Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Giappone: differenze tra le versioni

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[[File:Kawasaki KI-102b heavy fighter.jpg|360px|right|thumb]]
I Ki-45 erano importanti, ma non sufficienti. Un velivolo migliore era certamente il '''Ki-102''', un bimotore che fin da subito venne pensato per superare le prestazioni dei tipi precedenti. Inizialmente venne progettato come Ki-96 che era un bimotore monoposto, tipo il P-38 ma sopratuttosoprattutto simile al Ro.57 italiano, essendo un velivolo con fusoliera singola. Ma dopo tre prototipi il Ki-96 venne abbandonato, forse si pensò che non valesse la pena costruire un monoposto tanto costoso. Ma ben presto venne concepito un caccia pesante d'attacco al suolo e antinave, il Ki-102b, i cui prototipi volarono partendo dalla primavera del 1944 con tanto di componenti provenienti dal Ki-96. Era un velivolo di tipo del tutto convenzionale, con due aviatori in tandem. Dopo 20 aerei di preserie finalmente si passò nell'autunno ai velivoli di serie. 6 aerei Ki-102 vennero modificati come caccia d'alta quota, con alcune modifiche all'abitacolo e un impennaggio di coda più grande, ma sopratuttosoprattutto con i turbocompressori. Purtroppo per i giapponesi, se la valutazione fu positiva, i problemi con il turbocompressore non consentirono di produrne che 15 esemplari; nondimeno si pensò anche al Ki-102c da caccia notturna, altri 2 esemplari prodotti, con tanto con un radar AI, due cannoni Ho-105 da 30 mm (simili agli Mk 108 tedeschi), e due Ho-5 da 20 mm montati obliqui per attaccare dal basso gli aerei da bombardamento, mirando magari al vano portabombe. L'inclinazione era minore dei 70-80 gradi usati dai Tedeschi, inventori del sistema, usando il collimatore Revi apposito per un tiro perfetto, senza deflessioni e a distanza ravvicinata, annullando l'ignaro bombardiere della RAF (privi usualmente di torrette ventrali, sostituite da un bulbo per il radar).
 
I cannoni da 30 mm Ho.105 erano armi da 30x113 mm, pesanti 44 kg e tiranti 450 c.min a 750 ms. Questo significa che rispetto all'Mk 108 pesavano meno, avevano una minore cadenza di tiro ma una molto superiore velocità iniziale, che ne migliorava le prestazioni balistiche e la precisione (per l'arma tedesca: 60 kg, 600 c.min, 505 m.sec), tanto che di fatto il cannone tedesco sembrava più un lanciagranate (con proiettili da ben 310 grammi l'uno, di cui 70 di esplosivo). L'arma giapponese era inferiore forse anche per il peso della munizione, ma quand'anche fosse stata di 'soli' 260-270 gr avrebbe avuto una potenza formidabile contro qualunque bersaglio. Strano a dirsi, questo cannone era l'ultimo derivato della M2 Browning, di cui usava la meccanica di base, come del resto l'Ho-5 da 20 mm, altra ottima arma (20x94 mm, 33 kg, 850 c.min e 750 metri al secondo di velocità iniziale) che fu il migliore dei cannoni da 20 mm giapponesi.
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Quindi, anche in termini cronologici lo Zero era stato superiore: come il precedente A5M era arrivato prima dell'equivalente dell'esercito, cominciando nel 1940. Quando scoppiò la guerra ce n'erano almeno 330 esemplari in servizio e quasi tutti gli A5M erano stati sostituiti, questo rese possibili i successi mietuti nei primi mesi di combattimenti. I Ki-27 invece equipaggiavano ancora quasi tutte le unità giapponesi. Meno male che, pur con appena 780 hp, erano in grado di volare a 470 kmh e salire a 5.000 m in 5,36 minuti; la sua struttura era talmente leggera che pesava a vuoto solo 1.100 kg. Era però anche molto leggera e vulnerabile, quando l'A5M era eccezionalmente robusto. Entrambi avevano solo due mitragliatrici da 7,7 mm nel muso, l'A5M era più lento (434 kmh) ma con autonomia migliore e con la capacità di operare da portaerei. Nell'insieme fu uno dei migliori e più notevoli caccia degli anni '30, e arrivò già nel '37. Il Ki-27 era giunse l'anno dopo ma nell'insieme, pur se con il carrello fisso, era veloce quanto un G.50 di poco successivo. Ma il Ki-27 poté fare poco contro i P-40 americani dell'AVG, che erano capaci di imporre combattimenti veloci e con grande potenza di fuoco. La produzione solo verso il 1942, con quasi 3.400 costruiti, i quali combatterono con buoni successi anche all'inizio della guerra del Pacifico, per poi finire come aerei d'addestramento e (con carichi di bombe piuttosto modesti) kamikaze.
 
