Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-5: differenze tra le versioni

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Questi fucili non sono certo molto noti; esteticamente somigliano (per i tipi dell'esercito) ad un incrocio tra due celebri armi: i mitra MP 40 e gli AK-47. E questo era in definitiva l'MP-43/StG-44. La sua discendenza, con la cartuccia sovietica da 7,62 mm, è stato l'AK-47, passando attraverso l'efficiente carabina semiautomatica SKS del 1946. Questa cartuccia era stata sviluppata già nel 1943 ed era leggermente più potente (7,62x39 mm), e quindi non è chiarissimo se sia davvero discendente dall'arma tedesca. La FG42 è stata la base in larga misura della famosa mitragliatrice M60, mentre l'StG-45 è stato la base di un fucile secondo solo per diffusione agli AK e agli M16, ovvero il HK G.3 e il cugino spagnolo CETME Mod 58; dal primo è derivato anche il famoso mitra MP-5; con il che si è ritornati al punto di partenza (stavolta a ragione), la definizione di 'mitra', usata fino al 1943 per queste armi.
 
Quanto ai lanciafiamme tedeschi, i tipi più avanzati furono montati sui carri Panzer III e sui semicingolati Mod. 251, che avevano 2-3 lanciafiamme capaci di 35 m di gittata e con 700 litri di carburante, sufficienti per circa 80 dardi da due secondi l'uno. I lanciafiamme della fanteria invece erano modelli come il Flammengewer 35 da 35,8 kg, con portata fino a 30 m; ma c'era anche un sistema portatile monocolpo, capace di raggiungere con una fiammata di mezzo secondo i 27 m, usato dai paracadutisti. C'era anche il tipo rimpicciolito del mod. 35, il mod. 41. Infine esistevano i lanciafiamme per due soldati, e tipi pesanti statici modello 42, predisposti per tirare in direzioni prefissate all'avvicinarsi del nemico. L'efficacia di queste terribili armi venne sopratuttosoprattutto apprezzata nelle operazioni offensive, specie contro i bunker e postazioni statiche varie. Peraltro l'Asse non riuscì a produrre un tipo di liquido abbastanza denso per valorizzarne appieno la gittata, come invece fecero gli Alleati con apposite miscele.
 
 
Le mitragliatrici e i mitra erano un altro capitolo. Gli MP 38, presto migliorati come MP40, erano tra le armi più prodotte e più usate della categoria, calibro 9 para, erano state concepite per una produzione in grande serie, con lamiere stampate ed ebbero una grandissima diffusione. La cadenza di tiro arrivava a circa 600 c.min e il disegno era molto funzionale e moderno, rimasto come standard per molti anni.
 
Le 'Spandau' tedesche erano ben note durante la I GM, e la loro efficienza, ma sopratuttosoprattutto il sangue freddo dei loro mitraglieri, fu pagato con perdite umane enormi. Per dare alle vecchie e pesanti mitragliatrici dell'epoca un degno successore, comparve negli anni '30 la '''MG 34''', un progetto snello e non tanto dissimile dalle varie MG 15 e 17 dei tipi d'aviazione. La cadenza di tiro era dell'ordine dei 900 c.min. Ma la vera arma 'definitiva' fu la MG 42, detta anche 'la sega di Hitler', tirava non meno di 1.200 c.min, persino troppi a dire il vero (circa il doppio di un'arma normale: buono per l'uso da parte di elicotteri o di aerei, ma tale arma non era usata se non a terra, dove il volume di fuoco di dieci colpi al secondo era considerato ottimale), per non consumare rapidamente le munizioni e surriscaldare la canna, protetta da una struttura tubolare. Arma assolutamente bivalente (forse la prima a superare la distinzione tra fucile mitragliatore e mitragliatrice da posizione), era una mitragliatrice leggera, poco più di un fucile mitragliatore, se usata con il bipiede (peso complessivo circa 11 kg), oppure pesante se usata con il trippiede. Anche se apparve a metà guerra e non ebbe forse la diffusione della precedente e diffusissima MG 34, ha segnato la storia della specialità. Assieme alla M2 Browning e al fucile mitragliatore Bren inglese (in realtà l'elaborazione di un'arma cecoslovacca, con ogni probabilità il migliore fucile mitragliatore della storia), è un'arma 'immortale' che ha continuato fino ai giorni nostri ad esistere, alle volte ancora nella sua forma originale. Lo scrivente può dire che alcuni anni fa, durante una raccolta di metalli per beneficenza, dalle cantine di una casa venne fuori una MG 42, purtroppo talmente arrugginita che solo la canna era ancora in buono stato. Era il segno del 'passaggio del Fronte' o della lotta partigiana. La MG 42, rivitalizzata come MG 42/59 o MG 3, ha ricevuto il munizionamento NATO 7,62 al posto di quello tedesco da 7,92 mm, e continua ad esistere in migliaia di esemplari a bordo di corazzati o come arma da fanteria. Alcune sono state anche ritubate per il calibro 5,56 mm in attesa di vere e più costose armi in tale calibro. Stranamente, la Rheinmetall non ha pensato ad una versione scalata dell'arma, con il calibro da 5,56 mm NATO.
 
