Storia della letteratura italiana/Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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Negli stessi anni in cui, attraverso gli idilli, scopre nuove possibilità per esprimere il suo io, Leopardi non rinuncia a forme poetiche più vicine al classicismo. Le ''canzoni'' composte in questo periodo, tuttavia, si aprono a riflessioni filosofiche: il poeta anche qui si interroga sul senso delle illusioni che caratterizzano la vita umana, seguendo la strada che porterà alla scoperta dell'«arido vero». Tra le canzoni più importanti di questo periodo ci sono quella ''Ad Angelo Mai'' (1820), il ''Bruto minore'' (1821) e l<nowiki>'</nowiki>''Ultimo canto di Saffo'' (1822). Queste ultime due sono dedicate al tema del suicidio.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=672-673 }}</ref>
 
Nel 1822 la forza vitale della poesia leopardiana conosce una battuta d'arresto. In questo periodo approfondisce il pessimismo materialistico e inizia a scrivere le ''Operette morale''. Una nuova attenzione agli affetti e ai sentimenti nasce nella seconda metà degli anni venti. Leopardi non recupera il valore delle "illusioni", ma segue le emozioni e i sentimenti, che riconosce come elementi ineliminabili della natura umana. Durante il suo ultimo soggiorno a Recanati (1828-1830), il poeta compone quelli che sono ricordati come i '''grandi idilli'''. Tra questi, i componimenti più celebri sono la canzone ''A Silvia'' (scritta nell'aprile 1828), ''Le ricordanze'' (agosto-settembre 1828), ''La quiete dopo la tempesta'' e ''Il sabato del villaggio'' (entrambe del settembre 1829), ''Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia'' (ottobre 1829 - settembre 1830), ''Il passero solitario'' (di datazione incerta).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=681-683 }}</ref>
 
[[File:Fanny Targioni Tozzetti.jpg|thumb|Fanny Targioni Tozzetti ha ispirato a Leopardi le liriche del ciclo di Aspasia]]