Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni
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[[Immagine:M14 slash 41 Bovington museum.jpg|320px|left|thumb|Tutto cominciò così, con gli [[w:M13/40|M13/40]], i primi carri 'moderni' italiani]]
I reparti corazzati e meccanizzati italiani sono stati inizialmente modellati con materiali e tattiche americane. Solo in seguito è arrivata l'influenza europea, specialmente tedesca ma anche francese, e più tardi ancora è stata sviluppata una completa famiglia di mezzi corazzati e blindati di concezione e in larga misura (motori, sistemi di controllo del tiro,
La costituzione delle prime forze corazzate italiane del dopoguerra era basato su mezzi di varia provenienza. Non mancavano, per esempio, ancora i semoventi da 75 mm di produzione bellica, come anche vari mezzi corazzati ruotati o cingolati. Nel contempo stavano arrivando anche i primi mezzi Alleati, sia come forniture dirette
Inizialmente l'Italia, piegata dalla Seconda guerra mondiale, era stata autorizzata a disporre solo di 200 carri armati: inizialmente si trattò di M13, M40 (i semoventi), e persino i minuscoli L3. Ma poi le cose cambiarono. La prima unità corazzata è stata l'Ariete, nata come divisione nel 1939, rinata nel '48 come brigata corazzata. C'erano anche alcuni carri leggeri M5 Stuart, ed era grossomodo l'unica vera novità. Ma nel 1949 l'Italia entrò nella NATO: la furia di riarmarsi era data dal confronto sempre più teso con l'Est, dall'assedio di Berlino in particolare. L'invito all'Italia era stato dato dagli USA, e il trattato venne ratificato il 4 aprile 1949: era nata la NATO, North Atlantic Treaty Organization. Questo non rimase senza conseguenze: arrivarono cacciacarri M10, semoventi d'artiglieria M7, carri M4, ma sempre nel limite dei 200 corazzati da combattimento del trattato. Troppo pochi e questo significò cercare una soluzione. Questa fu trovata nel 1951 quando l'Italia chiese a tutti gli altri firmatari la revoca delle limitazioni militari. La Gran Bretagna era contraria ad alleggerire le sanzioni contro l'Italia, e certo nemmeno la Francia ebbe gioia nel ritrovarsi ancora una volta la 'cugina latina' elevata al rango delle maggiori potenze. Ma gli USA consideravano necessario riportare l'Italia in forze dopo che i cambiamenti politici avevano assicurato la 'svolta' definitiva rispetto al passato fascista, e poi (come già accadde o sarebbe di lì a poco successo con Germania e Giappone, peraltro in prima linea) era più sensato dare
[[Immagine:M26-Pershing-Vettweiss-194503.jpg|300px|left|thumb|M26]]
Le divisioni corazzate italiane, assieme a quella paracadutisti e a quelle alpine erano state le unità di punta del Regio Esercito nelle campagne della guerra. Fino a che queste ressero, la situazione non fu del tutto compromessa: crollate queste, i 3,7 milioni di uomini sotto le armi nel '43 rimasero quasi senza risorse e volontà e nel giro di settimane tutto l'ancor mastodontico strumento militare italiano crollò come un castello di carte, concludendo in maniera persino peggiore la guerra (a parte la lotta di continuazione, chiaramente) di come la
[[Immagine:M24-Chaffee-latrun-1.jpg|300px|left|thumb|L'M24]]
In ogni caso arrivarono in Italia una vera collezione di corazzati americani: carri leggeri M5 Stuart, andati per esempio in carico al Reggimento 'Lancieri di Montebello'; carri M4 Sherman; carri pesanti M26; ben presto giunsero anche i carri armati M47, che sarebbero stati secondi per importanza nella storia postbellica dell'EI solo ai Leopard 1; v'erano i cacciacarri M10 e poi gli M36 con un cannone da 90 mm e un aspetto non tanto diverso da quello di un carro pesante, anche se erano meno corazzati e più mobili. Sarebbero rimasti in servizio fino agli inizi degli anni '70, mentre M4 e M26 sparirono piuttosto in fretta, come anche gli M5. Infatti la seconda generazione di carri armati arrivò ben presto in Italia: gli M47 e gli M24 leggeri. Nel frattempo giunsero anche altri veicoli, i semicingolati M3, i semoventi M7 da 105 mm, i Sexton riarmati con il pezzo da 105 mm, le cingolette Vickers e altro ancora. Nonostante tutto questo, le unità corazzate italiane non erano pari alla forza di quelle delle altre nazioni principali NATO e del Patto di Varsavia. Oltre ad 'Ariete' e 'Centauro' venne costituita, ma solo nel 1953, una terza divisione corazzata. Questa non poteva certo essere, per comprensibili motivi, la 'Littorio' (il nome della terza unità corazzata del periodo bellico): allora la terza divisione corazzata fu la 'Pozzuolo del Friuli', altra unità fondamentale delle truppe corazzate italiane dal dopoguerra.
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L'[[w:M47|M47]] è un carro armato che è rimasto per decadi quale rappresentante principale, e poi comprimario, dei mezzi corazzati italiani. Si tratta di un mezzo evolutosi dalla serie 'Pershing', con una nuova meccanica e una maggiore mobilità. Il prototipo nacque come emergenza legata alla guerra in Corea: all'epoca l'US Army aveva una linea di carri M4, M26 e i primi M46. Questi erano un'evoluzione dei 'Pershing' con molti miglioramenti, ma soprattutto con un motore a benzina che raggiungeva, nonostante un peso ancora simile, gli 800 hp anziché 500. In generale era dotato di una migliore meccanica, assai più affidabile. Ma era solo un progetto ad intermin, visto che presto sarebbe stato necessario un nuovo carro armato, soprattutto uno capace di sfruttare al meglio il suo cannone da 90 mm, cosa che era necessaria soprattutto per gli ingaggi alle maggiori distanze. Il nuovo carro armato in fase di sviluppo era il T43, ma questo era ancora lontano dall'essere approntato quando scoppiò la Guerra di Corea. Come misura d'emergenza si decise di installare la sua torretta sullo scafo, già abbastanza collaudato, dell'M46A1. Quindi, per quanto possa suonare strano, tutti gli equipaggi che si sono avvicendati al suo interno, non sono mai stati in un carro armato realmente nuovo. Di fatto, si trattava di un M46 con una nuova torretta. La cosa ironica è che l'M47 è rimasto in servizio a lungo ed è ben noto, mentre dell'originario M46 non se ne ricorda quasi nessuno. La fretta con cui venne approntato l'M47 Patton (non esattamente noto così all'inizio, dato che ufficialmente il nome del famoso generale è stato affibbiato solo all'M48) non fu del tutto giustificata e i risultati non sono stati del tutto soddisfacenti: in Corea è stato spedito solo l'M46 come 'intermezzo' tra gli Sherman e gli M26, mobile quanto i primi e potente quanto i secondi. L'M47 venne prodotto in grande serie, pur essendo solo un mezzo di transizione. Il totale ammontò a ben 8.000 carri armati. Gli inconvenienti meccanici e i difetti erano diversi, tra cui una sagoma troppo alta, un'autonomia ridicola, difetti nella protezione.