L'eccellenza delle mitragliatrici tedesche ha un perché: le tattiche di fanteria tedesche, sin dalla prima guerra mondiale, si basavano sulle mitragliatrici, divenute negli anni '20-'30 armi atuomatiche di squadra, su questa potenza di fuoco mobile si intendeva ricostruire l'esercito tedesco del dopo Versailles, anche se, fino al 1933, fu difficile sia per motivi finanziari, sia per le limitazioni del trattato di pace.
I fucilieri tedeschi, almeno fino a guerra iniziata, erano armati con i vecchi Mauser, proprio perché nella dottrina operativa tedesca avevano poca importanza individuale, e molta come rifornitori e protettori della regina della squadra: la mitragliatrice media. Quest'arma aveva il ruolo di rompere l'attacco nemico, ma anche quello di accompagnare l'attacco delle truppe germaniche fin dentro le trince nemiche, dove doveva costituire un nucleo mobile di fuoco, in collaborazione non tanto con baionette e fucili, quanto con le pistole mitragliatrici e le bombe a mano (e/o le granate telescopiche, su cui negli anni '30 si poneva grande enfasi per ridurre all'impotenza i mini bunker e le mitragliatrici nemiche). Fuco e manovra e non baionette e urto erano alla base delle tattiche tedesche, con in più la considerazione che ogni unità di fanteria, anche una piccola squadra, doveva e poteva passare da funzioni offensive a funzioni difensive e difensivo-controffensive in ogni momento; proprio grazie alla presenza di armi atuometiche di squadra potenti come le mitragliatrici medie e non i fucili mitragliatori o le mitragliatrici leggere.. Un'idea molto differente da quella italiana (in cui baionette e urto frontale erano cardini, ed in cui i fucil-mitragliatori erano solo complementari all'urto della fanteria), o anche sovietica, francese e britannica, più basate sul movimento infiltrante con mitragliatrici leggere, ma meno sulla presenza tattica di armi di squadra automatiche ambivalenti.
Le mitragliatrici tedesche inoltre erano studiate per sviluppare un elevato (persino troppo elevato) rateo di fuoco proprio perché secondo gli studi dello stato maggiore nei combattimenti improvvisi e ravvicinati, tipici delle confuse azioni d'attacco e contro attacco, i primi 5-10 secondi erano quelli determinanti. Anzi i mitraglieri erano addestrati a saturare di fuoco una piccola e nodale area "scoperta" del nemico, e poi ad aspettare che le truppe nemiche si ritrovassero di nuovo allo scoperto, offrendo dei bersagli scoperti e concentrati. In questo facevano testo anche studi psicologici che dimostravano come la battaglia moderna creava un difficile problema ai soldati: malgrado imponesse (per la presenza di armi automatiche e proiettili d'artiglieria e di mortaio) il defilamento dei militari, in modo da non creare bersagli evidenti, li spingeva a concentrarsi ancora di più, per farsi coraggio e per sfruttare tutti assieme le protezioni del terreno (avvallamenti, rovine, muretti, siepi, tronchi ecc...). Quindi la mitragliatrice avrebbe comunque trovato gruppi di soldati ammassati, da finire in pochissimo tempo, prima che capissero di doversi dispedere o comprendessero da dove proveniva il fuoco nemico e quindi dove dovessero mettersi al riparo. Le mitragliatrici tedesche non erano dunque, già in origine, concepite con l'unico scopo di spazzare il terreno davanti alle trincee, contro assalti frontali in stile prima guerra mondiale, anche se, ovviamente, risultavano efficaci anche in quel contesto; ma forse non particolarmente superiori alle armi britanniche, russe e, sopratuttosoprattutto, americane.
In questo, e solo in questo, la Mg 42 risultava sensibilmente superiore alla Mg 34, che anzi era superiore balisticamente e meccanicamente, ma con un rateo di fuoco inferiore (poteva anche eseguire tiri semi automatici di precisione) ed un costo (con i conseguenti tempi di produzione), più sfavorevoli.
 
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Le mine tedesche erano invece le famose Tellermine 29, 35, 42 e 43. La Tellermine 42 pesava 7,8 kg con diametro di 324 mm, spessore 102 mm, carica di Amatol che esplodeva se calpestata da almeno 340 kg di peso; divennero presto più sofisticate, con tanto di mini-mine (antiuomo) sotto di loro, e che avevano la brutta tendenza ad esplodere colpendo l'ignaro geniere che avesse rimosse.
 
Tornando ai razzi controcarri veri e propri, dopo l'esordio del Puppchen si ebbero sistemi decisamente più pratici e sopratuttosoprattutto, economici e portatili.
[[Immagine:1668 - Salzburg - Festung Hohensalzburg - Panzerschreck und Panzerfaust.JPG|360px|left|thumb|Panzerfaust e Panzerschreck a confronto]]
Ecco quindi i '''Panzerfaust''' e i '''Panzerschrek''', (Pugno corazzato e Terrore dei carri). Ora cominciamo dal secondo, anche se apparve dopo l'altro. Il 'fucile a razzo controcarri' come veniva chiamato, era del '43 e adottava il razzo del Puppchen, con sistema d'accensione elettrica anziché a percussione. Ebbe successo e fu l'antesignano del 'Super Bazooka', apparso anni dopo in calibro 89 mm; la gittata era di circa 150 m, ma l'inconveniente era il razzo era ancora acceso quando partiva dal tubo, da qui la necessità di una apposita visiera per il lanciatore; era meglio se c'erano anche indumenti protettivi e una maschera antigas, e infine i detriti e gli scarichi del razzo erano pericolosi fino a 4 m, rendendo inadatta l'arma allo sparo da luoghi chiusi, e troppo visibile (=nuvole di polvere) se sparava dall'esterno. Inoltre era piuttosto pesante e ingombrante. Ma del resto non c'erano al momento altri modi di coprire le distanze tra 40 e 100 e passa metri, perché il Panzerfaust era troppo impreciso. Fu l'RPzB 54 con scudo antivampa che eliminò la necessità delle protezioni per il soldato lanciatore, ma non certo il resto dei problemi. l' RPzB 54/1 arrivava a 180 m con una granata migliorata e gli ultimi razzi prodotti perforavano 160 mm, mentre i vecchi mod. 43 venivano passati alla seconda linea. Erano popolari tra le truppe, anche se con i problemi di cui sopra.
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Ma nell'estate 1944 era stato pensato un sistema a doppio stadio con motore a razzo aggiuntivo, 190 gr di propellente iniziale e poi del razzo di per sé: v.iniz. 60 m.sec, raggio 100 m, diametro 6,2 cm, peso 6,8 kg, alzo per calcolare tiri fino a 150 metri, in servizio dal novembre 1944. Poi vennero i razzi ricaricabili Panzerfaust 150, tubo (probabilmente sempre in ferro) capace di sostenere fino a 10 tiri, per rendere più economiche queste armi, dotate di una impugnatura anteriore anatomica, 100.000 esemplari ordinati, ma pochi in servizio prima della fine della guerra. Ma non era finita, la HASAG progettò i razzi Panzerfaust 250 con velocità di 150 m.sec, che erano previsti in produzione nel settembre 1945. Infine, si pensò a razzi capaci di perforare ben 400 mm, ad un 'Grosse Panzerfaust', e a un 'Hecth' da 10,5 cm.
 
