Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/URSS-2: differenze tra le versioni

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Delle armi portatili sovietiche conviene nondimeno ricordare l'efficacia quando usate come fucili da cecchini: tutte e due le parti ricorsero ampiamente ai tiratori scelti, ma quelli sovietici erano reparti di numero mai visto, il miglior modo di valorizzare le armi del fante era indubbiamente questo. E in luoghi infernali come Stalingrado, i Mosin-Nagant, con il loro 'scatto' morbido e un cannocchiale da 3,5 o 4 ingrandimenti fecero il loro 'lavoro' con efficacia micidiale, in un'epoca in cui non esistevano protezioni individuali sufficienti per la minaccia (nemmeno gli elmetti d'acciaio erano sufficienti). La lezione non andò persa, e i Sovietici sono stati gli unici a mettere in servizio, nel dopoguerra, un fucile semiautomatico da cecchini: l'SDV Dragunov. Quest'arma non è niente di speciale come fucile di precisione: ma la sua qualifica di 'combattente' con tanto di predisposizione per la baionetta dà l'idea di cosa significa 'tiratore scelto' per i Sovietici: non un soldato d'elite super-addestrato quanto raro a trovarsi in zona, ma un tiratore scelto che fa parte della fanteria, partendo dal plotone in su. Poco efficace nei lavori di maggior impegno, ma presente ovunque come 'braccio' per i soldati normali, in funzione anche anti-cacciacarri (fanti), o anti-cecchini. Alle volte le parti s'invertono, può succedere, come era normale a Sarajevo, che i cecchini venissero snidati da armi controcarri. Ma normalmente accade il contrario, e lo stesso vale per mitragliatrici e mortai. Queste sono le potenzialità di persone capaci di sparare con precisione fino a 500 m, meno dei 'professionisti' capaci di tirare anche ad oltre 1.000, ma abbastanza buoni rispetto alla media che difficilmente colpisce sopra i 100 m.
 
Altri tipi di armi sono anche le mitragliatrici leggere o fucili mitragliatori come il PD, DPM, e RP46, per poi finire con l'RDP, arma da 7,1 kg e lunghezza di 1,036 m, con caricatore da 100 colpi. La carabina SKS era stata progettata durante la guerra ma entrò in produzione molto tempo dopo. Fu la prima arma progettata per la cartuccia intermedia 7,62x39 mm, arma da 3,85 kg semiautomatica, con caricatore da 20 colpi. Attualmente questo classico, copiato anche dai Cinesi come Tipo 56, è sopratuttosoprattutto usata da guerriglieri e da collezionisti di armi, a cui piace molto per l'equilibrio e la facilità d'uso. Ebbe il battesimo del fuoco durante la Guerra di Corea.
 
Molto diffusi, durante la guerra, invece i lanciafiamme. Il ROKS-2 sembrava un fucile, per come era camuffato bene,anche se aveva le solite bombole di gas e combustibile caricate dietro la schiena dell'operatore. La gittata, grazie alla scoperta del modo per aumentare la densità del liquido, arrivava anche a 45 m, anche se l'autonomia era di 6-8 secondi, con peso di22,7 kg e combustibile per 9 litri. I carri armati ottennero vari tipi di lanciafiamme, per i T-26, i T-34 e poi i KV-1S con l'ATO-42, con gittata di 120 metri in casamatta anteriore, al posto della mitragliatrice.
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Quanto ai mezzi corazzati, anzitutto bisogna ricordare i carri '''[[w:T-34|T-34/85]]''', la versione con cannone da 85/50 mm e torre triposto, corazza aumentata in torretta fino a 90 mm. Venne usato in oltre 10.000 esemplari, solo considerando quelli prodotti entro la fine della guerra. Ma si arrivò fino ai tardi anni '40 con oltre 20.000 esemplari complessivi. Pesava 32 t, 6 rispetto alle versioni iniziali con torre biposto e cannone da 76/29 o 76/41 mm.
 