L'M48 apparve per merito della Chrysler, nello stabilimento del Delaware Tank Corporation che gestiva all'epoca, quando nel luglio 1952 (ancora prima della fine della guerra in Corea) venne ufficialmente presentato con una cerimonia in cui partecipò anche la vedova di George Patton. Nemmeno questo carro armato era del tutto avulso da problemi, anche se aveva una corazzatura migliore, senza i difetti e punti deboli precedenti, ma con una spiacevole risonanza interna nella torretta durante i movimenti (essendo un rozzo esempio di mezzo prodotto per fusione in un sol pezzo), e ancora un'autonomia limitata dal motore a benzina, ad appena 112 km. Solo in seguito sarebbe stato migliorato in maniera adeguata, con un motore a benzina
Quanto all'M47, l'E.I. ne ha ricevuti moltissimi, circa 800 esemplari (forse non includendo le riserve). La corazzatura del veicolo era relativamente spessa, ma senza esagerare: la parte frontale dello scafo arrivava a 102 mm (4 pollici) a 60 gradi (per uno spessore virtuale di 203 mm, ovvero il doppio); la parte frontale della torretta raggiungeva lo stesso spessore ma con una inclinazione media di circa 40 gradi; i fianchi dello scafo erano verticali da 76 mm (3 pollici), quelli della torretta, leggermente inclinati e arrotondati, di 63 mm (2,5 in
Quanto all'armamento, tanto per precisare ulteriormente, v'era il pezzo T-119E1, poi sostituito dall'M36 come arma principale; una mitragliatrice M1919A4 nello scafo, impiegata dal 2° pilota, un'altra analoga coassiale (ma originariamente si trattava addirittura di una 12,7 mm); una M2 HB nella cupola; ma non mancavano per gli equipaggi anche altre armi, quelle leggere: nel caso dell'E.I. 5 Beretta Mod.34 da 9 mm (rimaste in servizio, nonostante l'avvento della Mod.92, fino agli anni '90), 2 'moschetti automatici' (mitra) Beretta MAB (altre armi prestigiose ma oramai obsolete), poi rimpiazzati dai FAL TA, e 12 bombe a mano SRCM. Quanto alla dotazione di colpi, una tipica era di 32 He, 21 APC-T (perforante con carica di scoppio per esplodere dentro il bersaglio, naturalmente ridotta rispetto a quella del proiettile HE) o HEAT (a carica cava), 10 HVAP (che con la loro leggerezza potevano raggiungere i 1250
In tutto v'era, a parte il sistema di controllo del tiro M-3 -comprendente il telemetro M-12 e due periscopi, una serie di sottosistemi come i congegni di sparo elettrici e una radio AN/GRC 3 o 4, dalle prestazioni non eccelse data la portata di 16 km massima, e solo su terreno vario. Il capocarro e il cannoniere avevano due grandi periscopi M-20 entrambi a destra del cannone, scalati, e collegati (come il telemetro) al complesso balistico M-3, e utilizzabili in caso di guasto al telemetro (che funzionava anche da collimatore), e aventi un potere d'ingrandimento di 6x. Il complesso balistico aveva la necessità di calcolare anche il tipo di munizioni usate, per tenere conto delle differenti traiettorie balistiche, e questo avveniva con la regolazione di un apposito rullo del tipo di munizioni da impiegare, per ciascuna delle quali era calcolata una certa elevazione corrispondente alle distanze utili di tiro (non c'era un calcolatore vero e proprio).
Inoltre, il carro armato aveva anche un'altra risorsa piuttosto insolita, forse conseguenza delle esperienze in Corea dove spesso i carri erano usati come artiglieria mobile. Questo sistema era costituito da congegni di puntamento indiretti, con un quadranti a livello M-13 e uno azimutale T-24 che permettevano di regolare l'alzo e la direzione della torretta per colpire bersagli designati da fonti esterne. Per il tiro diretto, la distanza ottimale per l'uso delle munizioni era attorno a 800-1000 m. Le munizioni erano di nuova generazione, ma il cannone M36 (derivato dall'M31 dell'M46 Pershing) poteva sparare anche le munizioni del pezzo paricalibro M3A1 dell'M26 Pershing (non era possibile il contrario). L'arma aveva otturatore a scorrimento verticale per consentire un rapido caricamento e le munizioni erano cartoccio-proietto, un po' ingombranti nella torretta di un carro armato ma più rapide da mettere all'interno della culatta avendo sia la carica
Quanto alla torretta, dove erano ospitati 3 uomini era in acciaio speciale, monoblocco di fusione, brandeggiabile con un meccanismo oleodinamico su sfere metalliche fino a 1440 gradi
Per il motore AV-1790-5B da 820 hp a 2.900 giri/min., 12 cilindri a V raffreddato ad aria da ben 29,361 litri di cilindrata. Movimentava un carro armato che raggiungeva le 44 t, di 7,091 m di lunghezza col cannone in avanti, 3,51 m di larghezza e 2,96 di altezza. Era un grosso bestione se si considera che il T-54 era rispettivamente 6,45 m (ma senza cannone)x3,27 e 2,40 m e 35 t complessive. La potenza del motore non era tutta per la mobilità: i 2 ventilatori di raffreddamento assorbivano qualcosa come 60 hp, per cui la potenza 'netta' era di 760 hp. Il consumo non era certo il punto forte di questo carro armato: 140 m per litro di benzina, per cui gli 880 l di 'super' assicuravano solo 128 km su strada o circa 7 ore di operazioni (il che significa, in caso di guerra intensa, 4 pieni al giorno...). La trasmissione era attuata con un complesso cambio-sterzo Allison GM, il
Gli M47 finirono per fare un po' tutti i ruoli nell'E.I: radiato l'M24 senza rimpiazzi (l'M41 arrivò solo come versioni semovente d'artiglieria), anche le missioni di ricognizione offensiva vennero affidate all'M47, anche se la sua sagoma di 2,96 m misurata all'altezza della mitragliatrice contraerea non era certo d'aiuto a non farsi vedere, nonostante la sua torretta fosse piuttosto piccola. La cosa che fa impressione è che però anche la Centauro arriva a ben 2,72 m, decisamente non pochi per un corazzato 'da esplorazione' (il Leopard 1 si mantiene invece ad appena 2,68 m).