Il Panzerfaust era un'arma potenziata da un esplosivo chiamato ciclonite, che si dimostrava piuttosto instabile. Era arma capace di suscitare una certa diffidenza anche in chi l'usava dati i pericoli potenziali e il fuoco di ritorno della fanteria. I carri sovietici spesso avanzavano coperti di fanteria armata con mitra PPhS, e appena vedevano un soldato tedesco sbucare dietro un muro o da una buca non esitavano a sparargli. Spesso vennero installate protezioni aggiuntive perché il Panzerfaust era capace di dare ad un singolo fante la capacità controcarri, sia pure senza ricarica e da distanze minime, di un carro Tiger, ma la carica HEAT era sensibile al tipo di blindatura installata, se c'erano delle reti o delle piastre distanziate. La velocità del razzo era piuttosto bassa, nulla a che vedere con i quasi 300 m.sec degli RPG-7; l'arma veniva inserita nel tubo solo prima del lancio, per motivi di sicurezza; il grilletto era protetto dall'alzo, che si elevava per mirare meglio e lo scopriva; il tutto con il rischio che la granata, una volta aperto l'alzo, liberata dai ganci che la trattenevano, scivolasse fuori dal tubo esplodendo. Una volta lanciata, essa era stabilizzata da 4 superfici ripiegabili. Insomma, un sistema rudimentale, ma se si faceva centro, per il carro nemico era la fine. Negli ultimi giorni di Berlino era normale vedere civili e ragazzini della gioventù Hitleriana andare verso il fronte in bicicletta, armati con un paio di Panzerfaust per mettere KO qualche T-34 o JS Stalin. Il Panzerfaust era semplice e venne prodotto in quantità di centinaia di migliaia di esemplari, dimostrandosi molto pericoloso per i mezzi nemici, sopratuttosoprattutto negli scontri urbani o tra la vegetazione.
 
Venendo invece al Panzerschreck, la sua efficacia era elevata sì, ma non senza limiti vari. Eccoli<ref>Ludi G ''Panzerschreck, il Bazooka di Hitler'', Eserciti nella Storia mar apr 2006</ref>. Mentre il Panzerfaust era da distribuirsi alla fanteria comune, il 'Bazooka' era per team specifici controcarri, dato anche che l'arma pesava 9,25 kg per 1,6 m di lunghezza. La testata aveva 660 g di esplosivo. Era disponibile in versioni estive e invernali, ovvero rispondenti a differenti 'range' di temperatura per i suoi propellenti. Servito da un team di due uomini, sparava il razzo dopo l'azionamento di un grosso grilletto a 105 m.sec. Dopo poche centinaia di pezzi prodotti del mod. 43, che si era dimostrato pericoloso per il lanciatore e anche per il caricatore, lo scudo metallico di 36x47 cm con finestra trasparente aiutava finalmente a 'sopravvivere' allo sparo, e inoltre il nuovo proiettile da 180 m di gittata Gr.4992 era capace di esser usato a tutte le temperature pratiche. Dal dicembre del '43 i piani erano per 382.000 esemplari e 4 milioni di razzi, a gennaio si era già arrivati rispettivamente a quasi 51 mila e 173.000, dei primi in prima linea ce n'erano 21.141. Organizzati in plotoni di tre lanciarazzi, i cacciacarri tedeschi erano potenzialmente pericolosissimi per i tank nemici. Ma i tiratori tendevano a sparare troppo da lontano e i risultati non erano dei migliori: ma già prove comparative con i Panzerfaust avevano dimostrato, contro un T-34 fermo e da 100 m, che solo il 25% dei PzB colpiva l'obiettivo, contro 5 centri su 5 dei Panzerfaust 30 (naturalmente da 30 m). C'era quindi da riflettere sulla portata massima dichiarata di 120 m contro carri in movimento. Le capacità perforanti erano di 230 mm a 90° e 150 mm a 30°, ma i Finlandesi nel dopoguerra rilevarono solo 100 mm a 30°, del resto l'ogiva era minore di quella del Panzerfaust. Nel '44 arrivò un lanciatore corto da 1,35 m da 9,5 kg, l'RPzB.54./1; ai 289.151 del tipo base mod. 54, se ne sarebbero aggiunti altri 25.744 sui 48.000 ordinati. I colpi arrivarono almeno a 2.218.400. C'erano armi speciali ancora più corte da 107 cm, o con lanciatore in cartone compresso pesante 5,5 kg, e lo sperimentale razzo da 105 mm, lungo 2,4 m e pesante 18 kg, rimasto a livello di prototipi, mentre le altre due tipologie citate vennero prodotte in piccola quantità. Ma non finì mica qui: la Fliegerschreck era un bazooka antiaereo con razzo munito di testata da 17,4 cm, e 144 munizioni incendiarie. Quest'intereressante ordigno non venne mai usato in azione.
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I cannoni senza rinculo cominciarono la loro esistenza con gli studi di tecnici Tedeschi, ma il primo riscontro documentato è del 1911, da parte di un certo Davis, comandante dell'US Army, che preparò un sistema messo a punto nel 1912. Il suo bossolo aveva una massa rinculante che consentiva d'eliminare gran parte del rinculo, mentre la munizione aveva alette di stabilizzazione, essendo la bocca da fuoco a canna liscia. I Britannici ne studiarono addirittura l'impiego per dirigibili, abbinato ad un'arma Lewis, ma non ci furono riscontri in grande scala. Nel '23 i Sovietici continuarono a sviluppare tale armamento, e poi realizzarono armi tra il 37 e il 305 mm, di cui un tipo da 76 venne messo in produzione e usato contro la Finlandia nel 1940. I Tedeschi ebbero i cannoni SR da 75 mm Mod. 40 per i paracadutisti con un ordine per 193 armi e 120.000 colpi, seguirono poi le truppe alpine che contribuirono a totalizzare una produzione di almeno 632 unità. Era un cannone in alluminio da 145 kg e tirava colpi da 5,9 kg a 6.700 m. Poi si pensò anche ad armi da 105 e 150 mm, specie da 105 mm, di cui il mod 42 è stato il più diffuso, da 8 km di gittata e 430 kg, costruito in un totale di 528 pezzi e 452.000 colpi. I prototipi Rheinmetall LG240 e 290 da 150 mm vennero realizzati nel 1943, ma non entrarono in produzione.
 
