Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Vietnam: differenze tra le versioni
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Il Vietnam è una nazione, una parte della storia e un luogo dell'immaginario collettivo contemporaneo. Spettro agitato da pacifisti che invocano la pace come da militari che si affidano alla moderna tecnologia per evitarne 'un altro'. Luogo mitico di film come FMJ, Platoon, ma forse,
===L'epoca francese<ref>Caiti Pierangelo, ''I corazzati francesi in Indocina'', Agosto 2006</ref>===
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Tuttavia la situazione non migliorerà molto, anche perché nel frattempo, il 18 maggio, Ho Chi Minh fondò il movimento Viet-Minh e dal 21 luglio 50.000 giapponesi occuperanno 6 basi aeree nel Nord del Vietnam oltre a poter usufruire dei porti di Cam Ranh e Saigon. Questo nonostante l'aiuto americano ai locali guerriglieri.
Per decenni i movimenti locali, essenzialmente poco organizzati tra di loro in termini politici, vennero facilmente controllati dagli occupanti francesi che ora appoggiavano gli uni, ora gli altri. Ma verso il 1930 si cominciò
Nonostante i buoni rapporti, i Giapponesi dall'8 dicembre invasero anche la Thailandia e l'integrazione nelle loro forze di quelle thailandesi. Tuttavia nel luglio 1942 la Cambogia venne interessata da un'insurrezione nazionalista e così negli anni successivi. I Francesi non avevano altro che preistorici FT-17, oramai largamente inefficienti; nel dicembre 1944 ce n'erano 21 oltre a 16 blindo, ma circa un terzo non funzionava. Oramai la guerra era quasi finita e i Giapponesi prossimi alla sconfitta, ma il 9 marzo 1945 con una delle loro ultime offensive invasero quasi senza incontrare opposizione l'Indocina e il principe Sihanouk di lì a poco dichiarò l'indipendenza della Cambogia. I pochi corazzati utilizzabili vennero presi in consegna dai Giapponesi e inviati nel Tonkino mentre i francesi finiscono in 9 campi di prigionia. Nonostante la prossima fine dell'Impero giapponese, è una dura sconfitta che costò 2.000 morti francesi e altri 4.000 asiatici, più un altro migliaio che in appena 5 mesi morì in prigionia.
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Dopo questo disastro, causato in primo luogo dall'abbandono in cui vennero lasciati i militari dell'Indocina, nell'ottobre del '45 vennero riorganizzate le F.A. francesi e viene formato un Distaccamento motorizzato della Fanteria Coloniale con vari plotoni di cingolette, blindo e carri FT-17. C'erano anche il Distaccamento motorizzato di Hanoi e quello della Legione.
Quanto ai mezzi usati, la Francia arrivò
Il termine della guerra non causò tuttavia la fine delle tensioni, anzi. il 7 agosto 1945 nacque il Fronte d'Indipendenza del Vietnam e il 19 venne conquistata Hanoi, tanto che il 27 venne dato origine
Nel frattempo, il 1 settembre venne creato il Gruppo blindato del Tonkino ma i comunisti appoggiavano Min. Il 19 novembre vi fu un conflitto a fuoco tra una giunca che trasportava benzina di contrabbando e i doganieri francesi di Haipong, che si concluse con ben 24 vittime. Cominciarono ancora gli attentati terroristici mentre Giap organizzava un esercito di circa 60 mila uomini che presto ebbero addirittura delle intere divisioni come unità organiche, armate spesso con armi americane ex-cinesi nazionalisti che erano in rotta contro i comunisti di Mao. La sparatoria di Haipong forse fu determinante nel convincere i Francesi non a disimpegnarsi, ma a restare e imporre condizioni più favorevoli a loro. Poi successe di peggio, perché la Marina francese provocò un massacro bombardando Haipong il 23 novembre e uccidendo centinaia di persone, secondo alcune fonti comuniste 6.000 (!), prima che le truppe di terra occupassero la città. Ma il 19 dicembre la centrale elettrica di Hanoi saltò in aria, il vero inizio dell'insurrezione generale del Paese, più volte paventata dalla crisi post-bellica. Fu un altro insensato massacro, in cui 400 coloni francesi vennero uccisi in tutto il Paese da parte di un odio oramai incontenibile, e che ovviamente non risparmiava nessuno, nemmeno civili inermi.
La Francia reagì con il Corpo di Spedizione francese in Estremo Oriente al comando di Leclerc, che era stato formato già il 15 giugno 1945. Leclerc era un generale popolare, come dimostra anche l'attuale carro di punta dell'esercito francese, ma non visse abbastanza per vedere quello che successe poi (morì il 28 novembre 1947 cadendo con il suo B-25 in Nordafrica). Nel frattempo però continuarono ad arrivare truppe
Il Corpo di spedizione venne rinforzato il più possibile con personale del posto, in base
====L'aviazione francese e quella vietnamita====
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===Die Bien Phu<ref>Aloia, Ernesto: ''La battaglia di Dien Bien Phu'', RID dic 1997</ref>===
Maggio 1953. Il gen. Henru-Eugène Navarre diventa il capo delle f.a. francesi in Indocina. Erano già 7 anni che la campagna di controguerriglia contro i Vietn Minh andava avanti senza che nessuna delle due parti vincesse in maniera netta sull'altra. I Francesi avevano maggiore potenza di fuoco, mentre i guerriglieri erano elusivi e applicavano la tattica 'mordi e fuggi'. I Francesi non riuscivano a tirare a sé la popolazione locale, ma continuavano
L'opinione pubblica francese non era contenta di come le cose stessero andando, in maniera costosa e sanguinosa senza prospettive di vittoria imminenti. Il governo dei René Mayer cercò allora di porre rapidamente termine alla guerra, sperando in una vittoria decisiva. Navarre era della cavalleria, un ottimo tecnico anche se privo di quel carisma tipico dei capi militari di grande successo sulla truppa, come invece aveva il Maresciallo De Lattre, che due anni prima l'aveva preceduto e che aveva risollevato molto il morale della truppa, già all'epoca demoralizzata. Navarre, in più e in peggio, non aveva una conoscenza dell'Indocina e delle sue mille insidie, dal caldo umido alle piogge monsoniche, e così via. In più, non c'era una direttiva politica precisa che aiutasse Navarre a capire cosa doveva fare, né da Mayer né dal successore Laniel.
Quanto alle forze, esse erano certo consistenti, ma non sufficienti per controllare il Paese: 175.000 militari e 55.000 ausiliari, ma solo il 10% non era fissata ai vari settori del territorio da controllare. Tra le poche forze mobili c'erano 8 battaglioni parà; prima dell'epoca degli elicotteri, muoversi era possibile solo a terra, su veicoli leggeri come le jeep e autocarri tattici. L'aviazione della zona aveva 4 gruppi con 80 F8F Bearcat, altri due gruppi su A-26, 3 gruppi trasporti e una squadriglia ricognitori. Così Navarre elabora il suo piano: entro l'anno, organizzare una forza di manovra più grande e potente, da completare entro l'autunno 1954, e contemporaneamente eseguire azioni a Sud del 18° Parallelo, colpendo forze del Vietminh scarsamente organizzate
Ma proprio nel settembre del '53, cominciarono a filtrare informazioni secondo cui il nemico stava preparando una grossa offensiva in questa zona, tant'é che il 15 ottobre il comandante militare Vietmih, Vo Ngyen Giap, mandò la 316a divisione verso il Laos, che presto firmò con il governo francese un accordo per la sua difesa.