I carri M47, che almeno nei primi lotti provenivano dai reparti americani stanziati in Germania, appena riequipaggiati con l'M48, divennero
Come
A livello numerico, tutta questa organizzazione si basava su plotoni da 5 carri, compagnie di 16, battaglione di 51, reggimento di 157 (nb. in tutti i casi le strutture maggiori erano costituite da 3 di quelle di livello inferiore, più i mezzi comando), reggimento di cavalleria blindata 52, con 3 gruppi squadroni (equivalenti alle compagnie). In pratica, anche se questi ultimi erano in minoranza, i reparti corazzati della cavalleria continuavano la dicotomia nelle truppe corazzate dell'E.I. Ovvero, per quanto potesse sembrare poco 'storico' e logico, la divisione tra fanteria e cavalleria continuava anche nell'era dei carri armati, con la fanteria carrista e la cavalleria corazzata. Ancora attorno al 1990 v'erano 850 carri nei battaglioni della prima, e 350 nei gruppi squadroni della seconda.
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Quanto al GED, aveva 17 carri armati e 10 carri leggeri M24, poi sostituiti dagli M47.
Alla fine degli anni '60 gli M47 erano praticamente gli unici carri dell'E.I. Ma la cosa stava per cambiare. Nel frattempo, tuttavia, i carri armati M47 erano intensamente impiegati. Per esempio, con le esercitazioni 'Real Train', che comprendevano un efficace sistema di 'puntamento ottico': si trattava di mettere sui mezzi delle 'targhe' che offrivano numeri, di una certa dimensione, da leggere per gli avversari. Quando questo fosse avvenuto, tenendo conto delle regole (per esempio, le mitragliatrici da 12,7 mm non potevano mettere fuori uso un carro, ma veicoli blindati e leggeri come le AR-59 con cannone M-40), significava che le distanze erano state ridotte a sufficienza per sparare con efficacia contro i mezzi (e persino il personale) nemici. La cosa era macchinosa ma prima dei sistemi laser MILES non c'erano molti altri modi per simulare una battaglia e così negli anni '60-70 si faceva uso di questo sistema. Non mancavano le esercitazioni in Sardegna, con gli sbarchi americani nelle baie attorno a Capo Teulada, e gli italiani facevano il 'partito arancione' ovvero i difensori da battere alla fine di ogni esercitazione. Nondimeno, spesso le cose prendevano un'altra piega e i Marines venivano contrattaccati efficacemente dagli M-47 che li lasciavano sopravanzare e poi prendevano alle spalle i loro M-48 e M-60. Con questa tattica anche un carro moderno avrebbe delle difficoltà, visto che i proiettili da 90 mm non sono uno zuccherino: gli HVAP perforano circa 140-150 mm a 900 m e gli HEAT buoni 300 mm. Nelle esercitazioni si usavano anche i proiettili 'a salve' e ovviamente solo contro bersagli inanimati, i proiettili d'addestramento 'a rimbalzo limitato'. Gli M-47 sono diventati anche 'star del cinema'. Con i film bellici che spesso li vedevano incarnare i Tiger o altri mezzi tedeschi della II GM.
In ogni caso, questi carri armati stavano diventando obsoleti. Soprattutto, vecchi. Erano mezzi robusti e affidabili, ma i guasti sono aumentati e le parti di ricambio diminuite. Nondimeno,
Era necessario aggiornarli. Come era accaduto con i non molto dissimili M48 e i molto diversi Centurion, le vie erano essenzialmente due: l'uso di un motore
L'organico era, per le unità di cavalleria, 2 squadroni carri per un totale di 32 mezzi ripartiti in 6 plotoni, e uno squadrone meccanizzato con 3 plotoni fucilieri su M113 e un plotone mortai da 81 mm (3 montati su scafi M113). La loro fine, verso la fine degli anni '80, venne determinata dallo scioglimento di vari gruppi squadroni e battaglioni, e della riduzione dei plotoni da 5 a 4 mezzi( per cui l'organico del battaglione calò da 49-51 mezzi a 40), il che liberò numerosi Leopard 1 dalle loro unità originarie. Ma non fu proprio la fine degli M47. Delle centinaia disponibili, alcuni finirono come monumenti nelle caserme, ma il destino degli altri non fu necessariamente la demolizione. Ancora attorno al 1983-84 erano segnalati circa 550 carri M47 in carico all'E.I, mentre attorno al 1989-1990 ve n'erano ancora 200 in riserva, ma praticamente del tutto dismessi (il NIZZA li dismise nel 1989, conservandone uno fino al maggio 1990). Ma parecchi finirono all'estero. Alcuni vennero mandati in Spagna, altri trovarono la fine del percorso in Somalia, il cui dittatore Siad Barre era un 'amico' dell'Italia (uno dei tanti leader non propriamente democratici clienti dell'industria bellica italiana che allora come ora non si pone grandi problemi di tipo etico), finendo la loro carriera nel caos somalo. Quelli spagnoli furono forse tra quelli modificati per diventare una sorta di carro ibrido M-47/60: erano gli M-47A1 con motore AV-1790B2
===[[w:M60|M60]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref>===
[[Immagine:M60 Patton.jpg|300px|left|thumb|M60, l'
Nato con l'idea dello sviluppo dell'M48 con motori
All'M60A1 seguì l'M60A2 con cannone-lanciamissili Shillelagh da 152 mm, prodotto in 526 esemplari. Lo 'Starship' era davvero un mezzo notevole, ma non ebbe successo operativo e la maggior parte della produzione è stata convertita in pochi anni dall'entrata in servizio (attorno al 1973) in mezzi del Genio o gittaponte. Dal '71 gli M60A1 vennero aggiornati, per esempio cominciò ad essere installato un sistema di stabilizzazione del cannone. Può sembrare strano che i carri medi M3 e M4 Sherman avessero spesso uno stabilizzatore ma i cannoni a canna lunga da 90 mm e poi da 105 mm, non erano facili da 'maneggiare'. Così per decenni i mezzi americani non ebbero più i cannoni stabilizzati, un regresso persino verso i vecchi carri leggeri M3 Stuart. Solo molti anni dopo i servomotori per la movimentazione dei cannoni di grosso calibro sono stati messi a punto e applicati (per così dire, visto che inglesi e persino sovietici avevano al contrario sistemi di stabilizzazione installato, fin dal Centurion e dal T-54).
