Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Al centro della rivoluzione: Russia: differenze tra le versioni

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La poesia afferma l'unicamente individuale e quindi lo squisitamente umano. Egli non può ignorare e quindi non ignora l'imposizione del truce sistema. Come ne "L'appartamento":
:''Non sarà la fontana di Ippocrene</br>''
:''che scaturirà dai muri interni</br>''
:''ma la corrente del terrore domestico</br>''
:''in questa maligna stia di Mosca.''</br>
<small>(1933)</small>
 
L'autore immagina una trasformazione totale del mondo pubblico ne "L'età":
:''Mio animale, mia età, chi sarà mai capace di guardarti negli occhi?</br>''
:''Chi mai incollerà di nuovo le vertebre</br>''
:''di due secoli col suo sangue?''</br>''
<small>(1923, riv. 1936)</small>
 
Il cambiamento che si è verificato è veramente così drammatico che l'essere umano non ha più nulla da dire. Viene pietrificato in uno stampo, in "Chi trova un ferro di cavallo":
:''Labbra umane</br>''
:''che non hanno più niente da dire</br>''
:''preservano la forma dell'ultima parola detta</br>''
:''e la mano continua a sentire tutto il peso</br>''
:''anche dopo che la brocca</br>''
:''si è svuotata versandosi mezza</br>''
:''sulla via di casa</br>''
:''— Ciò che dico ora non lo dico io.</br>''
:''È scavato fuori dalla terra come grani di frumento pietrificato.''<ref name="OsipM"/></br>
 
L'inizio del mutismo che Mandelstam si dice abbia professato, rammenta il riferimento che Babel fece durante il suo discorso al Congresso degli Scrittori del 1934 riguardo alla sua padronanza del nuovo "genere [letterario] del silenzio".<ref name="Silenzio">Si veda l'Introduzione di Vittorio Strada a ''L'armata a cavallo'', Einaudi tascabili 2003, pag. VI. Più precisamente il testo riporta: "Dal momento che si è parlato di silenzio, non si può non parlare di me, gran maestro di questo genere letterario (risate del pubblico)".</ref> Loda la vita che esiste, fintanto che sia vissuta con dignità:
:''Povertà opulenta, indigenza regale!</br>''
:''Vivici con calma, sii in pace. Benedetti siano questi giorni, queste notti,</br>''
:''e innocente sia la cantata dolcezza del lavoro.''</br>
 
L'importante è sentire la terra solida sotto i piedi, ed i tempi che sono sfasati non possiedono più questo lusso. Ecco quindi il punto cruciale e l'inizio della poesia/epigramma a Stalin: "Le nostre vite non sentono più il terreno sotto." Stalin viene inoltre presentato in termini animaleschi, ma, nel suo caso, repellenti. Ha "vermi" per mani, "scarafaggi" sul labbro superiore; è "circondato da una marmaglia di caporioni dal collo gallinaceo" che, da parte loro, non riescono ad emettere suoni umani: "Uno fischia, un altro miagola, un terzo frigna." Solo Stalin stesso può produrre suoni maestosi. Non parole, naturalmente, ma un rimbombo.<ref name="Coetzee"/>
 
Ha anche poesie di disperazione. In "Mosca 1933", si paragona ad un torrente con
:''due facce, una davanti,</br>''
:''una dietro, e una è dolce e dura.''</br>
 
Mandelstam è diviso, guarda in entrambe le direzioni. Ma ora non c'è sollievo:
:''e da una parte il vecchio sospirare non mi libera più,</br>''
:''e dall'altra la meta non può più essere vista!''</br>
 
Non riesce più a trarre conforto né dalla solidità del passato né dall'aspettativa del futuro. Il suo credo infine è umanista; l'uomo ha bisogno della terra, ha bisogno della patria,della sua lingua, dei suoi libri, delle sue città. Ma è solo l'uomo che è importante, e tutto il resto esiste per ragione dell'uomo:
:''Lascia che i nomi delle città imperiali</br>''
:''accarezzino le orecchie con brevi significati.</br>''
:''Non è Roma la città che continua ad esistere,</br>''
:''è il posto dell'uomo nell'universo.''<ref name="OsipM"/></br>
 
