Caccia tattici in azione/Lo Zero: differenze tra le versioni
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Gli 'Zero' erano riusciti a migliorare di qualcosa durante il tempo. L’A6M3 aveva un motore più potente e poteva fare oltre 540 kmh a 6.000 m. L’armamento originariamente era costituito da due mitragliatrici (le cui culatte sporgevano nel pannello strumenti, come nei caccia della I GM) e due cannoni, ma questi ultimi avevano solo 7 secondi di fuoco e venivano usati soltanto per le ‘grandi occasioni’, ovvero per dare il colpo di grazia ad un caccia già danneggiato o contro i bombardieri. Quindi in azione non erano poi così armati come gli aerei americani, come gli F4F (4-6 M2 da 12,7 mm). I Wildcat furono gli unici a poter duellare ad armi pari con gli Zero, ottenendo risultati dell’ordine dell’1:1. Ma soprattutto, aiutando a vincere a Midway, al di là degli scontri diretti.
Il Wildcat fu poi protagonista di una certa evoluzione e, come già accennato, l’FM-2 finale era un formidabile avversario. Nonostante il miglioramento degli aerei giapponesi, ottenne un risultato di abbattimenti-perdite molto superiore ai primi F4F, eppure rispetto ad essi non era che marginalmente migliore. Forse il problema, anche qui, era la decadenza del livello medio dei piloti giapponesi. Tuttavia esso non crollò subito dopo Midway: ancora nella battaglia delle Isole S.Cruz, 26 ottobre 1942, i Giapponesi si batterono molto bene e finirono per vincere lo scontro navale con gli americani, che persero la Hornet. Gli Americani furono costretti
Dato che i piloti alleati erano in genere ben addestrati, anche se non necessariamente esperti, i Giapponesi inizialmente ebbero molto vantaggio, e non c’era scampo per chi li affrontava in uno scontro manovrato (eccetto che per i piloti di Wildcats). Ma anche così, il livello di successi ottenuto contro i caccia inglesi non può non stupire.
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*28-6-43, 9 G4M e 27 A6M3 attaccano Darwin, contrastati da ben 43 Spitfire, ma tutto quello che riuscirono a fare fu abbattere un bombardiere e danneggiare 4 A6M, perdendo uno dei loro
*30-6-43: 23 G4M e 27 A6M tornano per bombardare una base vicino a Darwin. Vengono accolti da ben 38 Spitfire. Un G4M venne colpito e in seguito, all'atterraggio, andò perduto fracassandosi. Ma gli Spitfire, per questo modesto risultato, perdono sei dei loro. A terra vengono distrutti 5 aerei, di cui 4 erano bombardieri pesanti B-24.
*6-7-43: altra incursione diurna con 22 G4M e 26 A6M; 33 Spitfire accettano la sfida e combattono con grande accanimento. Stavolta ben 3 G4M vengono abbattuti, ma questo non impedisce un efficace bombardamento di un aeroporto (un B-24 distrutto e tre danneggiati, un deposito di carburante incendiato ecc), e
Gli Spitfire del 1 Wing avrebbero dovuto fare a pezzi queste unità d'attacco, specialmente considerando che i piloti nemici dovevano arrivare sul continente con una lunga e faticosa missione di scorta. Invece persero in azione 38 dei loro aerei ottenendo 3 A6M, un Ki-43, un Ki-21 e sette G4M, decisamente troppo poco, anche considerando ben 18 vittorie reclamate sui ricognitori veloci Ki-46. Questo, nel mentre gli americani, con i loro meno brillanti P-40 stavano ottenendo risultati nettamente migliori sulle Salomone Orientali (da cui l'abbandono giapponese dei propositi di conquista dell'Australia settentrionale). Un pilota inglese raccontò che si buttò ad alta velocità (500 kmh) alle spalle di uno Zero, il quale però fece un perfetto looping dal raggio di circa 200 metri, e subito si ritrovò alle spalle dello Spit, al quale nulla servì attaccare ad alta velocità l'avversario. L'inglese fece solo in tempo a buttarsi in una precipitosa picchiata che da 7.000 metri lo portò fin sul mare, riuscendo a distanziare fortunosamente il giapponese.
