Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Filippine: differenze tra le versioni
Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Filippine (modifica)
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Navi: le più importanti erano 7 fregate, ma attenzione, si parla in realtà di navi americane del '43-44. Ancora erano valide per pattugliamento e bombardamento costiero. Assieme c'erano 10 corvette ex-dragamine o grandi navi pattuglia. Le nuove navi erano le PSMM Mk.5 con missili MM.38 antinave, 10 delle quali ordinate. 2 corvette e 4 fregate erano in aggiornamento per ospitare un elicottero, o quantomeno per permettergli tramite piattaforma di atterrare. 9 battelli di pattugliamento erano presenti assieme a 4 classe 'Kantin' e altri 6 ordinati.
Erano
Tra le armi utilizzate degna di nota era la consistente quantità di corazzati in carico ai Marines, non a caso la principale forza da combattimento che il governo poteva effettivamente mandare in azione contro i guerriglieri, visto che la demotivazione era meno sentita rispetto al grosso delle truppe dell'Esercito. Certo è che all'epoca i militari non avevano più fiducia in Marcos e nella sua corrotta politica familista. I mezzi dei Marine erano comunque obsoleti, come gli LVTP-5, anche se pure i Taiwanesi, ben meglio equipaggiati, ne avevano molti. In realtà i nuovi LVTP-7, pur se ben più semplici e prestanti, erano apparentemente tutt'altro che riusciti a rimpiazzare i mezzi precedenti, forse per motivi di costo, in servizio con numerose nazioni dalle forti truppe anfibie nella zona dell'ASEAN. Degna di nota, tra le navi, la presenza su alcune unità dei sistemi binati EMERLEC da 30 mm, con cannoni Mauser sistemati attorno alla cabina di pilotaggio (stile 'braccio meccanico'). Era un sistema piuttosto diffuso ed efficace, con ben 1970 colpi pronti al tiro appena sotto il ponte di coperta, in un enorme contenitore cilindrico, sufficiente per circa 1,5 minuti di fuoco teorico. La precisione era tale da essere, entro certi limiti, persino valutato come arma antimissili (ma in circostanze molto, molto favorevoli visto che non c'era la cadenza di tiro sufficiente e che non esisteva un radar di scoperta aerea abbinato, per non dire della presenza dei soli apparati ottici diurni per il tiro effettivo). In effetti, una delle poche armi moderne che esistevano nell'arsenale della Marina Filippina.
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A parte questi eventi dell'inizio del secolo, nel dopoguerra immediato vi fu la guerriglia Huk, che era sempre legata al partito comunista, ovvero il vecchio PKP, Partido Komunista n Philippinas, stroncata poi dal ministro della difesa (e poi Presidente) Magsaysay negli anni '50. Questo fu grazie alle tecniche di guerra, guerra psicologica, e aiuto alle popolazioni secondo i consiglieri occidentali, anzi americani. Ma dopo circa una ventina di anni, nel '69, a marzo, venne ricostituito l'NPA. Stavolta la minaccia non era a Luzon, l'isola della capitale Manila, che era un bersaglio vitale ma troppo facile da difendere; stavolta si è trattato di fare guerriglia in zone periferiche e montagnose, specie a Mindanao che avrebbe dovuto essere poi la base di allargamento verso il resto dell'arcipelago. Verso la fine degli anni '70 c'erano circa 10 mila guerriglieri, non molto per contrastare Marcos. Ma dagli anni '80 il successore di Sison, ovvero Rudolfo Salas e poi Romulo Kintanar sfruttarono bene il malcontento popolare verso Marcos e la sua corrittissima classe di potere. Il primo venne nondimeno arrestato nel settembre del 1986, il secondo nel marzo del 1988. Paradossalmente proprio quando Marcos era stato cacciato via. Con l'olio di cocco e lo zucchero che costavano sempre di meno (ed erano i principali prodotti di esportazione delle Filippine), disoccupazione e corruzione, non era difficile ottenere valide ragioni di lotta anti-governative. Nel mentre Marcos si arricchiva smodatamente, e forse questo fu possibile anche grazie alla gigantesca quantità d'oro che i giapponesi nascosero nelle isole, in gallerie che fecero saltare con operai forzati e soldati dentro, ma che sarebbe stata ritrovata dal dittatore, almeno in una limitata quantità (su migliaia di tonnellate stimate..). La vedova ha sempre negato tutto, ma senza mai convincere del tutto.