La successiva evoluzione fu l'M60A3 con telemetro laser AN/VVG-2 prodotto dalla Hughes con portata di 5 km. Sebbene questa sia la metà di quella dei carri armati più moderni era ancora sufficiente per le necessità pratiche. V'era anche un calcolatore XM-21, il cannone di per
Ma c'erano altri aspetti importanti, stavolta positive: il carro armato M60 è rustico, nel suo complesso affidabile, e permette di operare anche con equipaggi di leva. I battaglioni dell' 'Ariete' erano il 3°, 5°, 7°, 8° e 10°
I carri Leopard 1 sono un altro simbolo del carrismo postbellico, quanto e anche più di qualunque altro carro armato, tanto che è in servizio da quasi 40 anni nell'Esercito Italiano, che al di fuori di quello tedesco ne è stato il maggior utente. Ma risaliamo indietro nel tempo e vediamo com'é nato questo carro da battaglia.
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===[[w:Leopard 1|Leopard 1]]===
[[Immagine:Leopard-1-latrun-1.jpg|300px|left|thumb|Leopard 1]]
Negli anni '50 nacque la Bundeswehr, il nuovo esercito tedesco. Successe con un certo ritardo rispetto a quanto era già accaduto nelle altre nazioni europee, tra cui l'Italia, il cui esercito formò già nel 1948 una brigata corazzata. Questo consentì ai tedeschi di ottenere 'il meglio' disponibile dagli americani, saltando la fase M26 e anche l'M47. Il meglio, nei tardi anni '50, era l'M48 Patton, di cui i tedeschi ebbero molti esemplari, circa
I francesi presentarono un prototipo progettato dalla Direction
Gli
In termini di corazzatura, il Leopard è leggermente protetto, con una torretta mediamente di circa 60 mm di spessore, in un pezzo di fusione, mentre lo scafo ha 70 (altre fonti 86) mm sul frontale dello scafo, inclinato a 60 gradi (raddoppiando lo spessore virtuale), i fianchi sono invece di appena 35 mm, che nella parte superiore sono leggermente inclinati. Sicuramente non era questo il campo in cui il Leopard eccelleva, anche se l'acciaio era di ottima qualità. La protezione era essenzialmente quella di muoversi veloce e sparare, sottraendosi poi alla reazione specialmente dei missili controcarri, potenti ma piuttosto lenti: percorrere 3 km per un'arma del genere significava circa 20-30 secondi di tempo, mentre i proiettili del cannone potevano essere esplosi a 6-8 colpi al minuto,
I sistemi di controllo del tiro e visione sono pari a quelli dell'ottima tradizione tedesca. La panoplia comprende ben 14 periscopi di cui 8 per il capocarro nella relativa cupola, 3 per il pilota (sistemato a destra nello scafo), 1 per il cannoniere e addirittura 2 per il caricatore che nella maggior parte dei carri non ne ha alcuno. Il sistema d'osservazione principale è un periscopio TRP5A per il capocarro, estremamente potente dato che ha ben 20 ingrandimenti. Di più, ha un ingrandimento variabile a seconda della situazione, e liberamente, con uno zoom da 6 a 20x. Questo significa che a
Il cannone originariamente non era stabilizzato (in seguito è stato installato un sistema americano Cadillac-Cage), ed era asservibile anche al capocarro con il relativo periscopio. Quando è notte è possibile utilizzare un sistema IR attivo, rimpiazzando i periscopi di capocarro e cannoniere, nonché quello del guidatore (abbinato a fari IR). Quando è visto un bersaglio, se c'è poco tempo si usa il sistema a coincidenza, se c'è scarsa visibilità è usato il modo 'stereo'. Un sistema di collegamento flessibile permette di mantenere puntato il periscopio sul bersaglio mentre è brandeggiata la torretta. Quando viene scelta la munizione e viene determinata la distanza, l'alzo è determinato automaticamente. In pratica è un sistema evolutosi da quello del carro armato M47 e M48. Di notte viene usato un sistema IR che ha una sensibilità sufficiente per vedere anche oggetti roventi. La portata è di circa 1-1,5 km come massimo, ma una canna di cannone rovente potrebbe essere vista anche a 2-3 km, un vantaggio non da poco visto che non occorre emettere la 'luce nera' (IR) con il proiettore AEG XSW-30U. Questo è normalmente sistemato dietro la torretta smontato, ed è usato solo di notte. Ha la capacità di emettere anche luce bianca, cosa che ovviamente aiuta le operazioni notturne in generale (per esempio, collaborando con la fanteria) ma normalmente è abbinato al periscopio IR Eltro B171-2 per il capocarro. I colpi disponibili sono 60, di cui 42 nello scafo anteriore e 18 in torretta.
La produzione del carro armato Leopard
I carri armati sono andati in servizio
I carri Leopard, molto veloci e maneggevoli, sono di dimensioni piuttosto ridotte e l'abitabilità non è delle migliori (specie rispetto all'M60 e all'M47), ma tatticamente sono delle belle macchine, molto più rapide e mobili dei carri americani, più leggere eppure altrettanto armate (anche come munizioni). La loro capacità bellica, tuttavia, non era così strabiliante, specie dagli anni '70 in poi. In effetti, mentre i Leopard 1 tedeschi sono stati aggiornati con: sistema di stabilizzazione americano, corazzatura aggiuntiva (ma con i tipi A3/A4 è stata realizzata una torretta saldata con doppia corazza spaziata, e al tempo stesso circa 1 m3 di volume in più interno) sia sulla torretta
===Sotto il segno dell'[[w:Ariete (carro armato)|Ariete]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Cappellano, Filippo: ''Ariete: OK il carro è giusto'', P&D Marzo 1992 pagg 46-51</ref><ref>Stanglini, Ruggero: ''Ariete: dopo le polemiche, i fatti'', P&D Marzo 1993 pagg. 34-39</ref><ref>Stanglini,Ruggero: 'Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
[[Immagine:Ariete.jpg|300px|right|thumb|Il possente Ariete mostra tutte le classiche linee di un carro armato moderno]]
Inizialmente la mossa logica per il futuro dell'Esercito fu valutata nel comprare i Leopard 2, come i degni successori del Leopard 1. Si trattava di comprare 300 carri armati direttamente in Germania. Ma la cosa non si concretizzò e nel 1984 venne deciso dallo Stato Maggiore dell'Esercito di comprare 300 carri armati di concezione nazionale. Sarebbero stati destinati a rimpiazzare i carri armati più vecchi tra quelli di seconda generazione, ovvero gli M60 della divisione corazzata ARIETE, che restava l'unità di punta dell'Esercito. Nel frattempo venne anche valutato un carro armato medio di costruzione nazionale, questo non era altro che l' ''[[w:OF-40|OF-40]]''. Ma questo carro armato, provato dalla Scuola Truppe Corazzate, non era altro che la rielaborazione del LION, che a sua volta costituiva un'idea congiunta italo-tedesca su come modificare il Leopard 1 per l'export in climi tropicali o desertici. In effetti l'OF-40 venne venduto in Dubai, con un totale di 36 veicoli. Apparso verso la fine degli anni '70, introduceva varie novità rispetto al Leopard 1, per esempio uno scafo più basso, corto
Tornando all'Ariete, lo sviluppo del mezzo fu accordato con la OTO Melara in consorzio con la Fiat-IVECO: doveva avere 4 uomini d'equipaggio (quindi niente caricatore automatico, nonostante che la OTO avesse approntato un sistema interessante, di discendenza navale, per l'OTOMATIC da 76 mm), cannone da 120 mm stabilizzato, motore posteriore. Inizialmente era noto come C-1 TRICOLORE, e dopo appena 3 anni dall'avvio del programma, veramente a tempo di record, venne presentato il prototipo, pronto già nel febbraio 1987, quando venne ufficialmente presentato al CSM dell'Esercito.