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[[File:Kawanishi_N1K2-J_050317-F-1234P-015.jpg|330px|right|thumb|L'N1K-2J]]
In realtà gli USA persero solo 2 Hellcat, il che al di là delle cattive ricostruzioni del momento, dà comunque un dignitoso risultato di parità, piuttosto raro all'epoca. Così avvenne, ma con numeri ben maggiori, con il 343 stormo della Marina, armato di N1K-1 e -2,
Gli 'Shiden', come si è visto, non è che fossero stati fatti volare nelle fasi finali della guerra, anzi. Tuttavia, il motore Homare e altra componentistica rimasero inaffidabili e costrinsero ad allungare i tempi della messa a punto. I 1.900 hp del motore erano infatti troppo impegnativi per una nazione priva di carburanti ad alto numero di ottani, il che limitava le prestazioni complessive di un po' tutti i motori dell'Asse: è per questo che gli anglo-americani non avevano sistemi esotici come l'MW-50 per aumentare la potenza, ma semplicemente potevano permettersi di aumentare la pressione di alimentazione in maniera notevole. I B-29 devono essere stati tutto sommato assai efficaci nella loro prima fase, perché i loro bombardamenti, ancorché costosissimi e difficilmente supportabili, tanto meno capaci di piegare da soli il Giappone, colpirono diverse importanti industrie. A questo ci si aggiunse un devastante terremoto nel tardo 1944. Il totale degli Shiden-KAI completato per la fine del '44 rimase così confinata ad appena una sessantina di esemplari, e poche centinaia sarebbero seguite nell'anno successivo, in una situazione di totale sbando. E dire che in effetti la costruzione dell'aereo era stata semplificata grandemente per averne il maggior numero possibile, rispetto al vecchio modello ad ala media. Lo Shiden Kai aveva pochi difetti, tra cui la scarsa potenza in quota contro i B-29, ma si cercò di rimediare con progetti ulteriormente avanzati. Dato che il centro di gravità era troppo all'indietro nel nuovo tipo di caccia, si pensò di allungare la fusoliera di 15 cm per portare più lontano possibile il motore dal CG. Inoltre si creò lo spazio per due armi da 13,2 mm nel muso, che si aggiungevano ai 4 cannoni da 20 alari. La versione ebbe due prototipi ma nessuna produzione di serie, così come il corrispondente per impiego sulla flotta di portaerei che oramai non esisteva più. L'N1K-4 era il tipo d'alta quota con un motore NK9H-S Homare da 2.000 hp; l'N1K5-J ebbe un ulteriore evoluzione con motore da ben 2.200 hp MK9A ma il prototipo fu distrutto dai soliti B-29. Era tardi, il giugno 1945, per contrastare gli Americani, e anche l'ultimo progetto con un Homare 44 con compressore a tre velocità venne lasciata perdere.
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==Il Kawasaki Hien e altri dell'esercito==
Hien significa 'Rondine' e ben si addice alla sagoma slanciata e all'ala di grande allungamento (7,2:1) di questo caccia dell'Esercito, potente ma non molto fortunato. Eccone una doverosa descrizione, comparandolo allo stato dell'arte dei caccia giapponesi dell'epoca, a parte lo Zero, già discusso sopra<ref>Dati
[[File:Kawasaki_Ki-61-14.jpg|350px|left|thumb|Un Ki-61 Hien]]
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Il Ki-61 si era quindi dimostrato veloce e manovriero, surclassando il Bf-109E che aveva praticamente lo stesso motore. Si fosse accettato di installare un motore più pesante ma più affidabile, molte cose sarebbero state senz'altro migliori, anche perché il caccia comunque aumentò notevolmente di peso e questo, lungi dal giustificare un motore meno pesante, avrebbe richiesto ad esso sforzi aggiuntivi per il distacco e la salita. L'affidabilità nei reparti di prima linea, specie quelli lontani dalla patria, con carburanti, lubrificanti e manutenzione sub-standard, fu molto labile e al contrario, in teatri come la Nuova Guinea il Ki-61 si dimostrò di fatto meno efficace di un '''Ki-43-II''', che però in aria era surclassato dai caccia Alleati.
