Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 4: differenze tra le versioni

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Invece i sottomarini italiani subirono, in appena un mese, la perdita di 10 battelli, incluso uno catturato dalle navi inglesi e rimorchiato come un trofeo fino in porto. In contraccambio ottennero qualche successo, incluso l'affondamento di un incrociatore leggero. Ma gli Inglesi avevano molti più incrociatori leggeri di quante decine di sottomarini gli italiani. Di fatto, commentò Churchill, l'inefficienza dei sommergibili italiani fu la maggiore sorpresa che riservarono gli Italiani. Assieme all'inefficacia dei bombardieri, fece sì che la Mediterranean Fleet navigasse poco meno che indisturbata, anche se dovette subire qualche danno dagli aerosiluranti (appena entrati in servizio). Gli Italiani erano stati i primi, seguiti dagli Inglesi, a lanciare un siluro da un aereo, ma il record storico rimase una curiosità tecnica, nient'altro, per i successivi 20 anni. I primi reparti aerosiluranti arrivarono solo nel 1940.
 
Fino a che i Tedeschi, con sommergibili e sopratuttosoprattutto con il X Fliegerkorps, non intervennero nel Mediterraneo, gli Italiani rimasero battuti, persino sotto casa (Punta Stilo), dentro casa (Taranto), appena fuori (Matapan). Gli Inglesi si presero persino la libertà di bombardare Genova all'inizio del 1941, mentre gli Italiani non riuscirono a schiacciare Malta, che pure era quasi data per persa all'inizio della guerra.
 
La cantieristica italiana rimase per giunta quasi ferma. Non riuscì minimamente a rimpiazzare le perdite subite, e questo senza nemmeno considerare come il mancato richiamo dei mercantili italiani in Mediterraneo comportò la perdita di centinaia di unità oceaniche già all'inizio della guerra, tagliate fuori da Gibilterra e del canale di Suez, al più costrette nel corno d'Africa o nei porti neutrali. Durante la guerra venne completata una corazzata, 4 incrociatori leggeri, 5 cacciatorpediniere, varie serie di sommergibili e piccole unità di scorta. Ben poco rispetto alle perdite che quasi cancellarono la Regia Marina dai mari, con la perdita di due sole corazzate, ma di tutti gli incrociatori pesanti e di circa 200 tra incrociatori leggeri, cacciatorpediniere, torpediniere e sottomarini, più le navi leggere e ausiliarie.
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===Navi da battaglia e portaerei===
A parte la fine dell'aggiornamento delle corazzate 'Duilio' e il completamento delle 2 '''[[w: Classe Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]''', con la quale le corazzate divennero da 2 a 6, passando ad una situazione di superiorità contro gli Inglesi. La Battaglia di Punta Stilo fu un azzardo: le due 'Littorio' erano teoricamente entrate già in servizio, ma erano ancora -come previsto dagli Inglesi- impreparate al combattimento. Altrimenti la battaglia sarebbe potuta andare ben diversamente, dato che in teoria, gli Italiani -anche senza contare la Regia Aeronautica- erano chiaramente in vantaggio già con le navi realmente schierate. Le 'Littorio' erano navi certamente all'avanguardia, anche se superavano le 35.000 t dichiarate di circa il 20%, con cannoni da 381/50 ad alta velocità e con la maggiore gittata tra quella di tutte le corazzate (ma per pochissimo, v'erano varie altre artiglierie che superavano i 40 km), veloci abbastanza da raggiungere i 30 nodi e con un elaborato ma non necessariamente efficacissimo sistema di protezione subacquea. A parte questo, la loro autonomia, al solito, era limitata, sopratuttosoprattutto per via delle 4.000 t di carburante che erano imbarcate, la metà delle 'Bismarck' tedesche, e che a 30 nodi non avrebbero consentito di percorrere nemmeno il Mediterraneo da un capo all'altro, né a velocità ben più bassa sarebbe stato agevole raggiungere gli Stati Uniti. Un limite, per una guerra 'mondiale', non indifferente, giustificabile solo nell'ottica dello scontro navale con i 'rivali' francesi.
 
C'erano altre due 'Littorio', della 'IIa serie'', la ROMA e l'IMPERO. La prima era in fase di avanzato completamento, ed entrò in servizio come l'ultima delle navi da battaglia italiane nel '42. Non ebbe nessuna fortuna, affondando all'indomani dell'Armistizio, il 9 settembre 1943, quando venne colpita da due Fritz-X telecomandate da parte di Do.217 tedeschi, che colpirono anche l' ITALIA senza causargli molto danno.
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L'AQUILA avrebbe avuto dislocamento massimo di circa 28.000 t. Eppure, a parte il fatto d'avere un pesante armamento contraereo, era una nave quasi priva di protezione, cosa di grande importanza per un'unità piena di carburante e di armi. Le controcarene davano una certa protezione subacquea, ma certo si trattava di una nave costruita con standard civili, non certo una robusta nave militare (paratie, servizi antincendio ecc).
 
