Biografie cristologiche/Da setta ebraica a chiesa dei Gentili: differenze tra le versioni
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Paolo aveva detto alla congregazione dei Galati, che egli aveva fondato, che i gentili nella chiesa erano "figli di Abramo". Gli ebrei, che si consideravano "figli di Abramo" sia fisicamente che spiritualmente, non sarebbero stati d'accordo. Disse inoltre ai Galati che le Scritture di Israele erano anche le loro Scritture. Certamente anche su questo gli ebrei avrebbero dissentito. I problemi di Paolo tuttavia iniziarono quando quei gentili galati chiesero spiegazioni di ciò che implicava la buona novella di Paolo: che significa essere figlio di Abramo, e cosa dicono le Scritture di Israele? Qualcuno della chiesa galata allora lesse, o almeno sentì parlare di ciò che la Torah, qui nella sua traduzione greca, riportava in merito a queste questioni. Secondo Genesi 17:14, Dio dice ad Abramo, "Il maschio incirconciso, che non è stato circonciso nella carne del suo prepuzio, sarà tagliato fuori dal suo popolo" ("tagliato fuori" potrebbe essere un gioco di parole, sebbene dolorosamente allusivo). Prendendo la cosa sul serio, gli uomini della chiesa galata si misero in fila per l'operazione peniena. Sentendo di questa pratica, Paolo reagisce come qualsiasi buon retore del primo secolo reagirebbe: ridicolizza aspramente le vedute dei suoi oppositori, attacca le basi dei loro insegnamenti, e sovrabbonda di argomenti a favore della propria posizione in merito alla questione. Nel suo tentativo forsennato di convincere la chiesa che aveva fondato che "l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo" (Gal 2:16), Paolo elenca un numero di ragioni per cui la Legge, serie di pratiche che separano ebrei da gentili, non necessitano d'essere seguite. Ad ogni ragione che egli propone si può facilmente contrapporre un controargomento basato sulle Scritture e sulla tradizione ebraica.<ref name="Galati">[http://www.galatians-paul-the-torah-law-legalism.info/ "Contents of Galatians, Paul, The Torah Law & Legalism"].<small>URL consultato 04/02/2015</small>; cfr. anche Francesco Bianchini, ''Lettera ai Galati'', Città Nuova, 2009, ''s.v.''</ref>
Per esempio, Paolo argomenta che le promesse di Dio non furono fatte ai discendenti biologici di Abramo, bensì ai suoi discendenti spirituali. L'argomento qui si basa
Infatti, riconoscendo la debolezza dell'argomento "discendenza", Paolo fa appello alla storia. Nota, per esempio, che Abramo è giustificato al di fuori della Legge, dato che al tempo di Abramo le Legge non era ancora stata data, e "la Legge, venuta dopo quattrocentotrent'anni [cioè dopo Abramo], non annulla il patto ratificato prima da Dio, in modo da annullare la promessa" (Gal 3:17; sul numero di anni cfr. Es 12:40). Pertanto, l'alleanza sinaitica non può rimpiazzare il patto di Abramo, ed il patto di Abramo non richiede il rispetto della Legge mosaica. Pertanto anche i gentili della chiesa, che sono eredi di Abramo, sono giustificati al di fuori della Legge. Però, come anche Paolo — e quasi certamente il pubblico galate — sapeva, sebbene l'alleanza mosaica non annulli quella abramica, non si escludono a vicenda. La sinagoga reputava le due alleanze come fossero complementari. Inoltre, l'argomento legale non risolve la questione della circoncisione, poiché Abramo e gli uomini della sua famiglia certamente si sottomisero a tale operazione. Infine, secondo la leggenda ebraica, i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe osservavano la Torah. Una leggenda, che potrebbe essere molto posteriore a Paolo, (le date di tali leggende sono notoriamente difficili da determinare), narra: "[[w:Shimon bar Yohai|Rabbi Simeon ben Yohai (II secolo e.v.)]] disse: «Nostro padre Abramo — suo Padre non gli insegnò, né ebbe un maestro che gli insegnasse. Da chi quindi Abramo imparò la Torah? Fu il Santo, che gli aveva dato redini simili a due brocche traboccanti e ripiene di Torah e saggezza durante tutta la notte.» Rabbi Levi tuttavia disse, «Abramo imparò la Torah tutto da solo»" (''Genesi Rabbah'' 61:16; 95:3).<ref>Citazione da Hayim Nahman Bialik e Yehoshua Hana Ravnitzky (curatori), ''The Book of Legends: Sefer Ha-Aggadah'', trad. William Braude, Schocken, 1992, p. 31 e segg.</ref>
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