Quando i T-34 apparvero nel '40, essi erano davvero un salto nel futuro. Fin'allora i progetti dei carri armati sembravano 'afflitti' da difetti basici: si partiva da limitazioni di peso, tecnologie superate, considerazioni 'economiche' e se ne ricavavano veicoli corazzati di scarsa qualità, corazze leggere e così via. Il T-34/76 era un mezzo che saltava il fossato: corazze saldate e ben inclinate, cannone ad alta velocità, motore diesel, cingoli larghi e sospensioni adatte. Nonostante che fosse un carro armato formidabile e innovativo, era un discendente dei vecchi BT-, grazie alle sospensioni e ai motori utilizzati. Ne vennero prodotti a decine di migliaia anche se cominciarono ad influire negli eventi in maniera definitiva solo con la Battaglia di Mosca dell'autunno del '41. E dire che nessun carro tedesco era capace di affrontarli dal punto di vista tecnico, per corazza, potenza e mobilità. Però avevano anche difetti, come la mancanza della prevista radio, la scarsa affidabilità della trasmissione. I Tedeschi volevano inizialmente produrli copiandoli direttamente: non successe essenzialmente per via delle quantità di alluminio richieste per l'avanzato motore diesel: ai Tedeschi serviva per gli aeroplani. Curiosamente, i Sovietici realizzarono poi aerei prevalentemente in legno, lasciando la lega leggera per i propri carri armati che certamente ne abbisognavano di meno. Il T-34/85 era l'evoluzione finale della specie, ma non era l'unica. Non molti ricordano che esistette una versione con cannone da 57 mm, che era di calibro inferiore al '76. Ma si trattava di un cannone ad altissima velocità, capace di perforare oltre 100 mm di acciaio, ben più dell'altra arma da 76. Però era un cannone dalla fabbricazione più difficile, e sopratuttosoprattutto le munizioni erano più leggere, il che significava granate HE meno potenti. Inoltre quelle HE da 57 mm erano scarsamente efficace di loro. Alla fine, non senza dubbi, si ritornò al cannone da 76/41.
 
Il successivo '''T-43''' era un T-34 con una corazzatura 'super', con blindatura anteriore di 90 mm (il doppio), laterale di 75 mm, ma ancora con torre biposto da 76 mm. A parità di peso si poteva fare meglio. Come lo Sherman 'Jumbo', il T-43 sarebbe stato quasi invulnerabile al fuoco nemico, però manteneva un'elevata velocità, come anche la scarsa potenza contro i nuovi Panzer. Se contro i Mark IV era possibile pensare di resistere ai colpi nemici e poi serrare e sparare entro il proprio raggio utile, se era possibile resistere anche ai cannoni da 88 mm delle batterie, contro i Panther e Tiger era impossibile perforarli frontalmente. E allora, diminuendo leggermente il peso, si preferì una soluzione più 'evoluta', con una torre da 85 e tre posti assai spaziosi. Infatti, un nuovo cannone era necessario, ma il peso di questo più la corazza e la nuova torre non sarebbero stati pratici. Forse la soluzione sarebbe stata quella di ricorrere ai pezzi da 57 mm, che garantivano peso ridotto e capacità perforanti elevate. Ma non successe. I primi 100 T-34/85 vennero prodotti ancora con la vecchia torre biposto: il D-5T poteva esservi ospitato, contrariamente dal più avanzato cannone S-53 che sarebbe stato quello prescelto.
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Il '''KV-1''' aveva già una corazza media di 75 mm, che lo rese invulnerabile ai cannoni del '41, ma era troppo lento. Era il diretto antenato degli Stalin (che però avevano corazza e sopratuttosoprattutto meccanica migliore). Fu anche il primo carro pesante che abbandonava la concezione multitorretta, impressionante ma non molto efficiente. A questo proposito, c'era da dire che i carri SMK e T-100 avevano torri multiple, ma i precedenti T-35 avevano addirittura 5 torrette, di cui 3 con cannoni. La riduzione a 2 con la generazione successiva non risolse il problema: per un cannone veramente potente c'era bisogno di una torre sola, ed ecco il KV-1, apparso già nel '40.
Lo Stalin JS-1 fu la sua evoluzione, ma era ancora troppo poco armato (preceduto da vari KV evoluti come il KV-85 o il KV-1S, rispettivamente armato con l'85 mm e con corazza ridotta per raggiungere i 40 kmh). Il KV-1B e C erano invece carri con corazza migliorata (fino a 120 mm, il primo aggiuntiva, il secondo di fusione), con potenza aumentata da 500 a 600 hp per compensare il peso. Non vi fu un vero successore del 'fratello' KV-2, armato con obice da 122 o da 152 mm, ma troppo pesante (52 t). Combatterono duramente contro i Tedeschi e vi fu persino un caso in cui uno di loro, appostato dietro un ponte, fermò per 2 giorni una intera divisione tedesca, e venne messo fuori uso solo da un cannone da 88 che lo centrò con diversi colpi mentre dei Panzer III lo 'distraevano'. Ma dal 1942, preso atto che erano troppo lenti e con persistenti problemi di trasmissione (il vero 'tallone d'Achille' dei corazzati sovietici), vennero tolti dalle brigate corazzate e relegati ad appositi reggimenti di sfondamento di carri pesanti, con una blindatura sufficiente per mettere spesso in crisi i cannoni controcarri tedeschi.
 