Gli americani
[[File:Ki-44 (1).jpg|350px|left|thumb|La caratteristica sagoma 'tutto muso' del Ki-44]]
Anche la Nakajima (l'altra fornitrice di caccia dell'Esercito, mentre la Mitsubishi aveva il monopolio di quelli della Marina) aveva proceduto in una strada che vide sia caccia per combattimento aereo che d'intercettazione: il Ki-43 era il tipo 'leggero', il '''Ki-44''' quello pesante, o meglio, l'intercettore perché di pesante c'era davvero poco in quest'aereo, una sorta di 'racer' con una fusoliera e ali minuscole rispetto al grosso motore. Questo doveva dargli velocità di salita e massima entro la specifica, che però non fu attesta, semplicemente non c'era abbastanza potenza per tale compito e nemmeno gli affinamenti successivi ebbero successo. Inizialmente la velocità era di 560 kmh, poi salì a ben 628 kmh, ma calò di circa 40 kmh con l'armamento a bordo. Tuttavia, si decise che il Ki-44 bastava anche così com'era e, dopo avere fatto tutto il possibile in termini aerodinamici e di riduzione del peso, ci si ritrovò con un caccia che sfruttava bene i 1.200 hp del motore radiale, con velocità massima, di salita e di picchiata notevoli, e un buon armamento. Se i Giapponesi fossero stati maggiormente convinti delle tattiche di combattimento moderne, quest'aereo, poco maneggevole e con una visuale piuttosto limitata per l'abitacolo angusto -ma pur sempre con un tettuccio integrale- sarebbe stato ben più apprezzato.
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L'ultima versione, con un motore da 1.500 hp era capace di 604 kmh e di salire a 5.000 m in poco oltre 4 minuti, ovvero forse la migliore prestazione di salita dei caccia giapponesi. Solo la Marina aveva un qualcosa di simile, un altro 'racer' con l'aspetto più affusolato per il motore disposto in maniera diversa: era il '''J2M Raiden''', il fratello 'veloce' dello Zero, dotato di un abitacolo senza tettuccio a bolla e con una visuale decisamente limitata. Venne relegato -causa la velocità d'atterraggio elevata- ai soli servizi a terra e siccome ne vennero prodotti solo 576 non stupisce che esso è rimasto poco noto se paragonato allo Zero (oltre 10 mila). Il Ki-44 era in realtà una risposta vincente e bene o male ne erano in servizio alcuni già quasi in contemporanea dei Ki-43. Questi ultimi erano non solo inferiori nell'insieme agli Zero (in particolare, più lenti, meno autonomia, meno robustezza e niente cannoni), ma erano anche disponibili in meno esemplari -appena 40 all'inizio delle ostilità contro 330-. I Ki-44 Shoki (demonio) ebbero una produzione di 1.225 esemplari complessivi, pochi ma non pochissimi se comparati ai 5.443 Ki-43. Sarebbero tornati utili contro i B-29, essendo forse i migliori caccia intercettori giapponesi, con prestazioni in quota eccellenti, e maggiore affidabilità rispetto ai J2M. Inoltre, degli ultimi caccia giapponesi, né il Ki-100 né lo Shiden ebbero potenze sufficienti per le alte quote, mentre il Ki-84 -concepito come macchina offensiva più che difensiva- era buono, ma non eccezionale e solo di poco più veloce del Ki-44.