Il Ki-43 fu dunque un velivolo assolutamente necessario per ottenere l'iniziativa in aria, ma ci volle del tempo per diffonderlo nelle unità. Nel frattempo gli Alleati, e sopratuttosoprattutto l'AVG, fecero molte vittime tra le file giapponesi (sopratuttosoprattutto tra i bombardieri), mentre gli incontri con i Ki-27 erano usualmente riferiti (nonostante il carrello fisso) come 'Zero', e così avvenne con i Ki-43. Questi velivoli erano molto aerodinamici, con una coda molto lunga che si rastremava molto fino alla coda. Ma nondimeno, erano più lenti dei più tozzi Zero e come salita risultavano leggermente inferiori ai Ki-27, ottenendo (la versione IIb) 5,8 minuti nella salita a 5.000 m.
 
[[Immagine:Ki-44 (1).jpg|300px|right|thumb|Lo Shoki o 'Tojo']]
Il successore non era il '''Ki-44''', come può sembrare. In effetti quest'aereo apparve dopo il Ki-43, ma la sua entrata in servizio fu piuttosto rapida e addirittura, quasi contemporanea. Anch'esso venne migliorato presto, passando da 2x12,7 e 2x7,7 mm a 4 armi da 12,7 mm. Presto sarebbero seguiti velivoli molto più armati, intesi sopratuttosoprattutto come caccia intercettori, cosa che in effetti erano. La loro carriera fu possibile perché le comparazioni con i Bf-109E e il Ki-60 risultarono positive, e questo dà l'idea di come fosse un aereo valido. Ma ai piloti non piacque per varie ragioni: era scarsamente manovrabile (nonostante l'adozione di flap di manovra), era troppo veloce all'atterraggio, e il pilota, nonostante la capottina a visibilità totale, aveva problemi di visuale anteriori (dovuti al grosso motore radiale e al basso tettuccio per ragioni aerodinamiche). I Ki-44 fecero anche missioni di scorta e supporto, ma il loro vero valore rimase nell'ombra per molto tempo.
 
Concepito dal team dell'ing Takeo Doi, il nuovo Nakajima era quasi un racer con ali di appena 9,45 m di apertura (la fusoliera era di 8,78 m) e di 15 m<sup>2</sup> di superficie, mentre i pesi erano di 2.100-2.900 kg. La sua ala era quindi molto caricata, e ricordava forse il P-44 Rocket, o certamente il P-43 Lancer americani. Volò nel '40 per cui era anche un coevo del Re.2001 o del simile Re.2002 successivo; vi furono problemi di vibrazioni eccessive e la velocità era troppo bassa rispetto le previsioni, nonostante i compromessi che ne fecero costruire la cellula 'ritagliata' sul motore, il cui grosso muso era l'elemento più caratteristico. La velocità era di 580 kmh e la salita a 5.000 m in meno di 6 minuti. Le prime macchine vennero costruite in 40 esemplari (Ki-44-I) e mandate in Indocina dove vennero testati dai piloti del 47° DDC; ma i giudizi furono negativi: lo Shoki era un velivolo con poca autonomia e poca agilità conparato al Ki-43 e non c'erano velivoli da intercettare, quindi a che serviva il nuovo e costoso intercettore? Da ricordare che tutti i caccia giapponesi erano di costruzione metallica in lega leggera, e che così avvenne anche con i bombardieri: differentemente da italiani e sovietici, non c'era più spazio per aerei di legno e tela. In ogni caso, il Ki-44 non venne totalmente affossato e sorprende che cominciò le operazioni già nel maggio del '42. Il fatto che all'epoca i Giapponesi erano all'offensiva però lasciava poca necessità di un intercettore costruito con criteri di prestazioni tipiche di velivoli quali, nel dopoguerra, il MiG-15 o meglio l'F-104. Lo Shoki era l'equivalente giapponese dell'epoca, e in questo non era del tutto solo: la Marina nel suo mondo parallelo a quello dell'Esercito poteva dire d'avere un velivolo simile, il J2M Raiden della Mitsubishi.
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Da notare che il Ki-44, un po' per l'autonomia, un po' per il numero ridotto, ma sopratuttosoprattutto per l'efficacia come intercettore, fu uno dei pochi aerei giapponesi non usati come Kamikaze. Il suo successore tuttavia mise il Ki-44 nell'ombra: esso fu l'eccellente, anche se meno affidabile, Ki-84 'Frank'.
 
