Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un nuovo inizio: la letteratura israeliana: differenze tra le versioni

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Amichai delinea la tensione di questa situazione mediante un contrappunto costante. La sua abilità particolare, sia in poesia che in prosa, è l'accostamente inatteso di immagini disparate da sfere contrastanti. Le sue poesie di solito non si sviluppano dialetticamente o linearmente: consistono di allusioni e riquadri che indicano lo stato d'animo. La sua è un'anima divisa, attratta a volte da due poli opposti, come egli stesso dipinge tale movimento, in alto e verso il basso, al cielo dimora tradizionale di Dio, in terra verso preoccupazioni mondane. "Mi chiamano",<ref>La traduzione italiana è estemporanea, e certamente non rende l'inflessione e bellezza dell'originale.</ref> da una raccolta recente:
:''Taxi giù<br/>''
:''E angeli su<br/>''
:''Sono impazienti.<br/>''
:''Allo stesso tempo<br/>''
:''Mi chiamano<br/>''
:''Con voce terribile.<br/>''
:''Sto venendo, sto<br/>''
:''Venendo,<br/>''
:''Vengo giù,<br/>''
:''Vengo su!''<br/>
 
Luogo comune nell'opera di Amichai è la vicinanza del meccanico moderno con lo spirituale antico, entrambi al centro dell'attenzione narrante. Usando un'immagine di tale tipo per catturare gli effetti della morte "reale" del padre in narrazione (dal racconto ''Morte di mio padre'' in ''Baruah Hanoraah Hazoth''), scrive: "Una volta si chiamava Dio in aiuto, ora si chiama un taxi". Poi declama:
 
:''Dio è coricato supino sotto il mondo<br/>''
:''Sempre impegnato in riparazioni, sempre qualcosa si guasta<br/>''
:''Avrei voluto vederlo per intero ma vedo<br/>''
:''Solo la suola delle sue scarpe e piango''<br/>
 
E in una poesia, "Laem" ("Alla madre"), paragona la duplice funzione della madre alle due braccia di un mulino a vento protese verso l'alto in preghiera, "piangendo al cielo", e due verso il basso per cucinare "preparando le porzioni" (''Shirim'', Poesie). Forse la fonte principale della grande popolarità di Amichai, e affermazione della centralità dei suoi versi sulla scena letteraria israeliana, è il colore drammatico col quale ha rivestito questo tema; l'effetto di un passato funzionalmente morto ma non troppo distante su un presente che è stato modellato da tale passato. Amichai quindi può rappresentare l'esperienza collettiva di una generazione attraverso la propria vita che ci offre nei suoi scritti. Il passato non è forse più vitale nel suo senso originale, ma morde ancora, anche se con una presa differente. Dio è morto? Beh, sì, forse lo è, ma il suo cadavere è ancora con noi. In un'altra breve poesia, "Il Destino di Dio" (dalla raccolta in inglese ''Selected Poems'', 1971), scrive:
:''Il destino di Dio<br/>''
:''È ora<br/>''
:''Il destino di alberi pietre sole e luna<br/>''
:''Che smisero di adorare<br/>''
:''Quando iniziarono a credere in Dio.<br/>''
:''Ma Egli è costretto a rimanere con noi<br/>''
:''Come anche gli alberi, come anche le pietre<br/>''
:''Il sole, la luna e le stelle.''<br/>
 
Una domanda che può e deve essere posta riguardo alle tensioni specifiche della poetica ebraica nel suo complesso e quella di Amichai in particolare è se la traduzione riesca a trasmettere l'essenza originale. Come affermava [[w:Umberto Eco|Umberto Eco]], "traduttori traditori".<ref>[http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788854807334 AA.VV., ''Tradurre e comprendere. Pluralità dei linguaggi e delle culture'', Aracne, 2008.]</ref> Gran parte di questa esperienza lirica è racchiusa nella lingua ebraica, dove l'allusione della nostalgia è posta nel richiamo, dove la fede ebraica ha citazione testuale. Il successo di Amichai in altre lingue ha sicuramente confermato la possibilità. Presenta una nostalgia che è universale — una fede morta ma attiva è un'esperienza comune nel mondo d'oggi. La storia degli ebrei nel suo profilo primario è ben nota e il tipo di idioma di Amichai è familiare per il mondo contemporaneo. I ritmi sciolti del poeta, metafore audaci e echi sfuggenti riescono ad essere catturati in altre lingue.<ref name="Amichai"/> Con tutta la sua forza allusiva, la lingua è affine al "linguaggio di strada", semplice e idiomatico. Ecco una sua poesia tradotta, dal titolo "Gerusalemme porto di mare in riva all'eternità":
 