Il '''Ki-84''' era anche molto prone a problemi meccanici che di fatto ridussero notevolmente l'apporto dato da questo eccellente caccia, entrato in servizio negli ultimi 18 mesi di guerra e prodotto in oltre 3.000 esemplari, ma con materiali sempre più scadenti. Differentemente dal Ki-44, esso era molto più agile con ali più grandi, maggiore autonomia e armamento, ma era anche più pesante,
Come macchina, l'Hayate (Frank per gli Alleati) era dotato di una grossa quantità di carburante, circa 730 l, serbatoi autostagnanti, 13 mm di acciaio per il pilota, 65 mm per il parabrezza, un comportamento in volo facile per un pilota di media capacità, ma difficoltà di manovra a terra per via dei freni, eccellente maneggevolezza ma controlli inferiori rispetto a quelli del Ki-43, elevatori pesanti, alettoni leggeri fino a 480 kmh. L'aereo poteva superare gli 800 kmh in picchiata, ma
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Quest'aereo aveva prestazioni sub-standard ma, malgrado i problemi meccanici, si dimostrava per quel che era, sicuro e docile. Lo stallo era gentile, la maneggevolezza a velocità medio-basse straordinaria, grazie all'ala molto grande e poco caricata. Avesse avuto anche sufficiente potenza rispetto al peso, sarebbe stato un aereo ideale: per esempio, con un DB-601E tedesco (originale), del tipo del Bf-109F (1.350 hp). I Giapponesi tentarono di migliorarlo con il nuovo motore da 1.500 hp, ma fallirono, laddove i Ki-44 ultimo modello riuscirono assai bene e con una velocità quasi pari (604 kmh vs 610). Il raggio di virata era semplicemente eccellente, pari a quello dell'ultimo Wildcat (l'FM-2) e superiore largamente a tutti gli altri tipi americani, almeno della Marina. E ciò nonostante che gli americani testarono anche il FW-190 e in termini di manovrabilità, lo trovarono inferiore rispetto ai loro F6F e F4U, anche se questo era più correlato alla virata che all'eccelente rollio. L'FM-2, invece, venne trovato come quasi pari allo A6M5 (leggermente appesantito rispetto ai primi Zero, ma ancora eccezionale).
Il Ki-61 -anche se con il motore depotenziato- in termini di agilità venne trovato grossomodo pari all'FM-2, il che significa per semplice sillogismo che era quasi pari allo Zero, ergo un campione di virate ('turning fighter'). Se si considera che stracciava anche gli Hellcat e Corsair, così come questi facevano con l'FW-190, si capisce come fosse valido ques'aero, senz'altro -e nonostante il peso maggiore- molto più agile del Bf-109 (già battuto dal prototipo, che peraltro era più leggero) e superiore all'MC.202 (il cui carico alare era obiettivamente molto più alto). Quanto a velocità massima, venne trovato inferiore rispetto a tutti i tipi americani a bassa quota, ma a media quota era superiore rispetto all'FM-2 di circa 27 kmh (-10 kmh invece slm). Il fatto è che il Ki-61 in parola era capace di una velocità di picco dell'ordine dei 460 kmh a quota zero e 540-550 kmh a media quota, ovvero circa 50 kmh più lento di quanto avrebbe dovuto essere. Chiaramente il motore era in cattive condizioni e il risultato era una velocità massima del livello di quella dell'A6M5 valutato dagli Ameriani (539 kmh), e appena migliore di quella dei Ki-43-II. Questo spiegherebbe anche la scarsa capacità ascensionale e
Insomma, si trattava di un'ottima macchina da guerra priva di vizi e difetti, motore a parte. Come caccia a lungo raggio e cacciabombardiere era superiore alle altre con il DB-601 grazie al forte quantitativo di carburante di bordo -quasi il 50% più del Bf-109E- con un'autonomia di 1.100 km, 1.900 se con due serbatoi da 200 litri esterni. Era standardizzata la possibilità di portare serbatoi ausiliari o fino a 500 kg di bombe, la potenza di fuoco era considerevole, nell'insieme il peso ne faceva una macchina meno adatta ai decolli su allarme dei tipi europei perché più pesante e meno prestante in salita, ma grazie alla maggiore autonomia, capace piuttosto di restare in aria in missioni CAP anche per 3-4 ore, di eseguire missioni di caccia a lungo raggio e di trasferimento. Nonostante la ridotta quantità di munizioni (120 cp per i cannoni e 250 per le 12,7 mm) era abbastanza ben armato per eseguire efficaci attacchi al suolo anche senza bombe esterne, il che aumentava di molto il suo raggio d'azione anche come aereo offensivo: il Bf-109 doveva invece scegliere tra serbatoio da 300 l e bomba da 250 kg, o un lungo raggio d'azione senza bombe, oppure una distanza utile d'attacco dell'ordien dei 200 km appena.