Questa fase progettuale e costruttiva tanto breve fu possibile per via delle ridotte specifiche
Per il resto le prestazioni vedevano una trincea
L'Ariete, come il carro M1 e Challenger, ha una torretta protetta in materiali compositi, con un frontale assai inclinato, ma come nel caso del Leopard 2 i lati sono verticali. La grembiulatura laterale è fatta pure in materiali compositi, prodotti dalla Lasar, ma questo non si evince dall'osservazione diretta, almeno sui prototipi, visto che sembrano giusto pannelli in lega d'acciaio e comunque non molto spessi.
Il motore Fiat-IVECO di cui sopra ha una cilindrata di ben 27 litri ed è sistemato dietro, in una configurazione assolutamente tradizionale (e che sembra davvero l'evoluzione diretta del Leopard 1(OF40), accoppiato
Il pilota ha posto di guida sulla destra dello scafo, con 3 episcopi diurni e quello centrale, di notte di tipo IL.
La protezione è stata studiata dalla OTO Melara su specifiche dell'Esercito.
L'armamento è costituito da un pezzo da 120/44 mm OTO, con canna ad anima liscia realizzata con procedura ad autoforzatura per incrementarne la resistenza, organi elastici coassiali, otturatore a cuneo verticale. Non è ben chiaro che tipo di arma sia: viste le caratteristiche generali, la lunghezza, il calibro,
L'apparato di controllo del tiro è molto avanzato, e si è posto, assieme a quello del Leclerc, in una categoria più evoluta rispetto a quella, già molto avanzata e costosa (il costo di un sistema di osservazione e controllo del tiro moderno arriva anche al 20% di quello totale di un carro armato, se non di più: i tempi dei 'fuciloni d'aggiustamento' sono finiti...) dei carri come l'M1 e il Leopard 2. Il primo non ha praticamente un periscopio per il capocarro (eccetto il minuscolo mirino 3x per il controllo della mitragliatrice M2 HB da dentro il carro), il secondo ha un visore valido, ma privo di una via notturna. L'Ariete adotta una soluzione intermedia tra questa e quella 'definitiva' ovvero una costosissima camera indipendente per la visione IR a parte del capocarro (che nei due casi precedenti era prevista per l'M1A2 e per il Leopard 2A5), ovvero un periscopio panoramico stabilizzato che è semplicemente un modello della SFIM francese, specializzata in questi sistemi di visione. Ha una via diurna e una via notturna con sistema IL, meno efficace ma anche molto meno costoso di una camera termica. Per il resto v'é una camera termica e un sistema ottico per il periscopio del cannoniere, fisso in avanti, con visione stabilizzata, e telemetro laser con portata di 9995 m, simile a quello del SIDAM ma
Il piano per gli Ariete, attorno al 1990, era di mettere in servizio 300 carri entro il 1996, al costo di 1.900 miliardi di lire.
L'Ariete ha poi avuto una storia piuttosto travagliata, e dopo qualche anno la situazione era tale che, per vari problemi legati ai costi, si decise di ridurre a 200 i veicoli da comprare, al costo, indicato nella finanziaria del 1992, di modici 1.378 mld. Questa previsione non è stata comunque rispettata. In seguito il bilancio per gli Ariete, tra inflazione e aggiustamenti (per esempio, il sistema d'allare laser e il potenziamento del motore da 1.200 a 1.300 hp) ha raggiunto un valore quasi uguale a quello previsto originariamente, ovvero appena pochi anni prima, per 300 carri armati: nel bilancio della difesa del 2000 erano previsti già costi di ben 1.660 mld per i 200 carri, passando così da previsioni di un costo medio di 6,3 mld del 1990 a 8,3 mld di 10 anni dopo: non un aumento drammatico quando corretto dall'inflazione, ma pur sempre un aumento non trascurabile. Inoltre le consegne
L'Ariete, in tempi di magra come quelli in cui s'é venuto a trovare, non ha mancato di causare polemiche sul tipo di mezzo che l'E.I. intendeva adottare. Nondimeno, su di un percorso di 10 km venne confrontato attorno alla fine del '92 con altri 2 carri armati, ovvero il Leopard 1 e l'M60A1. In appena 10 km di percorso cross-country ha staccato in media di ben 7 minuti l'M60, ma è riuscito anche a dare 3 minuti e mezzo al Leopard, nonostante che questo fosse rinomato per l'alta mobilità e che fosse in una versione ancora piuttosto 'nuda' rispetto a quella di un carro armato come il Leopard 1A5. La ragione era, nonostante tutto, un rapporto potenza-peso di circa 24 hp/t contro 20-21, ovvero circa il 15-20% in più, il che dava una migliore accelerazione e ripresa, e anche una leggermente superiore velocità di punta con un picco di oltre 70
Il costo base dell'Ariete all'epoca era stimato in circa 5,4 mld per mezzo, ma il costo del programma era di 1.400 mld dato che in questo erano compresi anche: 18 mld per l'acquisto del sistema d'allarme laser, oramai deciso (al 1992), 130 per il supporto logistico, 44 per collaudi e munizionamento, 70 per l'avvio della produzione e 50 per lo studio riguardo il previsto successore Ariete 2. Le disposizioni interne dell'Ariete presentato all'epoca comprendevano 15 colpi di pronto impiego stivati verticali (non esattamente la miglior forma di protezione...) sul cestello torretta, in una struttura corazzata, e 27 nella parte anteriore dello scafom a sinistra del posto di pilotaggio. La protezione antiesplosione non era quindi particolarmente curata rispetto all'M1 e anche ad altri carri. Nella controcarena c'era il calcolatore digitale Cosmo, l'apparato di ventilazione e quello NBC, nonché la radio RV-3/4. Lo spazio è maggiore rispetto a quello consentito dal Leopard 1, ma il conduttore può entrare dal suo portello solo se la torretta è girata
