Storia della filosofia/Filosofia moderna: differenze tra le versioni

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In questo ambito, un ruolo centrale assume la scienza, che, staccandosi da sistemi e visioni trascendenti, si rivolge sempre più ad indagare il campo della natura attraverso gli strumenti matematici, grazie alle ricerche di scienziati e pensatori come Niccolò Copernico, Francesco Bacone, Galileo Galilei, Renato Cartesio, Isaac Newton.
 
[[File:Galileo-sustermans.jpg|right|200px|thumb|left|Galileo Galilei]]
Mentre nella filosofia classica il metodo scientifico per eccellenza era considerato quello matematico-deduttivo, basato sull'ideale aristotelico di poter giungere all'essenza della realtà tramite un processo dimostrativo innescato dai princìpi primi dell'intelletto,<ref>Secondo Aristotele il ''nous'' o intelletto forniva quel sapere intuitivo e immediato che la razionalità dimostrativa passava poi ad analizzare in forma discorsiva: «Per dimostrazione intendo il sillogismo scientifico [...] Sarà pure necessario che la scienza dimostrativa si costituisca sulla base di premesse vere, prime, immediate» (Aristotele, ''Analitici Secondi'', I, 2, 71b).</ref> nell'età moderna esso si trasforma, diventando un metodo ''sperimentale'': si inizia cioè a considerare scienza solo l'insieme di conoscenze ricavate dall'esperienza e valide per essa. E poiché ogni esperimento deve essere pur sempre guidato da un'''ipotesi'' di partenza, seguendo criteri ben precisi, il nuovo metodo scientifico viene detto ipotetico-sperimentale.