[[Immagine:Kawasaki_Ki-61-14.jpg|350px|right|thumb|La sagoma slanciata del Ki-61 era molto diversa dai tipici caccia giapponesi con motore radiale]]
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La versione specializzata per le alte quote Ki-100-II aveva turbocompressore ma venne realizzata in soli tre esemplari prima della fine della guerra. Poteva erogare la sua massima potenza anche a circa 10.000 m; infatti se c'era un limite al Ki-100 era quello che oltre i 7.600 m la sua potenza e le prestazioni calavano rapidamente. Per il resto era facile da pilotare e anche da mantenere a terra, differentemente dai Ki-84 e dagli N1K Shiden. Da notare che questo motore venne provato anche con un Ki-.84 e nonostante la minore potenza, pesando di meno diede quasi le stesse prestazioni senza dover lamentare l'inaffidabilità meccanica dell'altro motore. A tutti gli effetti, il Ki-100 era l'equivalente del FW-190, anche se meno potente e veloce. SopratuttoSoprattutto, arrivò solo nel '45. La sua realizzazione fu possibile anche per via delle informazioni che i Giapponesi ebbero a proposito del FW-190, che era stato realizzato con un motore radiale letteralmente 'fasciato' in una cofanatura estremamente aerodinamica per le migliori prestazioni. Ma questo era un problema non indifferente per il raffreddamento, e la cosa comportava delle controindicazioni che richiesero molto tempo ed esperienza per essere risolte. Nel caso del K-100, invece, si ebbe a disposizione il 'prodotto finito' e la cosa aiutò subito, in quegli ultimi disperati mesi di guerra, ad ottenere una soluzione del tutto valida.
 
 
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Il Frank venne subito approvato dai piloti, ma l'esercito perse tempo per lunghe e a quel punto inutili valutazioni operative. Solo nell'aprile del '44, dopo ben un anno, iniziò la produzione in serie dalla fabbrica di Ota, quando per il Ki-100 la procedura accelerata aveva richiesto solo qualche mese. Del resto in quel caso si trattava 'solo' di rimotorizzare cellule prive del motore previsto.
 
Il Ki-84 andò a combattere con il 22° Sentai in Cina, che ebbe gli aerei di preserie; altri 10 sentai invece vennero mandati nelle Filippine. Ma nemmeno questo bastò per evitarne la perdita. Nonostante l'apertura della nuova fabbrica di Otsonominya, il Frank non riuscì a sostituire tutti gli altri caccia giapponesi, eppure in sé aveva le prestazioni di un intercettore e di un caccia da superiorità aerea. I problemi con l'aereo erano sopratuttosoprattutto lo scarso livello qualitativo a cui oramai si era ridotta l'industria giapponese all'epoca, oltre a qualche altro problema di messa a punto, del motore ma anche del circuito idraulico del carrello. Spesso gli Hayate si danneggiavano al suolo dopo avere magari sostenuto indenni un combattimento. Non era sempre così ovviamente, ma la manutenzione in zone operative separate non aiutava un velivolo tanto sofisticato ad operare correttamente.
 