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==Un accenno ai bimotori==
I Giapponesi furono anche in grado di realizzare parecchi aerei bimotori ad alte prestazioni, ma avendo più che altro compiti diversi da quelli definibili come tattici, qui ne accenniamo soltanto. Il migliore fu senz'altro, anche nelle missioni notturne, il '''Kawasaki Ki-45 Toryu''', un velivolo con due motori stellari capace fin da subito di prestazioni notevoli, paragonabili a quelle del Bf-110 (540 kmh), ma con un'eccellente agilità e buoni livelli di protezione e armamento. Esso era un osso duro e superava in agilità i P-38 americani, come anche competeva con i monomotori Alleati. Di tutte le versioni da caccia e d'attacco ne vennero realizzati un totale di 1.701 esemplari, armati con cannoni fino al 20 e al 37 mm. Il suo sostituto era il previsto Ki-102, che poteva filare a 580 kmh, ed era armato in alcune versioni anche con un cannone da ben 57 mm; tuttavia pochi vennero prodotti per i crescenti problemi di messa a punto dei motori dalle caratteristiche più avanzate, che oramai perseguitavano i Giapponesi. Questi tentarono anche l'uso di ricognitori ad alte prestazioni nel ruolo di caccia, come gli eccellenti '''Ki-46''', che tuttavia, quando armati di un cannone da 37 mm (fisso, puntato verso l'alto) con 200 colpi, si dimostrarono troppo lenti per raggiungere facilmente i B-29, di cui teoricamente avrebbero potuto essere pericolosissimi contendenti; per cui rimasero importanti
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==Caccia giapponesi in azione: da Singapore all'Indonesia, 1941-42<ref>P.F. Vaccari, RiD set 04</ref>==
Zero, Claude e Oscar erano stati i protagonisti dei primi mesi di guerra aerea in Asia, che che protagonisti. Una delle campagne meno note è stata senz'altro quella verso i grandi arcipelaghi dell'Asia estrema: Malesia, Indonesia, l'isola-fortezza di Singapore. Gli Alleati avevano poco da opporre, piloti non molto addestrati e inesperti, e macchine obsolete. La RAF non aveva, all'inizio del '42, nessuno Spitfire fuori dai confini inglesi, mentre l'Hurricane era necessario
Non è molto noto, ma le operazioni iniziarono già tra il 7 e l'8 dicembre 1941, addirittura prima dell'attacco a P. Harbour. I reparti aerei giapponesi si dimostrarono fondamentali in questa situazione, sebbene avessero solo 57 Ki-43 e 96 Ki-27, oltre ai bombardieri e ricognitori, nonché ai velivoli da trasporto. La flotta lasciò gli ormeggi il 4, ma presto venne avvistata, malgrado le pessime condizioni meteo, già dal 6 del mese vennero avvistate le navi giapponesi e il 7, oltre 10 ore prima dell'attacco a P.Harbour, un Catalina inglese venne abbattuto da alcuni Ki-27 del 1° Gruppo. Era questo il primo aereo Alleato distrutto durante la Guerra del Pacifico. Dalle prime ore dell'8 iniziarono i bombardamenti, condotti
Nel frattempo i giapponesi sbarcarono, fin dal 16 dicembre, in Borneo, appoggiate dagli idrovolanti F1M, e subito conquistarono un tratto di costa molto esteso; diversi bombardieri olandesi, nei giorni successivi, vennero abbattuti dagli Zero. Il 25 dicembre fu un Natale amaro per gli olandesi: sei Zero decollarono alla volta de l lago Menado, dove c'era una base olandese per idrovolanti, e distrussero 4 Do-24 e un Sikorsky civile. Il 27 continuò il massacro dei lenti idrovolanti con gli Zero dello stormo di Tainan che abbatterono altri 4 idro alleati, stavolta Catalina americani; poi il 29 toccò a 4 Buffalo olandesi, e in seguito, l'11 gennaio, altri 4 aerei, stavolta