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Quest'operazione era la CASTOR. Obiettivo un vecchio campo d'aviazione ex-giapponese, in una valle del NE dell'Indocina, 300 km distante da Hanoi. Là c'erano due strade che si incrociavano, anche se erano utilizzabili solo nella stagione secca. Erano per la precisione la Provinciale 41 e la Pista Pavie. Nella valle, percorsa dal fiume Nam Youm, c'era anche un piccolo villaggio, di circa 100 abitazioni. Tradotto in italiano il suo nome significa 'sede della prefettura di frontiera'. Ma è certo più famoso con il suo nome vietnamita: Diem Bien Phu, per l'appunto.
I decolli avvengono alle 7.30 del 20 novembre 1953 da Bach Mai e Gia Lam, vicino
Fatto il campo, non si capiva a questo punto come procedere e come usarlo. Cogny pensava che potesse essere usato come punto d'appoggio per i pattugliamenti su larga scala, come venne fatto da Chindit nel '44, in Birmania. Era forse utile come campo trincerato difensivo, oppure andava bene anche per incursioni in territorio nemico? Ma non c'erano truppe sufficienti per fare entrambe, e
I genieri chiedevano 30.000 t di materiali, di cui 7.000 solo in filo spinato, per rinforzare il campo. Ma gli 80 C-47 disponibili non potevano portare, di fatto, più di 150 t al giorno, che necessariamente dovevano essere
Al massimo delle forze, a Dien Bien Phu c'erano 10.814 uomini, dei quali le unità combattenti erano 2 battaglioni di T'ai (truppe 'ascare'), 3 di 'tirailleurs' algerini', uno marocchino, 4 della Legione straniera. Gli ufficiali erano per lo più francesi. Delle unità disponibili, gli africani erano piuttosto agguerriti e i Legionari esperti di battaglie contro l'Asse; ma i T'ai non erano molto efficienti né molto motivati.
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I Vietminh si preparavano con cura per la battaglia: Dien Bien Phu era troppo pericolosa per essere lasciata, come spina nel fianco, sotto controllo dei Francesi. I Francesi cominciarono ad avere informazioni, verso la fine dell'anno, che alla 316a divisione si stavano aggiungendo la 308 e la 312ima, oltre che l'unica divisione d'artiglieria che il Vietminh possedeva. La situazione era talmente difficile, che era stato dato l'ordine di mobilitazione generale. Era una grande occasione, e paradossalmente, mentre i Francesi non sapevano bene cosa ci stessero a fare lì, senza un obiettivo chiaro, i Vietminh avevano al contrario una grande occasione per ottenere una schiacciante vittoria. Anche grazie ai 600 autocarri Molotova ceduti dai Cinesi, il 'built-up' delle loro forze cominciò ad assumere dimensioni impressionanti.
Ai primi di marzo Giap aveva raccolto ben 3 divisioni con 28 battaglioni; e una quarta, ancora più pericolosa grande unità era la 351a divisione d'artiglieria che comprendeva 48 obici da 105 mm, 48 cannoni da 75, altrettanti mortai da 120 mm e cannoni SR da 75 mm. Decine di cannoni contraerei erano in arrivo e rendevano sempre più difficile le cose ai piloti,
Navarre pensava che i Vietminh non sarebbero stati in grado di rifornire più di una divisione in zona, il che avrebbe consentito uno scontro senza schiacciante superiorità numerica contro i ben asserragliati francesi, specie se l'aviazione cominciava a bombardare i ponti delle sole strade presenti, la 3 e la 41. E per far funzionare l'artiglieria, sarebbero stati necessari rifornimenti molto abbondanti.
Al dunque, si cominciava a pensare alla vittoria di Na San, quando i Vietminh osarono attaccare apertamente le posizioni francesi con le divisioni 308 e 312, che vennero massacrate dalle artiglierie
Si vede bene, con tutto questo, cosa significasse muoversi e combattere in Vietnam prima dell'avvento degli elicotteri come mezzo tattico di una certa validità: la scelta tra aerei da trasporto e veicoli di terra, entrambi pesantemente limitati quando c'erano da svolgere azioni mobili in territorio ostile, o anche semplicemente evacuare una posizione indifendibile. La diplomazia avrebbe giocato un ruolo importante, con una conferenza a Ginevra tra Aprile e Maggio. Chi potesse presentarsi come il vincitore dello scontro 'decisivo', sarebbe stato certo avvantaggiato nel trattato che ne doveva scaturire. Ma per resistere Dien Bien Phu doveva essere rifornita dall'aria, cosa che ovviamente era possibile in una situazione di relativa calma, ma che in caso di attacco violento non sarebbe stata più fattibile, visto che la pista di volo era un obiettivo primario. Inoltre la valle era grande e i circa 11.000 effettivi erano sparsi tra vari capisaldi, chiamati Punti d'Appoggio (Beatrice, Gabrielle, Isabele e Anne-Marie) e i centri di resistenza esterni. Il tutto per controllare una piana lunga 16 km e larga 9, che de Castries aveva chiesto
Per difendere la guarnigione ci si affidava agli aerei e all'artiglieria, quest'ultima era il 10° RAC (rgt artiglieria coloniale) del col Piroth, con 24 obici americani da 105 e una batteria del 4° RAC con 4 armi da 155, più 3 cp mortai da 120. Il supporto d'aviazione era essenzialmente autoctono, ma la portaerei Arromanches e gli aeroporti del Delta del Mekong erano capaci, sia pure limitatamente, di fornire appoggio tattico. Piroth sosteneva che nessun cannone nemico poteva sparare più di 3 volte prima di essere distrutto dai suoi artiglieri. Ma questo non corrispose alla verità, visto che Giap aveva fatto disporre i suoi cannoni in posizioni ben protette e pressoché invisibili all'osservazione aerea.
L'attacco venne previsto dalle intercettazioni radio, sia il giorno
De Castries avrebbe dovuto intervenire in qualche modo, ma non lo fa, e rimanda il contrattacco per salvare e poi riprendere la posizione. Ma rimanda, e perde un'occasione. Il contrattacco non ci sarebbe mai stato. Il 14 marzo l'artiglieria continuava a colpire duro: l'aeroporto perde la torre di controllo, 6 dei 9 Bearcat e il radiosentiero. 3 aerei riescono a decollare e a scappare, lasciando la guarnigione senza componente aerea.
Tuttavia, il pomeriggio i Dakota paracadutano da 200 metri di quota il 5° Battaglione parà vietnamiti del magg. Botella, impegnati da subito in una marcia verso le proprie posizioni sotto un fuoco micidiale, marcia che richiese diverse ore. Nel frattempo l'artiglieria si era concentrata su Gabrielle, dove c'era il 5° Btg del 7° Rgt Fucilieri algerini, del magg. De Mequenem. Fatta notte, attaccarono i reggimenti 88 e 102 della 308ima e il 165imo rgt della 312a divisione, che nell'insieme erano un rapporto di 10:1 contro gli Algerini. Questi però, in mezzo
La prima fase della battaglia era stata un massacro: circa 1.000 morti per i Francesi (in realtà per lo più 'stranieri') e 2.000 per i Vietminh. Gli artiglieri francesi erano stati messi a durissima prova, perché da un lato dovettero sparare di continuo, dall'altro subivano perdite tremende in posizioni aperte per sparare a giro d'orizzonte, come quelle che avevano. Nondimeno, appena 28 artiglierie tirarono 12.600 colpi da 105 mm e 1.000 da 155 (ovvero 250 per artiglieria, qualcosa come una dozzina di tonnellate), pari
Il 24 marzo, data l'incapacità mostrata da Navarre, i parà lo esautorarono dal potere con un colpo di mano garbato e incruento, ma senza incertezze e compromessi. Divenne comandante il tenente colonnello Langlais, che si assunse la responsabilità di un tale gesto, normalmente da corte marziale, ma imposto dalle necessità del momento. Così il quarantacinquenne bretone Langlais, altro famoso combattente dello schieramento francese, divenne l'anima della resistenza, anche se formalmente restava al comando Navarre.