Gli inglesi iniziarono lo sviluppo basandosi su di un modello svedese: dal 1942 comparvero pezzi da 87, 94 e 95 mm con sistema di sfogo dei gas Burney a tubi obliqui, bossolo in metallo con fori laterali con leggera pellicola in ottone che saltava allo sparo. Venne usato in Birmania uno di questi cannoni: il pezzo da 87 mm, che pesava solo 25 kg e tirava ad appena 914 m un proiettile da 4,9 kg (274 m.sec). C'era anche un pezzo da ben 183 mm, con 2.700 m di gittata, approntato però dopo lo sbarco in Normandia, quando oramai non c'era (apparentemente) più bisogno; il 94 mm ebbe limitatissimo impiego e il 95 mm nessuno. Negli USA venne approntato il T15E1 nel novembre 1943, era il futuro M18, messo in produzione un anno dopo e omologato nel '45, anche se sperimentato in Europa prima di allora. Pesava 20,4 kg con proiettili da 1,25 kg; è rimasto in servizio per molto tempo grazie ad una velocità iniziale di 366 m.sec e gittata di 3.976 m, ma come arma controcarri (i cannoni SR sono ideali per le HEAT), pur perforando circa 100 mm, non era all'altezza nemmeno del T-34, e in generale non era valida oltre i 160 m. L'M20 si avvalse delle esperienze dell'M18 ed entrò in servizio già nel giugno 1945. Anziché portatile, era arma con treppiede, pesante 51 kg e proiettile da 6,53 kg, 305 ms e 6.400 m di gittata massima, 350 c.c. I Tedeschi usarono molto di più di chiunque altro i loro S.R., iniziando già nel '41 con l'invasione di Creta. Nel dopoguerra, prima dei missili controcarri, i cannoni SR avranno un intenso momento di gloria, sopratuttosoprattutto con l'M40 da 105 mm, ma non mancò nemmeno il Davy Crockett con calibro da 120 mm e testata esterna al tubo di sparo, con che era di tipo nucleare (a bassa potenza), e veniva sparata su di un raggio di qualche migliaio di metri.
 
 
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Sopra il 20 mm c'era il 37 mm: i '''Flak 18''', 36 e 37. I primi erano stati sviluppati in Svizzera dalla Rheinmetall per aggirare i trattati di Versailles, cannoni balisticamente potenti ma con vari inconvenienti: si inceppavano spesso, erano pesanti, costosi e lenti da mettere in azione. Il Flak 36 apparve 3 anni dopo, anche se non sostituì mai totalmente il precedente in servizio (era stato prodotto in numerosi esemplari dal '33 e anche esportato in Cina); la balistica era identica, ma era più semplice, rapido e facile da muovere in azione, e più affidabile. Il Flak 37 aveva il goniotachiometro per la previsione di posizione futura dei bersagli. Prodotti in numerosi esemplari, ordinati in genere in batterie di 9 o 12 pezzi, erano alimentati da caricatori a piastra da 6 colpi. Nel '44 ce n'erano talmente tanti che la sola LW ne contava 4.211. Sparavano colpi da 640 grammi a 160 c.min, su gittata massima di 4.800 (quota massima) e pesavano 1.500 kg circa in batteria.
 
Ma erano armi ancora piuttosto difficili da produrre. Allora venne fuori il '''Flak 43''' 3,7 cm, progetto Rheinmetall vincitore contro una proposta Krupp. Aveva sopratuttosoprattutto il pregio di essere prodotto con criteri simili a quelli delle armi portatili e questo la rendeva più facile da costruire. Inizialmente sembrava favorito il Krupp, ma questo ebbe dei problemi: dopo la vittoria Rheinmetall, vi furono però contrasti tra fazioni, che causarono un ritardo notevole nella preparazione della produzione della nuova arma. Fatta in larga misura con materiali stampati, saldature e altre procedure per ridurre i tempi di realizzazione, richiedeva un tempo di appena un quarto rispetto ai precedenti Flak 3,7 cm. Alla fine, solo dal primo 1944 fu possibile realizzarlo in serie a Durkopp, e oramai era davvero tardi per salvare la situazione della Germania, pressata da decine di migliaia di aeroplani. Usato contro aerei sempre più veloci, aveva ancora le munizioni e la canna del Flak 36/37, ma poteva contare su di una cadenza di tiro teorica aumentata a ben 250 c.min. Per migliorare la sua efficacia fu previsto anche il Flakwilling 43 3,7 cm, un impianto binato in cui i cannoni erano erano su di un telaio a 4 ruote, con eiettori dei bossoli sulla destra. Presente, al solito per le armi tattiche (eccetto il Flak 30), la scudatura. I cannoni erano sistemati in posizione sovrapposta, perché così era facile costruirli, senza dover mettere mano a riprogettazioni estese per due armi gemellate con alimentazione su lati opposti (era una soluzione simile al sistema binato Breda da 20 mm navale). Ma nonostante il volume di tiro aumentato a 500 c.min, era un'arma scomoda da mettere in posizione e sbilanciata verso l'alto. Nondimeno, si trattava pur sempre di armi formidabili nel settore contaerei, e non ve ne furono mai abbastanza per le richieste. Nel '45 c'erano 1.032 Flak 43, di cui 280 binati.
 