:''L'altura del Santuario vasta nave, piroscafo sontuoso<br/>''
:''di dolci svaghi. Dagli oblò del suo Muro Occidentale<br/>''
:''occhieggiano giulivi santi in partenza. Chassidim si sbracciano<br/>''
:''sulla banchina a salutare, arrivederci, urrà. Una nave<br/>''
:''che attracca e salpa perpetuamente. E le transenne e i moli<br/>''
:''e i poliziotti e le bandiere e l'alta alberatura delle chiese<br/>''
:''e di moschee e i fumaioli di sinagoghe e le scialuppe<br/>''
:''degli osanna e le colline-onde. Un suono di shofar: un'altra<br/>''
:''che ha levato l'ancora. Biancovestiti marinai del Kippur<br/>''
:''s'inerpicano per le scale ed il sartiame<br/>''
:''di preghiere collaudate.''<br/>
 
:''E il mercatare, gli archi, le cupole dorate:''
:''Gerusalemme è la Venezia di Dio.''<br/>
 
Tuttavia, l'esame di una singola breve poesia ci può dimostrare quanto sia ingannevole la somiglianza apparente della semplicità. Una delle sue prime poesie, "Geshem Bisdeh Qrav" ("Pioggia su un campo di battaglia"), presentato nella traduzione pubblicata in [[w:lingua inglese|inglese]] ("Rain on a Battlefield"), è la seguente:
:''It rains on my friends' faces,<br/>''
:''On my live friends' faces,<br/>''
:''Those who cover their heads with a blanket.<br/>''
:''And it rains on my dead friends' faces,<br/>''
:''Those who are covered by nothing.''<ref> Trad. ital.: ''Piove sui volti dei miei amici,/Sui volti dei miei amici vivi,/Che si coprono la testa con coperte./E piove sui volti dei miei amici morti,/Che non sono coperti da nulla.''</ref><br/>
 
L'ebraico è molto semplice e non usa parole insolite nel linguaggio di tutti i giorni. Ma le differenze della versione inglese sono molteplici nella loro dipartita dall'originale letterale. "It rains" (piove) è una locuzione comune in inglese, mentre l'ordine delle parole in ebraico è importante. "Rain falls" (pioggia cade) è l'ebraico, mentre "falls rain" (cade la pioggia) sarebbe l'uso più comune, vicino anche all'interpretazione in italiano. La parola "friend" (amico) nella traduzione rappresenta l'ebraico "rea" che, come si è visto nella discussione dell'opera di Shamir, ha il significato di "vicino" o "compagno", non necessariamente un amico, o un conoscente, ma uno che condivide un destino comune. Riecheggia "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Lev. 19:18; Matt. 19:19, ecc.).<ref name="Amichai"/> Una singolarità della strofa in ebraico viene omessa dall'inglese: la seconda e quarta riga si concludono col pronome relativo "chi", "i quali", "che", ponendo l'enfasi su una parola che normalmente non attrarrebbe attenzione. Ciò in ebraico mette le righe successive, cioè la terza e la quinta, in forte evidenza. L'inglese ha un punto alla fine della terza riga, mentre in ebraico c'è solo un trattino che collega le due parti. Inoltre, il senso continuativo di dissolvenza così reso in ebraico viene rafforzato dall'ultima parola della poesia, ''"od"'', che significa "più" (ingl. ''more'') o "più a lungo" (ingl. ''longer''), che nella traduzione inglese non viene reso. Tale parola anche in ebraico non ha normalmente questa enfasi. Comunque la differenza più significativa si ritrova nello spostamento del soggetto nell'ultima riga: l'ebraico letteralmente , dice "che non si coprono più", cioè i "compagni" non si coprono più la testa con coperte, perché sono morti. La semplice osservazione precisa del poeta nel creare una distinzione tra vita e morte sul campo di battaglia, viene neutralizzata nella versione inglese dal verbo al passivo. Nell'inglese non sono i compagni che fanno, o non fanno, qualcosa — è la pioggia piuttosto che viene evidenziata come soggetto principale. Uno spostamento considerevole viene quindi applicato alla traduzione, che trasforma totalmente la specificità ed il centro dell'originale in ebraico. Abbiamo pertanto notato qui sei differenze importanti tra originale e traduzione in una poesia di sole cinque righe (24 parole).<ref name="Amichai"/>
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Una grande bestia reale tenta di morire per tutta la notte<br/>sotto il gelsomino,<br/>con sguardo fisso sul mondo.<br/>Un uomo il cui figlio è morto in guerra<br/>incede per strada<br/>come una donna con un feto morto nel ventre.<br/>"Dietro tutto questo, si nasconde una grande felicità".<ref>Mentre qui la traduzione dall'ebraico all'inglese è una di quelle ufficiali, pubblicata nel 1986 (rev. 96), quella in italiano è purtroppo, con le debite scuse alla Musa, estemporanea — eseguita da [[Utente:Monozigote|Monozigote]].</ref>|''Amen'', "Seven Laments for the Fallen"<ref>Amichai usa spesso i giochi di parola: usando parole ebraiche di suono simile, dà significati contorti sottili (e a volte non così sottili). "Seven Laments (Sette Lamenti)" è stato tradotto (e pubblicato) in inglese da Stephen Mitchell e Chana Bloch, quest'ultima che ha trascorso lunghi periodi con Amichai in Israele, elaborando le traduzioni inglesi. Tutta la raccolta ''Amen'' in inglese fu a suo tempo (1977) curata dal poeta [[w:Ted Hughes|Ted Hughes]], ''[[w:Poeta Laureato|Poet Laureate]]'' in Inghilterra dal 1984 fino alla sua morte nel 1998 — cfr. [http://wonderingminstrels.blogspot.co.uk/2002/10/seven-laments-for-war-dead-yehuda.html Traduzione ufficiale in inglese dei "Sette Lamenti"], dalla raccolta ''Amen'' - cfr. ''Selected Poetry of Yehuda Amichai'', raccolta curata e tradotta da Chana Bloch & Stephen Mitchell, Harper & Row, 1986; ediz. riveduta ed espansa, University of California Press, 1996.</ref>|
'''1'''<br/>
''Mr. Beringer, whose son''<br/>
''fell at the Canal that strangers dug''<br/>
''so ships could cross the desert,''<br/>
''crosses my path at Jaffa Gate.''<br/>
 