L'Hayate saliva a 5.000 m in 5,9 minuti e volava a 631 kmh, ma ci sono anche valori che parlano di ben 685 kmh, cosa non incongrua considerando che si trattava di un aereo ben aerodinamico, nonostante l'ala da 21 m2 (contro i 15 del Ki-44) contro un peso di 2.660-3.890 kg. L'armamento venne incrementato con il Ki-84-Ic con due cannoni da 20 e due da 30 mm per compiti di distruzione bombardieri; ma non mancarono altre versioni potenziate o di ripiego.
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In ogni caso il Ki-84, in appena 17 mesi, era stato prodotto in non meno di 3382 esemplari. In Patria ebbe impiego dai Sentai incaricati sopratuttosoprattutto di difendere Tokyo, come il 47, 73, 111, 112 e 246. Negli ultimi mesi i problemi di produzione aumentavano, perché l'Hayate era costruito con maestranze sempre meno esperte perché molto uomini erano stati mandati al fronte o nell'Esercito. E dire che l'Hayate era stato pensato per essere semplice da volare per i piloti poco esperti, e con molte meno attrezzature per la produzione da parte delle fabbriche. A tal proposito, la fabbrica di Musashi, che produceva i motori, venne attaccata almeno 12 volte dai B-29. Si pensò anche di spostare la produzione in caverne sotterranee.
 