Ad un certo punto per queste armi, che richiedevano 6 serventi per ciascuna, erano state pensate anche installazioni quadrinate e binate appaiate. Il peso era, nel Flak 43, di 1.392 kg, alzo -7.5/ 90 gradi, lunghezza del cannone 3,3 m (anima).
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Il concetto non era nuovo: la 'Pompa ad alta pressione' (soprannome) nascondeva un'idea vecchia del 1880, che era in sostanza un cannone a più stadi: il concetto era quello di costruire una b.d.f. che superasse il limite di pressione dei migliori acciai, attorno alle 7.000 atmosfere. E dal fatto che oltre i 60 calibri è praticamente inutile 'allungare' un cannone normale, con carica singola, perché non avrebbe avuto nessun modo di raggiungere le pressioni necessarie per lanciare i proiettili a velocità altissime, di circa 1.500 m.sec, che erano richiesti. A dire il vero, il 'cannone di Parigi' era un mezzo a camera di scoppio singola, però era costituito da due cannoni di grosso calibro uniti: esso aveva peraltro un'usura tale da consumarsi in appena 50 spari. Poi c'è da dire che i proiettili erano di 3 calibri diversi: 210, 240 e 260 mm, per compensare l'usura. Non era certo un compito facile rendere utile un tale pezzo ferroviario da 278 t, noto come 21 cm L170 EisenbahnKanone 'Keiser Wilhelm', e che tirava colpi da 100 kg a 1.600 m. sec. Questo cannone era chiamato anche 'Bertha'. Una batteria di tre di essi, usati contro Parigi dal 23 marzo al 1 ottobre, tirava da 112 km di distanza dalla capitale, per un totale di 898 colpi in tutto che uccisero 402 persone ferendone altre 800. Il colpo peggiore fu certamente aver centrato una cattedrale durante una messa, che provocò decine di vittime. Il cannone venne costruito in tutto in 10 esemplari, quindi il 'Cannone di Parigi' era un modo di dire, non certo un'entità unica. Tra le due guerre fece vennero fatte molte esperienze, anche in Italia, con il 'Cannonissimo', ma senza esiti. Furono ancora i Tedeschi a realizzare dei cannoni di prestazioni eccezionali, e di costo parimenti astronomico. Erano intesi per l'attacco alla Gran Bretagna e contro la Maginot. I cannoni offrivano precisione e capacità ognitempo rispetto ai bombardieri, ma che fossero migliori di essi era ampiamente dibattuto, a maggior ragione quando apparvero gli Stuka e le prestazioni, in generale, miglioravano di anno in anno. La soluzione erano i missili balistici e da crociera, per avere un sistema economico ma efficace, però non era ancora il momento per realizzarli.
 
Ma per ottenere questa prestazione, sufficiente per circa 120 km, era necessario un cannone estremamente costoso, ai limiti della fattibilità. Inoltre, rispetto ai bombardieri era ben dubbia l'utilità di una tale ,costosissima arma. Per superare il problema il dott. Conders, pensò a una specie di lungo tubo, con varie camere di scoppio laterali, che imprimevano al proiettile, mano a mano che percorreva il tubo, una continua accelerazione. Questo permetteva di usare tubi non molto spessi e molto lunghi, mentre la rigatura per stabilizzare il proiettile in volo, utile ma costosa in termini di attrito e di consumo di energia, era rimpiazzabile con alette speciali per il proiettile stesso, da estendersi in volo. Il risultato era un colpo di soli 150 mm di calibro, ma lungo ben 210 cm. Il guaio fu che il proiettile, realizzato con insufficiente esperienza, si dimostrò instabile in volo e questo pregiudicò il progetto. Inoltre, mentre Hitler aveva voluto subito una batteria sperimentale nel Baltico, affascinato dall'idea, si scoprì che la struttura da 132 m della canna era fragile, essendo troppo scarsa la qualità dei metalli usati. Inoltre, tra un'esplosione e l'altra, si era riusciti a produrre una v.iniziale di appena 1.095 ms anziché 1.500 ms. La situazione era oramai drammatica, sopratuttosoprattutto c'erano 20.000 colpi (molto costosi rispetto ad un proiettile d'artiglieria 'normale') e che non si sapeva come utilizzare. Ora c'erano tante cose che non andavano in questo programma e venne messo in mano ad un team con i migliori esperti di balistica, come Betz e Walchner, mobilitati per non dispiacere la volontà di Hitler di possedere questo cannone a lungo raggio. I calcoli dimostrarono che i proiettili erano difettosi, e che l'unico modo di ottenere 1.500 m.sec era di ridurre il peso del colpo a 80 kg, troppo poco per giustificarne l'uso. Vennero raggiunti, con i nuovi proiettili i 44 km, e poi con un tipo leggero 90 km. Si stimava con la massima carica di raggiungere i 150 km. Ma gli incidenti continuavano, e con l'avanzata Alleata il cannone era oramai inutilizzabile per colpire la Gran Bretagna. Ne venne sparata un'ultima carica davanti alla commissione militare con il cannone ridotto a 60 calibri. Poi si continuò a sparare con quest'arma, fino a che vennero tirati 10 colpi consecutivi con successo, anche se la cadenza di tiro era al massimo un colpo ogni 5 minuti. L'unica cosa che sopravvisse fu il concetto di cannone a stadi multipli, che venne tentato da S.Hussein con il calibro aumentato a ben 500 mm con sezioni di tubo realizzate in Italia e Corea. Il 'Supercannone' era quasi pronto nel 1991, ma non venne mai completato. Al solito, si trattava di un'idea oramai superata dai missili: quale vantaggio, se non quello di una precisione maggiore (in verità non disprezzabile) per un cannone enorme, costosissimo e totalmente fisso, quindi vulnerabile agli attacchi aerei e missilistici fin dal primo giorno di combattimenti<ref>Gibertini G: ''Un cannone per Londra'' Eserciti nella Storia nov 1999</ref>
 