Ma il vero problema era sopratuttosoprattutto che le turbine a vapore erano quelle previste per la nave corazzata CRISTOFORO COLOMBO, approntate nel 1916 e oramai sfiatate: la ROMA poteva viaggiare a non più di 20 nodi.
 
Era necessario rimpiazzarle, ma ci si orientò sui diesel. Ma la divisione Grandi Motori della Fiat fallì a costruire affidabili diesel nel 1937, 38, 39. Infatti la Regia Marina, a parte i dinieghi di Mussolini, aveva pensato al ROMA e all'AUGUSTUS come portaerei fin dal 1935. Ma i motori cominciarono ad essere approntati e provati, e solo al banco, soltanto nella primavera del '43. Questo problema dei sistemi di propulsione era tale da eliminare la credibilità dell'AQUILA: senza ancora aerei (e comunque i G.50 e Re.2001 nel '43 sarebbero stati superati), corazzature e anche i motori previsti, che avrebbero dovuto garantire 26 nodi.
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Nel dopoguerra due navi, il REGOLO e lo SCIPIONE servirono nella marina francese, il POMPEO MAGNO (poi S.GIORGIO), assieme al GIULIO GERMANICO recuperato e ribattezzato S.MARCO, servirono a lungo nella Marina italiana, dimostrandosi navi riuscite.
 
Tecnicamente le navi di questa classe erano impressionanti, perché avevano una potenza propulsiva paragonabile a quella di un incrociatore pesante, pur stazzando questi 2-4 volte tanto. Ma l'arma della velocità era piuttosto effimera. Se strategicamente era certamente importante muoversi con velocità ed essere 'nel posto giusto e nel momento giusto', in termini tattici la cosa non era tanto vera, e la velocità comprometteva spesso le altre caratteristiche fondamentali, la potenza di fuoco e sopratuttosoprattutto la protezione. In campo terrestre questo fu 'rilevato' dagli inglesi con i loro carri 'cruiser', veloci ma poco protetti; in mare fu altrettanto reale, come dimostrò la battaglia tra il Graf Spee e gli incrociatori inglesi (Exeter, Ajax, Achilles), più veloci ma più deboli. Anche la [[w:Battaglia di Punta Stilo|Battaglia di Punta Stilo]] dimostrò lo stesso, allorché la più lenta HMS WARSPITE mise in fuga la GIULIO CESARE dopo averla gravemente danneggiata, anzi questo disimpegno fu possibile solo per la sua scorta, dato che la velocità della nave italiana era scesa ad appena 19 nodi. Ma fu sopratuttosoprattutto la [[w:Battaglia di Capo Spada|Battaglia di Capo Spada]] che mise in evidenza l'impossibilità di combattere una battaglia tra grandi navi se una delle due parti aveva unità sprotette, con la perdita del COLLEONI italiano.
 
Tornando indietro nel tempo, i primi 4 'Condottieri' erano il gruppo 'Da Giussano', capaci nelle prove di ben 42 nodi di velocità, praticamente quanto facevano i 'Regolo'. Erano navi velocissime, ma la protezione quasi inesistente li fece soprannominare 'incrociatori di carta'. Andarono tutti perduti durante la guerra. Anche il secondo gruppo dei 'Condottieri' permetteva 39 nodi, mentre la protezione era impercettibilmente superiore: anziché la corazza a murata di 25 mm, ce n'era una da 24 e una paratia interna da 18 mm. L'ultimo dei 5 gruppi di 'Condottieri' era invece quello dei due 'Abruzzi', con un dislocamento quasi raddoppiato. I cannoni passavano da 8 a 10, ma la cintura corazzata era adesso di 100 mm più 30 nella paratia interna. Entrambe le navi, seppure duramente colpite nel conflitto, sopravvissero. La diminuzione della velocità di diversi nodi non fu quindi un problema.
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La mobilità è senz'altro la più degradabile delle qualità essenziali (le altre sono la protezione e la potenza di fuoco), alle volte può bastare un colpo a segno o un'avaria per ridurla o annullarla. Inoltre vi sono problemi che la velocità non aiuta a risolvere: gli attacchi aerei e sottomarini erano pericolosi anche per navi rapide come i cacciatorpediniere, molti dei quali affondati. Le secche, gli scogli e ovviante le mine nullificavano ogni vantaggio della velocità.
 