Hudson australiani, caddero sotto i loro colpi; il 24 gennaio a Balikpapan gli stabilimenti petroliferi della Shell vennero conquistati e sopra di essi lo stormo di Tainan abbatté 2 Buffalo e altri 4 (ancora!) Martin; i B-17 americani erano invece ben più difficili da distruggere, presentandosi in formazioni serrate da 4 aerei e difendendosi accanitamente anche dagli Zero. I piloti giapponesi provarono diverse tattiche, specie nel caso i B-17 fossero del tipo E c'era di che temere e li scambiarono persino per 'caccia quadrimotori' dato che avevano un armamento potente, inclusa la torretta caudale con due armi; altri B-17, i C e D, spesso installavano false mitragliatrici all'estremità di coda (in pratica, 'manici di scopa') per dare ai cacciatori nemici l'impressione di essere sotto tiro; la postazione a 'vasca da bagno' che avevano si dimostrò poco funzionale e spesso venivano tolte le armi da questa sistemazione ventrale, sostituira da canne di 'legno' finte. Ad ogni modo, gli sbarchi proseguirono e anche i B-17, che attaccavano da 6 mila metri quasi impunemente (ma con scarsa precisione, malgrado il sistema di puntamento Norden), non furono più una minaccia immediata dopo che venne occupata Kendari il 24 gennaio; da lì cominciarono ad operare, già dal 27, 18 Zero e 9 D3 Val, delle portaerei Soryu e Hiryu che distaccarono alcuni dei loro aerei a terra. Nel frattempo gli USA cercavano di fare del loro meglio per rafforzare le difese del settore mandando a Darwin ben 250 P-40E, mentre Sumatra ebbe circa 20 Blenheim, 39 B-17 e 12 B-24 anglo-americani, e dal 31 gennaio, a Palembang una ventina di Hurricane operavano assieme a circa 40 Hudson e trenta Blenheim. Ovviamente quest'aeroporto venne attaccato a più riprese dai giapponesi, che provvidero a 'scremarla' abbondantemente. Ma gli Alleati non erano finiti. Il 14 febbraio era noto come la 'strage di S.Valentino' per un regolamento di conti mafioso (coinvolto anche Al Capone); anni dopo, stavolta nel '42 (ma la cosa si ripeté anche nel '43!) toccò agli aerei alleati dare adito a tale tradizione. Attaccarono l'ennesimo convoglio d'invasione giapponese a Nord di Sumatra con 13 Hudson, 15 Blenheim (che non erano né meglio né peggio dei colleghi americani), e 15 Hurricane (probabilmente tutti Mk.II); non vi fu alcun risultato pratico, mentre vennero persi 5 Hudson e non è chiaro se vi furono altre perdite. Sta di fatto che, tornando verso la base di Palembang, gli inglesi si trovarono di fronte ad una scena incredibile: circa 40 aerei giapponesi stavano lanciando 270 parà, che non erano al primo impiego, ma di sicuro al più importante, sulla base stessa, abbondantemente appoggiati da altri aerei con contenitori di armi e azioni di bombardamento diretto. Gli Hurricane mitragliarono i parà, ma questi, malgrado le perdite, riuscirono ad occupare la base, mentre gli Oscar (Ki-43) di scorta a questi aerei (circa 80 bimotori) reagirono. In tutto vennero distrutti cinque Hurricane e un Ki-21, e già il giorno dopo giunsero sulla base conquistata i primi Ki-27. A quel punto gli inglesi lasciarono Sumatra. Poi toccò a Giava: essa aveva circa 100 aerei di cui molti assai malmessi, inglesi, poi quelli americani tra cui 20 bombardieri B-17 e 24, gli olandesi avevano 34 Buffalo e circa 10 Hurricane ex-RAF e vari altri aerei minori. Il 3 febbraio 1942 iniziò l'attacco a Surabaya con 72 G3M e G4M, con la scorta di 44 Zero e tre 'Babs' da ricognizione. I caccia alleati persero 9 dei loro (su 25), contro 4 Zero e un 'Babs'; i