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L'argomento è complesso ed affascinante, ma forse quello che è più noto riguarda l'uso dello spostamento su rotaia dei cannoni di grosse dimensioni concepiti per il tiro a distanza piuttosto che per il combattimento indiretto. I cannoni su rotaia da 88 contraerei venivano spesso spostati da una zona all'altra della Germania quando si trattava di reagire ad un attacco in massa su certe zone. Altri pezzi erano quelli da 150 e 170 mm, prodotti in quantità limitata per via del loro costo rispetto alle capacità relativamente modeste, a parte l'eccellenza balistica. I due tipi, prodotti dal 1937, erano pesanti rispettivamente 74 e 80, t con gittata di 22,5 km per proiettili da 43 kg o di 26 km per quelli da 63 kg (per il pezzo da 170 mm).
 
Dopo questa decina di cannoni su rotaia, vennero fuori i pezzi da 210 mm, armi da ben 158 calibri di lunghezza che erano la riedizione del 'cannone di Parigi'. Si trattava di emulazione: era stata la Marina a costruire tale supercannone nella I GM e l'esercito voleva eguagliare tale invenzione con un suo nuovo progetto. Esso era più un sistema sperimentale, che un'arma operativa, e venne realizzato nel 1938. Tenuto da parte come una specie di 'arma segreta', non ebbe tuttavia molto modo di dimostrarsi utile, come del resto temevano gli specialisti dell'esercito. Basti dire che il rinculo era tale da rendere necessario, durante i piazzamenti, scavare una buca sotto il sedime della ferrovia. Era un mezzo sperimentale impressionante, ma anche la disperazione dei soldati che dovevano operarci. I 21 cm K 12 (E) spararono più che altro contro la Gran Bretagna, e il tiro più a lungo raggio arrivò a 88 km, ma era un dato ben dentro le sue potenzialità di 120 km circa. I dati raccolti in termini balistici erano notevoli, ma non ebbero molta utilità in termini pratici, specie dopo che vennero realizzati i missili veri e propri, le V2. La vita utile del cannone era inoltre di appena 90 colpi. Nell'insieme un pezzo d'artiglieria di bell'aspetto, data la lunghezza del cannone rispetto al calibro, ma operativamente un fallimento. Il peso era di 309 t e la granata di 107,5 kg. La versione migliorata, che non aveva più la necessità di una buca sotto la ferrovia, era stata approntata in un unico esemplare e operò con la solita utente, la 701a batteria. Alla fine ai tedeschi rimase sopratuttosoprattutto una spesa elevata e una mole impressionante di dati balistici, piuttosto inutili dato l'avvento dei missili balistici veri e propri.
 
 
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Ma non erano questi i cannoni più potenti dell'Esercito di campagna. La Rheinmetall nel '35 iniziò la progettazione di un nuovo cannone da campagna, chiamato '''Kanone 3 24 cm'''. Era un ottimo esempio di artiglieria moderna, anche se il peso era poco consono alla guerra di movimento. Veniva pertanto usato in 6 carichi diversi e c'erano numerosi dispositivi di sicurezza che impedivano il fuoco se era stato montato in maniera scorretta. Per assemblare le varie parti erano necessari 25 soldati e 90 minuti, non molto se si considera che il peso in marcia era di 84.636 kg, in combattimento 54.000 kg. Venne impiegato dal solo 83° Gruppo motorizzato di artiglieria pesante, su tre batterie di due cannoni l'una. In tutto vennero costruiti 8-10 pezzi. Ma vi furono anche tentativi di migliorarlo, analoghi a quelli dei 28 cm ferroviari: per esempio canne raccordate ai proiettili sperimentali con scanalature nella loro corona, raccordate alla rigatura dei cannoni, oppure proiettili decalibrati con 'sabot', o addirittura cannoni a canna liscia per una gittata prolungata che dev'essere stata davvero impressionante, perché usavano sia una carica maggiore che un proiettile decalibrato. A dire il vero i cannoni progettati dalla Rheinmetall vennero poi, almeno in parte, fabbricati dalla Krupp, per un cambiamento improvviso dei programmi di produzione. Alla Krupp però non apprezzarono molto la tecnica usata dai loro concorrenti, e si arrivò anche a pensare ad un cannone K 4 semovente con affusto costituito da una coppia di scafi Tiger. Uno dei K 3 venne catturato ed è esposto a tutt'oggi ad Aberdeen, Maryland, dopo essere stato provato e studiato attentamente. Anche oggi, dipinto con un colore chiaro, con l'alzo alla massima elevazione di 56 gradi, dà una notevole impressione di potenza e di eleganza difficilmente riscontrabili in altri pezzi d'artiglieria, grazie alla lunghezza della b.d.f e al compatto affusto raggruppato alla sua base.
 