''He has grown very thin, has lost''<br/>
''the weight of his son.''<br/>
''That's why he floats so lightly in the alleys''<br/>
''and gets caught in my heart like little twigs''<br/>
''that drift away''.<br/>
 
'''2'''<br/>
''As a child he would mash his potatoes''<br/>
''to a golden mush.''<br/>
''And then you die.''<br/>
 
''A living child must be cleaned''<br/>
''when he comes home from playing.''<br/>
''But for a dead man''<br/>
''earth and sand are clear water, in which''<br/>
''his body goes on being bathed and purified''<br/>
''forever.''<br/>
 
'''3'''<br/>
''The Tomb of the Unknown Soldier''<br/>
''across there. On the enemy's side. A good landmark''<br/>
''for gunners of the future.''<br/>
 
''Or the war monument in London''<br/>
''at Hyde Park Corner, decorated''<br/>
''like a magnificent cake: yet another soldier''<br/>
''lifting head and rifle,''<br/>
''another cannon, another eagle, another''<br/>
''stone angel.''<br/>
 
''And the whipped cream of a huge marble flag''<br/>
''poured over it all''<br/>
''with an expert hand.''<br/>
 
''But the candied, much-too-red cherries''<br/>
''were already gobbled up''<br/>
''by the glutton of hearts. Amen.''<br/>
 
'''4'''<br/>
''I came upon an old zoology textbook,''<br/>
''Brehm, Volume II, Birds:''<br/>
''in sweet phrases, an account of the life of the starling,''<br/>
''swallow, and thrush. Full of mistakes in antiquated''<br/>
''Gothic typeface, but full of love, too. "Our feathered''<br/>
''friends." "Migrate from us to warmer climes."''<br/>
''Nest, speckled egg, soft plumage, nightingale,''<br/>
''stork. "The harbingers of spring." The robin,''<br/>
''red-breasted.''<br/>
 
''Year of publication: 1913, Germany,''<br/>
''on the eve of the war that was to be''<br/>
''the eve of all my wars.''<br/>
''My good friend who died in my arms, in''<br/>
''his blood,''<br/>
''on the sands of Ashdod. 1948, June.''<br/>
 
''Oh my-friend,''<br/>
''red-breasted.''<br/>
 
'''5'''<br/>
''Dicky was hit.''<br/>
''Like the water tower at Yad Mordekhai.''<br/>
''Hit. A hole in the belly. Everything''<br/>
''came flooding out.''<br/>
 
''But he has remained standing like that''<br/>
''in the landscape of my memory''<br/>
''like the water tower at Yad Mordekhai.''<br/>
 
''He fell not far from there,''<br/>
''a little to the north, near Houlayqat.''<br/>
 
'''6'''<br/>
''Is all of this''<br/>
''sorrow? I don't know.''<br/>
''I stood in the cemetery dressed in''<br/>
''the camouflage clothes of a living man: brown pants''<br/>
''and a shirt yellow as the sun.''<br/>
 