Nella metà degli anni '80 l'NPA aveva 28 mila combattenti, per lo più a Mindanao. Le cose erano tanto andate avanti che v'erano concrete speranze di entrare al governo, mentre il corrotto e demoralizzato esercito filippino era troppo debole, come già quello sudvietnamita negli anni '60, per non dire dei meriti necessari per fare carriera nell'esercito legati
Ma almeno a Mindanao c'erano ancora bastioni molto forti, con circa 15 mila combattenti e un milione di simpatizzanti. Ma c'era anche di peggio: il Moro National Liberation Front o MNLF, e il MILF, Moro Islamic Liberation Front si stavano formando come pericolose avversarie del potere centrale. Erano entrambe formazioni di guerriglia musulmana ed erano attive ancora, a Sud dell'arcipelago. Erano aiutate da nazioni esterne, persino dalla lontana Libia.
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Nondimeno, la loro azione era spesso di tipo convenzionale, quindi più facile da contrastare da parte dell'esercito filippino. Con 110.000 soldati di cui ben 28 mila della Marina -11.000 Marines- e 68.000 dell'Esercito, più 50.000 delle forze di sicurezza e 35.000 'vigilantes' ovvero guardie private, quel fenomeno che adesso sta esplodendo in Irak ed è conosciuto come 'contractors'.
I militari filippini hanno avuto molto da imparare dalle strategie COIN usate in Vietnam e hanno di conseguenza usato delle truppe leggere speciali, con la capacità di reagire in maniera rapida in ogni ruolo anti-insurrenzionale e in ogni zona delle Filippine. La PAF, che li appoggiava, era nota
Con che mezzi? Non molto ma nemmeno pochi: il gruppo COIN era armato con 16 T-28D Trojan e 7 gruppi di UH-1H (circa 50), alcuni MD-500, 12 S-76 qui in un raro utilizzo da elicotteri di cannoniera volante anche se in fondo, questi moderni e veloci elicotteri avevano solo due pod da 12,7 mm belgi. Sono stati usati
All'epoca le Filippine possedevano un esercito di 8 divisioni da 2-4 battaglioni l'una (quindi erano in pratica delle brigate per gli standard NATO), una brigata corazzata leggera di 4 battaglioni (assegnati alle divisioni di fanteria), 4 brigate del genio, 4 reggimenti artiglieria campale (che oltre agli M101 hanno ricevuto anche alcuni degli obiqui Mod.56 da 105 mm nel 1982-83), 5 battaglioni di forze speciali (nella nuova 96a brigata di fanteria leggera, ex- reggimento scout Ranger sciolto dopo il tentato golpe del dicembre 1989, passato sotto traccia date le tante altre rivoluzioni all'epoca). Infine non mancavano 3 brigate di marines, la 1a, 2a e 3a.
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Qui le condizioni erano molto varie: zone agricole, urbanizzate, di montagna. Azioni di terrorismo ed attività estorsive erano all'ordine del giorno, come anche le imboscate per i governativi e l'attacco alle grandi proprietà terriere, uno dei problemi mai risolti dalla struttura sociale delle Filippine.
La Regione in parola era tenuta dalla CASF, Composite Air Support Force con 9 elicotteri, il cui compito era supportare i rangers: 3 erano i potenti AUH-76 del 15th Strike Wing (base Cavite City, vicino a Manila) tutti dipinti in nero e senza segni di riconoscimento, 6 erano invece gli UH-1H appartenenti al 206th Tactical Helicopter Wing che ha la sua base istituzionale a Pasay City. Non erano poi molti ed erano quindi costretti ad effettuare 2-3 missioni al giorno
I guerriglieri perdevano colpi, è vero. Dopo oltre 3 settimane di caccia da parte della 6a Divisione ad un reparto di guerriglieri forte di 300 uomini in origine, di questi ne restavano solo una cinquantina, affamati e debilitati dall'inseguimento. Era questione di poco e si sarebbero arresi. Dall'altra parte gli uomini governativi non erano certo riposatissimi, ma almeno se feriti si potevano subito evacuare invece di arrendersi o dovere essere curati dopo ore di barella tra le insidie della jungla. Lo spirito dell'Esercito, crollato nei primi anni '80, con la cacciata di Marcos era chiaramente migliorato. I soldi non erano molti, nondimeno: gli elicotteristi filippini facevano un lavoro infernale e prendevano 250 mila lire (in pesos) al mese, vivendo in baracche umide e prive di conforti. Ma erano, riporta Husson, entusiasti di combattere perché sognavano un Paese pacificato dalla guerriglia, che il presidente Ramos voleva sconfiggere ma senza per questo che i militari prendessero la supremazia sulla costituzione e la società civili. E così, sperando che le cose andassero davvero bene, un giorno dopo l'altro, una notte dopo l'altra guerriglia e governativi si scontravano in queste zone di guerra.
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