Le alternative all'Ariete sono state vagliate: l'offerta tedesca per il Leopard 2 era per 4,5 miliardi al pezzo più però le forniture logistiche, mentre una co-produzione avrebbe invece aumentato i costi del 20%. L'Ariete almeno come sistema di osservazione e di tiro era migliore (nessuna sorpesa, la tecnologica in 10 anni ne ha fatti di progressi), ma sopratutto si è voluta preservare l'industria nazionale del settore, ovviamente
Per l'Ariete si stava pensando allo sviluppo di un Ariete 2, che in parte giustificava la riduzione dei carri armati
Nell'insieme l'Ariete si potrebbe definire come un 'Super Leopard 1', ma le polemiche non hanno certo risparmiato questo prodotto dell'ingegno italico, specie quando, durante una delle prime prove, il veicolo è andato in avaria e la prova, alla presenza di vari 'papaveri' è saltata. In seguito si è dimostrato in grado anche di fare 10 centri consecutivi sparando da carro in movimento a carro in movimento, ma questo è arrivato poi. I costi, previsti in 1300-1400 mld. ancora attorno al 1992, sono lievitati a circa 1660 se non più mld. Si tratta a dire il vero di un carro armato onesto, con un consumo abbastanza ridotto, una massa e dimensioni non eccessive, costo ragionevole. Tuttavia il sospetto che si sia trattato
Nazioni come la Spagna, con programmi come il LINCE avrebbero in effetti voluto carri armati meno complessi e pesanti del Leopard 2, da circa 45 t. Nonostante la presumibile disponibilità per l'export, di fatto nessun contratto è stato mai discusso per questo mezzo: il resto del mondo ha preferito, a quanto pare, puntare diritto sui Leopard 2
Di recente gli Ariete sono stati impiegati in guerra, o meglio in missioni di 'Peace Enforcing', inviati in un certo numero in
===L'era della [[w:Autoblindo Centauro|Centauro]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Stanglini,Ruggero: ''Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)'', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
[[Immagine:Centauro Tank Iraq.jpg|320px|right|thumb|Centauro in Irak. Ha una corazza aggiuntiva sulla torretta, ma non sullo scafo, forse per via del risparmio di peso.]]
Questo mezzo è nato con un programma non ben chiaro nella sua origine ed evoluzione. Quello che è certo è che l'Italia non aveva una tradizione sulle autoblindo degna di nota, fino a questo progetto molto avanzato. A parte le blindo AB40 e 41, armate con un cannone da 20 mm
Dati questi precedenti è davvero difficile spiegarsi come
La Centauro ha una blindatura di acciaio saldato, molto inclinata ma non molto spessa, con alcuni miglioramenti introdotti successivamente: dal 101° esemplare ha avuto una corazzatura migliore: questa comprende un inspessimento della blindatura d'acciaio ma anche una pannellatura interna della Mikrex, in kevlar, capace di fermare anche a distanza ridotta (diciamo sui 100 m) le munizioni da 12,7 mm ordinarie, e da circa 300-500 m quelle da 14,5 mm, nonché le micidiali schegge da 155 mm da 15 m di distanza rispetto all'esplosione. L'incremento di peso è di circa 800 kg. Dal momento che il motore è avanti a destra, dietro c'è lo spazio per ospitare 2-3 uomini, ma in assetto molto precario. Dal
L'armamento della Centauro è costituito da un cannone da 105/52 mm, di tipo a 'lungo rinculo', con un freno di bocca a più luci, estrattore di fumi, manicotto termico, sistemato in una torretta piuttosto piccola e con una massa di circa 5 t (circa un quarto di quella di un carro armato tipo Ariete). I sistemi di controllo del tiro sono come quelli dell'Ariete, a cui rimandiamo. Va detto però che qui il capocarro non è dietro il cannoniere ma a sinistra del cannone (come si capisce dalla posizione del periscopio panoramico). Questo, della SFIM, se è uguale a quello del Leclerc consente una visione IL a 2,5x e due ingrandimenti diurni con 2,5 o 10x. Nonostante il suo volume questo ha quindi meno ingrandimenti (e senza zoom) di quello del Leopard 1, anche se è molto più avanzato. La Centauro non ha lo stesso livello di stabilità dell'Ariete: anche se spara con un cannone meno potente e a lungo rinculo (con una forza di rinculo attenuata dal freno di bocca), e per fare 'centro' deve fermarsi per qualche istante e sparare, specie se si muove su terreno vario. La dotazione di colpi è di 38 proiettili senza truppe dentro lo scafo, poi ci sono 2 (in seguito 3, con lo stesso discorso visto per l'Ariete) da 7,62 mm del tipo MG 42/59.
Il motore è un
Le dimensioni sono imponenti: lo scafo è lungo 7,4 m, col cannone avanti (nonostante che la torretta sia sistemata nella zona centro-posteriore) 8,51 m, la larghezza è di 3,05 m e l'altezza, tutto compreso, 2,71 m. La vecchia 6616 pesava un terzo, e le dimensioni erano invece di 5,37 x 2,5 x 2,03 m.
La Centauro è diventata molto, e meritatamente, famosa per il suo impegno nelle missioni di 'Peace Keeping' et similia ('Peace enforcing', praticamente una guerra a bassa intensità),
Insomma, la Centauro è di sicuro il mezzo più popolare della 'nuova generazione' dell' E.I. Questo anche perché l'ordine originario era per ben 450 mezzi, e la decurtazione, differentemente da quella dell'Ariete, Dardo e persino SIDAM, è stata limitata a meno del 10% del totale. Inoltre, SIDAM a parte, ha avuto una decisa preferenza nella priorità delle compere per i nuovi mezzi, tanto da avere la preferenza sui carri armati, pure coevi, tipo 'Ariete' (del resto la Fiat-Iveco è un colosso industriale e 'contava' molto di più della OTO-Melara).
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Difficile criticare una blindo di successo come la Centauro, che per le missioni di Peacekeeping ha indubbiamente 'la faccia giusta': imponente, rapida, ben armata, con un cannone piuttosto minaccioso e dispositivi di visione ognitempo. Ma è reale tutta questa gloria? Specialmente all'inizio, si è pensato di no. E i dubbi su di un impiego in un largo combattimento convenzionale non sono mai stati realmente dissolti. Vediamo perché.