''Cemeteries are cheap; they don't ask for much.''<br/>
''Even the wastebaskets are small, made for holding''<br/>
''tissue paper''<br/>
''that wrapped flowers from the store.''<br/>
''Cemeteries are a polite and disciplined thing.''<br/>
''"I Shall never forget you," in French''<br/>
''on a little ceramic plaque.''<br/>
''I don't know who it is that won't ever forget:''<br/>
''he's more anonymous than the one who died.''<br/>
 
''Is all of this sorrow? I guess so.''<br/>
''"May ye find consolation in the building''<br/>
''of the homeland." But how long''<br/>
''can you go on building the homeland''<br/>
''and not fall behind in the terrible''<br/>
''three-sided race''<br/>
''between consolation and building and death?''<br/>
 
''Yes, all of this is sorrow. But leave''<br/>
''a little love burining always''<br/>
''like the small bulb in the room of a sleeping baby''<br/>
''that gives him a bit of security and quiet love''<br/>
''though he doesn't know what the light is''<br/>
''or where it comes from.''<br/>
 
'''7'''<br/>
''Memorial Day for the war-dead: go tack on''<br/>
''the grief of all your losses--''<br/>
''including a woman who left you--''<br/>
''to the grief of losing them; go mix''<br/>
''one sorrow with another, like history,''<br/>
''that in its economical way''<br/>
''heaps pain and feast and sacrifice''<br/>
''onto a single day for easy reference.''<br/>
 
''Oh sweet world, soaked like bread''<br/>
''in sweet milk for the terrible''<br/>
''toothless God. "Behind all this,''<br/>
''some great happiness is hiding." No use''<br/>
''crying inside and screaming outside.''<br/>
''Behind all this, some great happiness may''<br/>
''be hiding.''<br/>
 
''Memorial day. Bitter salt, dressed up as''<br/>
''a little girl with flowers.''<br/>
''Ropes are strung out the whole length of the route''<br/>
''for a joint parade: the living and the dead together.''<br/>
''Children move with the footsteps of someone else's grief''<br/>
''as if picking their way through broken glass.''<br/>
 
''The flautist's mouth will stay pursed for many days.''<br/>
''A dead soldier swims among the small heads''<br/>
''with the swimming motions of the dead,''<br/>
''with the ancient error the dead have''<br/>
''about the place of the living water.''<br/>
 
''A flag loses contact with reality and flies away''<br/>
''A store window decked out with beautiful dresses for women''<br/>
''in blue and white. And everything''<br/>
''in three languages: Hebrew, Arabic and Death.''<br/>
 
''A great royal beast has been dying all night long''<br/>
''under the jasmine,''<br/>
''with a fixed stare at the world.''<br/>
''A man whose son died in the war''<br/>
''walks up the street''<br/>
''like a woman with a dead fetus inside her womb.''<br/>
''"Behind all this, some great happiness is hiding."''|lingua=en}}
 
Come si localizza l'esperienza? Si può tentare col simbolo. Una bandiera sta al posto di una nazione. Ma, dice il poeta, "una bandiera perde contatto con la realtà e vola via" (Lamento nr. 7). Le cose cambiano funzione. La sabbia con cui gioca il bambino ora riempie i sacchi di trincea per la difesa. Gli amori sono misurati coi giorni di guerra. E anche i simboli veramente grandi hanno significato solo come simboli, non come le cose che devono rappresentare. Gerusalemme, centro focale di storia e sentimento, viene ricordata solo come un luogo dove "ci ricordiamo di aver dimenticato qualcosa, ma non quello che abbiamo dimenticato".<ref name="Amichai"/> Queste poesie parlano del dolore di esistere ed il "nostro" (del poeta) tentativo di lenirlo. Quindi "la gente si usa a vicenda/Come un risanamento del proprio dolore... si tengono stretti e non si lasciano." Nella sua autobiografia spirituale, ''Travels of a Latter-Day [[w:Benjamín de Tudela|Benjamin of Tudela]] (Viaggi di [[w:Beniamino di Tudela|Beniamino di Tudela]] degli ultimi giorni)'',<ref>''Travels of a Latter-Day [[w:Benjamín de Tudela|Benjamin of Tudela]]''. Tradotte da Ruth Nevo, Webster Review, 1977.</ref> Amichai descrive il suo possesso passivo della terra, non la propria coltivazione attiva della terra stessa:
:''Non baciai la terra<br/>''
:''Quando mi portarono, bambino, in questo paese.<br/>''
:''Ma ora che ci sono cresciuto sopra<br/>''
:''Mi bacia<br/>''
:''Mi tiene<br/>''
:''Mi si abbarbica in amore<br/>''
:''Con erba e spine, sabbia e pietra<br/>''
:''Con la sue guerre<br/>''
:''E con le sue sorgenti<br/>''
:''fino al suo ultimo bacio.<br/>''
 
[[File:Amos Oz by Kubik.JPG|thumb|150px|Amos Oz, 2005]]