I 'Regolo' erano previsti sopratuttosoprattutto per gli attacchi ai convogli. Essi avrebbero dovuto quindi affrontarne le navi di scorta. Gli incrociatori leggeri britannici più piccoli erano i Classe 'Arethusa', che già potevano vantare 6 cannoni da 152 mm e 4-8 cannoni da 102 mm. Inoltre avevano una corazzatura di circa 51 mm per cintura e ponte corazzato. I cannoni da 135 mm avevano difficoltà a penetrare questa pur modesta protezione, e solo con i proiettili semiperforanti. I colpi da 152 mm, pesanti 50 kg, erano invece micidiali anche con le granate HE, che però potevano portare 6 kg di esplosivo anziché 2-3. Se i 'Regolo' colpivano un 'Arethusa' non necessariamente erano capaci di lederne sala macchina e depositi munizioni; se l'Arethusa colpiva un 'Regolo', privo di corazze protettive (solo 15 mm sul ponte e 20 mm per le torri), l'effetto sarebbe stato devastante. Anche i colpi da 102 mm erano pericolosi. I più recenti incrociatori 'Dido' avevano 8 o 10 cannoni da 133 mm, di caratteristiche simili ai 135 mm, ma essendo armi a doppio scopo (antiaeree) potevano sparare 8-10 colpi al minuto contro 5-6, superando il volume di fuoco (con armi di gittata e granata simili) dei 'Regolo'. Al contempo avevano corazze spesse fino a 76 mm, difficilmente attaccabili dai 135 mm. Salendo di livello, c'erano i 'Leander' con corazze da 76 mm e 8 cannoni da 152 mm, i 'Town' con corazze da 114 mm e 12 cannoni da 152 mm, e i 'County' con cannoni da 203 mm (granata da 120 kg). Inoltre c'erano i cacciatorpediniere, armati con pezzi da 120 mm che erano pur sempre una minaccia concreta per navi senza corazze. Due-tre caccia britannici potevano disporre tra i 12 e i 24 cannoni da 120 mm (fino a 10 colpi al minuto, gittata 15 e passa km, granate da 23 kg), se singolarmente erano inferiori ad un 'Regolo', in gruppo potevano causare un notevole problema.
 
In sostanza, i 'Regolo' erano realizzati bene, ma concettualmente erano un 'binario' morto, e non ebbero seguiti di sorta. Le macchine motrici erano il maggior costo per un incrociatore (all'epoca l'elettronica era decisamente una voce 'minore'). Un'unità che puntava tutto sulla velocità, come e più dei primi 'Condottieri', era una nave sbilanciata. Ne risultava una nave costosa molto costosa(per via delle macchine motrici), priva di protezione e dunque vulnerabile, relativamente poco armata (con lo stesso sistema motore era possibile costruire un incrociatore pesante) e inoltre i cannoni principali erano pressoché privi di capacità contraerea, quando il conflitto dimostrerà che era fondamentale avere un pesante armamento contraereo anche per i cannoni principali. Per esempio, si veda l'evoluzione dei cacciatorpediniere britannici (fino ai 'Weapon'), mentre le navi giapponesi e americane erano già armate di cannoni DP. Strano a dirsi, nonostante l'assenza di cannoni a doppio ruolo per i cacciatorpediniere, negli anni '20 già c'erano affusti per incrociatori pesanti, in calibro 203 mm, che dimostrarono solo d'essere costosi e scarsamente funzionali (anche se la velocità degli aerei degli anni '20 poteva far sperare nella loro efficacia).
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===Cacciatorpediniere<ref>Cernuschi, E: ''Gli ultimi due Comandanti'' Storia Militare luglio 2007</ref>===
L'esperienza bellica dimostrava un certo livello d'inadeguatezza delle navi italiane del settore, pur essendo molte di esse moderne e-o potenti. I 12 'Soldati' avevano 4-5 cannoni da 120 mm e 6 tls da 533 mm. Erano veloci, ma potevano arrivare solo a 2.000 miglia nautiche a 20 nodi. Un analogo 'J' era capace di una velocità pratica grossomodo simile, ma con 6 cannoni da 120 e 10 tls. I 'Navigatori' avevano 6 cannoni da 120 mm e 4-6 tls, mentre i 'Tribal' avevano 8 cannoni e 4 tls. Ma sopratuttosoprattutto, i caccia 'J' inglesi erano capaci di 3.700 miglia a 20 nodi, quasi il doppio rispetto alle navi italiane. Questo non era tanto dovuto alla differenza di carburante, ma al consumo elevatissimo dei motori italiani, almeno quelli dei cacciatorpediniere.
 
