hanno motore a reazione anziché a razzo, e sistema IR anziché radar); motori COGAG per 30 nodi, e cannoni italiani prodotti su licenza, tutti da 76 mm eccetto che i Takanami, i quali, assieme ai 'Kongo', hanno il 127 mm. Ma anche qui le cose cambiano, tanto che gli 'Atago' hanno adesso i cannoni Mk 45 a canna lunga, nonostante che quelli della versione standard non sono mai stati comprati per le classi precedenti (e infatti gli ultimi cannoni da 127 mm americani sono stati gli Mk 42 delle varie classi pre-anni '90). Così vi sono ben 3 tipi di cannoni da 127 mm in servizio nella JMSF. Le unità leggere sono le 6 motocannoniere missilistiche 'Hayabusa' da 240 t, 50 metri, consegnate nel 2002-04, che con 3 turbine LM-500 possono arrivare a 44 nodi grazie agli idrogetti azionati, mentre le armi sono un pezzo da 76 e 4 SSM-1B. Evidentemente i 3 tipo 'Sparviero' con cannone Vulcan a tre canne e 4 missili, non erano sembrati del tutto sufficienti essendo dimensionalmente straordinariamente piccoli, forse troppo piccoli per giustificare il loro elevato costo d'esercizio.
 
Poi ci sono gli SSK: 7 'Harushio' del 1990-97, 2.450/3.200 t, uno dal 2001 ha il sistema AIP Stirling. Più recenti sono le 11 unità classe 'Oyashio', consegnate fino al 2008. Sono battelli molto grossi, da ben 82 metri, 2.750/3.500 t, sonar ZQQ-5B-6 a frequenza medio-bassa, ZRQ-1 rimorchiato (è derivato dal BRQ-15 americano) a bassissima frequenza, sei tubi di lancio per 20 tra siluri Type 80 (ASW) e Type 89, missili Harpoon. Le dimensioni sono considerevoli, comparabili a quelle di un SSN, ma naturalmente non ne hanno le prestazioni subacquee, mentre lo scafo ingrandito serve sopratuttosoprattutto per il sonar flank array di scafo, piuttosto grosso. Ordinate già 3 delle 4 unità previste della classe 'Oyashio migliorata', una varata dall'ottobre 2007 per consegna nel marzo 2009. Hanno motori AIP Stirling, 2.900/4.200 t, 84 m. I cantieri giapponesi, quindi, continuano la loro tradizione di costruire un sottomarino all'anno, forse anche per mantenere i livelli occupazionali, vista l'assenza di esportazioni. E così fa un certo effetto vedere che della classe 'Yusshio', ottimi sub realizzati in 10 esemplari negli anni '80, ne è rimasto solo uno, in funzione addestrativa, con la sala lancio modificata in aula didattica. Eppure, questi battelli, dalla forma molto simile (a goccia allungata) agli SSN americani, possono superare in capacità moltissimi sottomarini ancora oggi in servizio nelle marine mondiali.
 
Le 3 navi anfibie dlasse 'Osumi', 14.000 t per 178 metri e 22 nodi, sono moderne unità che almeno formalmente, servono per servizi di difesa dell'arcipelago, visto che servono di trasportare, in caso di necessità, le truppe e i materiali da un'isola all'altra, e poi ci sono sempre le catastrofi naturali in agguato. Sono del 1998-03, con bacino allagabile per due LCAC e con alcuni elicotteri. Anche se si tratta di navi simili, diciamo, a delle grosse 'S.Giorgio' (aumentate alle dimensioni di un 'Garibaldi') esse suscitarono molte perplessità per le possibili intenzioni 'belliciste' che potevano ingenerare con la loro presenza. Le forze cacciamine hanno 12 'Hatsushima' del 1988-96, 12 'Sugashima', del 1999-07, 3 caccia-dragamine oceanici 'Yaeyema', due navi controllo drones 'Nijima' (sono le 'Hatsushima' modificate), associate a 6 catamarani Sam costruiti in Svezia, il tutto entro il 2006. La prossima classe è la 'Harashima' da 57 m e 630 t, 3 navi ordinate. Vi sono anche due 'Uraga' per il sostegno e comando. Tutte le navi sono cono scafo in legno, una soluzione anacronistica, ma ai giapponesi piace, forse perché non gli garba il costo industriale e ambientale della costruzione di grossi scafi in GRP.