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Nel frattempo Giap, resosi conto di quanto costose fossero in termini di vite umane le sue tattiche, e di quanto le forze nemiche fossero capaci di fare anche se schiacciate dall'artiglieria e prive della contraerea, si mosse diversamente, ordinando non più attacchi a massa, ma infiltrazioni graduali nel campo trincerato con gli zappatori e strozzando i rifornimenti dal cielo con le armi da 12,7, 20 e 37 mm cinesi. Per arrestare tale operazione di strangolamento, il 28 marzo, alle 6 di mattina, il 6° e l'8° BPC si lanciarono all'assalto delle posizioni di Ban Ban e Ban Ong Pet, sostenuti dal fuoco dell'artiglieria e degli A-26, costringendo il 36° rgt della 308a divisione a ritirarsi sbandato, e nonostante la sua potenza di fuoco, perdendo 350 morti e decine di armi antiaeree, contro 24 morti (ben 6 di loro ufficiali) e 86 feriti. Perdite non trascurabili, ma che diedero speranza ai difensori: il comandante 'Bruno' aveva messo in fuga i Vietminh.
Poi segue la battaglia delle 5 colline. È la sera del 30 marzo e dalle 18 attaccano 12.000 fanti (bo-doi) delle divisioni 312 e 316, attaccando le alture e le postazioni Eliane 1, 2, 4, Dominuque 1 e 2. Tahi e algerini vengono sopraffatti su Dominique 1, poi D2, ma a D3, ultimo ostacolo per arrivare al centro del campo e all'aeroporto, gli algerini della 4a batteria, rifiutatisi di ritirarsi come era stato loro ordinato, aprono il tiro teso sui fanti, che scappano finendo poi in un campo minato, dove pare hanno 200 morti! Eliane 1 è pure sopraffatta, ma non E2, altra collina fortificata dai francesi. Ma ora c'era da ricacciare indietro i nemici per impedirgli di minacciare il resto del campo, e il 31 marzo venne scatenata un'offensiva da parte del 6 e 8 PBC e del 5° BPVN. L'8° riconquistò E1 e la tenne per 3 ore, ma la pressione del reggimento vietminh che lo fronteggiava era troppo alta e dovettero ritirarsi, alla fine anche D2 e E1 vennero lasciate ai nemici. Poi toccò
Era anche il momento per i Francesi di pensare a spezzare l'assedio. In mancanza di truppe elitrasportate, c'era solo da seguire la via di terra. I parà e legionari erano ridotti a meno di 300 uomini per battaglione e servivano almeno 200 t di rifornimenti al giorno. Giap si rendeva conto di questa difficoltà e i contadini mobilitati vennero messi
Ai primi di aprile c'era un totale di 3.000 soldati per difendere i 10 km del perimetro del campo, più 1.600 di Isabelle, e oramai si simulava alla radio di muovere battaglioni che in realtà erano compagnie scarse. Ma dato che il campo teneva, Cogny mandò in zona il 2° BEP, altro battaglione parà. Bigeard, avutane notizia, pensò di rioccupare E1. È il 10 aprile e in appena 10 minuti gli obici rimasti sparano 1.800 granate su E1, più i mortai da 81 e 120, e 4 complessi quadrupli da 12,7 mm. Attaccano poi le compagnie del 6° BPC sotto la copertura degli Helldiver della Arromanches, armati di bombe al napalm. La lotta durò 8 ore prima della ritirata nemica, ma Giap fece attaccare di nuovo con il 98° Reggimento. Sostituite le compagnie attaccanti dei parà, i francesi ricambiarono con 2 cp del 1 BEP e 2 del 5 BPVN che entro mezzanotte riuscirono a sconfiggere definitivamente i vietminh. Nonostante la cura nel ridurre le proprie perdite, le forze francesi persero 110 uomini e oltre 200 feriti, ma il 98° lasciò la metà degli uomini sul terreno. La cosa mandò in crisi morale i pur tenaci combattenti di Giap, che fu costretto a ordinare maggiore lavoro di sensibilizzazione alla causa ai suoi commissari politici.
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Per riprendere H1 20 cacciabombardieri e 4 A-26 lanciarono bombe e napalm contro la compagnia vietminh che la presidiava, annientandola, ma l'avanzata del 2° BEP e di altre forze impiegate per prendere la posizione fu molto più lunga del previsto e i nemici si riorganizzarono, falciando i legionari che ebbero 150 morti e feriti in appena due compagnie. Erano le ultime riserve mobili francesi. Il 1 maggio, al solito di notte, ogni compagnia francese che presidiava ciascuna delle posizioni E.1, D3, H5 subirono l'attacco di un intero reggimento e caddero, eccetto che H4 con 100 legionari del 1° BEP, al comando del cap.Lucciani. In tutto i difensori ebbero 331 morti e dispersi, più 168 feriti, in una sola infernale notte. Così il 2 maggio il comando di Dien Bien Phu disse chiaramente a quello generale di Hanoi che non avevano più riserve e che erano stremati dai combattimenti. Ma non arrivarono mai gli aiuti necessari, appena due cp di un battaglione (1° BPC). Si aspettava l'inizio della conferenza di Ginevra, spostata via via all'8 maggio. Si sperava di resistere fino ad allora, con un conseguente cessate il fuoco, e-o che gli americani intervenissero.
La pioggia stava allagando il fetido campo trincerato e i rifornimenti non arrivavano in maniera continua, sia con gli aviolanci
I prigionieri vennero raggruppati per nazionalità e portati nei centri di raccolta. Dovettero andare a piedi, con le loro residue forze. Fortunatamente, Giap acconsentì che 858 dei feriti più gravi venissero evacuati per via aerea, ma gli altri dovettero andare ai campi di prigionia a piedi. I feriti rimasti non sopravvissero, e così molti dei pochi illesi. Li aspettava un autentico calvario, che somigliava alla 'marcia della Morte' che i Giapponesi inflissero agli americani di Bataan. Una marcia durata circa 40 giorni per 700-800 km, durante la stagione delle piogge. I prigionieri francesi subirono una mortalità del 67%, i legionari del 69, i Nordafricani del 60,7, curiosamente Africani e Thai 'solo' del 24 e 24,4%, dimostrandosi i più resistenti al trattamento riservatogli. Erano quasi tutti (a parte i disertori) combattenti di grande valore, ma a quanto pare, ai Vietminh non importò, forse perché profondamente adirati per le gravissime perdite che a loro volta ebbero sul campo di battaglia contro di loro. La storia di Diem Bien Phu è tra le più drammatiche dell'agguerrita specialità dei paracadutisti, come El-Alamein, Creta e Arhnem. Ma il destino dei combattenti francesi (o meglio, della parte francese) non è diverso, nonostante non vi fossero i rigori dell'inverno russo, da quella dei prigionieri tedeschi di Stalingrado. E come questi, l'indecisione strategica su cosa fare, colpa primariamente di Navarre (oltre che della politica francese e americana) e la mancanza di prontezza nell'evacuare una posizione chiaramente indifendibile furono alla fine decisivi, ben più di qualunque atto individuale. Oltre 160.000 soldati francesi in Indocina rimasero per questa ragione pressoché inerti di fronte alla tragedia che stavano subendo i loro commilitoni, a parte i lanci di paracadutisti letteralmente gettati nella fornace della guerra totale di Giap.