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I carri leggeri sovietici non ebbero luogo durante la guerra. I Sovietici nel periodo ante-guerra avevano parecchi carri leggeri; i BT-1/7 nacquero dai tipi americani 'Crhistie', ed era precedenza sulla mobilità, che compromise la corazzatura. Dalla sua evoluzione si sarebbe giunti al T-32 e poi al T-34. I T-26, invece, discendevano dai Vickers da 6 t, e armati ben presto con torretta da 45 mm, divennero mezzi di tutto rispetto; in Spagna surclassavano nettamente i Panzer I e II, e i carri L3 italiani, nessuno dei quali abbastanza armato né capace di sopravvivere ai colpi del 46/45 mm sovietico. Successe anche che un L3 armato di lanciafiamme tentò di avvicinarsi di soppiatto con la sua velocità e sagoma bassa, ma venne distrutto a cannonate. Il T-26 era una sorta di 'Tiger' della situazione. Durante la guerra successiva invece venne surclassato dai cannoni tedeschi, visto che era poco protetto e piuttosto lento (tutto sommato era l'equivalente di un M13/40 italiano, ma pesava solo 9 t anziché 13, con corazzatura ridotta di circa 15-25 mm anziché 42). Queste esperienze furono importanti, visto che vennero sviluppate tante tecniche interessanti, i motori diesel, la corazza in lamiera saldata, i cannoni ad alta velocità. I T-26 non erano altro che carri appoggio della fanteria, ma erano molto diversi dai quasi coevi R.35 francesi, pure da circa 10 t. La differenza era notevole: con una corazza pari a circa la metà avevano però una maggiore velocità (28 anziché 20 kmh), una torre biposto e con cannone ad alta velocità, che nell'insieme ne facevano dei mezzi ben più moderni di quelli francesi, che erano solo la riedizione dei mezzi d'appoggio della I G.M., veicoli molto più legati alle operazioni statiche, e per questo ben protetti, ma inadatti per la guerra di movimento.
 
I carri sovietici ebbero anche altre evoluzioni: dai carri leggeri anfibi '''T-37''' e 38, con corazze appena accennate (circa 9 mm), si passò a modelli più pesanti come il '''T-40''', il '''T-60''', mentre il '''T-50''' era un costoso mini T-34, con cannone da 45 mm e venne prodotto in pochi esemplari. Si sarebbe ripresentato il concetto con il '''T-70''', grossomodo simile al T-50 ma con due e non 4 posti; per il resto aveva corazza resistente al 37 mm, e cannone da 45 mm. Era valido, grossomodo come l'M3 americano (che era meno armato, ma con torretta biposto e maggiore velocità), ma venne surclassato nei combattimenti con i Tedeschi. Al più si trattava di un mezzo di esplorazione, o di appoggio. Al dunque, nonostante l'evoluzione con il T-80, venne tolto dalla produzione nel '43 e venne mantenuto solo lo scafo per un poco conosciuto semovente contraereo da 37 mm e sopratuttosoprattutto per il semovente SU-76 con il cannone da 76,2 mm divisionale. Era un compromesso accettabile, ma a patto che si evitasse di ingaggiare i corazzati più pesanti. Per il resto era un mezzo valido sia come cacciacarri che come artiglieria semovente; gli equipaggi ne riportarono impressioni differenti: il pilota era stretto tra i due motori a benzina automobilistici, cosa oltremodo seccante specie d'estate (molto meno d'inverno); gli altri erano in un comparto aperto, il che era al converso meglio d'estate che d'inverno da occupare. Di sicuro avevano molti meno problemi di abitabilità dei mezzi a scafo chiuso, come lo StuG tedesco. Il veicolo non era molto veloce, ma era molto mobile anche sulla neve e fango, e a differenza del T-34 (che sferragliava in maniera plateale) era molto silenzioso, vantaggio tattico non indifferente. È rimasto in servizio, tra i pochi semoventi d'artiglieria, per decenni nel Patto di Varsavia e alleati.