Divina Commedia/Inferno/Canto II: differenze tra le versioni

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ortografia
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*'''Io era...''':si apre con questo verso un nuovo scenario, e appare per la prima volta Beatrice, colei che sempre porta con sé il segno e il richiamo del divino nella vita di Dante. La luce che inonda questi versi, che irraggia lo splendore di un altro mondo in quella ''oscura costa'', è la risposta, sul piano figurativo, alle angoscieangosce di prima; il v.55 sembra mettere in fuga da solo ogni ombra e ogni timore. Ritornano qui con Beatrice nel verso di Dante-dopo tanti anni-i modi e gli accenti della ''Vita Nuova'' (cfr. i vv.55-7), ma usati ora con la consapevolezza matura di chi, dopo l'esperienza delle ''Rime petrose'', delle canzoni morali e dottrinali, del ''Convivio'', si rifà a quel passato per riprenderne l'atteggiamento interiore-quell'intenzione pura che seguiva nella bellezza l'orma del divino (''Purg''. XXX 121-3), e che ora gli consente di ripartire e di abbandonare l'oscurità e l'errore. Tali modi quindi hanno un valore emblematico di riepilogo di una storia, proprio come Beatrice stessa, che è sì quella di allora, ma anche qualcosa di ben altro, figura centrale della grazia divina nella vita di Dante.
 
*'''sospesi''':nel limbo dantesco, dove si trova Virgilio (cfr. oltre, canto IV), gli spiriti vivono, pur nell'inferno, in uno stato intermedio tra peccatori e salvati, in quanto sono, come dice Benvenuto, "senza pena e senza speranza" (''sol di tanto offesi / che sanza speme vivremo in disio'': IV 41-2); di qui l'immagine della sospensione, come in una bilancia, a esprimere uno stato eternamente incompiuto, che Dante usa ugualmente in IV 45 (per il riscontro dell'immagine con un passo di Bonaventura, cfr. la nota ivi).