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*Missioni di bombardamento: 3.700
Le missioni di aviotrasporto furono estremamente pericolose: ben 14 aerei vennero distrutti al suolo e
Quanto ai Vietminh, ben maggiori avrebbero dovuto essere i loro armamenti per sopraffare la guarnigione in maniera magari più violenta, ma più rapida e sostanzialmente indolore, mentre al solito la capacità di muoversi e concentrarsi per gli attacchi non impediva l'uso di tattiche costose in vite umane. I lanciarazzi BM-13 apparvero quando era oramai fatta, se tale gruppo fosse stato disponibile fin da subito le cose sarebbero andate molto diversamente, come dimostrarono quando ne cominciarono gli attacchi. La disponibilità di un anche embrionale forza corazzata d'appoggio, per esempio carri T-26 o T-70, avrebbe potuto aiutare molto nella presa delle posizioni, mentre gli M24 francesi furono decisivi più di una volta contro nemici che non erano molto armati con sistemi controcarri (che pure erano presenti). Nell'insieme, in ogni caso, come in tante altre occasioni (El Alamein), soldati fortemente motivati e con le spalle al muro dimostrarono di resistere molto di più di quanto ci si poteva aspettare dal numero e dalla potenza di fuoco avversaria, ma al solito, questo non poteva essere possibile senza almeno un minimo di supporti che, magari in maniera meno nota, sono stati preziosi per resistere in momenti critici. La fanteria nemica, alla fine, doveva ancora affrontare all'arma bianca i difensori superstiti delle posizioni da conquistare.
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Gli americani non avevano forse previsto che però, e nonostante tutti gli aiuti, il corrotto e inetto regime di Saigon non riusciva a impedire che il movimento comunista Vietcong (o Viet Cong, abbreviato spesso come VC, o come nomignolo, 'Charlie') prendesse piede nel territorio meridionale. Gli Americani, all'epoca, erano preoccupati della 'Teoria del Domino', per cui tutti i regimi dell'Estremo Oriente sembravano cadere uno dopo l'altro sotto l'influenza comunista, isolando il Giappone e l'Australia. Il regime di Saigon aveva chiesto già il 10 maggio 1955 l'aiuto americano, che venne esteso anche alla Cambogia del principe Sianuk, indipendente dal 28 aprile 1956. Quest'ultima terra, ricca di tradizioni e cultura, e famosa per il popolo sorridente e di aspetto grazioso, sarebbe stata destinata invece a subire uno dei destini più tristi tra le nazioni del mondo: vittima di 20 anni di guerriglia comunista, 3 anni orribili di genocidio perpetrato dai Khmer Rossi di Pol Pot, 10 anni di guerriglia anti-vietnamita, forse altrettanti se non più dopo la ritirata anche di questi, e attualmente Paese povero e sfruttato con fenomeni diffusi di prostituzione e pedofilia (fomentati dal 'turismo sessuale'). Ma questa è un'altra (e dolorosa) storia da raccontare.
Così, senza molto clamore, oltre agli aiuti gli Americani mandarono anche gli istruttori, apparsi in buon numero già nella seconda metà degli anni '50.
Per inciso, anche alla Cambogia venne offerto l'aiuto del consiglieri militari, ma divenne indipendente il 25 settembre 1955 e così il personale americano venne ritirato, andando a disporsi in Vietnam del Sud con il MAAG. Nel gennaio del '58 i guerriglieri comunisti attaccarono una piantagione appena a Nord di Saigon e l'influenza della guerriglia comunista proseguì, tanto che nel '59 venne formato il partito comunista clandesino; gli americani apparvero dal maggio del '59. L'8 luglio ebbero anche i primi feriti, a causa di un attacco a Bien Hoa. Nel maggio del '60 gli americani del MAAG (Military Assistance Advisory Group) era arrivato a 685 elementi. Lo stesso anno venne costituito il Fronte di Liberazione Nazionale nel sud del Paese. In Laos si combatteva con l'attività del Pathet Lao che era un movimento omologo ai Viet minh e controllava il Nord del Paese, tanto che il 31 dicembre 1959 divenne leader il gen. Nosavan e il 9 agosto del '60 il capitano Kong Le occupò la capitale, Vientiane, sottraendola alla dittatura, ma di lì a poco la città venne rioccupata da Novasan. Fu in questi accadimenti che debuttò finalmente l'aviazione nord-vietnamita.
Questa era stata costruita in tempi recenti, e nel '59 ebbe 13 campi d'aviazione nel suo intero territorio. Ma gli aerei erano appena 10: 4 Li-2 (i C-47 costruiti in URSS), un Il-14, un Mi-4 e pochi altri aerei leggeri, mentre il comando era nato il 24 gennaio del '59 grazie ai piloti che tornavano dal corso avuto nei Paesi socialisti. Così nel maggio venne costituito il Reggimeno 919 da trasporto leggero che rifornì i comunisti laotiani e cambogiani, che poi avrebbero costruito la 'Pista di Ho Chi Min' (Troung Son). Ovviamente parteciparono anche forze terrestri, mentre dall'URSS vennero forniti 20 li-2, 14 Il-14 e 10 Mi-4, un consistente contingente di mezzi da trasporto dunque, anche piuttosto moderni almeno per parte di questi. Il Pathet Lao si rafforzò e il 1 gennaio del '61 occupò la Piana delle Giare, catturando anche un C-47 americano (dato poi all'aviazione di Hanoi). Ancora non c'era traccia di aerei da combattimento, ma comparvero anche quelli allorché vennero forniti 36 MiG-17F per un reggimento. A quel punto venne costituita, il 22 ottobre 1963, la QCPK-KQ, ovvero Quan Chung Phong Khong-Khong Quan. Essa riuniva sia l'aviazione
Nel frattempo gli americani cominciavano ad appoggiare l'ARVN (l'esercito sudvietnamita) con gli elicotteri CH-21, le famose 'banane volanti', veri antenati dei CH-47,
L'instabilità politica del Sud era un altro problema, spesso accadevano colpi di stato che di fatto dimostravano la fragilità politica del Paese. Nel frattempo, dal 20 gennaio 1961 erano al potere Kennedy, strenuo supporter delle missioni speciali secondo almeno alcuni storici, e il suo segretario alla Difesa Mc Namara, lo era altrettanto. Rober Mc Namara, detto poi 'l'apprendista stregone', pensava che la guerriglia fosse essenzialmente gente infiltrata dal nord e non cittadini del sud. Presto vennero creati gli Air Commando Squadrons, con aerei a pistoni e spesso cappelli australiani caratteristici di queste unità. Essi avevano A-26, C-47 e T-28, che poi vennero dati anche alla VNAF (aviazione del sud). Il primo di questi gruppi venne creato e mandato in zona l'11 ottobre del '61. La sua dotazione era di 8 addestratori avanzati T-28B, che in realtà, nati come sucessori dei più piccoli T-6, erano anche aerei d'attacco leggero. C'erano anche 4 SC-47 e 4 RB-26 Invader, in realtà non ricognitori ma veri aerei d'attacco. Erano stati preceduti da un primo distaccamento dell'USAF, il 18 ottobre a Tan Son Nhut con 4 RF-101C del 15th TRS. Questi ricognitori erano efficienti piattaforme di osservazione, pur non essendo macchine notturne, e vennero seguite da altre 4 a Don Muang, una base thailandese. La parola che venne in auge in quegli anni era 'COIN', che è moneta in inglese, ma significa in realtà COunter-INsurrency, ovvero anti-insurrezione. Inizialmente i mezzi aerei usati erano attivati in maniera poco visibile, tanto che i reparti Air Command Squadrons, erano dotati di aerei dal nome in codice di 'Farm gate' (guardiano della fattoria) e spesso non solo non si sapeva automaticamente di che si trattava, ma erano anche aerei con insegne sudvietnamite.