In tutto vennero costruiti 1.670 aerei entro il '44, tra cui gli 83 di preserie, mentre il secondo stabilimento, aperto nel '45, ne costruì altri 727. L'Hayate KAi era pensato per ottenere risparmi di materiale strategico in deroga alla solita politica di costruire aerei solo in metallo, sostituendolo con il legno in alcune componenti. Il passo successivo fu il '''Ki-106''' tutto in legno, con peso aumentato di 272 kg circa. Ci metteva 13,1 minuti per salire a 8.000 m anziché 11,66, ma era veloce quasi quanto il tipo precedente. Le qualità di volo erano comunque decadute sensibilmente. Malgrado tutto la cosa si poteva fare, ma l'aereo rimase esemplare unico. Il Ki-84-III era una versione d'alta quota con turbocompressore, il '''Ki-113''' era fatto in gran parte d'acciaio (e soprannominato 'L'Hayate d'acciaio'), per salvare anche in questo caso materiali d'alluminio; ma si dimostrò troppo pesante e non volò mai dopo il suo completamento all'inizio del '45: era decisamente sovrappeso, tanto da avere un peso di 2.800-3.900 kg (eppure era a vuoto leggermente meno pesante del tipo di legno: forse erano dati previsti ma non raggiunti nella pratica?). Il '''Ki-116''' ebbe invece un motore Ha-112 da un ricognitore Ki-46, e dimostrò che pur perdendo 400 hp, aveva 450 kg di peso in meno rispetto al tipo standard, il che lo rendeva più veloce del Ki-100, e molto maneggevole rispetto anche allo stesso Ki-84 standard, con un peso a vuoto di appena 2.200 kg. Forse era il caccia 'ideale', ma il Giappone si arrese prima che diventasse una realtà operativa e solo un aereo rimase così modificato. Quanto al '''Ki-84N''' esso era un progetto per un caccia d'alta quota con l'Ha-44 da 2.500 hp e ala ingrandita, il '''Ki-84P''' aveva un'ala ancora più grande, il '''Ki-84R''' era previsto con motore da 2.000 hp ma con turbocompressore per le alte quote. Nessuno di essi venne realizzato.
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===I caccia della Marina===
[[File:Zero Fighter.jpg|350px|right]]
Quanto alla Marina, la sua colonna portante fu il '''Mitsubishi A6M Zero''', aereo famosissimo, ora sopravvalutato, ora ridicolizzato sia durante la guerra che dopo, da parte di appassionati e di storici. Certamente al suo apparire lo Zero, con una grande ala da 12 m di apertura alare e 21m2 di superficie garantiva eccellente maneggevolezza; ma stranamente la sua velocità non venne penalizzata né da questa grande ala, né dallo spessore della sua struttura, né dalla presenza di un tettuccio molto grande e ricco di controventature (che lo rendeva molto meno liscio dei tipi Nakajima), e anzi si dimostrò subito il più veloce e ben armato caccia giapponese. Jiro Horikoshi fece davvero un lavoro eccellente, e questi caccia prima spazzarono via i velivoli cinesi nel '40-41, poi furono protagonisti di imprese eccezionali, come il decollo da Taiwan (essendo le sei portaerei principali a P.Harbour quello stesso giorno) per scortare gli aerei G4M che colpirono le Filippine distruggendo da subito il 40% dei 35 B-17 e molti altri aerei ivi basati. La superiorità dello Zero era totale: rispetto ad un caccia europeo era leggero e senza corazza; ma era superiore ad un Hurricane, era superiore in generale ai caccia di pari potenza europei in ogni ambito eccetto che nella velocità in picchiata, rimasta piuttosto ridotta. L'A6M2 arrivava a circa 540 kmh con un motore stellare da un migliaio di hp, aveva maneggevolezza, autonomia, visibilità, carreggiata del carrello, e versatilità (capacità standard di portare bombe o serbatoi) pressoché doppie rispetto ad un Bf-109E, con cui condivideva potenza motore e armamento. Gli A6M3 avevano prestazioni migliori ad alta quota anche se a scapito dell'autonomia, visto che avevano il motore Sakae da 1.130 hp, più i cannoni Tipo 99 con 100 colpi (sempre con caricatore a tamburo) anziché 60, e rivestimento alare irrobustito per raggiungere velocità in picchiata maggiori. Batterono duramente gli Spitfire Mk V nel '43 sull'Australia, ma la loro mancanza di autonomia era un serio problema e presto arriveranno gli A6M5 che avrebbero dovuto avere il Kinsei da 1.500 hp, ma mantennero il Sakae 21 dei predecessori: stranamente, pur pesando di più ebbero prestazioni migliorate per qualche modifica di dettaglio, raggiungendo i 560 kmh; presto gli appesantimenti con cannoni da 20 Tipo 99 con 125 colpi (a nastro), e un minimo di corazze, l'ala irrobustita per volare in picchiata ad oltre 730 kmh, li resero un po' più lenti fino al punto da renderli superati. In realtà quando nel '44 gli A6M5 vennero massacrati dagli Hellcat il problema era sopratuttosoprattutto quello di piloti meno preparati ed addestrati di quell'eccezionale nucleo esistente all'inizio della guerra: perché l'A6M3 poteva battere lo Spit e l'A6M5 venire massacrato dall'Hellcat, altro aereo da 600 kmh? Alcuni eccezionali piloti come Saburo Sakai combatterono per tutta la guerra, ma erano un'eccezione. L'A6M si evolse in altri tipi, ma se i 330 aerei in servizio nel '41 furono sufficienti per conquistare il settore Pacifico, i 10.000 costruiti poi non ebbero modo di resistere all'offensiva Alleata.
 
'''A6M5 Mod.52b'''
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Presto si passerà al J2M2 con il Kasei 23 da ben 1.820 hp con iniezione di acqua e metanolo nel turbocompressore e i tubi di scappamento erano singoli per ciascun cilindro, il che aumentava la spinta all'indietro che davano. Con circa 30 cm di muso in meno (grazie al nuovo motore) il pilota vedeva anche meglio di prima, ma il peso del motore costrinse, per mantenere il baricento, di ridurre da 156 a 120 galloni la scorta di carburante. L'armamento era di 2x7,7 mm e 2x20 mm (questi con 200 colpi l'uno, forse erano a nastro anziché a tamburo). Solo 11 vennero costruiti entro il marzo 1943, dati alcuni problemi come vibrazioni ed eccesso di fumo a tutto gas.
 