L'armamento contraereo era pure limitato perlopiù ai cannoni da 20 mm, visto che i 37 mm avevano affusti troppo pesanti. L'armamento principale, per quanto costituito da cannoni moderni a lunga gittata, non venne trovato molto preciso anche se a Punta Stilo il fuoco dei caccia italiani fu assai temibile per le navi britanniche.
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Queste unità vennero vendute alla Svezia in due unità e poi realizzate là in altre 4. Delle 30 della Regia Marina, ne rimasero a galla solo 7 alla fine della guerra.
 
Simili a queste v'erano le 4 'Orsa' che però avevano solo 2 cannoni da 100 mm, erano più lente (attorno ai 28 nodi) e sopratuttosoprattutto erano specializzate non tanto nell'attacco antinave, ma nella scorta antisommergibili, cosa che le 'Spica' dovettero adattarsi a fare con meno efficienza. Le 4 Orsa sopravvissero tutte all'Armistizio, poi due vennero affondate prima della guerra.
 
Per avere un numero elevato di navi di questo tipo si pensò bene di realizzare le 'Ariete', impostate nel 1942-43, pianificate in 40 esemplari ma impostate in 16. Solo l'ARIETE entrò in servizio nell'agosto del '43, le altre vennero completate sotto controllo da parte tedesca. Solo la capoclasse e la BALESTRA sopravvissero alla guerra, e vennero poi destinate come danno di guerra alla Yugoslavia.
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Quanto ai mezzi d'assalto, ce n'erano di tutti i tipi. Rivitalizzando l'esperienza della I GM, si ebbero unità di ogni sorta che al grado più basso erano i nuotatori d'assalto (uomini Gamma), che erano muniti di un bauletto esplosivo galleggiante, e che andavano in azione con vari mezzi, cominciando dal '41 ad attaccare navi alla fonda. C'erano naturalmente gli '''SLC''' o Siluro a Lenta Corsa, che iniziarono ad essere assemblati con gli studi del '35, durante la crisi con la Gran Bretagna. Erano caratterizzati da un motore elettrico da poco oltre un cavallo, che portava il mezzo, i due operatori e una carica di circa 300 kg.
 
La loro evoluzione tecnica fu modesta, e i tipi migliorati arrivarono troppo tardi, come uno (l'SSB o Siluro San Bartolomeo) con un carico di 400 kg costituibile se necessario da due cariche da 180 kg l'una. Questi siluri cominciarono ad essere messi in azione da sottomarini con appositi compartimenti stagni e durante la guerra attaccarono sopratuttosoprattutto Alessandria d'Egitto -celebre l'azione in cui vennero danneggiate due corazzate inglesi- da parte del sommergibile SCIRE' (affondato nel '42 da una corvetta inglese). Già un sottomarino italiano avrebbe dovuto fare la stessa cosa, forzare la base inglese, era il IRIDE, ma venne affondato prima portasse l'attacco, già nell'agosto del 1940. Il secondo tentativo fu fatto dal GONDAR, affondato a settembre. Quindi l'attacco del dicembre 1941 fu solo il terzo tentativo dopo due disastri.
 
