La terra per nutrire il pianeta/Parte quarta: differenze tra le versioni

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Nei modelli di produzione integrata ogni ecosistema è considerato come un complesso organismo fondato sulla biodiversità e sull’equilibrio dinamico di ogni sua componente la cui esistenza , e il cui regolare funzionamento, derivano dalla possibilità di integrazione con gli altri ecosistemi. In questa prospettiva “olistica” , sostenibile per l’ambiente e per soddisfare il fabbisogno alimentare delle popolazioni indigene, silvicoltura , agricoltura e allevamento sono fortemente correlati e la resa di ogni uno dipende direttamente da questa reciproca integrazione.Le aree forestali, fondamentali per la diversità biologica di un territorio e per il drenaggio del suolo dalle acque piovane, costituiscono un aspetto fondamentale della produzione agricola e dell’allevamento: esse forniscono acqua , legname, utilizzato come materiale edile e per la costruzione di carri e attrezzi agricoli oltre che come combustibile , cibo, piante officinali per uso medico e foraggio. Gran parte della biomassa presente nelle foreste viene riutulizzata come fonte di energia rinnovabile in ambito agricolo e domestico (biogas) , o come fertilizzante organico. L’agricoltura , d’altra parte , garantisce il sodddisfacimento della quasi totalità del fabbisogno alimentare vegetariano,mentre i suoi prodotti non commestibili vengono reintegrati nel ciclo come compost o come mangime per gli animali impiegati nei campi. Il ruolo svolto da questi ultimi è altrettanto fondamentale per il mantenimento delle colture ecologiche : i sotto prodotti agricoli nutrono gli animali , il letame da loro prodotto nutre il terreno concimando i raccolti, in un sistema di reciprocità.Questi sistemi di produzione integrata basano il loro funzionamento su inputs organici interni garantiti da una profonda conoscenza dai cicli naturali e da un rispetto innato verso la terra mater , contribuendo in modo determinante al soddisfacimento dei bisogni alimentari , sociali, economici e culturali delle popolazioni locali.
 
Una conoscenza adeguata dei cicli naturali e delle infinite potenzialità di creazione e rigenerazione dell’Universo ha consentito alle popolazioni indigene di sviluppare vaste competenze negli ambiti della scienza medica erboristica e della scienza naturale. La sistematica svalutazione delle economie di sussistenza basate su odelli produttivi altamente sostenibili e sull’integrazione tra diversi ecosistemi ha causato profonde crisi etniche e culturali, rivoluzionando metodi , equilibri e tradizioni millenarie. L’esclusione del lavoro femminile , la trasformazione della natura da terra mater in terra nullius e la sostituzione delle antiche tecniche di produzione integrata con monocolture intensive finalizzate all’esportazione hanno lasciato da patre il ruolo delle donne nella natura e nella società , affiancando ad una grave crisi ecologica e ambientale i profondi disagi della disuguaglianza e dell’emarginazione. In ambito agricolo si è verificata la cosidettacosiddetta “[[w:Rivoluzione Verde|Rivoluzione verde]]”, i cui rendimenti sono strettamente legati alla sostituzione delle produzioni integrate basate sulla biodiversità, con monocolture intensive di sementi brevettate e geneticamente modificate. Questo sistema di produzione intensivo presuppone un massiccio impiego di pesticidi ed erbicidi chimici, carburanti derivati da energie fossili e sistemi di irrigazione intensiva.
 
L’ingegneria genetica ha condotto numerose ricerche in ambito biologico producendo in laboratorio semi “ad alta resa” di fondamentale importanza per l’intero sistema produttivo. Queste nuove sementi per poter crescere hanno bisogno di ingenti quantitativi di fertilizzanti chimici, pesticidi e diserbanti e di una fitta rete di irrigazione intensiva. Oggi dieci multinazionali controllano il 32 % del mercato internazionale dei semi, stimato essere pari a 23 miliardi di dollari, e il 100% del mercato di semi geneticamente modificati. L’importazione di derrate alimentari prodotte in altri paesi non solo ha distrutto i mercati locali, ma ha anche modificato profondamente le abitudini alimentari, le tradizioni culturali legate al cibo di molte popolazioni. Per poter acquistare cibo di importazione, gli agricoltori locali sono stati costretti ad invertire i propri modelli produttivi intensificando le monocolture dei prodotti maggiormente richiesti sul mercato globale. Con l’aumento delle esportazioni, la produzione di alimenti per il fabbisogno locale è drasticamente diminuita con conseguente aumento del prezzo.