bombardieri ebbero modo di 'arare' i campi d'aviazione, distruggendo circa 15 idrovolanti e sei B-17; il 5 febbraio 1942 vi furono altri attacchi aerei, con la distruzione al suolo di 19 aerei nel loro complesso. L'8 febbraio si fecero sotto i 'pesi massimi' dell'USAAF, con 8 B-17 decollati da Giava sulla base giapponese di Kendari; arrivarono 9 Zero ad intercettarli, e stavolta dimostrarono di saperci fare: salirono in quota e attaccarono frontalmente, dimostrando in concreto, per la prima volta, come si dovessero affrontare i quadrimotori americani: un attacco frontale diretto. E funzionò, sfruttando la potenza di fuoco dei 20 mm e l'agilità di manovra dello Zero. Due B-17 vennero così abbattuti, e tutti gli altri danneggiati, praticamente uno per ciascun Zero. Non bastasse, il 9 febbraio andarono persi 8 P-40 che si persero nella tratta Australia-Timor; e 3 A-24, scambiati dalla contraerea per aerei nemici, atterrando a Giava Est, e riportando danni decisivi. Il 9 Batavia venne attaccata da 27 bimotori con la scorta di 13 Zero, eliminando una dozzina di Buffalo. Il 19 febbraio i Ki-43 ebbero la loro parte di gloria, mitragliando per due volte Batavia e distruggendo 17 aerei. Bali, occupata il 18-20 febbraio, vide subito i reparti di Zero in azione, che il 20 febbraio abbatterono cinque A-24 su sette, e poi, sull'aeroporto di Malang, eliminando altri 5 B-17; il 27 febbraio la USS Langley, la prima portaerei dell'USN e oramai declassata a trasporto aerei, era salpata da Pt Darwin con ben 32 P-40E per i reparti USAAF di Giava; il 27 era stata attaccata da vari G4M con la scorta di 12 Zero; senza scorta, la lenta nave venne colpita da 5 bombe (forse da 250 kg) e mitragliata, incendiandosi e andando alla deriva, fino a che venne affondata dai cacciatorpediniere alleati che ne raccolsero i superstiti. Uno degli ultimi attacchi venne fatto dagli alleati con sei Hurricane, 9 P-40 e sei Buffalo, che inflissero danni gravi ai mezzi da sbarco giapponesi che stavano sbarcando truppe il 1 marzo a Surabaya. Ma non era finita: incredibilmente, due soli Zero risolsero la situazione. Due aerei di Tainan, decollati da Bali, il 1 marzo si presentarono sui campi di Surabaya; in pochi minuti distrussero 10 P-40, 2 B-24, 2 Hurricane e 5 vecchi Martin olandesi. Un disastro totale, e pensare che all'epoca gli Zero avevano solo 120 colpi da 20 mm l'uno, più le mitragliatrici da 7,7. Il 2 marzo gli Zero, eccedendo nel loro zelo, abbatterono persino il Ki-43 dell'asso Kato, che tuttavia si salvò (anche se di lì a due mesi sarebbe rimasto ucciso in Birmania); il 5 marzo circa 180 aerei delle portaerei giapponesi colpirono Tjilatjap, senza alcuna resistenza affondarono 12 navi e una quindicina di battelli. Il 6 marzo, l'ultimo pugno di Hurricane efficienti mitragliarono la base di Kalidjati; il 7, in risposta, sei Ki-43, seppur armati con due sole 7,7 mm, attaccarono una base inglese, distruggendo due Hurricane e tre Vildebeest. L'8 marzo gli ultimi aerei inefficienti vennero bruciati dagli alleati e la guarnigione di Giava si arrese all'Esercito imperiale, subendo la durissima prigionia tipica dei giapponesi. La campagna per le grandi isole asiatiche era finita. Ora c'era da difendere l'Australia. Ma questa sarebbe stata un boccone troppo grande anche per la formidabile armata giapponese, che pur dimostrò un'organizzazione e un'efficienza straordinarie in uno dei teatri di guerra più difficili e ampi mai visti nell'intera storia militare.
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