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Presto si sarebbero prese delle decisioni drastiche, anche come conseguenze ambientali. I Vietcong usavano la copertura della foresta per muoversi senza essere visti dall'alto e ci riuscivano bene. Così qualcuno avrà pensato a come togliergliela. Visto che la foresta vietnamita non è particolarmente propensa a incendiarsi e molto fitta per essere debellata con il disboscamento, si pensò alle meraviglie della chimica: i defolianti. Iniziarono con il 346th squadrone, con il det. 'Mule Train', che con i suoi UC-123B Provider irrorava 5,5 t di defolianti alla diossina del famoso 'Agente Arancione', nell'ambito dell'operazione 'Ranch Hand'. Mc Namara era un apprendista stregone per tante cose, e tra le 'pozioni' usate per la sua idea di come operare c'era anche questa. Indubbiamente si trattava di una pozione altamente malefica, che contaminò 25.000 km2 e provocherà malattie mortali a migliaia di persone, anche agli americani che maneggiavano senza troppe precauzioni quei barili di sostanze chimiche, irrorati anche dai CH-46 dei Marines. Già il napalm (benzina 'concentrata') era decisamente tossico, ma niente era come l'agent orange.
Nel frattempo, il timore che i Vietnamiti ottenessero i bombardieri Il-28 comportò la mobilitazione dei caccia F-102 a Tan Son Nhut (inizialmente un distaccamento del 405th TFW, con 3 monoposto e un biposto). Dal 15 aprile nel delta del Mekong arrivarono i Marines con gli HUS-1 Seabat (poi CH-34D), per trasportare i fanti di Saigon nell'ambito dell'operazione 'Shu Fly'. Presto l'US Army intervenne con maggiori rinforzi per i suoi reparti aerei, che erano teoricamente basati su mezzi di peso non maggiore di 1,5 t, ma che in realtà erano ben più prestanti. Infatti venne persino pensato
===L'Offensiva del Tet<ref>Pizzo, Nicola: ''L'Offensiva del Tet'', Eserciti nella Storia N.44 p.25-49</ref>===
Nel '67 i Nordvietnamiti cominciarono a pianificare un attacco su vasta scala del Sud del Paese, con un'azione a sorpresa su larga scala da farsi al Capodanno lunare, il Tet, per l'appunto, festa sacra e la cui tregua era tradizionalmente rispettata. Spesso si è detto e creduto che i Comunisti volessero tale azione per 'affondare' il colpo e infliggere una sconfitta definitiva
Ora, quest'offensiva si sarebbe svolta nell'arco di 4 settimane (29 gen-27 febbraio 1968), con l'impiego di decine di migliaia di combattenti. Il suo obiettivo era provocare una rivolta diffusa, nel popolo meridionale. Molti dubitavano della riuscita dell'operazione, che sarebbe stata quindi non tanto la vittoria finale scagliata da una posizione di forza, ma un tentativo di buttare tutto quello che si aveva in gioco e vincere al Sud prima di essere progressivamente cacciati dallo stato di Saigon, se non addirittura, sul lungo termine, invasi. In effetti, i militari Nordvietnamiti temevano tale possibilità e preferirono tenere al Nord gran parte delle truppe, lasciando ai VC, sia pure ben riforniti di armi, il compito dell'attacco e della motivazione alla popolazione di sollevarsi contro Saigon e i GI. Gli obiettivi più profondi di Hanoi, che combatteva in realtà già dagli anni '30 contro i francesi, erano non solo di riunificare il Vietnam, ma così facendo, rendersi abbastanza forti da respingere eventuali invasioni cinesi ed estendere a Laos e Cambogia la propria influenza.
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Così vennero organizzate massicce azioni di bombardamento, che comportarono 75.000 t di bombe. Almeno 10.000 degli assedianti morirono, così come 500 marines, fino a che, il 6 aprile la 1st Cavalry Division costrinse gli assedianti a ripiegare, aprendo un varco terrestre ai Marines. Ma questo non era il vero piano dell'invasione del Tet, ma solo il prologo. Il Comando americano, che si aspettava una grossa offensiva, pensava fosse limitata a questo scontro di confine, in realtà era un diversivo. Attirare i GI a difendere il confine, mentre ci si preparava ad attaccare dall'interno, con circa 70.000-85.000 guerriglieri, riforniti di armi in ogni modo, persino dentro casse da morto. Fino ad allora la guerra aveva rispettato le 'vacanze' di fine anno, ma il 29 gennaio i Nordisti attaccarono varie città come Da Nang.
Nemmeno questo era il Tet vero e proprio, perché la data prefissata era i 31 gennaio, ma alcune unità iniziarono a combattere prima, colpendo Nha Trang, Da Nang, Hoi An, Cam Ranh, Ban Met Huot, Kontum e cos' via, per esempio vennero presi 13 dei sedici capoluoghi di provincia esistenti nell'immenso delta del Mekong, e 36 dei 44 in tutto il Sud Vietam, nonché 64 città su 242. Furono
Se questo succedeva a Saigon, figuriamoci sul Mekong, dove il compito di reagire fu con la MRF, la Marina fluviale americana che vedeva la 9th I.D fornire una brigata per le navi. Prima venne liberata Mytho, poi si continuò per altri 30 giorni a combattere supportando le truppe a terra americane e vietnamite. Sulle Colline centrali vi furono battaglie violentissime, come a Ban Me Thout, dove la città venne contesa con alterni successi tra la 23a Divisione Sud-vietnamita e una analoga unità nordista. A Quang Tri, alle 4.20 del 31 gennaio, scatenò l'attacco l'812° rgt dell'Esercito regolare Nordvietnamita, contrastrato
Ma fu Hue la città più sottoposta agli attacchi nemici, l'ex capitale imperiale. I Marines (come si vede in FMJ), la 101st Airborne Division e la 1st Cavalry Division combatterono contro i VC. Questa antica e splendida città era un centro buddista importante e palesemente antiamericana. Ma nemmeno questa volle passare a fianco dei Nordisti, offesa dall'avere violato la festa del Tet. Si sviluppò purtroppo una guerriglia urbana mai vista in Vietnam, che vide VC e Nordisti regolari combattere contro le truppe americane e del sud. Durò casa per casa, fino alla fine dei febbraio casuando ovviamente danni enormi. 3.000 persone almeno furono uccise dai soli comunisti, colpevoli di non averli appoggiati. La Cavalleria aerea combatteé con le unità 1, 2, 9, 12 a livello di battaglione o di squadrone, in un tempo talmente inclemente che spesso la visibilità era ridotta a 60 metri, il che non impedì agli elicotteri di operare, in condizioni in cui gli aerei non potevano fare altrettanto e al più lanciavano rifornimenti alla cieca da bassa quota. L'artiglieria navale, confermando le sue capacità di colpire efficacemente e in maniera ognitempo, fu in grado di fornire l'appoggio di fuoco necessario. Vi furono azioni violentissime, spesso snervanti anche nella loro evoluzione. Un mitragliere di un UH-1E dei Marines, per esempio, ingaggiò un duello contro un cecchino appostato in un campanile, duello che durò 25 minuti prima che il comunista venisse colpito da una raffica di M60.