La Centauro ha un sistema di controllo del tiro analogo a quello dell'Ariete, ma non è così per il resto. Il motore è sistemato davanti, il che offre protezione aggiuntiva (a scapito del motore...), ma solo sul lato destro. Il pilota non ne trae giovamento, inoltre ha un posto di pilotaggio veramente (e sorprendentemente data la taglia del veicolo) angusto. Anche la torretta è piuttosto piccola se comparata
La Centauro è stata descritta in tanti modi: cacciacarri, carro leggero, autoblindo, mezzo da intervento rapido. Quest'ultima è stata la sua vera ragione d'essere. La Centauro si vedeva orignariamente 'giustificata' dal fatto d'essere un mezzo rapidamente rischierabile per fronteggiare situazioni di crisi: ovvero, nello scenario della Guerra fredda, visto che le unità corazzate italiane erano dislocate nel Nord-Est, se 'qualcuno' invadeva il Sud Italia, allora questi mezzi sarebbero rapidamente intervenuti. Questo però non è un tipo di spiegazione convincente. A meno che la psicosi causata dall'invasione della Sicilia del '43 non albergasse in chi ha immaginato questo impiego, c'è da dire che solo i commandos sovietici e libici potevano eventualmente fare colpi di mano nel Sud-Italia, e certo non c'era bisogno di spostare masse corazzate dal Nord per affrontarli, anche perché esistevano pur sempre i corazzati della scuola di Lecce. E poi, se il problema percepito era questo, allora tanto avrebbe valso stanziare un battaglione corazzato direttamente in Sicilia. Uno della trentina disponibili non avrebbe fatto molta differenza, per lo strumento schierato alla 'porta di Gorizia'.
A parte il preposizionamento, i paragoni si dovrebbero fare con quanto sia rapido spostare i mezzi da un fronte all'altro, tenendo presente della loro reale validità, al di là delle elucubrazioni teoriche. Le 'Centauro' erano e sono rapide su strada, ma solo se comparate ai mezzi cingolati, dopotutto con 100
Ma vi è ancora un'altra possibilità, l'aviotrasporto. Se al posto della Centauro vi fosse stata per esempio, una macchina come l'AMX-10RC da 15 t, o una Centauro 'equivalente'(per esempio, 6x6), sarebbe stato possibile imbarcarne una dozzina e portarli da Venezia a Palermo in poco più di 3 ore a bordo di altrettanti C-130H Hercules. Abbassando i requisiti operativi vi sono le blindo 6616, oppure, se si cercano mezzi capaci di contrastare addirittura i carri armati (che avrebbero al più potuto portare gli americani, e in caso di una improbabile guerra con l'Italia di Craxi), le AML da 5,7 o le ERC-90 da 7,8 t. In sostanza, con circa 50 G-222 e C-130, se il problema era quello del rischieramento rapido, si sarebbe potuto caricare un intero battaglione di questi veicoli (per l'appunto ospitabili anche dai G-222) e portarli in qualche ora ovunque nel territorio nazionale. Inoltre, una volta arrivati sulla punta della Calabria, treni, autoblindo, rimorchi si sarebbero tutti dovuti fermare
Le Centauro, quindi, come spiegamento strategico non sono affatto 'rapide' da schierare: poco più veloci dei rimorchi autocarrati, e forse dei treni (sempre che le strade siano decenti), non trasportabili da nessun aereo italiano (anche se i C-130 hanno il vano di carico largo 3,12 m contro 3,05 della Centauro, questa a pieno carico è troppo pesante), sono trasportabili solo via mare o via terra. Come autoblindo sono molto grandi e visibili, addirittura più grosse di un carro. Come cacciacarri sono abbastanza efficienti, ma un veicolo ben più semplice con missili TOW può colpire con efficacia un carro armato moderno anche a 4 km di distanza, cosa che ben difficilmente un pezzo da 105 mm può eguagliare, anche nelle migliori condizioni. Inoltre le Centauro 'trasporto truppe' sono (come del resto il Merkava) nel migliore dei casi un ripiego. Infine, come carro da combattimento sono troppo vulnerabili. Si criticano i carri armati sovietici per la vulnerabilità alle armi occidentali, ma se non altro non hanno bisogno di corazze aggiuntive per resistere ai colpi di mitragliatrice pesante, anzi frontalmente hanno una buona resistenza ai colpi da 105 e anche da 120 mm, dipende dalle versioni. Inoltre le ruote sono sempre vulnerabili a schegge e pallottole, se non al fuoco nel senso più letterale del termine (leggi napalm e molotov).
Poi c'è il costo: quasi 4 mld per blindo. L'E.I. ha rottamato i suoi carri Leopard 1 senza nemmeno tentare (eccetto che nel caso dei Leopard 1A5, e giusto grazie alle torrette di 'seconda mano') di aggiornarli, come avrebbero indubbiamente meritato (e come è stato fatto da molti utenti: Germania, Canada, Belgio,
Come mezzo tattico la Centauro non è affatto di dimensioni trascurabili, e non è anfibia: due cose tutt'altro che secondarie per l'ambiente italiano, montuoso e ricco di fiumi. È vero che anche la Rooikat sudafricana è grossa e non anfibia, ma si tratta di un ambiente del tutto diverso operativamente e sarebbe semplicemente disonesto fare tale paragone. Si pensi solo che, tornando allo stretto di Sicilia, una AMX-10RC potrebbe, con mare non troppo proibitivo, persino attraversarlo speditamente a 10
Come mezzo di combattimento, avendo una corazza sottile, ruote vulnerabili e solo una quarantina di colpi da 105 mm, non ha nessun margine rispetto
In termini di confronti 'teorici' (con il classico 'duello' statico), non esiste cannone di carro che non potrebbe trapassare la potente Centauro, mentre non è vero il contrario. Ma c'è di più. All'epoca della blindo AML (anni '60), per esempio, questa era sì vulnerabilissima ai carri armati, ma poteva metterli KO con il pezzo da 90 mm e sfuggire rapidamente, tanto era piccola e veloce. La blindo ERC (anni '70) poteva fare qualcosa di simile avendo un cannone da 90 mm medio o lungo, contro mezzi tipo l'M60 e il Leopard 1. Ma con i loro discendenti non si scherza. L'M1 e il Leopard 2 non sono solo più veloci, ma anche molto meglio protetti e armati. È difficile che un veicolo, specie se grosso come la Centauro, sfugga ai loro sistemi IR (mentre prima poteva bastare un cespuglio per nascondere una AML), ed è difficile che la velocità o le piccole dimensioni bastino
I mezzi corazzati leggeri, specie se operano da soli, sul campo di battaglia moderno non hanno molte
Questo parallelismo tra mezzi navali e terrestri non dovrebbe stupire: la teoria di mezzi veloci e con buona potenza di fuoco esiste già nella storia dei corazzati: non per niente gli inglesi e altre nazioni diedero origine ai 'carri incrociatori', il cui squilibrio di caratteristiche non diede altro che cattivi risultati (troppo vulnerabili, sostanzialmente). Un mezzo come il BT-7 sovietico per esempio, ha subito danni gravissimi in combattimento contro truppe corazzate ben addestrate e forti. I carri britannici tipo 'cruiser', armati con lo stesso pezzo da 40 mm dei 'Matilda II' da fanteria, molto più veloci ma meno corazzati, sono stati letteralmente sterminati, mentre i loro cugini più corazzati, per quanto lenti ad arrivare in zona operativa, hanno combattuto con successo per molto tempo. Inoltre, se mancano le condizioni per la mobilità (per esempio su di un terreno fangoso) un mezzo poco protetto ma altamente mobile diventa poco protetto e basta: anche per questo gli inglesi persero a Bir-el Gobi contro gli italiani (nonostante fosse in pieno deserto, il terreno era inzuppato d'acqua e favoriva quindi la difesa rispetto alla manovra offensiva). Insomma, storicamente la mobilità a scapito della protezione non paga, specialmente con sistemi di controllo del tiro tanto efficaci e precisi.
