Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Germania Est: differenze tra le versioni

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Elevando il lanciatore di 90 gradi (quindi più dell'alzo massimo di lancio) è possibile ricaricarli con 96 razzi sistemati sotto il ponte e con notevole rapidità. Il tutto è diretto a distanza dal sistema di controllo 'Burya' che comprende anche capacità di bombardamento costiero. Con i precedenti RBU, che avevano portate massime di circa 1-3 km, non era una cosa molto pratica avvicinarsi alle coste, ma con gli RBU6000 è possibile ottenere una decente gittata anche per azioni anti-superficie. Da notare che si potrebbe anche usare armi di maggiore gittata come i BM-21 navalizzati, ma evidentemente la dispersione sarebbe troppo grande nel compito ASW, che richiede salve di razzi piuttosto concentrate per cercare di distruggere il sottomarino con le loro esplosioni simultanee. Per il resto sono disponibili anche armi guidate, 4 tubi da 400 mm, con siluri a guida automatica e-o filoguidati, la capacità di portare cariche di profondità (impiego pericoloso con i sottomarini moderni, armati con siluri ad autoguida e missili, quindi difficili da avvicinare), e, sebbene siano navi piuttosto lente, hanno la capacità di portare anche fino a 60 mine, sia in funzione antinave che per gli sbarramenti ASW.
 
Insomma, si tratta di navi ben armate per il compito ASW, ma con poche risorse per i compiti antiaerei e meno ancora per quelli antinave, data la mancanza di missili di dimensioni ridotte nell'arsenale sovietico fino alla fine del confronto, quando stavano arrivando gli SS-N-25 (previsti anche per le navi DDR, ma non necessariamente per le Parchim). Forse sarebbe stato possibile installare un minimo di armi antinave, se i pesi lo consentivano, come un paio di SS-N-2C, ma di fatto non era stato previsto. I soli cannoni da 57 mm, anche supportati dagli RBU e siluri in modalità antinave, non erano sufficienti allo scopo di contrastare le unità NATO. Del resto per la DDR era importante sopratuttosoprattutto la difesa costiera sotto copertura aerea e le navi principali erano le 'Koni', equipaggiate con quel minimo di armi antinave e antiaeree sufficienti per sopravvivere in una eventuale guerra.
 
Questi problemi non si sono presentati in Indonesia, dove la guerra ad alta intensità non è una eventualità probabile. In ogni caso, con la compera (nel 1992) di 16 Parchim I, pagate appena 12,7 mln di dollari, venne fatto un buon affare per la marina indonesiana, che non avrebbe facilmente trovato un'altra occasione come questa: 16 navi da quasi 1.000 t pagate meno di una singola unità ben più piccola. Non solo, ma arrivarono anche le 14 navi 'Frosch' da sbarco, non meno importanti per le operazioni dei Marines, e 9 cacciamine 'Kondor'. Le navi 'Parchim', ora classe Kapitan Patimura, ebbero nondimeno parecchie modifiche, che inevitabilmente costarono più dell'acquisto (del resto è spesso così anche per altri mezzi di seconda mano, come carri armati e caccia).