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La guerra continuava. Khe Sanh non era stata ancora liberata, cosa che accadde solo ad aprile; ma già da maggio e poi ad agosto vi furono altre due offensive dette 'Mini-Tet' in zone del Paese limitate, e non un po' dappertutto come era accaduto prima, anche se si raggiunse ancora Saigon. Ma oramai il tentativo di fomentare l'insurrezione era fallito e così i tentativi di affrontare in larghe unità gli americani. Una vignetta dell'epoca mostra due vietcong nascosti sotto le foglie che osservano passare sopra di loro Superman. Uno dei due dice: ''Those americans and their damned air superiority'' (dall'enciclopedia Nam). Questa battuta dice molto sulla difficoltà che fanteria leggera, o anche eserciti regolari, avessero per resistere alla potenza di fuoco americana che proveniva dal cielo: il totale di oltre 6 milioni di tonnellate di bombe, 3 volte quello della II guerra mondiale, dà un'idea. Armi come il Napalm e defogliani ultratossici (diossina) come l'Agent Orange erano tra le altre risorse usate contro di loro e i loro movimenti.
Ma nonostante il fallimento della offensiva, il Comando americano decise di lasciare Khe Sanh nell'estate del '68 e di avviare il processo di Vietnamizzazione del conflitto, anche per via dell'avvento di Nixon. Il 1968 continuò cercando di pacificare il resto del territorio del Sud vietnam, specie
La stima delle vittime è raccapricciante: i Comunisti ebbero non meno di 32.000 morti e 5.800 prigionieri, ma c'è chi dà numeri dell'ordine dei 45-50.000 morti e 7.000 prigionieri, quando gli americani persero circa 2.000 soldati (500 a Khe Sanh) e i Sudvietnamiti circa 4.000 per un totale di 5.000-6.000, a seconda delle fonti. Ignote le vittime civili, certamente migliaia, i mutilati, feriti ecc. Il Tet vide il fallimento nell'organizzare la sollevazione anti-governativa e l'ARVN sudista dimostrò di saper combattere con una certa convinzione. I VC finirono largamente demoralizzati: migliai di loro erano morti apparentemente per nulla o poco più, con la perdita di tanti combattenti esperti e quadri politici non meno importanti per la 'sensibilizzazione' delle coscienza, per giunta la popolazione era indignata per avere dissacrato nel sangue la festa più importante dell'anno, tanto che il supporto al governo di Saigon aumentò. Ma quello che non si capiva bene era che, in tal modo, una guerra quasi avviata al successo per gli americani, all'improvviso era entrata in crisi: le immagini televisive, il numero delle vittime, l'audacia degli attacchi portarono l'opinione pubblica e poi i politici a pensare che oramai non c'era modo di vincere la guerra.
===Situazione attorno al 1985<ref>Armi da guerra 103</ref>===
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Oltre all'Esercito, i Vietnamiti nelle forze di terra avevano anche molte unità paramilitari: queste erano la Forza per la difesa dei Confini, con circa 60.000 effettivi; la milizia popolare regionale con 500.000 che era organizzata in divisioni, reggimenti e compagnie autonome locali di fanteria; poi c'era la Forza popolare di autodifesa di 1 milione di persone, organizzate in compagnie rurali e cittadine; la Forza giovanile armata d'assalto, di 1.5 milioni di effettivi operava come indottrinamento della popolazione del Vietnam del Sud, e completava il quadro di una Nazione ancora in armi.
Ma torniamo all'esercito. La sua forza era basata
Quanto all'ordinamento dell'Esercito, questo era dato da:
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*5 divisioni di artiglieria da campagna.
L'Esercito svolgeva anche funzioni politiche e sociali. Le conseguenze della guerra, che significavano anche massicce quantità di armi inesplose e mine, imponevano uno sforzo anche ai militari e le 15 divisioni per la ricostruzione economica, anche se in pratica della forza di una brigata (circa 3000 effettivi) stavano lì a dimostrarlo, per non parlare delle 7 divisioni e 4 brigate autonome del Genio. E nondimeno, il riciclaggio di rottami di ferro (specie bossoli d'artiglieria) continuavano
Le difese contraeree erano gestite da 60.000 uomini:
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*Fanteria: pstole da 7,62 e 9 mm; fucili AK-47, Tipo 68, SKS, Dragunov da 7,62 mm, M16A1 da 5,56 mm, mitragliatrici Tipo 67, RPK, SG, PKS, RP46, DP, PKS, M60 da 7,62 mm leggere, mitragliatrici Browning M1919 da 7,62 mm medie, armi pesanti da 12,7 mm M2 e DhHK
Molto del materiale di cui sopra è di provenienza mista: i mortai da 60 mm sono sia americani
L'aeronautica vietnamita aveva circa 380 aerei 40 elicotteri armati, piuttosto moderni, mentre altri, numerosi esemplari erano in riserva, spesso si trattava di apparecchi americani catturati. Addestrati da personale della DDR, Corea del Nord, Cecoslovacchia, URSS. Molte unità erano dislocate nel territorio nazionale, ma alcune in Cambogia fornivano il necessario supporto all'esercito.
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In tutto c'erano 3 reggimenti con circa 60 Su-7,20 e 22 e 90 MiG-17 per azioni d'attacco al suolo; dei 4 reggimenti di caccia intercettori uno aveva i MiG-23, circa 50 esemplari, e gli altri 180 MiG-21 di seconda e terza generazione. I trasporti comprendevano circa 150 apparecchi di cui 20 An-2, 10 Li-2, 50 An-26 (certo la componente più importante). Gli elicotteri erano un misto di macchine occidentali e orientali, visto che era più facile mantenerli rispetto agli aerei, dei quali solo alcuni A-37 e F-5 e qualche mezzo secondario erano ancora in funzione. I 3 reggimenti avevano nella loro forza 25 Mi-6, 40 Mi-8, 45 UH-1, ma anche 25 Mi-24 e 15 Ka-25 ASW. Gli addestratori comprendevano 4 reggimenti con 66 L-29, L-39, MiG-17 e 21 UTI, usati dopo che i piloti avevano svolto l'addestramento basico nei Paesi del Patto di Varsavia.