L'E.I. negli anni '80 poteva certo limitarsi
Che l'E.I. avesse inteso di dotarsi di mezzi superiori alle sue possibilità, negli anni '80, lo dimostra del resto anche il prototipo del VCC-80 Dardo: era dotato di un periscopio d'osservazione e puntamento per il capocarro, come sui carri e le blindo, ed era un caso unico a livello mondiale: dati i costi che comportava, è stato soppresso e il sistema di tiro e osservazione notevolmente semplificato negli esemplari prodotti in serie. I fanti italiani hanno così continuato
La Centauro ha avuto naturalmente anche utilizzi eterodossi rispetto alla funzione originale di autoblindo pesante, del resto era nelle sue possibilità. Per i dettagli sulla carriera come mezzo da trasporto truppe e artiglieria si veda alle pagine dedicate.
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Nei tardi anni '80 le truppe corazzate erano inquadrate in ben 3 differenti branche: Fanteria, Cavalleria, e anche Carabinieri. Le unità di Fanteria carrista avevano battaglioni carri, battaglioni corazzati e compagnie controcarri. I 'Cavalieri' avevano gruppi squadroni di fanteria meccanizzata, gruppi esploranti e gruppi squadroni carri. Vi erano anche 2 battaglioni carabinieri,il 7°
La situazione, fino al 1987, vedeva ben
Dopo di allora, le cose sono cambiate in fretta: la soppressione di alcuni battaglioni carri tout-court e la riduzione da 5 a 4 dei carri armati per ciascun plotone ha resto liberi molti carri Leopard e così i battaglioni carristi (5: 6°, 9°, 19°, 60° e 62°) e i gruppi squadroni di cavalleria ('Nizza' e 'Savoia') hanno potuto finalmente liberarsi dei loro obsoleti carri M47 che, come al solito per i carri italiani, non avevano ricevuto alcun ammodernamento significativo e oramai erano anche meccanicamente logorati e senza parti di ricambio. Le unità di Cavalleria sarebbero state riequipaggiate con le Centauro e Puma (beninteso 'quando disponibili').
Per gli M60, in carico in 5 battaglioni, era decisa la sostituzione con l'Ariete. La divisione che aveva i Patton era quindi equipaggiata allora ancora con tutti i carri armati disponibili. Evidentemente c'erano 250 carri complessivi in forza, quasi al livello delle migliori unità corazzate dell'epoca. Ma dopo il 1987 la riduzione avrebbe comportato in tutto la costituzione di reparti equipaggiati con appena 200 carri armati. Le 'Centauro' erano invece previste per le brigate 'Acqui', 'Aosta', 'Cremona', 'Friuli', 'Pinerolo', 'Sassari', 'Granatieri di Sardegna'.
E adesso l'organico dell'unità base, il battaglione corazzato: compagnia comando e servizi con plotone comando e servizi, riparazioni-recuperi, trasporti. Poi le 3 cp carri con 13 carri l'uno con 4 carri armati l'uno per ciascuno dei 3 plotoni, più il carro comando compagnia. Quindi, comprendendo il carro comando battaglione, si tratta di 40 carri armati. Originariamente erano 49 (1 in più per ciascuno dei 9 plotoni, ripartiti sempre in 3 compagnie), anzi molti anni prima erano 51-52 per battaglione (forse perché esisteva un intero plotone comando battaglione).
Il passaggio tra il plotone da 5 a quello di 4 carri ha comportato una struttura più agile, già adottata dall'US Army, esercito tedesco-occidentale e israeliani, permette infatti di una più facile condotta in azione da parte del capo plotone, con sezioni di 2 carri armati che si alternanto e si coprono a vicenda (un po' come la formazione 'a 4' dei caccia tedeschi della II GM...). Naturalmente tale riduzione è meno efficace in termini di potenza di fuoco ma la cosa sarebbe stata permessa dall'introduzione di carri armati e blindo con sistemi di puntamento computerizzati e stabilizzati, che consentono anche il tiro in movimento con precisione non riducendo quindi il volume di fuoco, e in particolare permettendo azioni di fuoco continue anziché una
Il problema, ovviamente, è che nel 1987 non c'era traccia di carri moderni o ammodernati agli ultimi standard nell'E.I. e fino al 1992 sarebbe stato così, quando arrivarono le Centauro (però pressoché incapaci di sparare col cannone in movimento) mentre per gli Ariete si dovette aspettare oltre il 1995. Ma questo nel 1987 non lo sapevano (anche se già allora era chiaro che i nuovi mezzi avrebbero impiegato anni per entrare in servizio). Il problema era probabilmente un altro: quello di rimpiazzare finalmente i quasi quarantenni M47 liberando alcune centinaia di Leopard 1.
Questo è accaduto per esempio, con la brigata motorizzata Acqui, 3 battaglioni su autoveicoli 4x4 da trasporto, supportati da mortai da 120 mm di una batteria di supporto, e da un gruppo d'artiglieria divisionale con i vecchi M114.
Questo tanto per dare un esempio sulla struttura di un battaglione corazzato, in questo caso 2 cp carri, 1 fanteria meccanizzata, 1 pl. mortai e uno controcarri.
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