Al dunque solo nel dicembre del' 43 entrò finalmente in servizio con il 381 Kokutai di Toyohashi, Nagoya. In tutto ne vennero costruiti altri 144. Purtroppo i problemi continuarono e addirittura alcuni Raiden si disintegrarono in aria senza apparente spiegazione, mai trovata nemmeno dopo. Quello che si poté fare fu irrobustire le parti critiche. Presto arrivò, nel maggio del '44, il J2M3 che ebbe il destino di diventare il modello più prodotto. Adesso aveva due cannoni da 20 per ala, quest'ultima rinforzata, e talvolta anche due in posizione obliqua. I cannoni alari inizialmente erano 2 Tipo 99 mod 1 e due Tipo 99 mod 2, con differenti traiettorie balistiche; dopo che questo dimostrò una certa inefficacia (per la divergenza delle traiettorie), si decise di usare solo i più pesanti Tipo 99 Mod 2. La Marina non era soddisfatta di quest'aereo e ne decise, a giugno, l'abbandono per concentrarsi sullo Shiden. Tuttavia tornò sui suoi passi vedendolo come 'interim' attendendo l'A7M Reppu, successore dell'A6M. Ma con l'apparizione dei B-29 l'esigenza di aerei rapidi nella salita in quota andò alle stelle e il Raiden continuò ad essere prodotto. Il debutto operativo fu tardo, solo nel settembre del '44 nella zona delle Marianne, operando da Guam. Il nuovo aereo venne conosciuto da un manuale tecnico catturato a Saipan e chiamato 'Jack' dagli Alleati. Ma sopratuttosoprattutto il Raiden operò contro i B-29 sul Giappone, essendo robusto, corazzato, ben armato e veloce in salita (meno nel caso dell'appesantito J2M3).
 
Un Raiden venne catturato nel Febbraio del '45 a Manila. Il risultato fu interessante: lato negativo, freni scarsamente efficaci, affidabilità meccanica scarsa, raggio ridotto. Dal lato positivo, agilità buona, controlli buoni, buone prestazioni, stabilità, stallo, rapidità di salita. Il pilota disse che era il miglior caccia giapponese che aveva provato. Tra i limiti, gli alettoni diventavano pesanti già oltre i 520 kmh, limite curioso per un caccia veloce; lo stallo dava poco avviso ma l'aereo si riprendeva subito senza quasi perdere quota. Ottima la stabilità. Al dunque, fu certo una fortuna per i B-29 che pochi Raiden fossero stati costruiti. Avevano la possibilità di usare due bombe da 60 kg, o serbatoi ausiliari,ma come nel caso dei Ki-44, non furono mai usati come kamikaze, non casualmente. Quanto al J2M4 era inteso come ripristino delle prestazioni in quota dopo l'appesantimento dell'J2M3, con turbocompressore capace di mantenere 1.420 hp a 9.100 m e con due cannoni aggiuntivi obliqui. Anche se volò nell'agosto del '44, quest'aereo non ebbe che 2 prototipi realizzati per le difficoltà con i turbocompressori. Il J2M5 Modello 33 aveva il motore Kasei 26 per una velocità di 610 kmh e maggiore affidabilità del J2M4, che oltretutto venne battuto sul tempo. Era una macchina eccellente, ma per causa dei pochi motori disponibili solo 34 vennero costruiti all'arsenale navale di Koza. Il suo motore erogava 1.820 hp al decollo, 1.510 a 3.300 m circa, 1.400 a 6.800, 1.310 a 8.000 m, salita a 6.000 m in 6,33 minuti.
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*'''Armamento''':2x 7,7 mm e 4x20 mm più 500 kg esterni<ref>Armi da guerra 99</ref>.
 
Furono incontrati poi sopratuttosoprattutto vicino ad Okinawa. E il 343 Kokutai, ricreato in patria dopo la distruzione nelle Filippine, venne riarmato con i nuovi aerei, mentre un aereo venne modificato per ospitare un motore a razzo in coda onde aumentare la spinta per brevi periodi, ma non venne mai estesa a velivoli in servizio operativo, solo ad alcuni sperimentali. In tutto 520 aerei vennero prodotti a Naruo, e 468 a Himeji per 1007 apparecchi entro la fine del '44.