La Marina era il più piccolo e meno noto dei servizi. ANche se diede 'pare' origine alla guerra con il
*Fregate: 4 'Petja', 1 'Barnegat' ex-USA; 1 'Savage' ex- USA
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===I primi 50 anni della Marina Vietnamita<ref>Fatutta, Francesco: ''Le forze navali vietnamite'', RID feb 2004 p.58-66</ref>===
Com'é noto, la suddivisione del Vietnam in due parti, tagliate seccamente dal 17° Parallelo, era dovuta agli accordi di Parigi del 20 luglio 1954, quando si cercò di trovare una soluzione alla realtà del campo, con le due parti del Paese sottoposte
La Marina Vietnamita del Sud era una realtà che rispiecchiava il potere marittimo che le era mentore, e quindi il 1 gennaio 1955 nacque già con una forza di 1.900 elementi e una buona quantità di navi cedute dagli USA, come dragamine, navi ASW, pattugliatori, unità da sbarco, in genere ex-francesi e già reduci dalla tremenda guerra appena finita. In seguito arrivò la Hoa Ciang, un rifornitore ex-francese di 950 t, che nonostante tale ridotta stazza era pur sempre la maggiore delle unità vietnamite. Seguirono navi passate direttamente dagli USA come i dragamine 'Bluebird' e navi LST. Dal canto suo invece, il Vietnam del Nord aveva preceduto, nel dicembre del '54, il suo omologo del Sud, ma certo non con le stesse risorse, tanto che mentre i marinai e ufficiali venivano addestrati in URSS e Cina, la forza di questa marina era essenzialmente costituita da giunche armate. Solo nel '57 arrivò qualcosa di meglio, da parte sovietica, e si trattava di motosiluranti P-2, unità veloci con due siluri da 533 e due armi da 12,7 mm, scafo in legno. Nel '58 seguì una dozzina di cannoniere tipo 'Shantou', che erano le più grosse motosiluranti sovietiche P-6 (sempre scafo in legno) che al posto dei siluri avevano 4 cannoni da 37 e le solite due armi da 12,7. Presto arrivarono anche motosiluranti dello stesso tipo e nel '60 l'URSS cominciò a fornire 4 cacciasommergibili SO-1 e 6 siluranti P-4, che si aggiunsero a numerose giunche armate per sorveglianza
Poi vi fu l'incidente del Tonchino, il casus belli ufficiale della guerra. Era il 2 agosto quando il primo atto di questo incidente, che fu costituito da due parti, si concretizzò nell'attacco di 3 motosiluranti P-4 al caccia MADDOX. Si avvicinarono tanto, mentre tiravano siluri (forse uno per nave) da colpirlo anche con le mitragliere di bordo, mentre questo rispondeva con i pezzi da 76 e 127 di bordo, colpendo pare una delle navi. In ogni caso, 4 F-8 Crusader della USS Ticonderoga intervennero e con cannoni e razzi da 127 distrussero una delle navi in ritirata. Quest'attacco venne preso seriamente dagli USA come aggressione, sostenendo che la nave si trovasse in acque internazionali, ma i Vietnamiti dicevano di no. In ogni caso, le navi americane, già il 31 luglio appoggiarono, forse indirettamente, quelle vietnamite che bombardarono le isole di Hon Me e Hon Nieu, molto vicine alla cosa. Forse era stato un atto di ritorsione contro una nave che era di fatto schierata con i loro nemici e che era impegnata, anche quel 4 agosto, in una missione di ascolto elettronico dei Nordvietnamiti. Questo non fu il vero incidente del Tonchino, ma il prologo. Eppure fu l'unico di cui si hanno prove. Il 6 agosto il TURNER JOY, altro caccia americano, stava aiutando il collega Maddox pattugliando la zona a 12 miglia dalla costa, e anche stavolta c'erano navi sudiste che attaccavano Vinh, nel territorio del Nord, a cui gli americani stavano dando di fatto copertura. A quel punto, stavolta di notte, accadde che ai radar del Maddox comparissero navi in avvicinamento. Iniziò una caccia ai fantasmi durata fino all'una di notte, con la partecipazione di 16 aerei della portaerei Ticonderoga e della Constellation, e la pretesa di avere persino affondata una delle unità. Ma non si è mai saputo se davvero vi fosse un qualche tipo di nave nemica in mare e si ritiene che al dunque, si sia trattato piuttosto di falsi echi radar e della tensione per l'attacco (in pieno giorno) del 4. In ogni caso, benché si sia sospettato che le navi americane stessero agendo in maniera tale da 'inventarsi' un altro casus belli, il comandante del Maddox stesso chiese prudenza su questo nuovo episodio. Invece il presidente Johnson ordinò subito le azioni 'Pierce Arrow' per distruggere la marina nordvietnamita a Hon Gai, Lo Chao e altre località, oltre che i depositi di carburante di Vinh. Questi erano fondamentali per la marina di Hanoi ma vennero distrutti al 90%. Alle navi non andò meglio visto che almeno 17 vennero distrutte o affondate in porto. 2 A-4 americani vennero abbattuti dall'efficiente contraerea. Pochi giorni dopo vi fu la Risoluzione del Golfo del Tonchino in cui al Presidente venivano dati pieni poteri di intraprendere qualunque azione in aiuto di Paesi della SEATO (l'equivalente asiatica della NATO) fosse in pericolo. E così le cose andarono in direzione di una guerra dichiarata e massiccia, come in effetti avverrà per i successivi 7 anni almeno.
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I Nordisti non avevano modo di contrastare efficacemente le marine nemiche, USA, Australiana, Sudvietnamita. Con 2.000 uomini e circa 90 navi, di cui meno della metà dotate di un qualche potenziale bellico, non potevano fare certo molto. Anche se la Cina già nel '64 inviò circa altre 20 'Shantou' e nel '65 l'URSS altri 4 SO-1, le cose non cambiavano molto e le principali difese dagli attacchi navali erano i campi minati e le artiglierie costiere. Seguirono in ogni caso 6 P-6 cinesi nel '66, 8 delle prime cannoniere Shangai con 8 cannoni da 37 e 25 parimenti numerosi, del '68; l'URSS invece non consegnò altre navi fino a che gli Americani non cominciarono il disimpegno. Le prime motocannoniere missilistiche Komar giunsero nel 1972 e una di esse andò persa il 19 dicembre. Se ebbero o meno parte della battaglia in cui un incrociatore americano rivendicò la distruzione di un missile Styx, è materia controversa, così come non è chiaro in che circostanze andò distrutta la 'Komar' quel giorno, che era durante l'offensiva 'Linebacker II'. Ancora nel 1970 la Marina nordista non superava i 2.500 elementi con 4 SO-1, 10 motosiluranti,20 cannoniere e 4 pattugliatori fluviali come unità di maggiore importanza.
Per la marina Sudista invece, le cose erano diverse. Nel '64 aveva già 15.000 elementi, e fatto non meno importante, 6.500 erano marines. La flotta era costituita da 5 corvette, 4 pattugliatori, 5 dragamine, 29 cannoniere, e tra l'altro oltre 100 mezzi anfibi, di cui 3 LST (navi vere e proprie), poi c'eranjo anche 7 LSM, 7 LCM e 52 LCVP per sbarcare il personale, più dozzine di navi di supporto e anche qui, giunche armate. Ma nel '70, con la vietnamizzazione in corso, la marina di Saigon era oramai ammontante a circa 20.000 elementi, e questo senza considerare che i Marines erano separati dalla Marina fin dal '65 e da soli arrivavano a 15.000. Le navi erano diventate circa 40 e altre sarebbero giunte, tra cui due caccai di scorta, le navi anfibie erano arrivate a 215, poi c'erano 12 dragamine e circa 30 navi ausiliarie. La sua funzione era
Con tutti questi mezzi non stupirà più di tanto se la Marina vietnamita del Sud ebbe un ruolo importante nella lotta. Essa controllò fino alla fine la zona del Mekong e contribuì a respingere l'offensiva del '72. Non solo, ma ancora nel '74 tentò di opporsi allo sbarco cinese sulle isole Paracel, dove in una battaglia navale affondò due battelli nemici perdendone uno. Poco dopo un contingente sudvietnamita venne mandato anche a controllare le isole Spratly per impedire sbarchi cinesi e resteranno lì fino al '76, sostituiti dagli uomini dell'Esercito Popolare Vietnamita. Questi furono davvero gli ultimi colpi di coda visto che dopo il '73 le cose erano diventate critiche per Saigon. I Marines invece si comportarono meglio e mantennero lo spirito combattivo fino all'ultimo, nonostante le gravi perdite impedissero di mantenere gli organici. In ogni caso la loro azione fu abbastanza decisa e il morale si mantenne alto fino all'ultimo, cosicché si attirarono l'odio dei comunisti. Tant'é che il primo mumento distrutto all'entrata a Saigon, caduta il 30 aprile 1975, fu proprio il loro.