Un altro pezzo pesante, il più pesante dell'Esercito tedesco, era certamente l'obice '''M.1 da 35,5 cm'''. Non era altro che la versione maggiorata del K 3, e pensato anch'esso attorno al 1935. Entrò in servizio nel '39 e barattava parte della gittata per una granata molto più pesante. Anche l'affusto lo era, e come l'altro aveva il sistema a doppio rinculo già visto anche sui pezzi da 17 e 21 cm, e che dava molta stabilità all'arma durante il fuoco. Come il K 3, poteva essere suddiviso in 6 carichi e la gru a cavalletto necessaria per la scomposizione e la ricomposizione funzionava a corrente elettrica. Venne usato dalla sola 1a batteria del 641° Gruppo motorizzato di artiglieria. Non si sa quanti di questi obici vennero prodotti, ma difficilmente più di sette. Erano davvero pesanti da muovere e azionare, e sopratuttosoprattutto non molto prestanti quanto a gittata massima. Quale fosse il vantaggio di una tale arma, deve essere dunque ricercato nella potenza dei proiettili, tra cui uno pesante, specifico per perforare fortificazioni in cemento. A Sebastopoli questo tipo di arma venne usato e sparò, al ritmo massimo di un colpo ogni 4 minuti, un totale di 280 proiettili. La verità, però, è che, a parte questo caso da manuale di distruzione di fortificazioni nemiche, per il resto durante la II Guerra mondiale la mobilità di tale conflitto fece sì che ben pochi fossero gli obiettivi costruiti in maniera pesante, per resistere al tiro delle artiglierie e quindi che necessitavano un cannone del genere. la maggior parte degli obiettivi protetti erano poco più che trincee, davvero non l'ideale per valorizzare un cannone di questo tipo.
 
'''K 3 24 (238 mm) cm, e M.1 35,5 cm''':
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Quanto alle artiglierie leggere e controcarri, i Tedeschi ebbero sopratuttosoprattutto obici da 105 mm, ma anche cannoni da 75 mm. Visto che i Tedeschi erano stati autorizzati nel trattato di Versailles ad usare solo cannoni da 75 mm, da qui ripartirono. È una storia che viene da molto lontano, quando nel 1896 venne adottato il calibro standard di 77 mm, che era strano, ma non più di tanto. Esso era stato scelto perché così, in caso di guerra, sarebbe stato facile riutilizzare il munizionamento catturato al nemico da 76,2 o anche da 75 mm. All'epoca era importante fare affidamento sui rifornimenti catturati. Ecco il C/96 da 77 mm, poi ammodernato come FK (FeldKanone) 16 da 7,7 cm. Era un'arma piuttosto efficace, con gittata di 12,9 km e peso a 2.415 kg in marcia, 1.524 kg in combattimento. Nel 1930 venne anche iniziato il programma con i cannoni leggeri da 75 mm, gli leFK 18, pesanti appena 1.120 kg in assetto di combattimento, doppia coda divaricabile che aumentava così il brandeggio da 4 a 30 gradi. Non era molto popolare, nondimeno, perché aveva una gittata molto minore del vecchio pezzo (9,5 km con una b.d.f. da 1,94 m anziché 2,7 m). Oramai era molto più utile l'obice da 10,5 cm.
 
Un proseguimento invece nel settore cannoni si ebbe mantenendo il calibro di 105 mm, ma forse volendo troppo. Questi cannoni del 1930, al solito presentati dalla Krupp e Rheinmetall (lo S.M. tedesco era stato scaltro abbastanza da farle competere sempre durante le competizioni per le nuove armi, ottenendo il meglio possibile), e stavolta vi fu una soluzione inedita: cannone Rheinmetall e affusto Krupp. I primi arrivarono in servizio nel '34 come '''K 18 10,5 cm'''. Il problema era il peso, perché all'epoca l'Esercito Tedesco era totalmente ippotrainato, e queste artiglierie pesavano tanto che dovevano essere trasportate suddivise in due carichi, come cannoni molto più pesanti: quale beneficio per l'artiglieria se poi si sparava un proiettile a gittata appena maggiore, ma molto meno potente. Arrivarono nondimeno, tanto che ci si era, degli aggiornamenti, con l'allungamento della b.d.f da 52 a 60 calibri nel 1941. Pur essendo un'eccellente arma in termini balistici, non convinse e alla fine venne usata sopratuttosoprattutto come artiglieria da costa, al pari del simile pezzo da 150 mm a lunga gittata, con la stessa sagoma elegante e allungata. Il peso di questo cannone era di 6,4 t in marcia e 5,6 in combattimento, gittata 19 km e proiettile da 15,14 kg; la velocità iniziale era di 835 m.sec, brandeggio possibile di 64 gradi. Talvolta venne usato anche come arma controcarri contro gli assalti dei T-34, con effetti micidiali.
 