Mandelstam cercò di vivere una vita umanamente genuina, e di scrivere una poesia umanamente autentica nell'ambito di un ambiente disumano.<ref name="Hingley"/><ref name="Lupi"/>
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Per molti aspetti, '''[[w:Boris Pasternak|Boris Pasternak]]''' (1890-1960)<ref name="Boris">Boris Leonidovič Pasternak (in russo: Борис Леонидович Пастернак; Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960) è stato un poeta e scrittore russo, Premio Nobel nel 1958. Dopo la seconda guerra mondiale Pasternak mise mano al suo primo e unico romanzo, ''Il dottor Živago'' (Доктор Живаго). Il romanzo venne rifiutato dall'Unione degli Scrittori che ai tempi del regime bolscevico-stalinista non poteva permettere la pubblicazione di un libro che, fortemente autobiografico, raccontava i lati più oscuri della Rivoluzione d'ottobre. La stesura dell'opera, che fu bandita dal governo, fu causa per l'autore di persecuzioni intellettuali da parte del regime e dei servizi segreti che lo costrinsero negli ultimi anni della sua vita alla povertà e all'isolamento. Ad ogni modo il manoscritto riuscì a superare i confini sovietici e il libro, nel 1957, venne pubblicato per la prima volta in Italia, tra molte difficoltà, dalla casa editrice Feltrinelli in una edizione diventata poi storica, di cui subito parlò il critico letterario Francesco Bruno. Il libro si diffonderà in occidente e nel giro di pochissimo tempo, tradotto in più lingue, diventerà il simbolo della testimonianza della realtà sovietica.
Nel 1958, ''Il dottor Živago'' frutterà a Pasternak l'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura. Tra le altre sue opere sono da segnalare anche diverse raccolte di poesie, alcune delle quali raccolte nel volume ''Autobiografia e nuovi versi'', che poté pubblicare per la prima volta solo in Italia, e ''Il salvacondotto'', sorta di opera autobiografica riferibile non tanto alle vicende della sua vita quanto alla sua vocazione intellettuale. Cfr. la biografia {{cita web|url=http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/biography/Pasternak.html |titolo=''Boris Leonidovich Pasternak Biography'' |editore=Jewishvirtuallibrary.org |data= |accesso=01/09/2014}}</ref> assomiglia a Osip Mandelstam.<ref name="Lazar">Lazar Fleishman, ''Boris Pasternak: The Poet and His Politics'', Harvard University Press, 2013, pp. 264–266.</ref> Loro stessi si consideravano tipi di poeta molto diversi.<ref>Si veda il resoconto della famosa conversazione tra Stalin e Pasternak su Mandelstam. Stalin chiese l'opinione di Pasternak sul collega, dopo che Mandelstam era stato notato negativamente. Pasternak sottolineò la differenza di carattere poetico tra di loro, sebbene confermasse la qualità di Mandelstam. Cfr. Fleishman, ''Boris Pasternak: The Poet and His Politics, cit.'', p. 44.</ref> Tuttavia entrambi possedevano un base di Simbolismo, entrambi enfatizzavano l'uso dell'immagine, entrambi affermavano i valori individuali di fronte alla pressione dello Stato, entrambi furono inclusi nelle liste di "disapprovazione ufficiale" delle Autorità dalla fine degli anni '30 in poi, ed entrambi avevano un'estrazione ebraica, rigettandola però in vari modi.<ref name="Lazar"/> Pasternak fu lo scrittore più prolifico tra i due, principalmente un poeta.<ref name="Poesie">Si vedano alcune sue poesie in trad. ital. su [http://vagheggiando.blogspot.co.uk/2006/05/citazioni-da-pasternak.html ''Citazioni & Poesie di Pasternak''].<small>URL consultato 02/09/2014</small></ref>
:''In ogni cosa ho voglia di arrivare</br>''
:''sino alla sostanza.</br>''
:''Nel lavoro, cercando la mia strada,</br>''
:''nel tumulto del cuore.</br>''
:''Sino all'essenza dei giorni passati,</br>''
:''sino alla loro ragione,</br>''
:''sino ai motivi, sino alle radici,</br>''
:''sino al midollo.</br>''
:''Eternamente aggrappandomi al filo</br>''
:''dei destini, degli avvenimenti,</br>''
:''sentire, amare, vivere, pensare</br>''
:''effettuare scoperte.''<ref name="Poesie"/></br>
 
Tuttavia qui ci si limiterà a considerare il romanzo in grande scala che produsse, intitolandolo ''Il dottor Živago'', e che non fu pubblicato in Russia sino al 1988 (nel periodo di riforma dell'Unione Sovietica promosso da Gorbačëv). Divenne in realtà un vero collegamento e fonte di informazioni sugli eventi sovietici fino ad allora — in particolare fu fonte di informazioni sul periodo rivoluzionario e la conseguente reazione degli intellettuali locali. A differenza di Mandelstam, Pasternak aspirava ad interpretare la storia e la natura specifica dei grandi eventi russi. Il libro, per quanto sia più poetico che narrativo, è permeato da un senso di importanza storica che i protagonisti cercano di comprendere e valutare. ''Il dottor Živago'' è abbastanza carente di virtù narrative: i personaggi sono spesso portavoci di opinioni piuttosto che figure vive e lo sviluppo è imposto invece di emergere dalla trama e dal personaggio. Ma è potente nel richiamare gli stati d'animo, nell'uso dell'immagine, nella presentazione di un'idea o conflitto, e nel senso generale del dramma. Di certo, un'opera che ha come tema la preparazione alla rivoluzione, l'anno 1905, la rivoluzione stessa, la guerra civile, ed un'appassionate ma illecita storia d'amore con tutto questo sullo sfondo, non può non avvincere il lettore.<ref>Lazar Fleishman, ''Boris Pasternak: The Poet and His Politics, cit.'', pp. 48-55 e segg.</ref>