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La situazione non fu subito così chiara e la costituzione della Repubblica Socialista del Vietnam avvenne solo il 2 luglio 1976. Molte navi scapparono all'estero, specie nelle Filippine, per esempio 7 navi anfibie e una decina di scorta, mentre altre vennero autoaffondate dagli equipaggi come una nave cannoniera e una nave cisterna. A queste navi si aggiunse la moltitudine disgraziata dei 'Boat people', persone compromesse col passato regime che temevano, non necessariamente a ragione, di subire persecuzioni, e che scapparono con ogni mezzo galleggiante dal Vietnam. Ma altre navi ancora vennero catturate e unità come il caccia di scorta Tran Kanh e la nave pattuglia Tham Ngu Lao (armata poi con i 4 lanciamissili provenienti dalle vecchie Komar negli anni '80) si rivelarono importantissime per far diventare la Marina vietnamita se non d'alto mare, almeno un po' più marina. Tra le navi c'erano per esempio ben 30 vedette da 107 tonnellate e 3 navi da sbarco, battezzate poi HQ-501, 502 e 503. Il problema era trovare le parti di ricambio ora indisponibili, cosicché non si potevano mantenere tutte in servizio. Inoltre gli ufficiali e marinai vennero mandati spesso nei duri campi di rieducazione per garantirsene una certa fedeltà, anche se i massacri paventati (come quello di Hué nel '68) di fatto non si verificarono, il nuovo governo fu abbastanza saggio da pensare all'unificazione nazionale di una terra bellissima, ma devastata da decine di anni di guerra. La vecchia milizia dei Vietcong divenne la Milizia Popolare, e usò in buona parte le navi disponibili in quei primi anni, per reprimere gli ultimi focolai di resistenza dei vecchi governativi, che per ironia della sorte, adesso erano a nascondersi al confine con la Cambogia e nel Mekong.
Data la guerra avuta con la Cina per il caso Cambogia (dove davvero vi furono inenarrabili massacri, dopo l'avvento al potere di Pol Pot), i Vietnamiti si rivolsero ai Sovietici di cui divennero buoni alleati. La cosa vide già nel '78 la fornitura di 2 'Petja' , tre vedette corazzate 'Zhuk' e due 'Bremse', costruite nella DDR. Ma non era che l'inizio, perché nel novembre di quell'anno venne firmato un accordo per usare la base di Cam Ranh Bay, che era stata una grande base aeronavale francese, indocinese e americana (ovviamente ingrandita soprattutto con questi ultimi). I sovietici entro il 1981 vi installarono molte nuove strutture di notevole importanza: 5 banchine, piste, rifugi sotterranei per munizioni e rifugi protetti per SSN, una squadriglia di Tu-16, una di MiG-23, 4 Tu-95D da ricognizione e 4 Tu-142 da pattugliamento marittimo. Per chi come loro non aveva altro che fredde basi all'Artico, questa era una località ideale. La loro stazione SIGINT controllava tutto il Mar Cinese meridionale. La forza arrivò fino a 5.000 elementi senza contare gli equipaggi di 20-25 navi. Anche se c'erano come sempre in questi casi, non pochi problemi di ordine pubblico (risse, accoltellamenti vari), questa base era importantissima per controllare i mari da parte sovietica. I primi aerei ad arrivare furono proprio i Bear-D, con capacità di guida di mezza corsa dei missili antinave, e poi nel gennaio 1980 giunsero gli aerei Tu-142 antisommergibile. Così per la prima volta si vedevano fuori dall'URSS insieme sia gli uni
La successiva fase di rinforzo vide altri mezzi navali, 3 'Petya', 2 aliscafi 'Turya' che erano simili come scafo alle riuscite 'Osa', di cui 8 esemplari vennero consegnati e da cui derivavano anche le 16 motosiluranti Shersen, leggermente più piccole, pure consegnate; 8 SO-1, 4 Zhuk, due dragamine Yurka e due litoranei, e
In tutto la forza della Marina all'inizio degli anni '80 era di 5.000 elementi, molti ex-milizia o ex- marina suvietnamita; c'era un servizio di polizia fluviale e la Marina ebbe 4 aree di operazioni: Haipong, Da Nang, Qui Nhon, Vinh Long da Nord a Sud del Paese. Tornarono anche gli odiati ma utili marines. Erano certo utili anche per l'occupazione della Cambogia, invasa nel '79 per rispondere
Dopo di che si rinforzò con batterie di artiglierie e missili i presidi delle isole ancora in loro possesso, dando del filo da torcere
Infine le nuove navi: fallito il tentativo di dotarsi almeno di qualche sottomarino tipo Foxtrot, a causa della caduta dell'URSS, vennero comprati due battelli nordcoreani Yu-Go per operazioni speciali. Le nuove navi di superficie sono state le due 'Tarantul' del 1994 e due vedette Svetlyak, per la Polizia marittima del 1998, con l'ambizione futura di una classe di fregate leggere di tipo russo ma realizzate localmente, che però non è riuscita ad arrivare alla necessaria capacità costruttiva.
Quanto alle disponibilità al 2004, la Marina aveva le seguenti risorse
Le navi sono assegnate in divisioni suddivise in brigate e operano in genere con naviglio di caratteristiche omogenee, così anche i loro ruoli. Tutte hanno la sigla HQ, Hai-Quàn, ovvero Marina Militare in Vietnamita, più le cifre, due o 3, che le identificano, anche in base al primo numero (due cifre per le navi da guerra, prima cifra 1 per i pattugliatori, 2 per quelli costieri, 4 per le navi da sbarco ecc fino al 9 per le navi ausiliarie). Solo le navi delle Spratly hanno la sigla BD, che vuol dire Mar cinese meridionale. Le unità della Guardia Costiera sono siglate PB e quelle della Polizia Fluviale CA con sei cifre.
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*8 'Osa' da 245 t e alquanto vecchie e logorate dal servizio, con 4 missili Styx B
*4 fregate Petja I e III, le HQ-9, 11, 15 e 17: stazza 1.050-1.100 t, due torri binate da 76 mm, mentre i siluri da 533 o 406 mm di bordo, negli anni '90, sono stati rimpiazzati almeno in parte con cannoni da 37 mm , idem per i razzi RBU rimpiazzati da cannoni da 25 mm, nonostante la minaccia subacquea cinese. Hanno oltre venti anni di servizio, ma sono ancora usate piuttosto spesso, anche grazie alla cannibalizzazione della quinta unità fornita, la HQ 13
*5 Turya, gli HQ 331-335, 250 t, 40 nodi con mare forza 4 e 35 con mare forza 5; armate con cannoni binati da 25 a prua e da 57 mm a poppa (con radar di guida), hanno sonar e siluri da 533 mm (4) sia di tipo ASW
*4 'Shershen' da 170 t e 41 nodi, sono pure obsolete e prive di capacità operative credibili; hanno due torri da 30 binate e 4 lanciasiluri da 533 mm; alcune altre sono state private dei lanciasiluri e mandate alla Guardia costiera
*3 SO-1 cacciasommergibili, da 215 t e 28 nodi, oramai per le loro caratteristiche superate usate
*2 cannoniere 'Svetlyak' del 2003, 375 t, 49,5 m, 3 diesel per 16.100 hp con 30 nodi a pieno carico e autonomia di 2.200 nm a 13; esse hanno un pezzo da 76, missili Igla e CIWS AK-630. Con un equipaggio di 28 elementi, possono operare bene con mare forza 5 e abbastanza bene anche con mare forza 7
*12 'Zhuk', cannoniere con scafo in alluminio da 40 t e 30 nodi, con 4 ZPU da 14,5 mm, superstiti di circa 15 fornite a suo tempo, ma altre sono andate alla Guardia costiera
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