Dalla nave OLTERRA, invece, gli incursori ebbero vita più facile. Era una nave teoricamente inerme, in realtà la base per attaccare Gibilterra con un comparto per gli SLC sistemato sotto il galleggiamento. Gli Inglesi non riuscirono mai a scoprirlo, mentre varie navi vennero affondate.
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I barchini esplosivi erano nati dall'idea di Amedeo di Savoia, che era comandante di squadra aerea e che aveva il fratello Ammiraglio di divisione. La sua idea era di trasportare un motoscafo veloce appeso sotto le due fusoliere dell'inconsueto e capace S.55, e usarlo per forzare le basi. Per non essere troppo sofisticato, il motoscafo sarebbe stato usato esso stesso come 'siluro' schiantandosi contro le navi da colpire. L'idea era ovviamente legata alla crisi con la Gran Bretagna, perché in quell'anno, il 1935, era scoppiata la guerra con l'Etiopia e la crisi con la Gran Bretagna,la cui Mediterranean Fleet divenne un avversario di riferimento. All'inizio dell'anno successivo, ovvero il 29 febbario 1936, venne dato incarico ai cantieri navali Baglietto di realizzare il motoscafo speciale, il M.A.T. Motoscafo Aviotrasportato. L'ing. Baglietto si fece aiutare dall'idea del precedente motoscafo 'Asso RB', e dotato di timoni ed eliche capaci di superare le reti parasiluri. Questo prototipo venne realizzato prima considerando un modello in legno che venne provato con l'S.55 ad Orbetello, nel marzo di quell'anno, poi seguirono due prototipi con un motore Alfa Romeo da 75 hp, e sopratuttosoprattutto una carica esplosiva di Tritolital, esplosivo molto potente, da 330 kg di peso. C'era anche il 'cannone' ovvero una serie di piccole cariche che dopo l'impatto dovevano -innescate da un congegno di prua chiamato 'palmola', tranciare lo scafo e fare affondare la testata in fretta, facendola esplodere ad una profondità predeterminata. Ma gli esperimenti dimostrarono anche l'obsolescenza dell'S.55 e le difficoltà dell'operazione. Accantonato il discorso, venne poi ricominciata la sperimentazione nel '38 da parte della Prima Flottiglia MAS; vennero ordinati 6 M.T. (motoscafo da turismo, nome ovviamente di copertura) con scafo allungato di 40 cm, da 4,7 a 5,1 m; la larghezza restava di 1,46 m e l'altezza di 65 cm, o almeno non si conoscono eventuali variazioni; il motore era potenziato a 90 hp. Dopo i primi 6, ne giungeranno altri 12, sempre della C.A.B.I. I primi vennero consegnati nel '39. Nel '41 seguirono gli M.T.M., motoscafo da turismo modificato. Avevano un invertitore di marcia, posizione più comoda del pilota, lunghezza 5,4 m (al galleggiamento; f.t. erano 6,11). Autonomia di 3 ore a piena potenza. Da notare che il pilota non era al centro dello scafo ma dietro, mentre era il motore al suo centro, e la carica esplosiva a prua.
 
Vennero consegnati circa 40 M.T.M. entro il settembre 1943, e dopo seguirono altri 143 per la X MAS, visti come mezzi economici d'assalto per colpire grosse navi con equipaggio ridotto ad un singolo operatore. Avrebbero avuto qualche successo, ma anche vita dura a causa dei mezzi di pattugliamento dotati di radar oramai ben diffusi dopo il 1943. Altrimenti, la loro piccola sagoma di notte sarebbe stata difficile da vedere. Ma com'era in dettaglio l'M.T.M. e come funzionava? Lo scafo era in legno di faggio, a fasciame, oppure nell'MTM-D a guscio, usando le tecniche aeronautiche di sagomatura a caldo di compensato e resine sintetiche. Un MTM era di dimensioni pari a 6,11x1.665x1,040 m, peso 1.200 kg, la velocità era alta, 31 nodi, ma da notare che era pur sempre molto inferiore a quella delle motosiluranti. E non c'erano armi difensive. Il pilota, dietro un paraonde di aspetto curvo, appena sporgeva dal mezzo, su cui stava seduto all'estrema poppa. Aveva una tuta protettrice Belloni, anzi precisamente un 'Vestito impermeabile Belloni', e un battellino di salvataggio: quando puntava ad una nave o ad una ostruzione portuale, bloccava con un 'vitone' il timone, poi si buttava in acqua con il battellino, che era ripiegabile a mò di straia: prima era il sedile, poi diventava una specie di materassino. Venne persino previsto un modello semovente con motore elettrico a batteria da 0,25 hp. Era ingegnoso, ma come si potrà ben intuire non funzionava in pratica e i piloti si portavano piuttosto due racchette da ping pong come mini-pagaie. Nel '44 arriveranno anche gli M.T.M.M. (La terza M per 'Migliorato'), e poi gli MTR (Ridotto), compatibile con i tubi stagni usati per portare gli SLC; prodotti in un prototipo e 13 esemplari di serie, non vennero mai usati in azione. In tutti i casi i barchini esplosivi erano portati in azione trainati da unità più grandi, in genere motosiluranti. Nel dopoguerra questi piccoli, mortali ed ingegnosi natanti vennero convertiti in parte anche come mezzi da turismo, per quanto davvero minimi in termini di dimensioni e pesi; e proprio questo impiego 'civilizzato' nascose l'uso di tali mezzi da parte israeliana, quando alcuni MTM vennero utilizzati contro gli Arabi colpendo una fregata egiziana. L'addestramento ebbe luogo nel lago di Tiberiade, con istruttori della X MAS. Corsi e ricorsi della Storia, successe così che gli ebrei si ritrovarono come istruttori ex-Repubblichini, nonostante quanto successe negli anni della guerra <ref>Daniele Lembo Eserciti nella Storia</ref>.