Erano gli obici da 10,5 cm l'elemento base dell'artiglieria campale tedesca. Considerato che un proiettile da 10,5 cm pesava circa 2,5 volte più di uno da 7,5, il conto era presto fatto: a parità di gittata e di peso, grossomodo, era meglio il 10,5 cm di un fattore di circa 3:1. Nacque così già nella I GM il leFH 10,5 cm su affusto del cannone FK 16. Poi vi furono, negli anni '30, altri obici paricalibro: erano quelli del tipo '''leFH 18 10,5 cm''', robusto ma piuttosto pesante. Venne anche esportato. La versione (M) ebbe il freno di bocca, ma non convinse troppo perché c'era già un proiettile sabot da 88 mm a gittata prolungata che con il freno di bocca non poteva essere più usato. Ma alla fine pare che vennero modificati con successo per avere sia il freno di bocca che il sabot. Stranamente, mentre i Tedeschi usavano i colpi decalibrati per le artiglierie campali, cosa certo non particolarmente stringente, non li utilizzarono per i cannoni per carro o controcarri, preferendo le sofisticate munizioni APCR.
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Molto meglio fu l'uso dei cannoni '''Pak 40''', che erano simili al precedente, con un aspetto quasi 'scaled up'. Stavolta l'affusto era in acciaio per carenza di materie prime. Arma difficile da rilevare, data la sagoma bassa, scudata, con direzione di 45 gradi e alzo di-5/+22, peso di 1.500 kg in marcia e 1.425 in assetto di combattimento, aveva munizioni AP da 6,8 kg e 750 m.sec, AP40 da 4,1 kg e 930 m.sec, e HE da 5,74 kg a 550 m.sec. Quest'ultima granata consentiva di utilizzare il pezzo anche come arma d'artiglieria leggera, anche se la gittata era di soli 7.680 m. Ma il meglio era con le granate AP 40: 154 mm a 500 metri, perforazione sufficiente per quasi tutti i possibili bersagli, incluso il T-34 che era affrontabile anche da 1 km. Pare che l'AP40 perforasse ancora 98 mm a 2 km. Presto venne usato anche come arma per carro e venne persino adattato all'uso da parte di alcuni tipi di aerei bimotori e quadrimotori. Sicuramente si trattò di uno dei migliori pezzi controcarri della guerra: un po' meno potente del 17 libbre inglese, ne pesava appena la metà.
 
C'era poi il famoso '88. Questo era stato introdotto come arma contraerei, ma dalla guerra in Spagna in poi l'uso come artiglieria controcarri era diventata usuale, non solo per le doti balistiche, ma sopratuttosoprattutto per la mobilità (malgrado l'alta sagoma). La sua efficacia contro i blindati sovietici in Spagna fu micidiale, così come contro i carri polacchi e poi quelli francesi e britannici: l'88 fu il primo cannone a poter perforare i carri 'Matilda II'. La produzione venne iniziata già prima del 1933, e migliaia di armi vennero utilizzate in ogni fronte, tanto che molte sono rimaste in servizio, nonostante il calibro non compatibile con altre armi, anche fino ad anni recenti, per esempio in Yugoslavia. Con la sua granata HE spolettata a scoppio ritardato o con colpi semiperforanti poteva perforare i carri ed esplodere, annientando anche l'equipaggio. Ben presto venne usato da semicingolati come quelli da 12 t, leggermente protetti. La Krupp, che a suo tempo aveva sviluppato il cannone in Svezia, finanziata dall'Esercito tedesco, produsse anche la versione per carri Tiger, e poi il cannone Flak 41 da 71 anziché 56 calibri; la sua versione contraerei non fu tanto efficace, perché c'erano problemi di affidabilità; anche se era un cannone assolutamente formidabile quando funzionava correttamente; ma i Tedeschi preferirono armi meno estreme con prestazioni maggiori ma con calibro più elevato. La versione controcarri specifica apparve presto, era il Pak 43 con tanto del pezzo per carri KwK 43 8,8 cm. Il cannone aveva meccanismo di chiusura semiautomatico (che espelleva automaticamente i bossoli), congegno di sparo elettrico e piattaforma girevole, tutte caratteristiche avanzate. Per aumentare la produzione venne usato anche un cannone con affusto raffazzottato, proveniente dall'obice da 105 mm (affusto) e da quello da 15 cm (ruote). Era difficile da usare e manovrare (il soprannome era grossomodo 'grosso come un granaio'), ma poteva distruggere tutto quello che trovava nel campo di tiro. L'arma era lunga 6,61 m di cui la rigatura 5,125 m; peso 4.750 kg in marcia e 3.650 kg in combattimento, brandeggio 360 gradi, alzo -8/+40°, v.iniziale AP 1130 m.sec, HE 950 m.sec, peso AP 10,16 o 7,3 kg, 9,4 kg per l'HE. Perforava 184 mm a 2 km.
 
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Ma c'era anche un altro tipo di cannoni controcarri, quelli 'ad anima conica'. In base al principio Gerlich si sparava un proiettile con un piccolo nucleo di tungsteno e con rivestimento a flange che si piegavano mentre il colpo percorreva l'arma, il cui calibro alla volata era inferiore di quanto fosse alla culatta. Il primo cannone di questo tipo, ingegnoso ma decisamente problematico, era il lanciagranate pesante '''sPzB 41''' da 2,8 cm di calibro alla base e 20 mm all'uscita della canna. Lungo 1,7 m, pesante 223 kg, direzione 90 gradi, alzo -5 e +45 gradi, sparava colpi a 1.400 m.sec, per un AP da 124 grammi, perforando 56 mm a 365 m, ovvero grossomodo quanto un Pak da 37 mm.
 
Ve ne fu uno di calibro maggiore, stavolta chiamato cannone controcarri, il lePak 41 4,2 cm. Come il primo aveva peso ridotto,e quindi venne parimenti usato sopratuttosoprattutto dai paracadutisti. Era su di un affusto Pak 35/36 da 37 mm, calibro 40,3-29,4 mm, lunghezza 2,25 m, peso 560 kg e perforazione con granata AP da 336 grammi (1.265 m.sec) di 72 mm a 455 m.
 
Quest'arma era paragonabile ad una da 40-47 mm, ma c'era margine per cannoni di maggiore potenza, quelli da 75 mm. Il pezzo di maggiore calibro era quindi il '''Pak 41 7,5 cm'''. Lungo 4,32 m, peso 1.390 kg, calibro 75/55 mm, direzione 60 gradi e alzo -10/+18°, con l'AP da 2,5 kg (1.230 m.sec) arrivava a perforare 171 mm a 455 metri.